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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    18/10/2013    3 recensioni
(Questa fanfic non tiene conto del corso del manga a partire dal cap.575)
Tobi ha vinto, Naruto è stato sconfitto e assieme a Killer Bee è imprigionato in un luogo segreto e assolutamente inaccessibile, introvabile, dove i due demoni aspettano solo di essere prelevati dalle loro forze portanti e aggiunti alla preziosa collezione dell’uomo mascherato.
Madara ha vinto, i cinque Kage sono suoi prigionieri e tenuti in pessime condizioni affinché non si ribellino, mentre l’ultimo Uchiha spadroneggia su Konoha e ha tutte le intenzioni di piegare i rappresentanti delle cinque terre al suo volere.
Kabutomaru non accenna a disattivare la sua tecnica, che gli permette il controllo delle forze portanti e di tutti gli alleati defunti di cui necessita, senza contare che sia riuscito a distruggere i sigilli sui resuscitati sigillati e li abbia riportarti sotto il suo volere.
Le Cinque Terra ninja sembrano essere in ginocchio, mentre i suoi Shinobi sono imprigionati, schiavizzati e tenuti sottomessi con qualsiasi forma brutale di repressione.
Ma nonostante tutto, nessuno di loro ha la minima intenzione di permettere che esseri tanto oscuri e spregevoli vincano sulla loro dignità e sulla terra dei loro cari.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avventure!'
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Note Autrice:
Buonasera!
Mi scuso per i tre giorni di ritardo, ho traslocato e quindi avuto un pò di cose da fare!
Ma spero che il capitolo non vi lascerà delusi ;)
Dunque, faccio una piccola premessa che mi sembra lecita: questo capitolo è, in un certo senso, incentrato sulla figura di Sakura. Metto in chiaro che io la detesto in ogni modo possibile, ma proprio per questo ho voluto scrivere di lei, cercare di darle una sorta di rivalsa senza affibbiarle degli strapoteri che non le apparterrebbero.
L'ho resa più matura, credo, nonostante una bella batosta se la prenda (chi legge gli spoiler, alla fine del capitolo capirà perchè e credo che molti concorderanno xD).
In questo tratterò dei "buoni" (non lasciatevi ingannare dalle apparenze...) mentre il prossimo sarà sui dittatori.
Buona lettura!
PS. il titolo del capitolo è un'opera di Verdi, che io amo, e che credo rievochi molto le dinamiche della storia ;)



 
La forza del destino

Una teca di vetro, creata dai migliori maestri degli elementi della terra, era posta su di una roccia, in una nicchia scavata nelle profondità di quel covo che andava via via allargandosi, per esigenze tecniche.
Una teca che conteneva un corpo privo di vita, il pallore che rispecchiava la totale assenza di sangue circolante, nonostante l’ossigeno fosse stato allontanato dal corpo appositamente perché non lo distruggesse, non completamente almeno.
Lo avevano trovato durante la fuga, o il salvataggio in base a come lo si interpreta: Sasuke avrebbe voluto proseguire, indifferente dinnanzi ad un simile lutto, mentre il Kazekage si era opposto fermamente.
Gli aveva insegnato tanto, quel vecchietto scorbutico, e lui mai gli avrebbe mancato di rispetto soltanto per un paio di ferite.
Il singhiozzare sordo della nipote di Onoki si udiva sommessamente in gran parte della caverna, accanto a lei Matsuri cercava di consolarla: non c’erano parole per descrivere tale dolore, non c’erano spiegazioni o consolazioni ad una brutalità che non sembrava avere fine.
Era un avvertimento, chiaro e tondo. Non avrebbero giocato ancora a lungo e sapere che la Mizukage ed il Raikage fossero ancora nelle mani di quei folli non lasciava tranquillo nessuno: avevano promesso di occuparsi delle terre, piuttosto che dei loro capi, ma un pensiero doloroso era pressoché spontaneo.
La lasciarono sola, nelle mani della dolce kunoichi di Suna, mentre tutti gli altri riprendevano le loro mansioni: l’arrivo dei due Uchiha ed il ritorno di due cercoteri aveva risollevato il morale, ma la morte di una persona cara non aveva aiutato a mantenere alta la determinazione.
Solo un’infinita rabbia.
 

