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Autore: Blackmoody    18/10/2013    1 recensioni
[...] e sulla parete si delineò una fenditura dai contorni danzanti, una sorta di stretto uscio aperto su stelle e oscurità che vacillavano e svanivano a tratti. Qualcuno allora si fece avanti attraverso quel nulla, titubante e forse sorpreso, e il Dio degli Inganni distinse una robusta creatura dalla pelle cerulea coperta da una leggera armatura di cuoio scuro. Un manto di pelliccia gli pendeva dalle spalle e una corta daga dal fianco sinistro, e le sue iridi sanguigne lo fissavano prive di astio.

Circa un anno dopo l'ultima grande battaglia contro il Folle Titano, la vita di Loki di Asgard ed Erin di Galway scorre pacifica – in attesa, forse, di nuove opportunità di conquista da cogliere. Ma c'è qualcosa del suo passato con cui l'Ingannatore ha ancora un conto aperto: qualcosa che giungerà dal buio di vaste e antiche lande di ghiaccio e neve.
SEGUITO DI THE MAJESTIC TALE, post-Avengers, sedici capitoli.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Majestic Tale of the Mischief Maker and the Flute Maiden'
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2.

This is a tale of a northern soul

 

 

 

 

 

 

Il Dio degli Inganni vacillò, incapace di credere a ciò che le sue orecchie avevano testè udito.

Razionalmente parlando, la rivelazione non era poi così inaudita. Laufey era un re, dopotutto, e garantirsi una discendenza era uno dei primi compiti di un sovrano: un unico figlio – ripudiato, per di più – non era certo sufficiente allo scopo. Eppure l’idea che colui che aveva di fronte fosse l’altro rampollo del suo indesiderato padre biologico lo sconcertava.

Býleistr, ripeté mentalmente, figlio di quel Laufey che lui stesso aveva ingannato e ucciso con sommo piacere, Býleistr che era evidentemente nato con tutte le buone caratteristiche che si richiedono a un principe jotun e che con ogni probabilità era l’attuale detentore del trono del Reame dei Ghiacci Imperituri. Býleistr, suo fratello.

Loki serrò le palpebre per una frazione di secondo, ignorando la morsa che gli chiudeva lo stomaco, e decise di non dare niente per scontato: non sapeva quali storie si narrassero su Jotunheim circa il figlio perduto di Laufey, se se ne narravano, né se il suo interlocutore era a conoscenza di esse e finanche del tristo legame di sangue che sembrava unirli.

«Bene, Býleistr figlio di Laufey.» disse dunque beffardo: «Continuo a non comprendere cosa ti abbia spinto fin qui in cerca di un figlio di Odino.»

«Non di un figlio di Odino, bensì di mio fratello.» rispose il giovane Gigante, accorato.

L’asgardiano contrasse impercettibilmente la mascella e la morsa nelle sue viscere si fece forte come una tenaglia, ma poiché non proferì parola Býleistr proseguì:

«Ho desiderato conoscerti di persona da quando ho scoperto che eri ancora in vita. Sarei giunto prima, se non mi fosse stato detto che eri disperso nel vuoto tra i mondi, e nell’apprendere del tuo ritorno ho atteso il momento opportuno.»

«Che ero ancora in vita? Spiegati meglio.» lo interruppe il dio. Mantenersi impassibile era difficile persino per lui, ora che pensieri inquietanti gli sfrecciavano indisturbati nella mente come corvi impazziti. La vendetta per gli atti che aveva compiuto contro gli jotun era la sola risposta plausibile che riusciva a trovare per la presenza di Býleistr, e tuttavia questi seguitava a mostrare un’espressione complice e commossa che preoccupava Loki più di una minaccia. Preoccupava e incuriosiva, considerò tra sé.

