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Autore: vivix    18/10/2013    3 recensioni
Non avendo ancora deciso quale sarà il titolo della storia, per ora ho inserito quello del film a cui si ispira. Ci troviamo a Kingsbridge, dopo il primo attacco di William, Tom è morto, Jack è diventato un monaco ma Aliena ha ancora la sua fiornete attività e non si è sposata con Alfred. In questo contesto arriverà una forestiera che attirerà l'attenzione dei cittadini, in particolare di Richard...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno a casa
 
Sentì le membra pietrificarsi. Lentamente, perché le gambe sembravano essere diventate improvvisamente pesanti come piombo, si voltò. A pochi metri di distanza c’erano Aliena, un cavallo… e Richard. Il ragazzo indossava dei semplici vestiti da viaggio, sporchi e logori; aveva il viso stanco, ma sprizzava gioia da ogni poro. Si accorse che sembrava aspettasse una risposta.
Strinse convulsamente il panno che aveva in mano e costrinse le labbra ad articolare un suono comprensibile. –Ciao.- la sua voce suonò stranamente atona, ma almeno non tremava.
L’altro sembrò interdetto. Sbatté le palpebre. –Bé, che mi saltassi addosso forse era decisamente troppo, ma mi aspettavo che fossi un po’ più felice di rivedermi.-
-Io sono felice di rivederti.-
Il moro si avvicinò, lo sguardo imperscrutabile. –Allora non ti dispiacerà se prendo l’iniziativa.-
Prima che potesse chiedergli cosa stesse blaterando, Richard colmò la distanza che li separava, e l’abbracciò. Per un attimo restò immobile, interdetta. Poi il corpo caldo di lui, le sue braccia forti, i muscoli del torace, la risvegliarono. Lo strinse, afferrandogli la maglia di tela e affondando il volto nella camicia impolverata. Puzzava di sudore e di fatica, ma profumava anche di foresta e terra. Dopo alcuni secondi si scostò.
-Che cavolo di fine avevi fatto?!Sono mesi che non ti fai sentire!-
Vedendola tornata alla normalità, il soldato sorrise. –Volevo farti una sorpresa.-
Lei alzò le sopracciglia fino all’attaccatura dei capelli. –Cosa?Mi hai fatto morire di paura!-
Quello fece un mezzo sorriso e la prese per mano. –Ti preoccupi per me, allora. Che carina!-
Mentre la conduceva in casa, gli diede uno scappellotto scherzoso.
Richard salutò Lorenzo, poi un mare di compaesani iniziarono a bussare alla porta per rivedere il Guerriero che tornava dalla battaglia, ancora una volta sano e salvo. Nonostante il ragazzo fosse contrario, Aliena decise che bisognava fare una grande festa e a nulla valsero le sue proteste. In men che non si dica furono chiamati suonatori, cotte pietanze, aperti botti di birra. La via si riempì di gente e fiumi di alcool iniziarono a scorrere nei boccali di legno. Prima che potessero dirsi altro, Beatrice perse di vista l’armigero.
Durante le danze, ad un tratto, le si avvicinò il gemello. Aveva i capelli scompigliati, le gote arrossate e un grosso sorriso stampato in faccia.
-Ti stai divertendo?- gli chiese.
-Certo!Tu, no?-
-Sì.- rispose, ma avrebbe preferito di gran lunga stare sola con il soldato, magari in mezzo agli alberi o sotto le stelle.
Lorenzo le si avvicinò ancora e abbassò la voce. –Adesso che Richard è tornato, non dovremo più lasciare Kingsbridge. Ti sposerà lui!-
Il buon umore scomparve in un istante e sentì i muscoli facciali irrigidirsi. Ti sposerà lui. Non voleva che il ragazzo la prendesse in moglie a causa dello stupido ricatto del priore. Non voleva assolutamente. Mormorò qualcosa d’incomprensibile, vuotò il boccale che stringeva in mano, e scomparve nell’oscurità, lontano dalla bolgia.