- Dovrai guardarmi in quel modo ancora per molto? –
 
L’espressione appena scocciata del giovane Uchiha era sotto gli occhi di tutti i presenti, quello che un tempo era stato il Team 7 si trovava riunito in una stanza che gli era stata lasciata.
Avevano molto da dirsi, o forse nulla.
Kakashi non cambiò minimamente l’intensità del proprio sguardo, l’iride nera che percorreva il profilo dell’allievo come stesse studiando il suo peggior nemico.
E sì, l’affetto lo stava reprimendo con una fatica immane.
 

- Finché non mi convincerai di quello che hai detto poco fa, ovviamente. –
 
Disse riferendosi alle blande spiegazioni che Sasuke aveva dato riguardo tutto ciò che aveva fatto e detto fino a poco detto prima, dall’abbandono, al tradimento alla neutralità e all’indifferenza rispetto alla guerra che aveva travolto le nazioni.
 

- Perché adesso? –
 
Continuò il maestro, mentre Naruto e Sakura rimanevano quasi in disparte, cercando di percepire emozioni e sfumature di quel volto ora maturo, ma ancora impassibile, impenetrabile, maledettamente freddo…
Avrebbero voluto abbracciarlo, stringerlo forte e dirgli che poteva tornare, dirgli che lo avrebbero accolto come prima, dirgli che per loro era sempre stato solo un amico, mai un nemico…
Eppure non potevano mostrarsi in quello stato, non dinnanzi a colui che, di fatto, non ci aveva pensato due volte a tradire il mondo intero.
 
- Perché mi conviene. –
 
Una risposta sincera, tanto tagliente da lacerare l’animo dei presenti.
Sakura perse un battito, gli occhi chiari lucidi, il cuore che non voleva ancora cedere all’evidenza, nonostante tutto: di chi era stata innamorata per tutti quegli anni?
Kakashi non si scompose, eppure quella fiammella di speranza che aveva in corpo, seppur flebile, cominciò a dare evidenti segni di abbandono totale.
 

- Non è così, Sasuke! Sappiamo tutti che avresti potuto prendere questa decisione molto tempo fa, se sei tornato adesso significa che qualcosa è cambiato! –
 
Non perdeva la speranza, quel biondino, nemmeno di fronte alle ferite più profonde.
Avanzò di un passo verso l’amico, le braccia aperte, le iridi celesti sfiorate dalla determinazione più sincera.
Si volse verso di lui, lo trapassò con quello sguardo ce un tempo era stato buono, poi oscuro, ed ora ancora indecifrabile.
 

- Cosa pensi di sapere, Naruto? Essere capace di domare una forza come quella del novecode non ti ha dato la capacità della totale onniscienza. Questo sì, lo dovresti sapere. –
 
Non aveva risposto alla sua domanda, e lo sapevano entrambi.
Sembrava si fosse trattenuto, volesse temporeggiare, ancora incapace di rispondere a tutti gli effetti: perché, probabilmente, una risposta effettiva non l’aveva.
Ma Naruto non si arrese, non così facilmente: aveva lottato per tutti gli ultimi anni nella speranza di raggiungerlo, di guadagnarsi ancora la sua fiducia, il suo rispetto, di riportarlo finalmente a quel legame che credevano perduto.
Ma non sapeva che ciò che si sfalda non potrà ma tornare come era prima.
 

