Capitolo 17
Thunder strike
Il sole spuntò tra le nuvole e il raggio fastidioso, attraverso il finestrino, andò a colpire Kojiro che si ridestò dal breve sonno che si era concesso durante le due ore di volo. Si passò una mano sul viso sospirando. Dormire lo aveva aiutato a non pensare a ciò che era successo il giorno prima. Ancora non riusciva a credere che potesse aver perso tutto in così breve tempo: era stato escluso dalla formazione della Nazionale, aveva litigato col suo migliore amico e aveva rovinato il rapporto con sua sorella. L’immagine di Kasumi, così come l’aveva trovata la notte scorsa, quando era tornato a casa per prendere le sue cose, gli strinse il cuore.
Con passo lento, ma deciso, tornò nella sua stanza facendo trasalire Sawada che si stava già addormentando. Vedendo la sua mano insanguinata e la smorfia di dolore che appariva sul suo volto, mentre si teneva lo stomaco, il ragazzino chiese spiegazioni.
- Non è niente Takeshi. Torna a dormire.-
Buttò i suoi effetti nel borsone alla rinfusa e uscì dalla stanza, salutando distrattamente il compagno di squadra. Con passo lento raggiunse l’uscita dell’impianto sportivo. Diede un ultimo sguardo a quel “tempio”, simbolo delle speranze che cullava fin da bambino, prima di dirigersi verso casa, sconfitto e umiliato come mai in vita sua.
Il profilo dell’abitazione vecchia e decadente, troneggiava di fronte a lui, che guardava con sprezzo quel luogo, che definiva casa solo perché lo condivideva con le persone che amava. Si riassestò la cinghia del borsone sulla spalla e scivolò all’interno dell’abitazione attento a non fare rumore.
Nel buio della sua stanza, prese con sé le poche cose che voleva portare, ma un rumore dalla camera accanto lo bloccò. Fece scorrere adagio il fusuma e trovò sua sorella alla finestra con lo sguardo rivolto alla luna, che gli illuminava il volto bagnato dalle lacrime. Istintivamente si voltò a guardarlo, ma Kojiro poté leggere solo disprezzo in quelle iridi scure come il sentimento che esprimevano.
- Ken e io non stiamo più insieme.- sibilò con un tono quasi irreale. – Spero tu sia soddisfatto.-
No, non lo era, non sapeva dire cosa stesse provando in quel momento, forse delusione verso se stesso e quella giornata orribile.
- Kasumi…-
Con un gesto perentorio, gli intimò il silenzio.
- Non fiatare, non mi va nemmeno di sentire la tua voce. Esci dalla mia stanza e stammi lontano.- scandì le parole lentamente in modo che gli entrassero in testa. Lo guardava con la freddezza di una statua di marmo, mentre lui accusava ogni sillaba come un dardo al costato.
Se n’era andato nel silenzio più assoluto, così com’era entrato, ma su di lui gravava l’ennesimo peso, che si era aggiunto agli altri che gli erano piovuti addosso come un acquazzone improvviso. Era salito sul primo aereo per Naha con la speranza di ritrovare tutto ciò che sentiva di aver perso, allontanandosi per un po’.
L’autobus
lo
portò fino a Higa, dove, per prima cosa, andò a
visitare il signor Kira, suo
vecchio allenatore. Lo trovò come al solito inginocchiato al
kotatsu con il bicchierino colmo di
awamori
e gli occhi lucidi, sintomo del
suo stato ebbro. Quell’uomo all’apparenza
così inaffidabile, era uno dei punti
fermi nella vita di Kojiro ed ogni volta che ne aveva avuto bisogno,
gli aveva
offerto ospitalità e sostegno e nemmeno questa volta fece
eccezione.
Kozo Kira sapeva benissimo che Kojiro Hyuga
aveva il calcio nel sangue, era un attaccante nato ed era sicuro che
l’esclusione dalla formazione fosse un ostacolo temporaneo,
che il suo più
brillante pupillo avrebbe superato senza difficoltà.
“
Mentre correva, le parole di Kira si
ripetevano nella sua mente e gli davano vigore. La sabbia che
ostacolava i
movimenti delle gambe e il clima caldo del luogo rendevano
l’esercizio fisico
ancor più faticoso. Rallentò il ritmo, gettando
ogni tanto un’occhiata alla
distesa d’acqua azzurra che si perdeva verso
l’orizzonte. Un guizzo tra le onde
attirò la sua attenzione e notò una figura
avvicinarsi a nuoto verso la riva.
