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Autore: Saerith    09/04/2008    5 recensioni
Sanae sta cercando di dimenticare Tsubasa, ma sarà poi così facile? E che cosa succederebbe se si ritrovasse di fronte il suo unico grande amore? Intanto la famiglia Hiyuga si ritroverà riunita dopo tanti anni. Incontri e separazioni che aiuteranno i cuori dei nostri amici a sbocciare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17

Thunder strike

Il sole spuntò tra le nuvole e il raggio fastidioso, attraverso il finestrino, andò a colpire Kojiro che si ridestò dal breve sonno che si era concesso durante le due ore di volo. Si passò una mano sul viso sospirando. Dormire lo aveva aiutato a non pensare a ciò che era successo il giorno prima. Ancora non riusciva a credere che potesse aver perso tutto in così breve tempo: era stato escluso dalla formazione della Nazionale, aveva litigato col suo migliore amico e aveva rovinato il rapporto con sua sorella. L’immagine di Kasumi, così come l’aveva trovata la notte scorsa, quando era tornato a casa per prendere le sue cose, gli strinse il cuore.

Con passo lento, ma deciso, tornò nella sua stanza facendo trasalire Sawada che si stava già addormentando. Vedendo la sua mano insanguinata e la smorfia di dolore che appariva sul suo volto, mentre si teneva lo stomaco, il ragazzino chiese spiegazioni.

- Non è niente Takeshi. Torna a dormire.-

Buttò i suoi effetti nel borsone alla rinfusa e uscì dalla stanza, salutando distrattamente il compagno di squadra. Con passo lento raggiunse l’uscita dell’impianto sportivo. Diede un ultimo sguardo a quel “tempio”, simbolo delle speranze che cullava fin da bambino, prima di dirigersi verso casa, sconfitto e umiliato come mai in vita sua.

Il profilo dell’abitazione vecchia e decadente, troneggiava di fronte a lui, che guardava con sprezzo quel luogo, che definiva casa solo perché lo condivideva con le persone che amava. Si riassestò la cinghia del borsone sulla spalla e scivolò all’interno dell’abitazione attento a non fare rumore.

Nel buio della sua stanza, prese con sé le poche cose che voleva portare, ma un rumore dalla camera accanto lo bloccò. Fece scorrere adagio il fusuma e trovò sua sorella alla finestra con lo sguardo rivolto alla luna, che gli illuminava il volto bagnato dalle lacrime. Istintivamente si voltò a guardarlo, ma Kojiro poté leggere solo disprezzo in quelle iridi scure come il sentimento che esprimevano.

- Ken e io non stiamo più insieme.- sibilò con un tono quasi irreale. – Spero tu sia soddisfatto.-

No, non lo era, non sapeva dire cosa stesse provando in quel momento, forse delusione verso se stesso e quella giornata orribile.

- Kasumi…-

Con un gesto perentorio, gli intimò il silenzio.

- Non fiatare, non mi va nemmeno di sentire la tua voce. Esci dalla mia stanza e stammi lontano.- scandì le parole lentamente in modo che gli entrassero in testa. Lo guardava con la freddezza di una statua di marmo, mentre lui accusava ogni sillaba come un dardo al costato.

Se n’era andato nel silenzio più assoluto, così com’era entrato, ma su di lui gravava l’ennesimo peso, che si era aggiunto agli altri che gli erano piovuti addosso come un acquazzone improvviso. Era salito sul primo aereo per Naha con la speranza di ritrovare tutto ciò che sentiva di aver perso, allontanandosi per un po’.

L’autobus lo portò fino a Higa, dove, per prima cosa, andò a visitare il signor Kira, suo vecchio allenatore. Lo trovò come al solito inginocchiato al kotatsu con il bicchierino colmo di awamori e gli occhi lucidi, sintomo del suo stato ebbro. Quell’uomo all’apparenza così inaffidabile, era uno dei punti fermi nella vita di Kojiro ed ogni volta che ne aveva avuto bisogno, gli aveva offerto ospitalità e sostegno e nemmeno questa volta fece eccezione.

Kozo Kira sapeva benissimo che Kojiro Hyuga aveva il calcio nel sangue, era un attaccante nato ed era sicuro che l’esclusione dalla formazione fosse un ostacolo temporaneo, che il suo più brillante pupillo avrebbe superato senza difficoltà.