- Io so solo che se anche siamo cambiati qualcosa è rimasto. E’ una cosa che sento io, sente Sakura e il maestro Kakashi. E sono certo che la senta ance tu. –
 
Tentò di nuovo, con quelle parole forse troppo profonde per un animo rimasto congelato per molto tempo.
Eppure, nonostante l’impassibilità, l’incontro con il fratello lo aveva cambiato, aveva riaperto in lui ciò che Orochimaru aveva chiuso a forza, spinto dai rancori, dalla rabbia, dalla voglia d’odio e di vendetta.
Ma mai, mai avrebbe ammesso di aver faticato tanto per abbandonare ciò che era, per abbandonare loro
 

- Se la sento, non la riconosco. –
 
Non era una risposta negativa, ma nemmeno positiva.
Era la verità, dopotutto a loro non l’aveva mia negata, nel bene e nel male.
Kakashi tacque, ancora diffidente: lo avrebbe perdonato, se avesse potuto, ma era consapevole del ruolo che doveva ricoprire e della precarietà di quella situazione.
Naruto accennò ad un sorriso, alzò il pollice e sfoderò una delle sue espressioni più sincere e determinate: non gliel’avrebbero tolta, quella determinazione, quello spirito, quella volontà del fuoco. Mai.
 

- Vorrà dire che la nostra prossima missione sarà questa! Dico bene, maestro Kakashi? –
 
Chiese volgendosi al maestro, un sorriso a trentadue denti che non ammetteva risposte negative. Eppure, mentre il biondo continuava a sperare e Sasuke a cercare di capire, di cambiare almeno parzialmente ciò che gli aveva invaso la mente negli ultimi anni, qualcun altro aveva già deciso di mettere da parte le parole.
Sakura si avvicinò all’Uchiha, lentamente, il capo abbassato e gli occhi ancora lucidi, ma invisibili al ragazzo.
L’ultima volta che aveva pianto davanti a lui pensava di averlo perduto per sempre.
Si fermò ad un passo da lui, zittendo i presenti con la sua sola determinazione: aveva passato troppo tempo a piangere, lo sapeva, e mai avrebbe continuato a farlo ancora, a sbagliare.
Alzò il capo quasi di scatto, le iridi chiare si specchiarono in quelle del moro, le quali rivelarono un certo stupore: non era più la ragazzina frignante che aveva conosciuto, nemmeno la compagna di squadra debole ed incapace.
Non sapeva dire cosa fosse diventata, forte quanto lui no di certo, ma la luce che le brillava negli occhi aveva qualcosa di molto, molto potente.
 

- Abbiamo creduto in te ogni istante della nostra vita, Sasuke, rivolto a te ogni nostro pensiero anche quando tu ci avevi rinnegati con tutta l’anima. –
 
Fece una pausa, minuscola, eppure efficace quanto una lama tagliente.
 

- Ora tocca a te. Ora o mai più. –
 
Non credeva che avrebbe mai detto una cosa simile, non a lui almeno.
Mai avrebbe creduto di essere capace di dare un ultimatum: eppure lo sapeva, che in quel momento toccasse a lei mediare la troppa fiducia di Naruto e la troppa diffidenza del maestro.
Per una volta era stata lei a prendere una decisione…
Per una volta Sasuke la guardò con occhi alla pari.
 

Bevve un sorso abbondante di quel liquido rossastro che Sakura gli aveva preparato, mentre si sforzava di rimanere seduto in una posizione decente sulla seggiola.
Cercava di riprendersi, la degenerazione degli organi interni pareva essersi arrestata, forse non completamente, ma rimaneva comunque da reintegrare ciò che gli era stato danneggiato.
Così, mentre cercava di riprendersi, Shikaku gli aveva esposto la situazione, la loro organizzazione, la squadra che era partita per Kiri e la presenza di Itachi Uchiha.
Gaara aveva ascoltato attentamente ogni cosa, senza mostrare il minimo segno di dolore: ne aveva provocato troppo, per troppi anni, perché proprio lui si permettesse di lamentarsi.
 

- Questo è quanto, Kazekage. Attendiamo qualche sua eventuale informazione riguardo i movimenti di Kabutomaru, Tobi e Madara Uchiha…-
 
Appoggiò il bicchiere sul tavolo, le iridi chiare si soffermarono attentamente sui presenti, ma senza alcuna ombra di un’espressione altezzosa: dopotutto, aveva la metà degli anni dei presentii, anche se questo non sembrava turbare nessuno.
 