All’improvviso una fitta al polpaccio lo
costrinse a fermarsi e si posò sulla sabbia per tirare il
muscolo colpito dal
crampo. Mentre tendeva verso di sé la punta del piede per
trovare sollievo,
dall’acqua, come una moderna Venere, emerse la figura che
aveva notato poco
prima. La pelle dorata costellata di gocce d’acqua brillava
sotto il sole
tropicale, le gambe lunghe slanciate dallo slip sgambato del costume si
muovevano lentamente al suo incedere. La ragazza si passò le
mani sui corti
capelli castani per sistemarli all’indietro evidenziando il
petto cui aderiva
il bikini sportivo. Kojiro continuava ad osservarla, mente si
allontanava,
ignara della sua presenza, e indugiò qualche secondo sul
tonico fondoschiena
perfettamente modellato.
Si sentì accaldato, ma
preferì dare la colpa
al sole cocente e alla corsa, piuttosto che ai suoi sensi di uomo che
si erano
appena risvegliati. Si bagnò i capelli con l’acqua
di mare e proseguì fino ad
arrivare in fondo alla spiaggia.
Nel pomeriggio, Kojiro andò ad allenarsi
al
campetto della scuola superiore. Continuava a calciare la palla contro
la rete
di recinzione, dato che quel terreno era sprovvisto di porte. Con
quanta più
forza poteva, caricava il suo destro per migliorare il tiro e renderlo
più
devastante, ma riusciva solo ad ottenere dei triti Tiger Shot.
- Che diavolo fai?! Stai rovinando il campo,
imbecille!- sentì gridare alle sue spalle da una voce
femminile.
Stava per intimare a quella gallina di
chiudere il becco, ma voltandosi si bloccò, riconoscendo
nella ragazza
imbronciata che aveva di fronte, la “visione”
uscita dal mare quella mattina.
Abbassò lo sguardo al terreno e notò i solchi che
aveva provocato con i
tacchetti.
- Chiedo scusa.- si stupì con che
facilità
quella tizia gli avesse fatto dire la parola che più odiava
nel vocabolario.
- Sì, sì, ma ora sparisci, mi
devo
allenare.- disse scocciata accompagnando le parole con la mano per
indicargli
di sloggiare.
- Veramente, mi stavo allenando anch’io.-
rispose, ma lei aveva già cominciato a scagliare una palla
da baseball con
forza, facendo avanti e indietro per recuperarla.
Kojiro stava a braccia conserte a guardarla
divertito, mentre continuava a rincorrere la pallina che rimbalzava in
modo
imprevedibile dalla rete. Lei alzò lo sguardo e
notò l’espressione compiaciuta
del ragazzo.
- Che hai da ridere?- domandò
indispettita.
Kojiro scoppiò a sghignazzare, poi
notando
che si stava arrabbiando le chiese se poteva darle una mano per
scusarsi di
aver rovinato il campo. La ragazza sorrise e gli porse un guantone per
fargli
fare da ricevitore. Passarono un’oretta così, con
lei che gli tirava la pallina
nei modi più strani e lui che ogni tanto si tuffava mancando
la presa e
facendola ridere a crepapelle.
- Per oggi basta.- sospirò asciugandosi
il
sudore, poi lo chiamò con un cenno della mano.
- Vieni, ti offro qualcosa.-
Kojiro accettò volentieri, pensando
subito
che in altre occasioni aveva rifiutato categoricamente gli inviti delle
ragazze
che lo sostenevano durante le partite. Si sedettero ad un tavolino
sulla
veranda e ordinarono da bere.
- Io non so ancora come ti chiami.- le disse
all’improvviso.
- E’ vero.- sorrise.- Mi chiamo Maki
Akamine. E tu?-
- Kojiro…Kojiro Hyuga.-
precisò.
Maki spalancò gli occhi nocciola e
restò
immobile a fissarlo per qualche secondo.
- Ecco dove ti avevo visto!- esclamò
entusiasta.
Kojiro temette di doversi sorbire
l’ennesima
esplosione isterica da parte della ragazza, ma per sua gradita sorpresa
si
limitò a sorridere compiaciuta.
