31) Complimenti, signora! È incinta!
Che
bello tornare a casa
dopo così tanto tempo fuori!
Il sole sembra diverso e
migliore qui a San Diego, l’oceano ha una sfumatura blu
ineguagliabile e la
brezza marina è paradisiaca, soprattutto quando muove le
tende del nostro
vecchio appartamento che abbiamo riottenuto.
Contrariamente alle nostre
previsione è pulito fino a potersi specchiare su ogni cosa e
il letto ha un
profumo di bucato delizioso.
Mark mi prende per mano e
mi trascina sopra togliendomi i vestiti, mentre io faccio lo stesso con
lui,
siamo troppo stanchi per fare l’amore, ma per stare
abbracciati no.
Rimaniamo così, godendoci questo
venticello fino a quando non iniziamo a sentire freddo, poi ci
rintaniamo sotto
le coperte.
“Devo scendere a
ringraziare la signora Meg.”
“Dopo.”
“Uhm, sì. Hai ragione,
sono stanchissima. Non ne potevo più di quel volo.”
“Anche io.
Mormora insonnolito per
poi cadere immediatamente addormentato, io lo seguo poco dopo e
probabilmente
continueremmo a dormire fino al giorno dopo se qualcuno non si
lanciasse sul
nostro letto rischiando di sfondarlo.
Ma chi diavolo è così
scemo da fare una cosa del genere?
Prima ancora di aprire gli
occhi la risposta lampeggia nel mio cervello: Thomas Matthew DeLonge Jr.
Apro gli occhi e trovo il
suo faccione sorridente a pochi centimetri dalla mia faccia.
“TOOOM!”
Urlo facendolo arretrare e
svegliando completamente Mark, che si alza, prende una maglia per farne
una
frusta e comincia a inseguire rabbioso il suo amico urlandogli le
peggio cose.
Tom scarta, corre, salta
come una scimmia e vomita scuse; io mi lascio cadere sul letto: ho mal
di testa
grazie a lui.
“Tom, che cazzo vuoi?”
Urla Mark.
“Ci hanno messo sotto
contratto!”
“Chi ha messo sotto
contratto chi? E sii convincente o con questa ti ci strozzo!”
Tom deglutisce.
“La MCA! Hai presente
quelli che Anne ha chiamato papaveri?
Beh, erano lì per noi, per
vederci suonare e li abbiamo convinti, tra due giorni abbiamo un
colloquio con
la casa e pare che comunque sia una proforma. Dicono che abbiamo
già un
produttore di nome Jerry Finn!”
Mark rinuncia all’istante
all’idea di strozzare Tom con la maglia e si limita a
guardarlo un po’
scettico.
“Come faccio a essere
sicuro che non è uno dei tuoi soliti scherzi, Tom?”
Lui gli porge una lettera
che Mark legge molto attentamente, inizialmente
la sua fronte si corruga, poi si distende e infine
abbraccia Tom urlando
cose senza senso.
Io lo guardo sbalordita
quando si dirige verso di me e mi alza dal letto, costringendomi ad
attaccarmi
come un koala a lui mentre mi fa fare una giravolta.
“Amore, tra due giorni
abbiamo un colloquio!!”
Urla a due centimetri
dalle mie orecchie, rischiando di farmi diventare sorda.
“Sono tanto felice per
voi! Ve lo meritate!
Siete bravissimi!”
Mark e Tom ululano di
gioia come due cani, credo che ormai i vicini pensino che siamo del
tutto
impazziti, che l’Australia ci ha rubato quel poco cervello
che avevamo.
“Evvai, stasera avrò un
motivo per fare sesso!”
Mark gli lancia la
maglia/frusta addosso.
“Stai parlando di mia
sorella, porta un po’ di rispetto! Bestia!”
Tom lo guarda un attimo
senza capire, poi la sua bocca diventa una O perfetta e si porta una
mano
davanti alla bocca.