 
Quella notte dormì nella stanza di Aliena, mentre Lorenzo restò con Richard. Il giorno dopo parlò con la mercante di quella situazione.
-Lore ed io dovremo trovare un’altra sistemazione. Potremmo tornare alla locanda, anche se così finiremmo subito i soldi. Tuttavia, non manca molto per saldare il nostro debito.- disse, più a se stessa che alla donna.
-Quell’oste odioso vi spelacchierebbe in pochi giorni. E’ meglio se restate qui.-
-Aliena, non possiamo più stare nella stanza di tuo fratello.- le fece notare.
L’altra alzò le spalle. –Potremmo fare come stasera, se non vi dispiace dormire sui giacigli… Lo so che non è il massimo, ma almeno non dovrete pagare nessuna stanza...-
Bea non era convinta, non voleva approfittare dell’ospitalità di Aliena, perciò rispose:-Ne parlerò con Lore e ti farò sapere.- poi si diresse verso il grosso recipiente di legno che conteneva la pittura azzurra che era rimasta dal giorno prima ed iniziò il lavoro.
 Richard si alzò tardi, nel pomeriggio –doveva essere davvero stanco- e dopo aver messo qualcosa nello stomaco, la raggiunse vicino al colorante.
-Sì.- disse –Sei decisamente più portata per questo compito.-
Lei gli fece una linguaccia, ma le labbra si piegarono all’insù. Il ragazzo si avvicinò e intinse a sua volta un lungo filo di lana nell’acqua azzurra.
Bea non riuscì più a trattenersi. –Raccontami qualcosa del fronte.-
Il viso dell’altro si tese leggermente. –Cosa vuoi sapere?-
Scosse la testa, gli occhi sognanti. –Tutto.-
L’altro l’osservò meravigliato. –Non c’è molto da dire. La mattina si combatte, il pomeriggio si combatte, la sera si combatte, la notte, se sei ancora vivo, si dorme. Poi inizia di nuovo tutto daccapo.-
Non era affatto soddisfatta di quella secca risposta. –Siete in molti nell’esercito di re Stefano?Hanno tutti armature belle come la tua?A proposito, dov’è?Non l’ho ancora vista.-
-E’ chiusa nell’armadio e, sinceramente, non la voglio vedere per un po’.-
-Se vuoi, posso farti da scudiero mentre sei qui.- disse, ma suonava più come “ti prego, fammi essere il tuo scudiero!”.
Il moro la guardò divertito e sorpreso insieme. –Se ci tieni tanto, ma non varrà come scusa per diminuire le ore di lavoro al negozio.-
Bea s’illuminò. –Certo!- adesso, non vedeva l’ora che arrivasse la pausa pranzo. –Come mai hai deciso di diventare un soldato?- chiese, e le sembrò che un’ombra oscurasse gli occhi del ragazzo, ma non se ne curò e continuò:-Sai, in questi mesi me lo sono sempre domandato. Sembri più una femminuccia che un grande armigero.- lo stuzzicò.
Lo sguardo di Richard si perse nel vuoto, la mano si strinse a pugno. Quando rispose, la voce era tesa.  –Mio padre era conte di Shiring.- esordì –Con un complotto fu ucciso e gli Hamleigh  s’impadronirono delle nostre terre. Prima che ci lasciasse, Aliena gli ha giurato che ci saremmo ripresi il titolo. E’ per questo che compiaccio re Stefano nelle battaglie.-
Seguì un lungo silenzio. Beatrice non sapeva che dire: non avrebbe mai neppure immaginato che la mercante ed il ragazzo che le faceva battere il cuore fossero conti. E sì, che nel portamento di entrambi c’era qualcosa di altero.