- Come mai sei qui? Allenamento speciale?-
Annuì semplicemente, sperando di non
dover
proseguire il discorso: non aveva assolutamente voglia di rinvangare
quanto era
successo.
- Grande! Ti capisco benissimo, anch’io
sto
cercando di migliorarmi, non è da molto che pratico softball
e mi
piacerebbe proseguire con questo sport.- raccontò.
Maki iniziò a parlare di sé,
della sua vita ad
Okinawa, di come avesse sempre amato l’attività
sportiva e di quanto fosse
contenta di aver scoperto la passione per il softball.
Kojiro
l’ascoltava volentieri: si sentiva a suo agio con lei, non
era la solita
ragazzina petulante che si dilettava in discorsi vuoti e insulsi, come
le
tifose e le compagne di scuola che lo assillavano per un appuntamento.
Con
alcune di loro era anche uscito, ma non era durato per più
di un’ora, invece
con quella ragazza era diverso.
- Sai, in realtà sono qui per un motivo
ben
preciso.- le disse ad un tratto.
Maki lo scrutò incuriosita e lo
invitò a
proseguire con un cenno del capo. Kojiro sospirò e si
aprì spontaneamente,
raccontandole della sua esclusione dalla Nazionale. Lei lo
ascoltò in silenzio
annuendo e spostando lo sguardo di lato in atteggiamento meditativo.
Alla fine
il ragazzo si acquietò, sentendosi leggermente
più sollevato. Maki con la testa
appoggiata alla mano lo fissò negli occhi per qualche
istante. Il suo sguardo
non era compiangente, ma piuttosto comprensivo.
- Non arrenderti.- disse.- Io credo che la
tua esclusione sia solo temporanea, non penso che
Le stesse parole di Kira in bocca a quella
ragazza suonarono ancora più piacevoli e più
incoraggianti.
- Premetto che io m’intendo poco di
calcio,
ma so per certo che gli allenatori tendono a pretendere di
più dai giocatori
migliori. E’ una delle prime cose che ho imparato da quando
pratico il softball.-
Kojiro la guardò come fosse un oracolo
divino: quella ragazza spuntata dal nulla gli stava dando nuove
speranze.
- Grazie.- le disse prendendole la mano.
Dopo averle offerto un secondo giro, Kojiro
si congedò spiegandole che sarebbe andato ad allenarsi da
solo per migliorare
la sua tecnica e non sarebbe tornato indietro, finché non
avesse raggiunto il
suo scopo.
- Mi sei stata di grande aiuto, Maki.- le
posò un bacio in fronte e se ne andò.
La ragazza, inizialmente sorpresa, sorrise
soddisfatta.
- A presto, Kojiro.- disse fra sé e
sé.
La palla sbatteva violentemente contro il
grande albero, la caviglia destra pulsava dal dolore, ma non voleva
smettere,
doveva a tutti i costi migliorare il suo tiro. Si massaggiò
il collo del piede,
mentre la palla rotolava accanto a lui. Non era ancora soddisfatto dei
risultati e più provava meno il tiro assumeva la potenza che
cercava.
“Non arrenderti”
Le parole di Maki lo accompagnavano da
giorni ormai, così come la sua immagine che era sempre viva.
La sua fresca
risata, gli occhi brillanti, quando parlava del suo amato sport e quel
suo
fisico slanciato di sportiva. Ripensando a quando l’aveva
vista uscire
dall’acqua con quel bikini, Kojiro dovette ammettere con se
stesso che nessuna
ragazza gli aveva mai suscitato la stessa attrazione, nemmeno quelle
tipe
facili che gli si buttavano addosso con tanta leggerezza. Le emozioni
che
provava, quando pensava a Maki erano del tutto nuove per lui e non
capiva,
perché ogni volta la sua mente ritornasse a quanto era
successo tra Ken e
Kasumi. Probabilmente anche lui si stava innamorando, ma come poteva
dirlo, la
conosceva appena e si erano parlati solo una volta. Che fosse attratto
da lei
era innegabile, ma essere innamorato era tutt’altra cosa,
forse. Come poteva saperlo
lui che non lo era mai stato? Perché, dopo aver parlato con
Maki, si sentiva
come se niente potesse più ostacolarlo?
