2.
This
is a tale of a northern soul
Il Dio
degli Inganni vacillò, incapace di credere a ciò che le sue orecchie avevano
testè udito.
Razionalmente
parlando, la rivelazione non era poi così inaudita. Laufey era un re,
dopotutto, e garantirsi una discendenza era uno dei primi compiti di un
sovrano: un unico figlio – ripudiato, per di più – non era certo sufficiente
allo scopo. Eppure l’idea che colui che aveva di fronte fosse l’altro rampollo
del suo indesiderato padre biologico lo sconcertava.
Býleistr,
ripeté mentalmente, figlio di quel Laufey che lui stesso aveva ingannato e
ucciso con sommo piacere, Býleistr che era evidentemente nato con tutte le
buone caratteristiche che si richiedono a un principe jotun e che con ogni
probabilità era l’attuale detentore del trono del Reame dei Ghiacci Imperituri.
Býleistr, suo fratello.
Loki
serrò le palpebre per una frazione di secondo, ignorando la morsa che gli
chiudeva lo stomaco, e decise di non dare niente per scontato: non sapeva quali
storie si narrassero su Jotunheim circa il figlio perduto di Laufey, se se ne
narravano, né se il suo interlocutore era a conoscenza di esse e finanche del
tristo legame di sangue che sembrava unirli.
«Bene,
Býleistr figlio di Laufey.» disse dunque beffardo: «Continuo a non comprendere
cosa ti abbia spinto fin qui in cerca di un figlio di Odino.»
«Non di
un figlio di Odino, bensì di mio fratello.» rispose il giovane Gigante,
accorato.
L’asgardiano
contrasse impercettibilmente la mascella e la morsa nelle sue viscere si fece
forte come una tenaglia, ma poiché non proferì parola Býleistr proseguì:
«Ho
desiderato conoscerti di persona da quando ho scoperto che eri ancora in vita. Sarei
giunto prima, se non mi fosse stato detto che eri disperso nel vuoto tra i
mondi, e nell’apprendere del tuo ritorno ho atteso il momento opportuno.»
«Che ero
ancora in vita? Spiegati meglio.» lo interruppe il dio. Mantenersi impassibile
era difficile persino per lui, ora che pensieri inquietanti gli sfrecciavano
indisturbati nella mente come corvi impazziti. La vendetta per gli atti che
aveva compiuto contro gli jotun era la sola risposta plausibile che riusciva a
trovare per la presenza di Býleistr, e tuttavia questi seguitava a mostrare
un’espressione complice e commossa che preoccupava Loki più di una minaccia.
Preoccupava e incuriosiva, considerò tra sé.
«Sin
dall’infanzia ho ascoltato racconti sussurrati sul fratello maggiore che avrei
dovuto avere, scomparso in fasce prima ch’io nascessi, ma nessuno era in grado
di dirmi quale fosse la verità. O forse semplicemente nessuno voleva o poteva,
all’infuori di nostro padre.» il Gigante prese a spiegare, e il principe
rilassò appena le spalle; «Un giorno gli chiesi di parlarmi di te una volta per
tutte e lui mi confidò di averti perso durante l’ultima grande battaglia contro
Asgard. Mi disse che eri morto in quella furia, innocente ed inerme. Le voci a
corte e del popolo, però, erano di diversa opinione, e sostenevano che il primo
figlio del re era stato rapito dagli asgardiani in qualità di ostaggio. Non
scoprii mai quale delle due versioni fosse quella realmente accaduta, o se
entrambe o nessuna lo fossero, e in cuor mio accettai il fatto che non ti avrei
comunque mai incontrato. Avevo quasi cessato di rifletterci su quando i
principi del Reame Eterno e i loro compagni si presentarono su Jotunheim a
seminar zizzania: io non ero presente, ma mi venne riferito che uno di loro,
toccato da uno dei nostri, pareva essere divenuto color del ghiaccio. Poi
quello stesso principe tornò, da solo, per proporre a mio padre un patto che
avrebbe portato alla caduta di Asgard, e ad Asgard mio padre si recò per
onorarlo. Non fece mai ritorno e Jotunheim fu sull’orlo della distruzione, e
seppi che il principe del patto era stato scagliato nel Nulla Cosmico in seguito
a una lotta feroce.»