- So che ci hanno torturati uno ad uno. L’Hokage è stata torturata da Madara, il quale sembra però aver preso degli accordi con Orochimaru e da quello che so ora lei è in mano a quella serpe… -
 
Il capoclan Nara assottigliò lo sguardo, un misto di stupore e disgusto mentre gli altri bisbigliavano tra di loro.
Gaara non si scompose, non più di tanto almeno: non era a conoscenza dei piani dell’Uchiha né del suo patto col signore dei serpenti, motivo per cui perdere tempo a riflettervi non avrebbe portato a nulla.
E questo, a malin cuore, lo sapevano bene anche gli abitanti della Foglia che tanto dovevano a quella donna impetuosa.
 

- Il Raikage so che ha avuto uno scontro con Kisame e Kabutomaru e, da quello che ho capito, quest’ultimo ne è uscito con qualche problema di troppo, considerando che non abbia proseguito gli interrogatori. –
- E’ riuscito a fuggire? –
 
Domandò Darui, l’impassibilità dipinta su un volto che mostrava soltanto dedizione ed estrema fedeltà verso un uomo per cui avrebbe dato qualsiasi cosa, oltre ad una stima profonda.
 

- Non saprei dirlo, ma temo di no considerando che siano intervenuti il trecode e il seicode. Non so altro su di lui. –
 
Ammise, purtroppo era sempre rimasto incatenato in quella stanza, poteva avvalersi soltanto delle voci che sentiva casualmente o di qualche parola di troppo di Kabutomaru durante gli interrogatori.
 

- E della Mizukage? Ha notizie? Sta bene? –
 
Il Kazekage incrociò per un attimo lo sguardo profondamente preoccupato di Choujuro, l’animo in pena da parecchi giorni per la salute della sua amata kage.
Avrebbe preferito tagliarsi un braccio, piuttosto che pronunciare quelle parole: ma erano alleati, compagni, e in quanto tali era necessario che tutti sapessero… sapessero la verità.
 

- Di lei ho solo udito un urlo straziante.-
 
Perse un battito, forse due. Le labbra rimasero dischiuse sin a quando Anko non gli appoggiò una mano sulla spalla: non era materna né affettuosa, l’allieva del sennin, ma conosceva il dolore di un cuore trafitto e disperato.
 

- Se è viva, la salveremo. Lei come chiunque altro. –
 
Erano parole di promessa, parole dettate dalla rabbia, dalla voglia di rivalsa, di vendetta, di riscatto…
Parole che avevano intrinseche una determinazione fuori dal comune, condivisa in diversi modi da tutti.
Non venne nominato lo Tsuchikage, sarebbe stata una rievocazione inutile: il lutto era ancora vivo nel cuore di tutti, bruciava come una fiamma di sterminio.
Itachi non parlò, rimase in silenzio ad osservare ed ascoltare: era cambiato davvero molto, quel mondo. Era cambiato tanto da aver distrutto diverse terre, reso schiavo e fuggitivo un popolo legittimo, torturati a morte i loro capi e mentori.
Eppure sorrise, dentro di sé: sorrise perché mai nella sua vita aveva visto tanti cuori ed animi uniti, saldati assieme così strettamente.
E sapeva che non ci sarebbe stata forza più grande di quella.
 

- Mi complimento per la pianificazione, Shikaku Nara. Prima del mio arrivo avevate progettato qualcosa in particolare? –
 
Le parole di Gaara, nascoste dietro ad una qualsiasi formalità, spezzarono la tensione del momento.
Shikaku respirò profondamente, prima di parlare a nome di tutti i presenti e non.
 