“Scusa, Mark. Stasera
usciamo a festeggiare?”
“Forse sì. Adesso lasciaci
dormire!”
“Va bene, posso dormire
qui? Non ho voglia di tornare a casa.”
Mark annuisce.
“Sul divano e fai poco
casino!”
Tom annuisce e finalmente
lascia la nostra camera, Mark si butta a peso morto sul divano. La
faccia
sepolta nelle lenzuola.
“Ancora non ci credo che
una major voglia noi sotto contratto, siamo così poco
adatti.”
“Per me hanno visto del
talento in voi, quelli non sprecano soldi a buffo, lo sai.”
Mark annuisce e striscia
verso di me per poi attirarmi in un abbraccio.
“Quanta gente ci darà dei
venduti?”
“Nessuno, se voi farete
quello che volete e in cui siete bravi a fare.”
Lui sospira.
“Dai, dormiamo.”
Io annuisco e finalmente
riusciamo a riprendere il sonno interrotto da quell’essere
che ora dorme sul
nostro divano.
Sogno cose strane che mi
lasciano addosso una sottile inquietudine al risveglio, è
come se quello che
adesso ho fosse in bilico, ho l’impressione che presto un
cataclisma lo distruggerà.
Reggeremo alla fama?
Che domanda sciocca, siamo
sopravvissuti a mia madre e al tour, perché non dovremmo
sopravvivere a questo?
Con questi pensieri vado
in cucina – costatando che Tom dorme della grossa –
e apro il frigo: dentro c’è
una teglia di lasagne, regalo della signora Meg.
Visto che i due maschietti
dormo ancora scendo dalla mia vicina per ringraziarla, busso alla porta
e vengo
accolta dal signor Fitzpatrick.
“Buonasera, signor
Joshua.”
“Buonasera anche a te,
Ruby. Siete tornati da poco?”
“Qualche ora. Dov’è sua
moglie?
Vorrei ringraziarla per
aver dato una sistemata al nostro appartamento e per le
lasagne.”
“In cucina.”
La raggiungo in cucina e
la trovo intenta a preparare da mangiare.
“Signora Meg…”
“Ciao, Ruby!”
“Buonasera, sono venuta a
ringraziarla per aver sistemato il nostri appartamento e per le
lasagne. Io e
Mark le siamo grati.”
“Figurati, per così poco.
Per me siete come due figli.”
“Grazie mille lo stesso.”
Dico io rossa come un
pomodoro.
“Adesso la lascio cucinare
e poi devo svegliare Mark e Tom per la cena.”
“Va bene. Buona cena,
tesoro.”
“Buona cena anche a lei.”
Salgo al mio appartamento
e trovo Mark e Tom svegli che contemplano la lettera della MCA.
“Dov’eri?”
“Dalla signora Meg, l’ho
ringraziata per aver pulito il nostro appartamento e per la
cena.”
“Cena?”
Lo sguardo di Tom si
pianta nel mio, speranzoso.
“Sì, ci sono delle lasagne
nel frigo e ora vado a metterle in forno.”
“Che bello!”
Urla Mark.
“Devi provarle, Tom, sono
spettacolari!”
“Se Ruby mi lascia
rimanere a cena.”
“La cena è compresa nel
fatto che tu abbia dormito qui.”
Dico divertita avviandomi
verso la cucina, dove inforno le lasagne, e poi mi siedo sul divano con
loro.
Non mi sento molto bene,
il profumo delle lasagne – che di solito amo – mi
ha dato un conato di vomito.
Probabilmente è colpa del
jet-lag, mi dico, non può essere altro, vero?
Soffoco così i timori di
una mia possibile gravidanza, perché capiterebbe nel momento
peggiore della
vita, adesso che forse qualcuno si interessa ai blink-182.
Venti minuti dopo siamo
tutti riuniti intorno alla tavola e mangiamo con gusto le lasagne di
Meg
Fitzpatrick, la mia nausea è momentaneamente archiviata.