La Nazionale non potrà mai fare a meno di un giocatore come te”

Mentre correva, le parole di Kira si ripetevano nella sua mente e gli davano vigore. La sabbia che ostacolava i movimenti delle gambe e il clima caldo del luogo rendevano l’esercizio fisico ancor più faticoso. Rallentò il ritmo, gettando ogni tanto un’occhiata alla distesa d’acqua azzurra che si perdeva verso l’orizzonte. Un guizzo tra le onde attirò la sua attenzione e notò una figura avvicinarsi a nuoto verso la riva.

All’improvviso una fitta al polpaccio lo costrinse a fermarsi e si posò sulla sabbia per tirare il muscolo colpito dal crampo. Mentre tendeva verso di sé la punta del piede per trovare sollievo, dall’acqua, come una moderna Venere, emerse la figura che aveva notato poco prima. La pelle dorata costellata di gocce d’acqua brillava sotto il sole tropicale, le gambe lunghe slanciate dallo slip sgambato del costume si muovevano lentamente al suo incedere. La ragazza si passò le mani sui corti capelli castani per sistemarli all’indietro evidenziando il petto cui aderiva il bikini sportivo. Kojiro continuava ad osservarla, mente si allontanava, ignara della sua presenza, e indugiò qualche secondo sul tonico fondoschiena perfettamente modellato.

Si sentì accaldato, ma preferì dare la colpa al sole cocente e alla corsa, piuttosto che ai suoi sensi di uomo che si erano appena risvegliati. Si bagnò i capelli con l’acqua di mare e proseguì fino ad arrivare in fondo alla spiaggia.

Nel pomeriggio, Kojiro andò ad allenarsi al campetto della scuola superiore. Continuava a calciare la palla contro la rete di recinzione, dato che quel terreno era sprovvisto di porte. Con quanta più forza poteva, caricava il suo destro per migliorare il tiro e renderlo più devastante, ma riusciva solo ad ottenere dei triti Tiger Shot.

- Che diavolo fai?! Stai rovinando il campo, imbecille!- sentì gridare alle sue spalle da una voce femminile.

Stava per intimare a quella gallina di chiudere il becco, ma voltandosi si bloccò, riconoscendo nella ragazza imbronciata che aveva di fronte, la “visione” uscita dal mare quella mattina. Abbassò lo sguardo al terreno e notò i solchi che aveva provocato con i tacchetti.

- Chiedo scusa.- si stupì con che facilità quella tizia gli avesse fatto dire la parola che più odiava nel vocabolario.

- Sì, sì, ma ora sparisci, mi devo allenare.- disse scocciata accompagnando le parole con la mano per indicargli di sloggiare.

- Veramente, mi stavo allenando anch’io.- rispose, ma lei aveva già cominciato a scagliare una palla da baseball con forza, facendo avanti e indietro per recuperarla.

Kojiro stava a braccia conserte a guardarla divertito, mentre continuava a rincorrere la pallina che rimbalzava in modo imprevedibile dalla rete. Lei alzò lo sguardo e notò l’espressione compiaciuta del ragazzo.

- Che hai da ridere?- domandò indispettita.

Kojiro scoppiò a sghignazzare, poi notando che si stava arrabbiando le chiese se poteva darle una mano per scusarsi di aver rovinato il campo. La ragazza sorrise e gli porse un guantone per fargli fare da ricevitore. Passarono un’oretta così, con lei che gli tirava la pallina nei modi più strani e lui che ogni tanto si tuffava mancando la presa e facendola ridere a crepapelle.

- Per oggi basta.- sospirò asciugandosi il sudore, poi lo chiamò con un cenno della mano.

- Vieni, ti offro qualcosa.-

Kojiro accettò volentieri, pensando subito che in altre occasioni aveva rifiutato categoricamente gli inviti delle ragazze che lo sostenevano durante le partite. Si sedettero ad un tavolino sulla veranda e ordinarono da bere.

- Io non so ancora come ti chiami.- le disse all’improvviso.

- E’ vero.- sorrise.- Mi chiamo Maki Akamine. E tu?-

- Kojiro…Kojiro Hyuga.- precisò.