- Sì. Ci siamo resi conto che, per quanto Madara, Tobi e Kabutomaru possano essere forti, senza le forze portanti risulterebbero meno pericolosi. Dunque, la nostra idea sarebbe quella di usufruire dello Sharingan di Itachi e Sasuke Uchiha per portarne il più possibile dalla nostra parte: anche se Naruto e Killer Bee restano i più forti, sarebbero comunque due contro sette, e nessuno di noi riuscirebbe a tenere testa ad un esercito del genere. –
- Senza contare che Madara non abbia ancora mostrato tutte le proprie potenzialità e che gran parte dell’Akatsuki sia ancora sotto il controllo di Kabutomaru. –
 
Aggiunse Darui, al quale non sembrava sfuggire nemmeno un minimo dettaglio.
Gaara ascoltò attentamente, abbassando lo sguardo solo per un attimo, un’espressione pensosa dipinta sul volto.
 

- Significa obbligarli di nuovo a fare qualcosa. Schiavizzarli. –
 
Constatò a malin cuore: nessuno meglio di lui, in quella stanza, poteva dire di comprendere appieno la situazione.
 

- Se non saranno in grado di liberarsi autonomamente dall’Edo Tensei… Sì, è l’unica soluzione. Ma credo che loro sarebbero d’accordo. –
 
Intervenne questa volta Itachi, beccandosi un’occhiata generale dei presenti.
Il Kazekage ancora non si scompose, come se la questione riguardasse parte integrante della sua vita: anche lui era stato emarginato, usato e schiavizzato dall’odio delle persone che lo circondavano, quindi comprendeva benissimo lo stato d’animo di quelle forze portanti che si ritrovavano ad essere utilizzate come armi prima da uno schieramento e poi dall’altro.
 

- D’accordo. Ma voglio parlare con loro, prima di decidere se dovranno intervenire o meno in queste battaglie. E vorrei che Naruto fosse con me. –
 
Espresse un semplice desiderio, senza impartire un ordine.
Naruto, in fondo, gli aveva insegnato anche questo.
 

- C’è un piccolo dettaglio da organizzare, prima di tutto questo, Kazekage… -
 
Sottolineò Shikaku, incrociando le braccia sul petto, mentre altri shinobi appoggiavano sul tavolo alcune carte e materiale per scrivere o disegnare.
 

- …dobbiamo riuscire a catturarli, questi cercoteri. E senza subire perdite. –
 

Piombarono improvvisamente, senza preavviso, senza nemmeno dare il tempo alle sentinelle piazzate nei dintorni di rendersene conto.
I primi ad accorrere a quell’entrata che stava diventando fin troppo trafficata furono coloro che non erano impegnati nella riunione, come Shikamaru, Kakashi e Naruto.
Si fermarono quasi di colpo nel vedere dinnanzi a loro l’Hokage, già in forze nonostante l’aspetto lasciasse trasparire una precedente sofferenza: sì, Madara l’aveva torturata in ogni modo possibile, vederla viva fu un sollievo non indifferente.
Non indossava i propri abiti, il corpo prosperoso era coperto da innumerevoli bendaggi e vestiva un kimono chiaro sino alle ginocchia, due lunghi spacchi ai lati e privo di maniche, mentre i capelli dorati erano raccolti in due code basse come sempre.
Affianco a lei, la gelida figura di Orochimaru sorrideva quasi maliziosamente: no, lui non era mancato a nessuno, eppure il Kazekage aveva anticipato un’alleanza simile.
 
- Nonna Tsunade! -

- Quinto Hokage, è un sollievo vedere che sta bene. –
 
Si affrettò a dire il ninja copia, sinceramente sollevato nel vederla, mentre lo sguardo dell’impetuosa donna sembrava lontano anni luce da quel momento: i sensi erano attivati al massimo, percepiva ogni tipo di chakra presente in quel luogo, ne riconosceva l’identità come se li avessi impressi nell’animo, uno ad uno.
Si guardò intorno dopo un cenno di saluto, senza muoversi, sin quando le iridi ambrate non andarono a fissare intensamente un punto preciso di quell’atrio, ovvero l’entrata ad un piccolo antro scavato in profondità.
Si mosse decisa in quella direzione, ma una presa salda la fermò.
 