“Dove andiamo a
festeggiare?”
“Soma! Chiama anche Trav e
gli altri.”
“Lo farò… dal vostro
telefono.”
Io annuisco e lui si
attacca al nostro apparecchio, chiama Trav, Matt (e David), mia
sorella, Skye e
Hayley dandogli appuntamento per le dieci fuori dal Soma.
“Bene, ragazzi e stasera
ci si ubriaca.”
“Non esagerare!”
Gli ringhia Mark.
“Stai tranquillo, non farò
del male a tua sorella, la amo.”
Mark sembra convinto
perché annuisce con un basso grugnito.
“Come mai sei tanto
protettivo con Anne, Markey?”
“Perché è la mia
sorellina, l’ho sempre protetta e continuerò a
farlo anche se questo
significasse mettermi contro di te.”
Tom annuisce.
“È una ragazza speciale.”
“Molto speciale.”
“Non è adorabile il modo
in cui protegge Anne, Ruby?”
Io annuisco,
stiracchiandomi.
“Certo che lo è! Per
questo e altre cose lo adoro!”
“Ah, che carini! A tra
quanto il matrimonio?”
Io e Mark rimaniamo
entrambi senza parole, tra noi non si è mai parlato di
matrimonio e non
sappiamo cosa dire a Tom, che si accorge del nostro disagio e comincia
a
muovere le mani avanti e indetro.
“Scusate, non sapevo fosse
un argomento delicato!”
Vado a fare una doccia.”
Detto questo si eclissa
rapidamente lasciandoci parecchio in imbarazzo.
“Hai mai pensato a noi due
sposati?”
“Beh, sì. Ogni tanto mi
immagino come sarebbe il matrimonio. Sai,l’abito bianco, il
bouquet, quelle
cose, ma poi penso che siamo ancora giovani per sposarci. O
no?”
“Anche io penso la stessa
cosa. Speriamo che Tom non faccia una delle sue docce secolari o alle
dieci
siamo ancora tutti qui.”
Io annuisco,
fortunatamente dieci minuti dopo Tom si presenta in salotto mezzo nudo.
“Copriti, scostumato!”
Gli urlo lanciandogli un
cuscino, lui corre in camera nostra, io invece a farmi una doccia.
Finito, è il turno di Mark
e dopo un po’ siamo tutti pronti per uscire e chiudo a chiave
l’appartamento.
Saliamo tutti nella
macchina di Tom, che per l’occasione mette a palla
“Dude Ranch”,
cantando tutte le canzoni a
squarciagola.
Arriviamo che sono già
tutti là, chiacchierando e in attesa di veder arrivare quel
mattoide di Tom.
Quando finalmente ci
facciamo vedere, Erin avanza battagliera verso di lui.
“Allora, DeLonge! Perché
ci hai convocati qui la prima sera che posso stare con il mio
ragazzo?”
“Perché c’è qualcosa da
festeggiare, tra due giorni abbiamo un colloquio con la MCA.”
Erin ammutolisce e poi gli
salta in braccio, urlando come una matta.
La serata inizia bene.
La
serata prosegue al
meglio dentro al Soma, tra musica alta e alcool.
Tom ordina per tutti il
primo giro di birra e poi lui e Mark iniziano a fare i cretini, fino a
che io e
Anne li facciamo scendere dal tavolo e li convinciamo a pogare.
È durante il pogo che
succede qualcosa di strano, ho di nuovo la nausea e questa volta sono
costretta
a correre in bagno se non voglio vomitare in mezzo alla pista.
Mark, per fortuna, non si
accorge di nulla e attribuisce la mia aria stanca al jet-leg, io gli
dico che
probabilmente è così: la prospettiva di una
gravidanza mi spaventa molto.
Sarà meglio tenere
d’occhio come vanno le cose nei prossimi giorni.
