Note: Beh, sono n’altra
volta io e te ne puoi pure andare. Che dire, questa volta sono tornata con
una SeKai. L’ispirazione mi è venuta spulciando
sulle situazioni che questi poveri santi devono subire ogni volta che vanno
all’aeroporto (e da questa foto)
Come sempre un ringraziamento speciale alla mia beta che, poverina, deve correggere tutti i miei orrori. Qualsiasi esso sia. Plubuffy un applauso *clapclapclap*andate a leggere le sue storie se potete J (e perché no, chi non lo ha fatto può dare un’occhiata anche alle mie :P)
Spero che vi piacerà quest’altro piccolo sclero ^^
Grazie in ogni caso! Josie.
I was once by your side.
Jongin
era un ragazzo come tutti gli altri, o almeno non si era mai sentito
particolarmente speciale, nemmeno dopo il debutto. Come tutti i suoi coetanei,
il ragazzo custodiva sogni, ambizioni, speranze e, sì, qualche volta persino
paure. Kai era abituato ad essere visto
come una persona sfrontata e sicura di sé, ed era così che lui era. Quando
saliva sul palco era una vera e propria forza della natura, si sentiva potente.
I suoi passi di danza riuscivano a incantare milioni e milioni di fan che il
ragazzo affrontava senza paura con un sorriso accattivante e seducente dal
quale, ad essere sinceri, nemmeno gli altri membri non riuscivano a non
restarne abbagliati.
Jongin,
d’altro canto, era di una semplicità unica e disarmante, cercava di dare sempre
il meglio di sé, senza mai dimenticare le persone che stavano al suo fianco e
lo aiutavano. Solitamente tendeva ad essere distratto e con la testa tra le
nuvole, la maggior parte del tempo non notava quello che gli stava intorno e
non ascoltava quel che gli si diceva, semplicemente sorrideva e, cavolo, se era
bello. Il ragazzo era una persona imbranata, molto spesso inciampava sui suoi
stessi piedi e, ammettiamolo, non sembrava una persona tanto sveglia. Ma, di
nuovo, il suo sorriso era bello da far paura.
Jongin
era un ragazzo che riusciva a sorprenderti con la sua spontaneità. Rispondeva con
sincerità a qualsiasi domanda gli venisse posta. Aveva paura degli insetti, e,
quando li vedeva, correva in giro per la casa urlando come un matto. Spesso
aveva gli incubi e non esitava a cercare compagnia nel bel mezzo della notte.
Il ballerino odiava la solitudine, e mai nemmeno una volta aveva avuto vergogna
di chiedere attenzioni, ma allo stesso modo aveva paura delle folle, perché
delle volte le persone potevano far male.
Tutto
era cominciato quando la loro popolarità era cresciuta pericolosamente e,
insieme a quella, il numero delle fan ad aspettarli all’aeroporto tra un
estenuante viaggio e l’altro. Inizialmente Jongin aveva trovato tenero, quasi
caloroso, il modo in cui ogni volta venivano accolti, con la pioggia, con il
sole o che fosse notte o semplicemente pomeriggio, loro erano sempre lì a
infondere coraggio. Inizialmente era stato carino tutto questo interesse,
certo, finché non era arrivato il giorno in cui aveva sperimentato lui stesso
cosa significasse essere popolare, ed aveva fatto male. Inaspettatamente era
rimasto “ferito” ad una gamba, era bastato solo un momento di distrazione e
quelle stupide fangirl ne avevano
approfittato immediatamente per saltargli addosso e fargli perdere
l’equilibrio. Fortuna aveva voluto che subito dopo il manager era corso in suo
soccorso, ma il danno ormai era stato fatto e Sehun e Baekhyun non avevano
potuto fare altro che scortare il ragazzo dolorante verso la macchina. Si erano
sentiti dispiaciuti e arrabbiati nel notare gli occhi pieni di lacrime,
trattenute a stento, di uno dei loro fratelli. Jongin, invece, si era sentito
tremendamente colpevole e stupido per essersi distratto in quel modo, per non
parlare poi dell’enorme spavento che si era preso! Quella situazione lo aveva
fatto sentire fragile, impotente, messo a nudo così avanti a tutti, perché
senza i suoi compagni non ce l’avrebbe mai fatta.