Býleistr
tese una mano fin quasi a toccare una spalla di Loki e il suo tono crebbe in
ardore:
«Compresi
allora che costui era il mio perduto fratello e che aveva tentato in ogni modo
di fermare gli asgardiani, venendo sconfitto.» concluse; «Chi uccise Laufey e
ci scagliò contro la luce di Yggdrasil? Fu forse Thor col suo maledetto
martello?»
«Sì.
Eppure non ebbero mai la certezza che il tradimento venisse da me.» rispose
piano il Dio degli Inganni, soppesando ogni singola parola. Se il suo glaciale
congiunto era davvero ignaro di come erano andate effettivamente le cose non
gli avrebbe certo rovinato l’illusione. Né avrebbe avuto senso dire che il
Padre degli Dei sosteneva che il sovrano suo avversario aveva deliberatamente
abbandonato il proprio primogenito a morire di stenti: in fondo, Odino avrebbe
potuto propinargli qualunque giustificazione, all’epoca, e una menzogna in più
sul suo conto non avrebbe fatto alcuna differenza.
Lo jotun
abbassò il braccio e inclinò la testa per squadrarlo cortesemente:
«Perché
hai deciso di salvare gli asgardiani, dopo ciò che ti hanno fatto?» indagò.
Il dio
sogghignò: «Ho un concetto assai ampio di rivalsa.»
«E
uniresti la tua rivalsa alla mia, se te lo chiedessi?»
Loki
stirò le labbra in un aperto sorriso tagliente: «Ecco dunque perché sei qui.
Che io sia o meno il tuo ritrovato fratello ha poca importanza. Intendi muovere
contro Asgard per vendicare Laufey e Jotunheim tutta e cerchi in me un alleato.»
affermò, e già la sua mente prese a valutare febbrile le possibili strade che
quello scenario gli prospettava dinnanzi. Collaborare onestamente con le genti
dei ghiacci era fuori questione, ma se ciò gli avesse garantito dei concreti
vantaggi avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco. Per lui per primo il fatto
che Býleistr fosse o meno il fratello di sangue che mai aveva avuto aveva poca
importanza – o non ne aveva affatto: il Dio degli Inganni disprezzava Jotunheim
con ogni fibra del proprio essere, e un ennesimo stolto parente non avrebbe
mutato il suo sentire.
«Hai
ragione, principe, è un alleato che vado cercando nella terra degli Æsir. Non
credere, però, che il nostro legame non m’interessi, poiché mi è prezioso,»
annuì l’altro, «e un accordo tra noi lo onorerebbe soltanto. Sbaglio, forse,
fratello mio?»
«Saprò
risponderti solo conoscendo i tuoi piani.» disse Loki.
Býleistr
sorrise, fremente, le iridi color del sangue che brillavano fiere nella
penombra:
«Ascoltami,
allora. Se tu aprirai per noi le vie segrete che conducono qui io guiderò il
mio esercito attraverso di esse. Attaccheremo Asgard senza che il Guardiano
riesca a scorgere in tempo il nostro arrivo, e saremo così rapidi che i soldati
di Odino non avranno modo di organizzare un’efficace controffensiva. E tu,
principe, ci aiuterai in questo dall’interno. Poi Asgard sarà tua e mia
Jotunheim, e uniti potremo conquistare qualunque altro reame.»
Il dio
inarcò un sopracciglio, attento a non mostrarsi troppo scettico. Se anche il
figlio di Laufey era sincero nell’offrirgli il trono della Dimora degli Dei e
un’alleanza militare duratura, dubitava che in seguito gli avrebbe lasciato
totale libertà di azione e controllo: sarebbe stato comunque il sovrano di un
regno sotto il giogo di Jotunheim. E per quanto Loki desiderasse ancora per sé
la corona di Asgard, continuava a mirare pure alla sconfitta definitiva dei
Giganti, quella che non aveva portato a compimento a causa di Thor.
«Se
decidessi di aiutarti dovresti accettare un paio di mie condizioni.» ribattè
quindi, e al gesto d’assenso dello jotun le specificò: «Non tornerai più qui
sino al giorno dell’attacco e lascerai che io agisca come ritengo più saggio
fidandoti del mio operato. Sarò io a venire a Jotunheim per convenire con te.»