Si rialzò e riposizionò il
pallone pronto a
ricominciare. Doveva assolutamente migliorare, voleva farlo anche per
lei.
Il pensiero di Kojiro ormai era una costante
nella mente di Maki. Spesso alzava lo sguardo verso il bosco sulla
collina,
dove sapeva che lui si stava allenando. Quando era al campo ad
allenarsi si
fermava qualche istante a pensare che quello era stato il luogo del
loro
incontro.
Camminando verso la spiaggia, passò
accanto
al bar dov’erano andati a bere insieme e notando una coppia
che si teneva per
mano, fantasticò su lei e il giovane attaccante in una scena
simile. Scosse la
testa e proseguì fino a raggiungere la distesa di sabbia
bianca. Si svestì e
andò a tuffarsi tra le onde, ma il volto fiero di Kojiro non
accennava a svanire
dalla sua mente. Intensificò le bracciate e sparì
sott’acqua.
Sdraiata sulla sabbia, stanca e ansimante,
Maki si godeva il tramonto del sole che con i suoi raggi la stava
asciugando. I
suoi pensieri non erano mutati: quel ragazzo era sempre nella sua testa
e, per
quanto si sforzasse, non riusciva ad impedirlo. Nonostante fosse
riuscita a
mascherarlo piuttosto bene, Kojiro l’aveva attratta fin da
subito. Del resto,
era uno dei nazionali più gettonati assieme a Misugi e
Wakabayashi, ma lei
credeva di essere diversa dalle altre ragazze che andavano in visibilio
solo a
sentire il nome dei loro beniamini. Invece, stava seduta sulla battigia
a
sospirare per un famoso calciatore che probabilmente non la considerava
nemmeno.
Uno stormo di gabbiani sorvolò le onde,
mentre il sole stava scomparendo oltre l’orizzonte. Si
rialzò e si diede
mentalmente della stupida. Non era il momento di pensare ad un ragazzo
che non
avrebbe più rivisto, doveva concentrarsi per la partita di
qualificazione al
campionato.
Kojiro stava migliorando progressivamente:
il Tiger Shot sarebbe stato considerato ben poca
cosa, rispetto al tiro
devastante che avrebbe messo a punto e Hino si sarebbe rimangiato le
sue
dichiarazioni da gradasso.
La pioggia iniziò a cadere, ma lui non
la
sentiva nemmeno. Continuava a calciare il pallone con vigore scavando
un solco
sempre più profondo nell’albero che aveva di
fronte. I fulmini squarciavano il
cielo, illuminando la plumbea giornata e la pioggia scrosciava
insistente.
Kojiro, bagnato dalla testa ai piedi, caricò il tiro e fece
partire una tale
cannonata che il tronco scricchiolò.
Era pronto: quello era il tiro che cercava.
Scrutò il cielo e, vedendo un fulmine cadere, sorrise.
“Maki Akamine, questo tiro lo devo a
te”
Avevano perso, rimanendo escluse dal
campionato. Maki gettò il guantone a terra e con le lacrime
agli occhi ripensò
ai duri allenamenti cui si era sottoposta: la corsa, il nuoto, gli
esercizi per
migliorare i lanci. Già i lanci. Kojiro Hyuga
l’aveva aiutata, ma non si era
presentato a quell’importante partita. Lo sapeva, ma in cuor
suo ci aveva
sperato fino all’ultimo. Si trascinò negli
spogliatoi, si tolse le protezioni e
la divisa zuppa d’acqua piovana.
L’acqua calda della doccia le diede
sollievo. Si passò il sapone sul corpo e tentò di
distendere i nervi messi a
dura prova dalla rabbia per la sconfitta subita. Non si era concentrata
abbastanza tanto aveva perso tempo a pensare a quel ragazzo ed ora le
rimaneva
solo la delusione. Appoggiò la fronte contro le fredde
piastrelle e picchiò la
superficie con il pugno, mentre le lacrime si confondevano con
l’acqua della
doccia.
“Sei una stupida!”
Il sole aveva ripreso il suo posto in cielo
e la mattinata si annunciava splendida. Kojiro si svegliò di
buonora, preparò
il borsone e andò a salutare il signor Kira.
- Complimenti, Kojiro. Vedo che hai
ritrovato la grinta. Mi aspetto di vederti tornare con
Kojiro annuì divertito: solo Kira poteva
pensare di bere liquore di mattina presto.