Mi siedo al nostro tavolo
meditabonda, cosa succederebbe se fossi davvero incinta?
Poco dopo Erin si siede
accanto a me.
“Stai meglio?”
Mi chiede bevendo una
sorsata della birra di Tom.
“Come fai a sapere che
stavo male?”
Lei alza le spalle.
“Siamo gemelle, quando sei
corsa in bagno a vomitare anche a me si è rivoltato qualcosa
nello stomaco.”
Io rimango un attimo in
silenzio.
“Adesso sì, ma ho paura.”
“Temi di essere incinta?”
“Sì.”
Il mio è un sussurro a
malapena udibile, ma lei lo sente lo stesso.
“Mark non ti lascerà da
solo, se fosse così.”
“Gli rovinerei la vita.”
“Non ti mettere in testa
questa cosa, ti prego.”
Io non dico nulla e spero
con tutta me stesse che tutti questi strani sintomi siano solo cose
dovute al
jet-lag.
“Vuoi tornare in pista?”
“Sì, dai!”
Pogo ancora un po’, poi
torno al tavolo e ci rimango, troppo stanca per fare qualsiasi cosa.
Questa
serata ha preso una piega che non mi piace e che mi fa paura.
Incinta io? A
ventitré anni?
È troppo presto, non so se
sarei in grado di fare la madre e se Mark vuole un figlio.
“Ruby, piccola?”
“Sì, Mark?”
“Sei stanca, vuoi che
andiamo?”
“Sì, ma non voglio
rovinare la festa a tutti.”
Lui sorride e si siede
vicino a me.
“Dai, ti tengo compagnia.”
“Mi abbracci?”
Gli chiedo, un po’ timida,
lui mi fa cenno di sedersi sulle sue gambe, cosa che io faccio ben
volentieri
perché presto mi ritrovo avvolta dal suo abbraccio.
“Presto la nostra vita
cambierà. Ho un po’ paura.”
“È il tuo sogno che si
avvera, non dovresti averne.”
“Ho paura che sarò
costretto a sacrificare qualcosa.”
Io rimango un attimo in
silenzio.
“Non pensiamoci, ok?
È inutile farlo ora,
meglio goderci questi due giorni, no?”
Lui annuisce e torniamo a
guardare la pista del locale piena di gente che si muove a ritmo con la
musica.
Signore, ti prego, fa’ che
non sia incinta! Non saprei come dirlo a Mark, visto che gli devo anche
dire
dello stage.
Dopo un po’ ci raggiungono
anche gli altri, sono già stanchi perché il
jet-lag si fa sentire anche su di loro
per fortuna.
“Beh, ragazzi direi che la
festa è finita, ci si rivede.
Travis, ci troviamo alle
nove fuori dalla sede della MCA, va bene?”
Lui annuisce.
“E adesso io e la ragazza
andiamo a festeggiare privatamente. Ciao a tutti!”
Mark grugnisce un “Ciao”
tra i denti che mi costringe a dargli una gomitata.
“Tom, aspettaci. Devi
riportarci a casa!”
Urlo io, facendo alzare
Mark.
Ci avviamo tutti e quattro
verso il parcheggio e saliamo in macchina, Anne si addormenta subito
sul sedile
passeggeri.
“Credo che non
festeggerai.”
Dice acido Mark.
“Mark, che palle!”
“Va bene, Tom.”
Tom ci riaccompagna fino a
casa e poi ci saluta, Tom e Mark si scambiano le loro solite battute
dementi,
poi finalmente la macchina riparte.
Saliamo fino al nostro
appartamento cercando di fare meno rumore possibile, gli altri
condomini
dormono già tutti.
Arrivati a casa, mi butto
sul letto e crollo addormentata senza nemmeno aspettare Mark.
Ho una stanchezza
dell’altro mondo che mi opprime in una maniera assurda,
nemmeno avessi scalato
una montagna.
