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Autore: Laylath    17/10/2013    1 recensioni
Il suo posto era altrove, la sua fedeltà era per un’altra persona, un altro gruppo.
E ne aveva passate tante prima di giungere a loro…
La storia del nostro amato Maresciallo Falman.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang, Vato Falman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 27.
1914. Meetings

 


“Guarda che bello, Hayate! Il paesaggio è stupendo, non trovi?” disse il sergente, accostando il cane al finestrino… che venne leccato con entusiasmo
“Fury, la pianti di comportarti come un bambino? – lo rimproverò Breda – Siamo militari… e tieni buono quel cane”
“Scusi, signore!” arrossì Fury, accorgendosi di essere effettivamente troppo eccitato da quel viaggio così lungo in treno. Prese Hayate in braccio e si risedette composto al suo posto, accanto al tenente che gli mise una mano sulla spalla, incitandolo a stare tranquillo.
Erano passati due giorni da quando il colonnello li aveva convocati per ordinare loro il trasferimento a Central City ed erano stati due giorni di caos per riuscire ad organizzare tutto in così poco tempo.
Erano partiti così presto che Falman era stato costretto a svegliarsi anche prima di Elisa.
Ciao, amore mio, ci sentiamo presto. Ti chiamo come arrivo a Central.
Elisa aveva mormorato qualcosa nel dormiveglia e Falman arruffandole con gentilezza i capelli castani l’aveva lasciata riposare.
“Com’è Central, maresciallo?” chiese Havoc, distogliendolo dai suoi pensieri.
Falman si accorse che tutti lo guardavano con curiosità: era l’unico che avesse prestato servizio nella capitale. Se doveva essere sincero Central suscitava in lui sentimenti contrastanti: alla fine era venuto a patti con quella grande città, ma il senso di disagio che l’aveva colto nei primi giorni della sua permanenza, anni addietro, non l’aveva mai abbandonato del tutto… l’idea di tornare in quel posto lo eccitava e spaventava allo stesso tempo.
“E’ molto diversa, sottotenente – si limitò a dire – ma per capirlo bisogna starci. Il mio precedente superiore, proprio quando eravamo in viaggio verso la capitale, mi disse di moltiplicare per dieci la differenza tra New Optain ed East City… giusto per farmi un’idea”
“Cavolo!” strabuzzò gli occhi Havoc, proveniente da una realtà molto piccola così come Breda e Fury.
“Non fatevi prendere dal panico, ragazzi, – li ammonì il colonnello che, comunque, conosceva discretamente la capitale – ricordatevi di stare uniti e andrà tutto bene”
“Signore, - chiese Fury – al Quartier Generale avremo un ufficio tutto per noi, come ad East City?”
“No, sergente – scosse il capo Mustang – non credo sarà possibile. A Central non ho la stessa fama e autorità che avevo nella giurisdizione di Grumman”
“Oh” mormorò sconsolato il ragazzo, per niente felice della notizia
“Non dimenticare che sarete sempre sotto il mio diretto comando – continuò il colonnello – non dovrai rendere conto a nessun altro, di questo puoi stare tranquillo”
“Va bene, signore!” annuì il giovane
 
Central City era proprio come Falman la ricordava: grande, caotica e con quell’aria di chi vive isolato in una sfera di cristallo a proteggere dagli eventi del resto del mondo.
Come uscirono dalla stazione gli ci volle qualche minuto per riabituarsi in qualche modo al clima di quella città. Guardando i suoi compagni si accorse che erano molto più smarriti di lui: Breda non lo dava a vedere, ma Havoc e Fury parevano estremamente disorientati.
“E io che credevo che East City fosse grande…” mormorò il sergente
“A chi lo dici, nano” gli fece eco Havoc
“Non state con la bocca aperta come dei bifolchi, ragazzi – li sgridò Breda, cercando di tenere la dignità del gruppo – andiamo: scommetto che gli alloggiamenti militari saranno uguali a quelli di East City”
“Speriamo – ammise Fury – almeno qualcosa di familiare in questa città la troverò”
Per amore dei suoi compagni, Falman stette con loro tutto il giorno, cercando di ambientarli come meglio poteva in quel posto: fortunatamente la realtà del quartier generale, per quanto amplificata, era molto simile a quella degli uffici di East City e almeno in quella situazione non si sentirono tanto a disagio.
Quando si sedettero per mangiare in mensa, tutti e quattro assieme, sembravano aver recuperato il giusto equilibrio.
“E così ci siamo, ragazzi: – annunciò Breda – Central City e tanti guai in arrivo. Il colonnello si gioca tutto nelle prossime mani”
“Anche se qui non ha l’appoggio di nessuno… solo il nostro” commentò Falman
“Come ci dovremo comportare?” chiese Fury, guardando tutte le facce estranee
“Senza dare nell’occhio e stando tranquillo. – gli consigliò Havoc – Non penso che ci vorrà molto prima che il colonnello faccia la prima mossa. Se ci ha portato con sé vuol dire che gli servono le sue pedine di fiducia”
“Mh… - sospirò Fury – credo di capire perché mi abbia fatto portare tutte quelle radio”
“Già… meno contatti abbiamo con i soldati di qui, meglio è” annuì Breda
Falman fece un cenno del capo, essendo pienamente d’accordo con lui
Beh, non proprio pienamente… c’è una persona che non vedo l’ora di rivedere.
 