«Accetto,
ovviamente. E mi fiderò di te, se tu farai altrettanto con me.» asserì Býleistr.
«Non ho
ancora finito.» lo interruppe l’asgardiano con voce asciutta; «Voglio che tu mi
garantisca che il Dio del Tuono verrà ucciso in battaglia, platealmente, senza
pietà. Voglio che tutti vedano e che non abbia scampo. Ma ordinerai che Odino,
Frigga e i più fidati compagni di Thor siano lasciati in vita e presi
prigionieri, così che impotenti assistano. Ciò non riguarderà naturalmente la
mia sposa, che tratterete con il rispetto che una futura regina merita. Non è
una donna di Asgard e non c’entra con la nostra
rivalsa.»
Il
Gigante gli dedicò un sorrisetto storto: «Oh, sì, tua moglie. Ottempererò
volentieri alle tue richieste, fratello, e così tu farai con le mie. Una di
queste la concerne da vicino.»
Loki
deglutì in silenzio, dubbioso. Si domandò se quella di nominare Erin non fosse
stata una leggerezza, dettata dall’urgenza di evitarle guai inutili, e se nel
farlo non la avesse invece messa in pericolo. Rivolse un cenno a Býleistr e
questi parlò:
«Mi
riconsegnerai lo Scrigno degli Antichi Inverni. Appartiene di diritto a
Jotunheim e a noi deve tornare. Mi basterà averlo durante l’assedio per
utilizzarlo contro il nemico.»
«Immaginavo
che avresti parlato dello Scrigno e non ho niente in contrario al riguardo. Non
riesco tuttavia a immaginare cosa tu possa volere dalla mia consorte.»
Il
giovane dalla pelle cerulea sospirò: «Principe, un futuro re dei regni
congiunti di Asgard e Jotunheim non può essere legato a una femmina di razza
mortale. Per validi che siano i motivi che ti hanno spinto a sposarla, un’umana
non è degna del primo erede di Laufey il Grande. Rinnegala e il nostro accordo
sarà sancito, se tu lo vuoi.»
L’asgardiano
trattenne a stento una risata di scherno e sollievo: era la richiesta più
ridicola che gli fosse mai stata posta, ed era quella che più facilmente
avrebbe potuto fingere di esaudire. Perché gli fu chiaro, in quel momento, che
non si sarebbe alleato davvero con Býleistr e gli jotun nemmeno per un giorno –
e se mai aveva avuto qualche remora, se mai aveva considerato di collaborare
con quel sedicente fratello di sangue comparso dal nulla, ora seppe con estrema
chiarezza che lo avrebbe sfruttato unicamente per raggiungere nuovi e antichi
obiettivi. Lo avrebbe attirato nella propria tana assecondando le sue idee di
gloria e ostentando odio per il Reame Eterno, come aveva fatto con Laufey, e
infine lo avrebbe battuto e ucciso. Sebbene il suo astio nei confronti di
Asgard fosse solo diminuito e non scomparso, la Dimora degli Dei era la sua tana, e la rovina che bramava
era quella di Jotunheim.
«Concedimi
due o tre dì per decidere e sistemare eventualmente le cose. Verrò da te con la
risposta.» disse in tono solenne. Accettare al volo sarebbe parso sospetto
persino trattandosi di lui e persino agli occhi di un rozzo Gigante di
Ghiaccio.
«Tre
giorni. Spero con tutto il cuore che quando verrai avremo il nostro accordo.»
acconsentì Býleistr, e tendendo nuovamente il braccio strinse con veemenza la mano
destra di Loki in un tacito ringraziamento: la carnagione pallida del dio si
tinse di una quieta sfumatura di blu che iniziò a espandersi dalle dita al
polso e serpeggiando s’insinuò sotto la manica della sua tunica di velluto
verde. Il principe ingannatore la avvertì avanzare distintamente, gelida e
pungente, la riconobbe mentre gli carpiva la spalla e il collo avvicinandosi al
volto, e in fretta si liberò dalla presa dello jotun senza smettere di
fissarlo.