Maki spalancò gli occhi nocciola e restò immobile a fissarlo per qualche secondo.

- Ecco dove ti avevo visto!- esclamò entusiasta.

Kojiro temette di doversi sorbire l’ennesima esplosione isterica da parte della ragazza, ma per sua gradita sorpresa si limitò a sorridere compiaciuta.

- Come mai sei qui? Allenamento speciale?-

Annuì semplicemente, sperando di non dover proseguire il discorso: non aveva assolutamente voglia di rinvangare quanto era successo.

- Grande! Ti capisco benissimo, anch’io sto cercando di migliorarmi, non è da molto che pratico softball e mi piacerebbe proseguire con questo sport.- raccontò.

Maki iniziò a parlare di sé, della sua vita ad Okinawa, di come avesse sempre amato l’attività sportiva e di quanto fosse contenta di aver scoperto la passione per il softball. Kojiro l’ascoltava volentieri: si sentiva a suo agio con lei, non era la solita ragazzina petulante che si dilettava in discorsi vuoti e insulsi, come le tifose e le compagne di scuola che lo assillavano per un appuntamento. Con alcune di loro era anche uscito, ma non era durato per più di un’ora, invece con quella ragazza era diverso.

- Sai, in realtà sono qui per un motivo ben preciso.- le disse ad un tratto.

Maki lo scrutò incuriosita e lo invitò a proseguire con un cenno del capo. Kojiro sospirò e si aprì spontaneamente, raccontandole della sua esclusione dalla Nazionale. Lei lo ascoltò in silenzio annuendo e spostando lo sguardo di lato in atteggiamento meditativo. Alla fine il ragazzo si acquietò, sentendosi leggermente più sollevato. Maki con la testa appoggiata alla mano lo fissò negli occhi per qualche istante. Il suo sguardo non era compiangente, ma piuttosto comprensivo.

- Non arrenderti.- disse.- Io credo che la tua esclusione sia solo temporanea, non penso che la Nazionale possa fare a meno di un’attaccante come te.-

Le stesse parole di Kira in bocca a quella ragazza suonarono ancora più piacevoli e più incoraggianti.

- Premetto che io m’intendo poco di calcio, ma so per certo che gli allenatori tendono a pretendere di più dai giocatori migliori. E’ una delle prime cose che ho imparato da quando pratico il softball.-

Kojiro la guardò come fosse un oracolo divino: quella ragazza spuntata dal nulla gli stava dando nuove speranze.

- Grazie.- le disse prendendole la mano.

Dopo averle offerto un secondo giro, Kojiro si congedò spiegandole che sarebbe andato ad allenarsi da solo per migliorare la sua tecnica e non sarebbe tornato indietro, finché non avesse raggiunto il suo scopo.

- Mi sei stata di grande aiuto, Maki.- le posò un bacio in fronte e se ne andò.

La ragazza, inizialmente sorpresa, sorrise soddisfatta.

- A presto, Kojiro.- disse fra sé e sé.

La palla sbatteva violentemente contro il grande albero, la caviglia destra pulsava dal dolore, ma non voleva smettere, doveva a tutti i costi migliorare il suo tiro. Si massaggiò il collo del piede, mentre la palla rotolava accanto a lui. Non era ancora soddisfatto dei risultati e più provava meno il tiro assumeva la potenza che cercava.

“Non arrenderti”

Le parole di Maki lo accompagnavano da giorni ormai, così come la sua immagine che era sempre viva. La sua fresca risata, gli occhi brillanti, quando parlava del suo amato sport e quel suo fisico slanciato di sportiva. Ripensando a quando l’aveva vista uscire dall’acqua con quel bikini, Kojiro dovette ammettere con se stesso che nessuna ragazza gli aveva mai suscitato la stessa attrazione, nemmeno quelle tipe facili che gli si buttavano addosso con tanta leggerezza. Le emozioni che provava, quando pensava a Maki erano del tutto nuove per lui e non capiva, perché ogni volta la sua mente ritornasse a quanto era successo tra Ken e Kasumi. Probabilmente anche lui si stava innamorando, ma come poteva dirlo, la conosceva appena e si erano parlati solo una volta. Che fosse attratto da lei era innegabile, ma essere innamorato era tutt’altra cosa, forse. Come poteva saperlo lui che non lo era mai stato? Perché, dopo aver parlato con Maki, si sentiva come se niente potesse più ostacolarlo?