Il giorno successivo, considerato che erano ancora liberi, Falman si diresse verso la parte del Quartier Generale riservata al reparto investigativo. Camminando verso l’ufficio che gli avevano indicato si sentì leggermente emozionato all’idea di rincontrare quella particolare persona: era così tanto che non la vedeva… dal suo matrimonio con Elisa. Eppure era stata una presenza fondamentale nella sua vita da soldato.
Bussò lievemente alla porta e aspettò che una voce ben nota gli dicesse di entrare.
Con una rapida occhiata, Falman si rese conto che l’ufficio era molto piccolo, evidentemente il suo proprietario non lo condivideva con nessuna squadra, tuttavia una serie di elementi, come le librerie colme di dossier, lo fecero sentire immediatamente a casa… la casa di cinque anni prima.
“Tenente Mc Dorian è un onore rivederla” salutò Falman mettendosi sull’attenti con un sorriso
“Vato Falman! – esclamò Alexis, alzandosi dalla scrivania e andandogli incontro – Sei proprio tu?”
“In persona, signore” annuì lui
Alexis prevenne qualsiasi altra formalità abbracciandolo con sincero affetto. Falman in genere era molto restio a questo tipo di contatto fisico con i propri compagni, ma in quel caso si trovò a ricambiare il gesto con il medesimo sentimento: anche se ora la sua squadra era un’altra, Alexis Mc Dorian era sempre il primo vero fratello che avesse mai avuto e gli anni passati accanto a lui erano qualcosa di indimenticabile.
Quando si staccarono, Falman ebbe occasione di osservarlo bene: era incredibilmente maturato in quei cinque anni di lontananza. Se era sempre stato molto simile al padre, eccetto nel colore degli occhi e dei capelli, ora, alla soglia dei quarant’anni, lo era ancora di più. Eppure manteneva sempre quell’aria gentile che l’aveva contraddistinto da quando l’aveva conosciuto e che aveva portato un riservato soldato a fidarsi ciecamente del suo nuovo compagno.
Tenente o signore… - sbuffò Alexis – da te non voglio sentirmi chiamato con questi appellativi. C’è voluto del tempo per indurti a chiamarmi per nome… cinque anni di lontananza ti hanno fatto dimenticare tutto?”
“Allora c’era la problematica di due Mc Dorian in squadra, Alexis, – sorrise Falman, scivolando automaticamente in quell’unica eccezione alla formalità che si sarebbe mai concesso – ma se ti fa piacere ti darò del tu come sempre”
“Non è che mi fa piacere: lo pretendo e basta! – rise lui, dandogli una pacca sulla spalla e rivelando il solito spirito socievole.  – Ma guardati, Vato Falman… anzi, Maresciallo Vato Falman! Che cosa ti porta qui a Central? Ti credevo ad East City a fare il piccioncino con Elisa”
“A volte capita che i soldati vengano trasferiti, ma è una storia lunga” scrollò le spalle il maresciallo
“E allora ti do una bella notizia – rise Alexis – Capiti proprio in tempo, perché oggi il mio vecchio è in città, anzi, il nostro vecchio
“Il capitano Mc Dorian è qui?” si sorprese Falman
“Una settimana di congedo dall’insegnamento in Accademia per venire a trovare il suo erede prima che questi parta ad South City per un caso abbastanza delicato. Sarà divertente vedere la sua faccia quando ci vedrà arrivare assieme. Coraggio, andiamo: l’appuntamento con lui è tra una quarantina di minuti”
A Falman sembrò di essere tornato indietro nel tempo e non ebbe alcuna esitazione a seguire Alexis.
 