Ad un trattò Richard sembrò rimetterla a fuoco e piegò un angolo della bocca all’insù. –Prima ero una femminuccia, proprio come pensi tu.-
Ricambiò frettolosamente il sorriso e fuggì i suoi occhi, ancora imbarazzata. Sviò l’argomento. –Vivete nelle tende, al fronte?-
 
Il Guerriero non scherzava quando le aveva detto che il lavoro al negozio sarebbe venuto prima di quello di scudiero: non le permetteva mai di iniziare in ritardo o di finire un po’ prima e così non c’era mai tempo. Quando, invece, avevano qualche minuto, Richard la liquidava con qualche scusa. Più di una volta avevano litigato. Bea era davvero stanca di rimandare –voleva mettere le mani su quell’acciaio!- così una domenica sera non gli lascò scelta. Dopo cena, mentre Lorenzo aiutava Aliena, lo costrinse a mostrarle l’armatura.
-Allora?- domandò guardandosi intorno –Dov’è?-
L’altro sospirò e rovistò nell’armadio finché non ne trasse un grosso e pesante sacco di tela. –Prego.- disse mettendogliela ai peidi –E’ tutta tua. Divertiti a lucidare.-
Senza dire una parola, si sedette sul pavimento di legno e tirò fuori i pazzi di metallo. Un gambale, la cotta di maglia, l’elmo, gli schinieri… in poco tempo l’equipaggiamento completo del ragazzo fu sotto i suoi occhi. Sollevò lo scudo –era più pesante di quel che credeva- ne accarezzò la superficie con amore, come se si trattasse di un vecchio amico.
Il moro fece una mezza smorfia. –Che fai?-
-Niente.- afferrò lo straccio ed iniziò a lucidare.
Ad uno ad uno, tutti i pezzi dell’armatura passarono sotto le sue mani. Per ultima, prese la spada. Si trattava di un’arma ad una mano e mezza, come la sua, ma questa era più pesante e aveva la lama più larga. L’elsa, era sobria, ornata giusto da qualche parola in latino.
-Non avevo mai visto la tua daga.-
-Nemmeno io la tua. Non la portavi prima.- indicò col mento la lama che aveva assicurata al fianco. Lei non rispose così continuò:-Aliena mi ha detto cos’è successo con Alfred.- Bea alzò lo sguardo, ma non disse nulla.
-Voglio che tu sappia che finché ci sarò io, sarai al sicuro.- Richard aveva parlato guardandola dritto negli occhi, sicuro, protettivo, deciso e Bea sentì il viso infiammarsi.
Il moro fece un passo verso di lei, ma abbassò gli occhi. Ci fu un attimo di silenzio, poi, come se niente fosse successo, l’altro chiese:-Mi fai vedere la tua spada?-
Sempre osservando il pavimento, la sfilò dal fodero e gliela porse. L’osservò mentre soppesava la daga, la faceva ruotare, menava fendenti a destra e sinistra. Prima che riuscisse a fermarsi, disse:-All’accampamento ci sono molte donne?-
Quello si bloccò e volse nuovamente le iridi verso la sua figura. –Alcune. Cucinano o curano i feriti.-
-Le conosci bene?-
-Quasi tutti le conoscono.- Bea trattenne il fiato –Ma io non sono uno di quelli.- concluse e la donna sentì i battiti tornare normali.
Richard le si avvicinò porgendole l’arma. –E’ un ottimo esemplare.-
La rimise nel fodero e quando alzò la testa, erano così vicini che quasi potevano sfiorarsi. Come se non avessero mai abbandonato il discorso, il soldato disse:–Non ci ho mai nemmeno parlato, perché ne avevo un’altra nella mente.-
Il cuore iniziò a batterle così forte nel petto che temette potesse uscire da un momento all’altro. Il moro le carezzò la guancia col pollice e le parve di andare a fuoco. Quando i visi furono così vicini da rubarsi i respiri a vicenda, le palpebre le si chiusero.
Le labbra di Richard si incastrarono alla perfezione con le sue, nemmeno fossero state create apposta e, sebbene fossero screpolate, le sembrò il tocco più bello del mondo. Sentì le mani dell’armigero stringersi intorno alla sua vita e seguirle la curva della spina dorsale; una le si poggiò dietro la nuca e la spinse dolcemente ad approfondire il contatto. Con ogni percezione amplificata al massimo, si alzò sulle punte ed intrecciò le dita ai capelli castani dell’altro. Le sembrò che ogni secondo passato a contatto con lui le guarisse ferite invisibili e la facesse rifiorire. Annullò le preoccupazioni dei mesi nei quali erano stati lontani, le lacrime versate sulle lettere, l’aggressione di Alfred, il ricatto del priore…
…il ricatto del priore…
Non poteva lasciarsi andare.