Si congedò con un inchino e corse via.
Doveva
raggiungere la fermata per prendere l’autobus diretto a Naha, ma c’era
un’ultima persona che voleva
assolutamente vedere.
Due ragazze si stavano allenando sul
campetto della scuola, ma s’interruppero, quando videro il
ragazzo avvicinarsi.
- Sto cercando Maki Akamine, sapete
dov’è?-
La ragazza più alta indicò
verso la spiaggia,
spiegando che era andata per la sua solita nuotata mattutina.
Kojiro corse verso il mare e la vide nuotare
con ampie bracciate verso riva. Uscì dalle onde, come la
prima volta che
l’aveva vista e questa volta non avrebbe dato colpa al caldo
o alla corsa, se
il suo cuore iniziava ad accelerare i battiti. Maki scosse la testa per
scrollarsi l’acqua dai capelli e sobbalzò
trovandoselo di fronte.
- Ciao, Maki.- le sorrise.
- Ciao.- rispose in tono incolore.
- Tutto bene?- chiese notando la sua
espressione affranta.
- No, abbiamo perso.- sentenziò
lapidaria,
guardandolo con rabbia. Strinse i pugni per evitare di dirgli che
avrebbe
voluto tanto che lui fosse lì a fare il tifo per lei.
- Non arrenderti.- le disse.
Maki si bloccò e lo guardò
negli occhi. Lui
era tornato da lei e la stava incoraggiando.
Ritrovò il sorriso e dandogli un pugno
sulla
spalla lo rimproverò.
- Antipatico! Potevi almeno venire a fare il
tifo!-
Kojiro rise divertito, poi le spiegò che
stava per tornare a Tokyo per tentare di riprendersi il posto in
squadra. Per
quanto fosse dispiaciuta, non poteva che ammirare la tenacia di quel
ragazzo.
In ogni caso era contenta che fosse almeno venuto per salutarla.
- Ti devo ringraziare, Maki. Grazie al tuo
sostegno ho potuto migliorare il mio tiro.-
Sentì il cuore battere, ma non voleva
che
lui si accorgesse dell’effetto che avevano sortito quelle
semplici parole.
- Se vincerai, almeno mi sarò resa
utile.-
scherzò per celare l’imbarazzo.
- Prima passiamo le eliminatorie asiatiche!-
esclamò facendo il segno della vittoria.
- Sì, giusto e se vinci ti
concederò un
appuntamento.- buttò lì, ignara delle conseguenze.
Kojiro diventò improvvisamente serio e
si
avvicinò. La sua pelle bagnata la rendeva tremendamente
sensuale e il ridotto
bikini metteva in mostra le forme perfette del corpo.
Le strinse la vita con le mani e sorridendo
avvicinò il suo volto a quello di lei.
- Non ti dispiacerà, se mi prendo un
piccolo
anticipo.- sussurrò.
- Anti…- Non ebbe tempo di terminare la
frase, perché Kojiro le sigillo la bocca con le sue labbra.
Il gusto dolce
salato della sua bocca era molto invitante, mentre le grandi mani
accarezzavano
la schiena tesa per l’emozione. Maki si aggrappò
alle sue spalle e cercò di
riprendere fiato, quando le loro labbra si allontanarono.
- Ora avrò un motivo più che
valido per
vincere.- scherzò.
Lei lo guardò imbronciata e passandogli
le
mani intorno al collo, riavvicinò i loro volti.
- Cretino!- bisbigliò prima di perdersi
in
un altro bacio.
Sospirone…questo
capitolo non è stato affatto semplice da scrivere: Kojiro
non è proprio un
personaggio facile e spero di averlo caratterizzato bene. Dedico il
capitolo a
tutte le fan della Tigre!
Ringrazio
tutte le persone che continuano a seguire Fioritura e le mie quattro
affezionate che mi riempiono di orgoglio con i loro complimenti: Elena,
Elisabetta, Rossana e Barbara…grazie di tutto, non sapete
quanto il vostro
sostegno mi commuova e mi toglie la malinconia che in queste giornate
aleggia
su di me. So che alcune di voi attendevano il seguito della situazione
di
Tsubasa e Sanae, ma abbiate pazienza e non vi deluderò.
Un
caro
abbraccio a tutti!