Si rialzò e riposizionò il pallone pronto a ricominciare. Doveva assolutamente migliorare, voleva farlo anche per lei.

Il pensiero di Kojiro ormai era una costante nella mente di Maki. Spesso alzava lo sguardo verso il bosco sulla collina, dove sapeva che lui si stava allenando. Quando era al campo ad allenarsi si fermava qualche istante a pensare che quello era stato il luogo del loro incontro.

Camminando verso la spiaggia, passò accanto al bar dov’erano andati a bere insieme e notando una coppia che si teneva per mano, fantasticò su lei e il giovane attaccante in una scena simile. Scosse la testa e proseguì fino a raggiungere la distesa di sabbia bianca. Si svestì e andò a tuffarsi tra le onde, ma il volto fiero di Kojiro non accennava a svanire dalla sua mente. Intensificò le bracciate e sparì sott’acqua.

Sdraiata sulla sabbia, stanca e ansimante, Maki si godeva il tramonto del sole che con i suoi raggi la stava asciugando. I suoi pensieri non erano mutati: quel ragazzo era sempre nella sua testa e, per quanto si sforzasse, non riusciva ad impedirlo. Nonostante fosse riuscita a mascherarlo piuttosto bene, Kojiro l’aveva attratta fin da subito. Del resto, era uno dei nazionali più gettonati assieme a Misugi e Wakabayashi, ma lei credeva di essere diversa dalle altre ragazze che andavano in visibilio solo a sentire il nome dei loro beniamini. Invece, stava seduta sulla battigia a sospirare per un famoso calciatore che probabilmente non la considerava nemmeno.

Uno stormo di gabbiani sorvolò le onde, mentre il sole stava scomparendo oltre l’orizzonte. Si rialzò e si diede mentalmente della stupida. Non era il momento di pensare ad un ragazzo che non avrebbe più rivisto, doveva concentrarsi per la partita di qualificazione al campionato.

Kojiro stava migliorando progressivamente: il Tiger Shot sarebbe stato considerato ben poca cosa, rispetto al tiro devastante che avrebbe messo a punto e Hino si sarebbe rimangiato le sue dichiarazioni da gradasso.

La pioggia iniziò a cadere, ma lui non la sentiva nemmeno. Continuava a calciare il pallone con vigore scavando un solco sempre più profondo nell’albero che aveva di fronte. I fulmini squarciavano il cielo, illuminando la plumbea giornata e la pioggia scrosciava insistente. Kojiro, bagnato dalla testa ai piedi, caricò il tiro e fece partire una tale cannonata che il tronco scricchiolò.

Era pronto: quello era il tiro che cercava. Scrutò il cielo e, vedendo un fulmine cadere, sorrise.

“Maki Akamine, questo tiro lo devo a te”

Avevano perso, rimanendo escluse dal campionato. Maki gettò il guantone a terra e con le lacrime agli occhi ripensò ai duri allenamenti cui si era sottoposta: la corsa, il nuoto, gli esercizi per migliorare i lanci. Già i lanci. Kojiro Hyuga l’aveva aiutata, ma non si era presentato a quell’importante partita. Lo sapeva, ma in cuor suo ci aveva sperato fino all’ultimo. Si trascinò negli spogliatoi, si tolse le protezioni e la divisa zuppa d’acqua piovana.

L’acqua calda della doccia le diede sollievo. Si passò il sapone sul corpo e tentò di distendere i nervi messi a dura prova dalla rabbia per la sconfitta subita. Non si era concentrata abbastanza tanto aveva perso tempo a pensare a quel ragazzo ed ora le rimaneva solo la delusione. Appoggiò la fronte contro le fredde piastrelle e picchiò la superficie con il pugno, mentre le lacrime si confondevano con l’acqua della doccia.

“Sei una stupida!”

Il sole aveva ripreso il suo posto in cielo e la mattinata si annunciava splendida. Kojiro si svegliò di buonora, preparò il borsone e andò a salutare il signor Kira.

- Complimenti, Kojiro. Vedo che hai ritrovato la grinta. Mi aspetto di vederti tornare con la Coppa del Mondo.- rise, con il suo inseparabile cicchetto in mano.