I capelli ormai erano completamente grigi, ma per il resto nulla era cambiato nel capitano Mc Dorian.
Per Falman fu come indossare una sua vecchia divisa e scoprire che andava ancora a meraviglia: stare con quelle due persone gli veniva così naturale; otto anni di lavoro insieme che non erano stati minimamente intaccati… per lo meno nell’affiatamento.
Non ci fu nessun confronto con la sua attuale squadra: il capitano non venne minimamente paragonato a Mustang, così come Alexis non venne sovrapposto a nessuno dei suoi compagni, anche per una sostanziale differenza di ruolo. Falman infatti con loro era il più piccolo della situazione, l’esatto opposto di quanto succedeva nel team del colonnello, dove lui era il maggiore: con Alexis ed il capitano non c’era alcun bisogno di scivolare in atteggiamenti paternalistici o responsabili perché quelle due persone lo erano di carattere.
“L’alchimista di fuoco Roy Mustang… – annuì Mc Dorian, sorseggiando il caffè – sapevo che non saresti finito in una squadra qualsiasi, Falman: sei troppo speciale”
Il maresciallo avvertì una nota d’orgoglio nelle parole del capitano e ne fu sorpreso. Non credeva che la figura del colonnello gli fosse conosciuta.
“Mi dispiace solo che qui non ci sia anche Elisa, – sospirò Alexis – avrei voluto rivedere anche lei”
“Se starai a lungo ad South City allora la rivedrai – scrollò le spalle Falman – Fra meno di cinque mesi partirà per quella città”
“Ottimo! Spero che non sarai geloso se la inviterò a cena”
“No, stai tranquillo”
“Anche se ci provassi, la nostra bambina è troppo innamorata di questo spilungone; – sghignazzò Mc Dorian – e poi sarei il primo ad ammazzarti, Alexis: trovati una brava ragazza non impegnata
“Così la mamma la smetterà di tormentarmi con questa storia di mettere su famiglia: proprio non vuole accettare che io sia uno scapolo incallito” sospirò Alexis con divertita rassegnazione
“Tornando seri – disse Mc Dorian, gratificando Falman di una delle sue occhiate rapaci – Il colonnello Mustang è un’alchimista di stato e circola voce che sia stato attaccato da Scar… perché quella faccia Falman? Quel criminale ha seminato il panico qui a Central prima di andare ad est a trovare voi. E chi si occupava di Scar qui nella capitale era il tenente colonnello Hughes”
A Falman non rimase che annuire: ma certo, cosa si doveva aspettare da una mente affinata come quella di Mc Dorian? Se il suo ex superiore era tutt’ora una leggenda del reparto investigativo un motivo c’era.
“Non ho mai avuto occasione di lavorare con lui; – si intromise Alexis – ci occupavamo di cose molto differenti, ma l’ho visto qualche volta… il suo omicidio ha destato molto scalpore: un militare morto non è mai da prendere alla leggera”
“Fai attenzione Falman” disse Mc Dorian
“Signore?”
“Non c’è solo la storia di Scar dietro tutto questo, non bisogna rifletterci molto per capirlo. Quando si arriva a simili gesti vuol dire una sola cosa, giovanotto… ricorda quello che ti ho insegnato”
“Vuol dire che si sono appena pestati i piedi a qualcuno di più grosso” annuì Falman
“Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi – disse Alexis – anche se sarò a South City farò il possibile per aiutarti”
Falman annuì, lieto di quella dimostrazione d’amicizia, ma sapeva che era una situazione che dovevano gestire lui e la sua squadra. E anche Mc Dorian ed Alexis lo sapevano bene, ne era certo.
Dopo qualche ora passata assieme, il gruppo si congedò.
“E’ stato un piacere rivederti, Falman – sorrise il capitano, dando una pacca sulla spalla al maresciallo – e la prossima volta cerca di portarti dietro anche Elisa”
“Va bene, signore” sorrise lui
“Adesso vi devo proprio lasciare – si intromise Alexis – ho un appuntamento importante in ufficio prima della partenza. A presto Falman”
“A presto, Alexis”
Il maresciallo ed il capitano guardarono l’uomo allontanarsi con passo affrettato.
“Falman...” iniziò Mc Dorian, senza smettere di guardare la figura del figlio
“Signore?”
“Fai molta attenzione, figliolo, promettimelo. Ricorda anche tu il motivo per cui tuo padre è stato trasferito da New Optain ad East City”
Falman annuì con un leggero brivido
E’ stato trasferito per essere controllato meglio…
 