Mi sveglio durante la
notte – in preda alla nausea – e mi accorgo che
Mark mi ha abbracciato nel
sonno, con delicatezza sposto il suo braccio e controllo che sia ancora
immerso
in un sonno profondo.
Lo è.
Io corro in bagno e vomito
di nuovo, non so bene cosa, so solo che quando mi rialzo mi sento da
schifo e
lo spettro di una gravidanza si fa sempre più vicino.
Torno a letto stanca e
triste, nonostante la stanchezza ci metto circa un secolo a prendere
sonno e il
rumore dei miei pensieri si fa assordante.
Svegliarsi la mattina in
queste condizioni non è facile, ci metto un po’ e
sento Mark trafficare in
cucina. Mi alzo e lo trovo intento a preparare la colazione,
sorridendo, mi
siedo al tavolo e lo guardo.
“Ben svegliata. Volevo
portarti la colazione, ma mi hai preceduto.”
“Grazie, che dolce che
sei.”
Lui sorride imbarazzato,
solo con me si mostra in questo modo. Al fischio della moka la spegne e
mi
porge il caffè, sul tavolo ci sono già i biscotti
e la sua tazza di cereali con
una brocca di acqua vicina.
Io me lo godo e guardo il
mare, oltre la testa di Mark: è piatto e grigio oggi.
Qui è una giornata di
febbraio un po’ piovosa, di quelle che ti invitano a rimanere
a letto, invece
mi tocca alzarmi e andare alla casa editrice a ritirare del nuovo
lavoro e uno
stipendio.
“Tu cosa pensi di fare?”
Chiedo a Mark.
“Non lo so.”
Si gratta la testa.
“Non so se chiedere di
nuovo il mio vecchio lavoro visto il colloquio, credo che ci
penserò dopo
quello. Adesso vado a farmi un giro e poi vado allo skate
park.”
“Ok, io penso di andare
alla casa editrice. Mi dai un passaggio per favore?”
Lu annuisce e ci cambiamo,
poi come promesso mi porta alla casa editrice, il mio capo mi chiede
genericamente come va e nota la mia faccia un po’ smunta.
Io gli dico che è il
jet-lag, lui annuisce distratto e mi dà il materiale da
correggere e la busta
paga, io lo saluto e me ne vado.
Questo tempo di merda ti
fa venire voglia di infilarti in uno starbucks e aspettare che esca il
sole, io
lo assecondo. Appena trovo uno dei locali prendo un frappuccino e do
un’occhiata alla mia mole di lavoro: libri di testo
scolastici, libri gialli,
libri di qualche aspirante scrittore a cui è stato concesso
di pubblicare.
Una rottura di palle.
Tutto ultimamente mi
sembra una rottura di palle, lo stage nel Regno Unito invece mi alletta
parecchio, ma non so cosa fare. Lui
potrebbe non prenderla bene.
La testa all’improvviso
inizia a girarmi e
la nausea mi sommerge
come un’onda malefica, vorrei poter resistere invece crollo
sul tavolo di
starbucks, riuscendo a malapena a mettere in salvo i documenti.
Cosa diavolo mi sta
succedendo?
Non ne ho idea, so solo
che mi risveglio in ospedale con una sorridente dottoressa vicino al
mio letto.
“Ben svegliata, signora.
Non si preoccupi, non è nulla di grave, è stato
solo un calo di zuccheri, lei e
il bambino state bene.”
“Ba-bambino?”
Farfuglio io, lei mi
guarda sorpresa.
“Non sapeva di essere
incinta?”
Io scuoto la testa.
“In tal caso, complimenti,
lei è incinta di quattro mesi e parrebbe un bel maschietto,
anche se piuttosto
timido.”
Oh. Mio. Dio.
Angolo di Layla
Ringrazio LostinStereo 3
e DeliciousApplePie
per le recensioni. Grazie mille <3!