Kojiro annuì divertito: solo Kira poteva pensare di bere liquore di mattina presto.

Si congedò con un inchino e corse via. Doveva raggiungere la fermata per prendere l’autobus diretto a Naha, ma c’era un’ultima persona che voleva assolutamente vedere.

Due ragazze si stavano allenando sul campetto della scuola, ma s’interruppero, quando videro il ragazzo avvicinarsi.

- Sto cercando Maki Akamine, sapete dov’è?-

La ragazza più alta indicò verso la spiaggia, spiegando che era andata per la sua solita nuotata mattutina.

Kojiro corse verso il mare e la vide nuotare con ampie bracciate verso riva. Uscì dalle onde, come la prima volta che l’aveva vista e questa volta non avrebbe dato colpa al caldo o alla corsa, se il suo cuore iniziava ad accelerare i battiti. Maki scosse la testa per scrollarsi l’acqua dai capelli e sobbalzò trovandoselo di fronte.

- Ciao, Maki.- le sorrise.

- Ciao.- rispose in tono incolore.

- Tutto bene?- chiese notando la sua espressione affranta.

- No, abbiamo perso.- sentenziò lapidaria, guardandolo con rabbia. Strinse i pugni per evitare di dirgli che avrebbe voluto tanto che lui fosse lì a fare il tifo per lei.

- Non arrenderti.- le disse.

Maki si bloccò e lo guardò negli occhi. Lui era tornato da lei e la stava incoraggiando.

Ritrovò il sorriso e dandogli un pugno sulla spalla lo rimproverò.

- Antipatico! Potevi almeno venire a fare il tifo!-

Kojiro rise divertito, poi le spiegò che stava per tornare a Tokyo per tentare di riprendersi il posto in squadra. Per quanto fosse dispiaciuta, non poteva che ammirare la tenacia di quel ragazzo. In ogni caso era contenta che fosse almeno venuto per salutarla.

- Ti devo ringraziare, Maki. Grazie al tuo sostegno ho potuto migliorare il mio tiro.-

Sentì il cuore battere, ma non voleva che lui si accorgesse dell’effetto che avevano sortito quelle semplici parole.

- Se vincerai, almeno mi sarò resa utile.- scherzò per celare l’imbarazzo.

- Prima passiamo le eliminatorie asiatiche!- esclamò facendo il segno della vittoria.

- Sì, giusto e se vinci ti concederò un appuntamento.- buttò lì, ignara delle conseguenze.

Kojiro diventò improvvisamente serio e si avvicinò. La sua pelle bagnata la rendeva tremendamente sensuale e il ridotto bikini metteva in mostra le forme perfette del corpo.

Le strinse la vita con le mani e sorridendo avvicinò il suo volto a quello di lei.

- Non ti dispiacerà, se mi prendo un piccolo anticipo.- sussurrò.

- Anti…- Non ebbe tempo di terminare la frase, perché Kojiro le sigillo la bocca con le sue labbra. Il gusto dolce salato della sua bocca era molto invitante, mentre le grandi mani accarezzavano la schiena tesa per l’emozione. Maki si aggrappò alle sue spalle e cercò di riprendere fiato, quando le loro labbra si allontanarono.

- Ora avrò un motivo più che valido per vincere.- scherzò.

Lei lo guardò imbronciata e passandogli le mani intorno al collo, riavvicinò i loro volti.

- Cretino!- bisbigliò prima di perdersi in un altro bacio.

Sospirone…questo capitolo non è stato affatto semplice da scrivere: Kojiro non è proprio un personaggio facile e spero di averlo caratterizzato bene. Dedico il capitolo a tutte le fan della Tigre!

Ringrazio tutte le persone che continuano a seguire Fioritura e le mie quattro affezionate che mi riempiono di orgoglio con i loro complimenti: Elena, Elisabetta, Rossana e Barbara…grazie di tutto, non sapete quanto il vostro sostegno mi commuova e mi toglie la malinconia che in queste giornate aleggia su di me. So che alcune di voi attendevano il seguito della situazione di Tsubasa e Sanae, ma abbiate pazienza e non vi deluderò.

Un caro abbraccio a tutti!

  
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