«A
presto, fratello.» decretò, e come accadeva con Thor quell’appellativo produsse
sull’altro l’effetto voluto e un sorriso d’intesa. Stolti, pensò, stolti e
prevedibili.
Býleistr
arretrò finché il vuoto di buio e di stelle oltre la fenditura nel muro non
tornò a inghiottirlo, e prima che il dio chiudesse la soglia dai bordi danzanti
ammiccò un’ultima volta. Poi la parete si fece di nuovo liscia e uniforme e la
stanza silenziosa, e per pochi minuti Loki rimase fermo dov’era, bagnato dalla
luce sempre più fioca che filtrava dai trafori delle alte monofore, ascoltando
il tambureggiare sordo del proprio cuore nelle orecchie. Non era nervoso, ma
l’incontro col figlio di Laufey non l’aveva lasciato indifferente.
Lentamente
girò i tacchi e percorse al contrario il corridoio centrale della grande sala,
giunse alla porta e se la chiuse alle spalle, e impassibile com’era venuto si
diresse alle scale che conducevano ai piani superiori della reggia.
«Trascorrete
una buona serata, altezza.» gli augurarono alcuni ufficiali di guardia nel
vederlo passare, ignari e ossequiosi, riferendosi al banchetto di corte.
Il sole
sfiorava ormai i monti innevati quando arrivò sul balcone della torre dove Erin
si trovava quel pomeriggio: lei era ancora lì e stava riponendo flauto e
spartiti, e nell’udire i suoi passi si voltò verso di lui con un sorriso radioso,
i capelli un po’ scarmigliati dalla brezza.
«Non dovresti
già essere a prepararti?» la apostrofò Loki, sornione.
«Ci vado
adesso. Per come la vedo io noi non arriviamo mai né in ritardo né in anticipo,
marito. Arriviamo esattamente quando intendiamo farlo.» lo rassicurò
l’irlandese.
«Non mi
stavo preoccupando, infatti.» rise lui.
La
musicista rise di rimando e rientrò nel palazzo, e il Dio degli Inganni indugiò
presso la balaustra intarsiata. Mirò ancora la distesa di acque e palazzi ai
suoi piedi e si accigliò: sapeva come muoversi e non poteva permettersi di
aspettare a lungo. Al termine dei festeggiamenti avrebbe perciò dovuto
comunicare notizie poco piacevoli ai suoi sciocchi familiari e – soprattutto –
alla sua donna d’Irlanda. E avrebbe scelto con cura le parole da dire.
Note
Perché se Erin non cita Tolkien e i suoi
personaggi almeno una volta al giorno non è contenta :D
Domando scusa per il ritardo nell’aggiornamento: sono
abbastanza impegnata e, lo ammetto, speravo di ricevere qualche recensione nel
frattempo. Niente recensioni – comincio a farci l’abitudine – ma in compenso
siete già in sei a seguirmi e vi ringrazio una per una: blackwhiteeli, Danielle_Lady
of Blue Roses, Destiel_Doped, Krisy, Smith of lies e Strix.
Grazie mille, mi auguro che rimarrete più che soddisfatte! :)
Býleistr, come ho già detto, è un personaggio esistente
nella mitologia norrena ed è indicato nell’Edda
come uno dei fratelli di Loki. Per scoprire qualcosa di più sul suo conto in
questa versione simil-MCU dovrete aspettare… Riguardo allo scorrere delle
stagioni ad Asgard confesso di stare andando di completa e personale fantasia,
immaginando che sia più o meno simile a quello midgardiano ma con tempi più
lunghi (non lunghi come i cicli di Westeros in Game of Thrones, però). E ci tengo a precisare che sono quasi al
termine della stesura del dodicesimo capitolo sui quindici totali che saranno.
Le sooooolite nozioni musicali da musicista spiantata
quale sono: il titolo del capitolo è il verso d’inizio della canzone A northern soul dei Verve (this is a tale of a northern soul / looking
to find his way back home / he’s coming from that same old road) e il brano
che consiglio come sottofondo per il dialogo tra Loki e lo jotun è Violet Hill dei Coldplay.
Prometto che aggiornerò con maggior tempestività, alla
prossima. Ossequi asgardiani per tutti!