- Non sei nelle condizioni. –
 
Per un attimo le sue iridi ambrate incrociarono quelle gialle del compagno, come un tempo la sfida che continuavano a lanciarsi sfiorava la soglia della follia.
 

- Decido io per me stessa, correrò il rischio. –
 
Rispose seccamente, per poi liberarsi dalla presa con un gesto sgarbato e sparire dalla vista dei presenti.
No, non avrebbe lasciato morire Shizune. A qualsiasi prezzo.
Calò il silenzio nell’atrio, gli sguardi dei presenti fissavano il sennin dei serpenti con diffidenza, sdegno, alcuni persino ribrezzo.
Di tutta risposta, Orochimaru sembrava tranquillo come non mai, con quel perenne sorriso ironico stampato sul volto che no, non era nulla di rassicurante.
 

- Immagino di non essere il benvenuto, qui. –
 
Affermò con indifferenza, in fondo l’argomento non gli interessava più di tanto.
Fu in quell’attimo che arrivarono anche Sasuke e Sakura e su di loro andò l’attenzione del sannin, sull’Uchiha in particolare.
 

- Il mondo è davvero piccolo, Sasuke. –
 
Disse con un sibilo divertito, tanto che Naruto e Sakura si avvicinarono al compagno quasi d’istinto, uno sguardo contrariato che animava entrambi: no, non si era scomposto nemmeno questa volta, Sasuke.
Eppure dentro di lui qualcosa continuava a muoversi.
 

- Cos’hai in mente, Orochimaru?-
 
La domanda schietta di Shikamaru arrivò tempestivamente, quasi a voler interrompere quel gioco di sguardi che sicuramente non avrebbero condotto ad alcun vantaggio.
C’era tensione, fin troppa, eppure nessuno sembrava azzardarsi ad attaccare, non in una situazione come quella.
E, probabilmente, Orochimaru aveva previsto anche questo.
 

- Non vedo perché dovrei rispondere alla tua domanda. Il fatto che io abbia richiesto l’aiuto di Tsunade, così come io ne ho prestato a lei, non fa di me un vostro alleato. –
- Esattamente. –
 
Si affrettò a dire Anko a denti stretti, arrivata da qualche attimo assieme a pochi altri.
No, lei più di tutti non aveva la minima voglia di vederlo, di riportare alla mente vecchi ricordi, di riaprire ferite ancora troppo profonde per essere accantonate.
Orochimaru le rivolse solo uno sguardo, più serioso rispetto agli altri, ma non disse nulla.
 

- Ti vuoi vendicare su Kabutmaru, per averti fregato ogni tecnica e ricerca che tu hai condotto per tanti anni? E’ per questo che hai aiutato l’Hokage? –
 
Proruppe Naruto con quello sguardo ingenuamente determinato, nonostante la rabbia lo aizzasse ogni secondo di più, contro quello shinobi: traditore del villaggio, omicida del Terzo Hokage, causa dell’allontanamento di Sasuke  dalle loro vite e tutto ciò che ne aveva conseguito.
No, un individuo del genere era l’ultimo a cui avrebbe voluto stringere la mano.
Orochimaru si limitò a sorridere di nuovo, inclinò appena la testa di lato e gli puntò addosso quelle iridi spaventosamente gialle: enigmatico ed indecifrabile, come sempre, con quella nota di divertimento perenne che dava l’idea di un sapere smisurato, fin troppo pericoloso.
 

- La vendetta è per le teste calde, novecode. Io sono sempre stato un tipo riflessivo. –
 
Fece una piccola pausa, quasi a volersi gustare meglio il nervosismo presente sul volto di ognuno di loro: li guardava dall’alto, in un certo senso, con quel fare superiore che lo aveva sempre caratterizzato, più o meno legittimamente.
 