«Sin dall’infanzia ho ascoltato racconti sussurrati sul fratello maggiore che avrei dovuto avere, scomparso in fasce prima ch’io nascessi, ma nessuno era in grado di dirmi quale fosse la verità. O forse semplicemente nessuno voleva o poteva, all’infuori di nostro padre.» il Gigante prese a spiegare, e il principe rilassò appena le spalle; «Un giorno gli chiesi di parlarmi di te una volta per tutte e lui mi confidò di averti perso durante l’ultima grande battaglia contro Asgard. Mi disse che eri morto in quella furia, innocente ed inerme. Le voci a corte e del popolo, però, erano di diversa opinione, e sostenevano che il primo figlio del re era stato rapito dagli asgardiani in qualità di ostaggio. Non scoprii mai quale delle due versioni fosse quella realmente accaduta, o se entrambe o nessuna lo fossero, e in cuor mio accettai il fatto che non ti avrei comunque mai incontrato. Avevo quasi cessato di rifletterci su quando i principi del Reame Eterno e i loro compagni si presentarono su Jotunheim a seminar zizzania: io non ero presente, ma mi venne riferito che uno di loro, toccato da uno dei nostri, pareva essere divenuto color del ghiaccio. Poi quello stesso principe tornò, da solo, per proporre a mio padre un patto che avrebbe portato alla caduta di Asgard, e ad Asgard mio padre si recò per onorarlo. Non fece mai ritorno e Jotunheim fu sull’orlo della distruzione, e seppi che il principe del patto era stato scagliato nel Nulla Cosmico in seguito a una lotta feroce.»

Býleistr tese una mano fin quasi a toccare una spalla di Loki e il suo tono crebbe in ardore:

«Compresi allora che costui era il mio perduto fratello e che aveva tentato in ogni modo di fermare gli asgardiani, venendo sconfitto.» concluse; «Chi uccise Laufey e ci scagliò contro la luce di Yggdrasil? Fu forse Thor col suo maledetto martello?»

«Sì. Eppure non ebbero mai la certezza che il tradimento venisse da me.» rispose piano il Dio degli Inganni, soppesando ogni singola parola. Se il suo glaciale congiunto era davvero ignaro di come erano andate effettivamente le cose non gli avrebbe certo rovinato l’illusione. Né avrebbe avuto senso dire che il Padre degli Dei sosteneva che il sovrano suo avversario aveva deliberatamente abbandonato il proprio primogenito a morire di stenti: in fondo, Odino avrebbe potuto propinargli qualunque giustificazione, all’epoca, e una menzogna in più sul suo conto non avrebbe fatto alcuna differenza.

Lo jotun abbassò il braccio e inclinò la testa per squadrarlo cortesemente:

«Perché hai deciso di salvare gli asgardiani, dopo ciò che ti hanno fatto?» indagò.

Il dio sogghignò: «Ho un concetto assai ampio di rivalsa.»

«E uniresti la tua rivalsa alla mia, se te lo chiedessi?»

Loki stirò le labbra in un aperto sorriso tagliente: «Ecco dunque perché sei qui. Che io sia o meno il tuo ritrovato fratello ha poca importanza. Intendi muovere contro Asgard per vendicare Laufey e Jotunheim tutta e cerchi in me un alleato.» affermò, e già la sua mente prese a valutare febbrile le possibili strade che quello scenario gli prospettava dinnanzi. Collaborare onestamente con le genti dei ghiacci era fuori questione, ma se ciò gli avesse garantito dei concreti vantaggi avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco. Per lui per primo il fatto che Býleistr fosse o meno il fratello di sangue che mai aveva avuto aveva poca importanza – o non ne aveva affatto: il Dio degli Inganni disprezzava Jotunheim con ogni fibra del proprio essere, e un ennesimo stolto parente non avrebbe mutato il suo sentire.

«Hai ragione, principe, è un alleato che vado cercando nella terra degli Æsir. Non credere, però, che il nostro legame non m’interessi, poiché mi è prezioso,» annuì l’altro, «e un accordo tra noi lo onorerebbe soltanto. Sbaglio, forse, fratello mio?»

«Saprò risponderti solo conoscendo i tuoi piani.» disse Loki.

Býleistr sorrise, fremente, le iridi color del sangue che brillavano fiere nella penombra:

«Ascoltami, allora. Se tu aprirai per noi le vie segrete che conducono qui io guiderò il mio esercito attraverso di esse. Attaccheremo Asgard senza che il Guardiano riesca a scorgere in tempo il nostro arrivo, e saremo così rapidi che i soldati di Odino non avranno modo di organizzare un’efficace controffensiva. E tu, principe, ci aiuterai in questo dall’interno. Poi Asgard sarà tua e mia Jotunheim, e uniti potremo conquistare qualunque altro reame.»