Falman passò la settimana successiva a riflettere.
Sì, l’analisi di Mc Dorian era corretta: se il colonnello era stato trasferito a Centra City non era solo per i suoi indubbi meriti. Qualcuno lo voleva controllare.
Se non ci fosse stata la questione di Scar e dell’omicidio del tenente colonnello, Falman non avrebbe avuto molti dubbi sulla genuinità di quel trasferimento; ma erano troppe le coincidenze.
Anche gli altri la pensavano in questo modo: avevano fatto due più due nella stessa direzione.
Stiamo tutti aspettando che succeda qualcosa: presto o tardi arriverà un evento che inizierà a far muovere il colonnello.
Sì, Breda aveva perfettamente ragione con quelle parole. E quando sarebbe successo, era molto probabile che dal semplice controllo anche il loro sconosciuto nemico sarebbe passato all’azione.
E in tutta questa vicenda Falman aveva una sola certezza: non avrebbe mai permesso che qualcuno dei suoi compagni facesse la fine di suo padre… o del tenente colonnello Hughes.
No, non ho intenzione di perdere nessuno di loro. All’epoca avevo quattordici anni e non potevo fare nulla, ma questa volta la situazione è diversa.
Era una paura davvero sgradevole da affrontare, perché gli riportava alla mente sprazzi del passato. Sapeva che perdere qualcuno dei suoi compagni sarebbe stato come perdere una parte di se stesso. E vedeva che anche gli altri si comportavano alla stessa maniera: svolgevano il loro lavoro con efficienza e cercavano di adattarsi alla vita cittadina, ma quando riuscivano a riunirsi per una cena in mensa o per qualche altro motivo, sembrava che tirassero tutti un respiro di sollievo, come a dire Anche oggi non è successo niente di grave e siete tutti salvi.
Eppure, se da un lato erano lieti di quella relativa pace, dall’altro aspettavano con impazienza che l’azione iniziasse.
Effettivamente l’attesa può essere snervante – pensò Falman, una sera, mentre si dirigeva verso il suo alloggio – però è anche vero che…
“Falman – lo chiamò Breda, apparendo nel corridoio – vieni, il colonnello al telefono”
“Che? Strano, credevo fosse in ufficio e...”
Il sottotenente rosso scrollò le spalle ad indicare che non ne sapeva molto.
Così a Falman non restò che seguirlo.
Fu con somma sorpresa che il sottotenente non lo condusse verso il telefono degli alloggiamenti, ma lo fece uscire fuori, verso una cabina isolata.
“Signore?” chiese il maresciallo, vedendo Breda entrare dentro e comporre un numero
Poi il rosso gli passò la cornetta e gli fece cenno di entrare nella cabina
Falman sentì il telefono squillare
“Falman?” chiese la voce del colonnello
“Sissignore!” annuì lui, chiedendosi il motivo di quella chiamata dalle linee esterne
“Hai mai letto il dossier di Barry the Chopper?”
“Barry the Ch…? Beh sì, mi è capitato, signore, ma è un caso chiuso: è stato giustiziato”
“Non importa. Ti ricordi di tutti i suoi omicidi? Nel senso, luogo, data, nomi delle vittime…”
“Sì, signore…” disse Falman, sempre più perplesso
“Bene. Senti, fammi un favore: mettiti in borghese e raggiungi me ed il tenete nel magazzino che c’è in periferia, va bene? Quello che abbiamo ispezionato qualche giorno fa per vedere se poteva adattarsi a dei nostri eventuali…uhm… incontri”
“Va bene, colonnello… ma perché…?”
“E’ difficile da spiegare, maresciallo. E’ meglio che tu venga qui di persona”
C’era una strana perplessità nella voce di Mustang, tanto che Falman si chiese cosa potesse mai essere successo.
“Vai pure, Falman, agli altri ci penso io” disse Breda come fu uscito dalla cabina
“Ne sa qualcosa, signore?”
“Meno di te, amico – scrollò le spalle il rosso – so solo che il colonnello mi ha ordinato di chiamarti con urgenza e di contattarlo a quel numero. Adesso vai, non è il caso di farlo attendere”
Falman annuì e si diresse verso quello che sarebbe stato il più strano incontro della sua vita.
 
  
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