Se il guerriero fosse venuto a sapere dell’accordo, avrebbe pensato che la sua era solo una tattica. Che lei non provava nulla.
Doveva evitarlo ad ogni costo.
Tentò di allontanare il viso, ma si accorse di essere pressata tra la parete e il corpo del ragazzo. Sentirlo così vicino era talmente bello che prese in considerazione l’idea di rimanere lì per sempre, ma si costrinse a poggiargli le mani sul petto e spingere leggermente. Dopo alcuni istanti, Richard le liberò la bocca.
-Ho attraversato l’inferno per questo.- le mormorò a fior di labbra.
 
Si rigirò ancora nel giaciglio improvvisato nella stanza di Aliena, ma non riusciva a riprendere sonno. Pensava e ripensava alla sera precedente. Era praticamente scappata via, senza dare a Richard alcuna spiegazione. Cosa pensava adesso?Come l’aveva presa?E lei, come avrebbe dovuto comportarsi?Erano domande assillanti che non volevano saperne di abbandonarle il cervello. Quando la mercante, dal piano sottostante, la chiamò ancora una volta perché si alzasse, decise che avrebbe fatto finta di niente, come se la loro conversazione fosse terminata parlando delle spade.
Quando constatò che nella cucina c’erano solo Lorenzo e Alinea, tirò un sospiro di sollievo, ma Richard non ci mise molto a scendere. Bea tenne accuratamente gli occhi sulla tazza che stava sciacquando mentre il ragazzo scendeva le scale.
-Buongiorno a tutti.- li salutò.
Lore e la mercante ricambiarono, ma lei sentiva la bocca sigillata. Continuò a lavare le stoviglie. Aliena andò ad aprire il negozio mentre il suo gemello affiancava Richard al tavolo.
Bea sentì il guerriero domandare:-Il pane nero è finito?- e Lorenzo rispondere:-No, l’ho visto prima. Credo che l’abbiano già posato.-
Lo sguardo del soldato si spostò su di lei, accovacciata vicino ad un catino. –Bea ci passi il pane?O, anche il miele. Sono nella credenza.-
Sentì lo sguardo infiammarsi e si alzò di scatto. –Non sono mica la tua serva!-
I due la guardarono sorpresi ma prima che potessero dire qualsiasi cosa, lei fuggì via, nel negozio.
Cosa diavolo le era preso?Perché aveva risposto in quel modo?Strinse un pugno. Stupida. Sei una stupida, pensò.
 
A metà mattina, Richard si avvicinò al recipiente dove stava lavorando.
-Dormito male stanotte?-
-Per niente.- si affrettò a rispondere –Perché avrebbe dovuto essere?-
L’altro si strinse nelle spalle. –Ti sei arrabbiata per nulla prima. Di solito si è particolarmente suscettibili quando si è stanchi.-
-Uhm, effettivamente una riduzione delle ore di lavoro non sarebbe male.-
-Ah!Ti piacerebbe!-
Perché l’armigero si comportava così?Si era aspettata che dopo l’insensata uscita di quella mattina, -per non parlare della sera prima- l’avrebbe maledetta in ogni modo, e invece il moro sembrava serenissimo.
Bea, si disse, non t’importa. Ricorda quello che ti sei ripromessa. La conversazione è finita con le spade, le spade, le spade…
-Sai perché quando sono arrivata a Kingsbridge cercavo il Guerriero?-
Richard non sembrò turbato dall’improvviso cambio d’argomento. –No.-
Smise di far oscillare il filo di lana che teneva in mano. –Volevo chiedergli di allenarmi.-
Adesso era sorpreso. –Cosa?-
-Proprio così.-
-Intendi con la spada?Vuoi imparare ad usarla?-
Fece una smorfia irritata. –So già utilizzarla. Ma voglio diventare più brava.- cercò di giustificarsi -Sai, Lore è un pigrone e allenarsi da soli non è proprio il massimo del divertimento.-
-Bea non c’è nessun bisogno di…-
Non lo lasciò terminare. –Non lo faccio perché ho paura, ma perché mi piace. Allora?Mi allenerai?- sentiva che da un momento all’altro il corpo le sarebbe scoppiato per via della tensione: finalmente, dopo mesi, il suo sogno forse stava per realizzarsi.