Il dio inarcò un sopracciglio, attento a non mostrarsi troppo scettico. Se anche il figlio di Laufey era sincero nell’offrirgli il trono della Dimora degli Dei e un’alleanza militare duratura, dubitava che in seguito gli avrebbe lasciato totale libertà di azione e controllo: sarebbe stato comunque il sovrano di un regno sotto il giogo di Jotunheim. E per quanto Loki desiderasse ancora per sé la corona di Asgard, continuava a mirare pure alla sconfitta definitiva dei Giganti, quella che non aveva portato a compimento a causa di Thor.

«Se decidessi di aiutarti dovresti accettare un paio di mie condizioni.» ribattè quindi, e al gesto d’assenso dello jotun le specificò: «Non tornerai più qui sino al giorno dell’attacco e lascerai che io agisca come ritengo più saggio fidandoti del mio operato. Sarò io a venire a Jotunheim per convenire con te.»

«Accetto, ovviamente. E mi fiderò di te, se tu farai altrettanto con me.» asserì Býleistr.

«Non ho ancora finito.» lo interruppe l’asgardiano con voce asciutta; «Voglio che tu mi garantisca che il Dio del Tuono verrà ucciso in battaglia, platealmente, senza pietà. Voglio che tutti vedano e che non abbia scampo. Ma ordinerai che Odino, Frigga e i più fidati compagni di Thor siano lasciati in vita e presi prigionieri, così che impotenti assistano. Ciò non riguarderà naturalmente la mia sposa, che tratterete con il rispetto che una futura regina merita. Non è una donna di Asgard e non c’entra con la nostra rivalsa.»

Il Gigante gli dedicò un sorrisetto storto: «Oh, sì, tua moglie. Ottempererò volentieri alle tue richieste, fratello, e così tu farai con le mie. Una di queste la concerne da vicino.»

Loki deglutì in silenzio, dubbioso. Si domandò se quella di nominare Erin non fosse stata una leggerezza, dettata dall’urgenza di evitarle guai inutili, e se nel farlo non la avesse invece messa in pericolo. Rivolse un cenno a Býleistr e questi parlò:

«Mi riconsegnerai lo Scrigno degli Antichi Inverni. Appartiene di diritto a Jotunheim e a noi deve tornare. Mi basterà averlo durante l’assedio per utilizzarlo contro il nemico.»

«Immaginavo che avresti parlato dello Scrigno e non ho niente in contrario al riguardo. Non riesco tuttavia a immaginare cosa tu possa volere dalla mia consorte.»

Il giovane dalla pelle cerulea sospirò: «Principe, un futuro re dei regni congiunti di Asgard e Jotunheim non può essere legato a una femmina di razza mortale. Per validi che siano i motivi che ti hanno spinto a sposarla, un’umana non è degna del primo erede di Laufey il Grande. Rinnegala e il nostro accordo sarà sancito, se tu lo vuoi.»

L’asgardiano trattenne a stento una risata di scherno e sollievo: era la richiesta più ridicola che gli fosse mai stata posta, ed era quella che più facilmente avrebbe potuto fingere di esaudire. Perché gli fu chiaro, in quel momento, che non si sarebbe alleato davvero con Býleistr e gli jotun nemmeno per un giorno – e se mai aveva avuto qualche remora, se mai aveva considerato di collaborare con quel sedicente fratello di sangue comparso dal nulla, ora seppe con estrema chiarezza che lo avrebbe sfruttato unicamente per raggiungere nuovi e antichi obiettivi. Lo avrebbe attirato nella propria tana assecondando le sue idee di gloria e ostentando odio per il Reame Eterno, come aveva fatto con Laufey, e infine lo avrebbe battuto e ucciso. Sebbene il suo astio nei confronti di Asgard fosse solo diminuito e non scomparso, la Dimora degli Dei era la sua tana, e la rovina che bramava era quella di Jotunheim.

«Concedimi due o tre dì per decidere e sistemare eventualmente le cose. Verrò da te con la risposta.» disse in tono solenne. Accettare al volo sarebbe parso sospetto persino trattandosi di lui e persino agli occhi di un rozzo Gigante di Ghiaccio.

«Tre giorni. Spero con tutto il cuore che quando verrai avremo il nostro accordo.» acconsentì Býleistr, e tendendo nuovamente il braccio strinse con veemenza la mano destra di Loki in un tacito ringraziamento: la carnagione pallida del dio si tinse di una quieta sfumatura di blu che iniziò a espandersi dalle dita al polso e serpeggiando s’insinuò sotto la manica della sua tunica di velluto verde. Il principe ingannatore la avvertì avanzare distintamente, gelida e pungente, la riconobbe mentre gli carpiva la spalla e il collo avvicinandosi al volto, e in fretta si liberò dalla presa dello jotun senza smettere di fissarlo.