- Kabutomaru è molto forte, adesso. Eppure ha un terribile difetto: ha paura.
  Paura di perdere qualcosa che crede gli appartenga… ed è ciò che lo porterà alla rovina. –

 
Non era un tono rassicurante, i dettagli che aveva volutamente tralasciato non presagivano nulla di buono.
In un certo senso, sapere che Kabutomaru avesse un punto debole e quindi potesse essere sconfitto aveva sicuramente tranquillizzato gli animi: ma chi, quindi, avrebbe vinto?
La risposta, data l’espressione di Orochimaru, era tutt’altro che scontata, ancora troppo lontana.
Passati pochi attimi si udì nuovamente un suono di passi avvicinarsi a quell’antro, passi stanchi ma carichi di una forza spropositata.
Tornò a mostrarsi ai presenti, il volto ulteriormente emaciato, quasi sciupato, la pelle divenuta pallida ed i muscoli indolenziti per il troppo sforzo: ma la sua espressione era ben lontana da quella di chi ha fallito.
 

- Maestra… -
 
Sakura le si avvicinò d’istinto, con tutte le intenzioni di aiutarla, ma il leggero sorriso che le aveva mostrato venne bruscamente eliminato con un sonoro schiaffo.
Il ciocco si udì ovunque, i presenti sgranarono gli occhi mentre la kunoichi indietreggiava di un passo reggendosi una guancia arrossata, le lacrime sul bordo delle palpebre.
E quell’espressione, perennemente dura e ferrea, che le pareva più severa che mai.
 

- Non ti ho addestrata per far morire i tuoi compagni, Sakura. Né tantomeno le persone a cui tieni! –
 
Aveva alzato la voce, anche se solo per una frazione di secondo.
Nessuno disse nulla, Sakura trattenne le lacrime soltanto per un attimo.
Non aveva mai picchiato nessuno, Tsunade, se non per un motivo in particolare: per difesa delle persone che amava.
Aveva riempito Jiraya di pugni perché era l’amico più sincero che avesse avuto, e mai gli avrebbe concesso di considerarla pari a chiunque altra, così come lui non era “chiunque” per lei.
Aveva dato piccoli buffetti a Nawaki perché lo amava più di ogni altra persona, e mai avrebbe voluto che per un suo mancato rimprovero continuasse a correre dei rischi.
Aveva mollato uno schiaffo a Sakura perché conosceva le sue capacità, e mai le avrebbe permesso di non metterle a frutto a pieno per indecisione o mancata fiducia in se stessa.
Si allontanò verso l’uscita nel silenzio generale che l’avvolgeva, mentre Orochimaru aveva preso a camminarle affianco, osservandola.
Naruto fece per avanzare, forse per fermarla, per chiederle spiegazioni, per inveire contro di lei per l’umiliazione che aveva fatto subire a Sakura, ma Kakashi gli appoggiò una mano sulla spalla, impedendo tutto questo.
Si fermò sul ciglio della caverna, la prosperosa Hokage, per poi volgersi ai presenti con una rapida occhiata: mai avevano visto un tale sguardo d’odio e determinazione impresso in quelle iridi ambrate.
 

- Moriranno, quei tre bastardi. E con loro perirà tutto l’odio e la violenza che hanno provocato. –
 
Parole cariche di rabbia, eppure di un’immensa speranza.
Avrebbe ammazzato Kabutomaru con le sue stesse mani, dopo aver visto in quale stato avesse ridotto Shizune. Poco ma sicuro.
 

- Continuate a seguire le indicazioni di Shikaku Nara e del Kazekage di Suna, rigorosamente e senza opposizioni. Questo è quello che vi chiedo, che vi ordino. Al resto provvederà chi di dovere, me compresa. –
 
E detto questo voltò loro di nuovo le spalle, sorretta da Orochimaru si allontanò sparendo nella selva.
Rimasero tutti lì, in silenzio: avevano ricevuto un ordine, avevano avuto un insegnamento e al contempo una nuova speranza.
Era stata dura, l’Hokage, maledettamente dura: eppure ognuno di loro era certo, in cuor suo, che quella forza fosse intrinseca anche nei loro cuori… e avesse solo bisogno di essere risvegliata.

 
  
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