-Non credo che sia una buona idea.-
Sgranò gli occhi. Stava per lanciarsi in una lunga lista di imprecazioni miste a preghiere, quando il ragazzo fu chiamato dalla sorella. Le sue suppliche avrebbero dovuto aspettare.
Nei giorni che seguirono, Bea cerò di convincere il ragazzo in ogni modo, ma quando non era impegnata a implorarlo, non faceva che rispondergli male. Era consapevole che fosse la tattica peggiore che potesse scegliere, ma in realtà, non riusciva ad impedirsi di sbottare. Non ne capiva nemmeno il motivo.
Finalmente, una mattina presto riuscì a convincerlo.
-Dai sbrigati!- gli urlò.
Si trovavano in una radura nel bosco vicino Kingsbridge, dove a volte si era esercitata con Lorenzo. Finalmente Richard la raggiunse e lei sguainò la lama. Appena le sue mani toccarono l’acciaio, sentì l’adrenalina scorrerle a fiumi nelle vene; alzò il braccio e la luce si rifletté sull’arma; si sentì felice, libera. In fine, stava per dimostrare al moro quanto valeva.
-In guardia!- gridò, gli occhi che brillavano.
Pensando che non ne sapesse nulla di scherma, inizialmente il soldato si limitò a parare i colpi, ma bastarono pochi minuti perché si accorgesse che Bea sapeva quel che faceva. Dopo alcuni tentennamenti, il soldato si ritrovò a fare sul serio. Parava e attaccava senza sosta, usava ogni schema che conoscesse, cercava di anticipare le mosse dell’avversaria, ma a lungo la situazione restò invariata: erano pari. A poco a poco però, la stanchezza si fece sentire, per la ragazza più che per il moro, che invece era molto più avvezzo a quel genere d’esercizio. L’italiana fu costretta ad indietreggiare più volte, lasciò falle nella sua difesa, e per il fratello di Aliena fu facile approfittarne. Dopo pochi altri minuti, le puntò la lama alla gola.
-Ho vinto.- annunciò ansimante.
Senza ribattere, l’altra si lasciò cadere a terra. Anche se aveva perso, non riusciva proprio ad essere arrabbiata. Era stato un duello formidabile e in più adesso Richard sapeva di cosa era capace.
-Voglio la rivincita.-
Quello le lanciò un sorriso sghembo. –L’avrai, ma non adesso. Si è fatto tardi e dobbiamo andare ad aiutare Aliena:oggi iniziava la fiera.-
La ragazza non credeva alle proprie orecchie. Aveva detto “l’avrai”. Significava che il combattimento era piaciuto anche al guerriero e che accettava quest’insolita passione che aveva.
-E’ una promessa.-
Si riposarono ancora per lunghi minuti, alla fine, presero la via per il paese. Anche da così lontano, quel giorno Kingsbridge sembrava affollatissima. Le vie per arrivare alla cittadina erano affollata, e tra le case di legno si aggirava un mare di persone.
-Solo a Firenze ho visto così tanta gente tutta insieme.- commentò.
A poco a poco si avvicinarono e riuscirono a distinguere meglio i contorni delle cose. La folla non era più un’unica striscia colorata, ma si era divisa in persone che correvano da ogni parte. Beatrice aguzzò gli occhi, una strana sensazione sotto pelle. Dopo pochi secondi, Richard diede voce ai suoi timori:-C’è qualcosa che non va.-


Spazio autore
E il nuovo capitolo è pronto! =)
Incredibile, vero? XD
  
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