«A presto, fratello.» decretò, e come accadeva con Thor quell’appellativo produsse sull’altro l’effetto voluto e un sorriso d’intesa. Stolti, pensò, stolti e prevedibili.

Býleistr arretrò finché il vuoto di buio e di stelle oltre la fenditura nel muro non tornò a inghiottirlo, e prima che il dio chiudesse la soglia dai bordi danzanti ammiccò un’ultima volta. Poi la parete si fece di nuovo liscia e uniforme e la stanza silenziosa, e per pochi minuti Loki rimase fermo dov’era, bagnato dalla luce sempre più fioca che filtrava dai trafori delle alte monofore, ascoltando il tambureggiare sordo del proprio cuore nelle orecchie. Non era nervoso, ma l’incontro col figlio di Laufey non l’aveva lasciato indifferente.

Lentamente girò i tacchi e percorse al contrario il corridoio centrale della grande sala, giunse alla porta e se la chiuse alle spalle, e impassibile com’era venuto si diresse alle scale che conducevano ai piani superiori della reggia.

«Trascorrete una buona serata, altezza.» gli augurarono alcuni ufficiali di guardia nel vederlo passare, ignari e ossequiosi, riferendosi al banchetto di corte.

Il sole sfiorava ormai i monti innevati quando arrivò sul balcone della torre dove Erin si trovava quel pomeriggio: lei era ancora lì e stava riponendo flauto e spartiti, e nell’udire i suoi passi si voltò verso di lui con un sorriso radioso, i capelli un po’ scarmigliati dalla brezza.

«Non dovresti già essere a prepararti?» la apostrofò Loki, sornione.

«Ci vado adesso. Per come la vedo io noi non arriviamo mai né in ritardo né in anticipo, marito. Arriviamo esattamente quando intendiamo farlo.» lo rassicurò l’irlandese.

«Non mi stavo preoccupando, infatti.» rise lui.

La musicista rise di rimando e rientrò nel palazzo, e il Dio degli Inganni indugiò presso la balaustra intarsiata. Mirò ancora la distesa di acque e palazzi ai suoi piedi e si accigliò: sapeva come muoversi e non poteva permettersi di aspettare a lungo. Al termine dei festeggiamenti avrebbe perciò dovuto comunicare notizie poco piacevoli ai suoi sciocchi familiari e – soprattutto – alla sua donna d’Irlanda. E avrebbe scelto con cura le parole da dire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

Perché se Erin non cita Tolkien e i suoi personaggi almeno una volta al giorno non è contenta :D

Domando scusa per il ritardo nell’aggiornamento: sono abbastanza impegnata e, lo ammetto, speravo di ricevere qualche recensione nel frattempo. Niente recensioni – comincio a farci l’abitudine – ma in compenso siete già in sei a seguirmi e vi ringrazio una per una: blackwhiteeli, Danielle_Lady of Blue Roses, Destiel_Doped, Krisy, Smith of lies e Strix. Grazie mille, mi auguro che rimarrete più che soddisfatte! :)

Býleistr, come ho già detto, è un personaggio esistente nella mitologia norrena ed è indicato nell’Edda come uno dei fratelli di Loki. Per scoprire qualcosa di più sul suo conto in questa versione simil-MCU dovrete aspettare… Riguardo allo scorrere delle stagioni ad Asgard confesso di stare andando di completa e personale fantasia, immaginando che sia più o meno simile a quello midgardiano ma con tempi più lunghi (non lunghi come i cicli di Westeros in Game of Thrones, però). E ci tengo a precisare che sono quasi al termine della stesura del dodicesimo capitolo sui quindici totali che saranno.

Le sooooolite nozioni musicali da musicista spiantata quale sono: il titolo del capitolo è il verso d’inizio della canzone A northern soul dei Verve (this is a tale of a northern soul / looking to find his way back home / he’s coming from that same old road) e il brano che consiglio come sottofondo per il dialogo tra Loki e lo jotun è Violet Hill dei Coldplay.

Prometto che aggiornerò con maggior tempestività, alla prossima. Ossequi asgardiani per tutti!

 

 

 

 

  
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