Aveva provato così tanta rabbia in quei
giorni, e a volte ancora sentiva di essere perseguitato, ma poi aveva lavorato
sodo e si era rimesso per il bene delle
sue fan, e tutto era passato. Jongin, poi, aveva ripreso a camminare senza
l’aiuto di nessuno e le fan erano tornate a regalargli quel caloroso benvenuto
facendo in modo che tutti, più o meno, arrivassero interi, o almeno solo
leggermente ammaccati, a destinazione. Tutto sembrava essersi rimesso al
proprio posto, almeno per un po’, finché quello che più temeva era accaduto di
nuovo, anche se questa volta nessuno né era uscito seriamente ferito.
Erano
appena atterrati in Cina, avevano accettato di partecipare tutti insieme al
famosissimo programma Happy Camp e i ragazzi non stavano più nella pelle, per
non parlare poi della felicità che Luhan, Lay e Tao sembravano sprizzare da
tutti i pori, avendo finalmente raggiunto la loro terra tanto familiare. Non
appena avevano raggiunto la folla un grande caos si era accerchiato attorno ai
componenti degli Exo non permettendo più nessuno di proseguire nemmeno di un
passo. Luhan, Lay, Kris e Chanyeol si pararono immediatamente avanti agli
altri, i due cinesi urlando nella loro lingua nativa di non spingere mentre le
due torri a difesa dei più minuti e i più piccoli.
Jongin
notò come Luhan si protese in difesa di Baekhyun con una naturalezza quasi
spiazzante e come Tao e Sehun si aggrapparono disperati dietro allo zaino di
uno dei loro compagni. Lanciò immediatamente uno sguardo spaventato in
direzione di Chanyeol, il ragazzo stava facendo di tutto per proteggere
Kyungsoo e Chen da eventuali cadute ma, distratto, ricevette una spinta che gli
fece perdere il suo di equilibrio. Non appena la figura del più alto sparì
dalla sua vista, il ballerino sentì una sensazione di disperazione
attanagliargli lo stomaco e bloccargli le gambe e, come se fosse la mossa più
intelligente da fare, serrò gli occhi fortissimo coprendosi immediatamente il
volto con le mani, sperando che tutto quello fosse solo uno dei suoi incubi.
Come se non bastasse, una mano si strinse improvvisamente intorno al suo polso
facendolo sussultare, il ragazzo provò a lottare per liberarsi.
-Jongin!- quella voce risultò familiare
alle sue orecchie, la sua voce.
Quando aprì gli occhi Sehun gli restituì lo sguardo, e quella mano non sembrò
più poi tanto ostile nel momento in cui riuscì a incrociare in una presa salda
le sue dita con quelle del più piccolo. Immediatamente si sentì più sicuro, perchè
nonostante fosse il maknae, si era sempre preso silenziosamente cura di lui. A
differenza sua Sehun era una persona fantastica, fuori e sul palco, una vera e
propria forza della natura. Certo, non a tutti poteva star simpatico quel viso
sempre senza espressioni o, in caso contrario, con un ghigno di uno che la
sapeva lunga ma, al di là di questo aspetto, si nascondeva una persona molto
attenta e sensibile. Sehun per Kai era un
ottimo compagno di band, una persona piacevole con la quale condividere questa
esperienza e fare fanservice, ma per Jongin era un migliore amico, quello
che lo aiutava ogni volta a rialzarsi quando crollava esausto durante le
intense ore di prova, quello che riusciva a dargli forza e lo rassicurava dopo
ogni incubo o quello che gli faceva compagnia a casa ogni qual volta il
ballerino non voleva rimanere solo, era una spalla stabile sulla quale
appoggiarsi, un punto fermo nella sua vita.
-Siamo arrivati- la voce di Oh Sehun
arrivò forte e chiara alle sue orecchie. Il più grande si sentì sospingere
delicatamente dentro il van dalle sue mani, seguito subito a ruota da lui, Tao
(gli hyung avevano pensato a mettere prima i tre maknae in salvo), Chanyeol che
invece aveva un forte dolore alla schiena per via della caduta, Baekhyun spinto
dentro immediatamente da Luhan, e Chen. Finalmente tutti al sicuro.
Prima
che potesse rendersene conto, le lacrime trattenuto fino a quel momento
cominciarono a sgorgare inaspettate sul volto di Jongin, finalmente lasciatosi
andare in un pianto liberatorio. Sehun, al suo fianco, riuscì a stento a
nascondere un mezzo sorriso quando, con un braccio, circondò le spalle del
maggiore e lo strinse a sé.