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Autore: Laylath    18/10/2013    1 recensioni
Il suo posto era altrove, la sua fedeltà era per un’altra persona, un altro gruppo.
E ne aveva passate tante prima di giungere a loro…
La storia del nostro amato Maresciallo Falman.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang, Vato Falman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 28.
1914. An immortal roommate.


 
 
“Posso uscire fuori per fare a pezzetti qualcuno? Solo dieci minuti e sarò di ritorno, promesso”
“Per la centesima volta, Barry… no!”
L’armatura parve quasi sospirare, fissando il maresciallo con l’aria di un bambino a cui si era appena vietato di uscire a giocare. Per tutta risposta il soldato lo fissò con severità, con l’intento di ricondurre quel particolarissimo bambino all’ordine, e riprese a leggere il giornale, cercando di dimenticarsi dell’assurda situazione in cui si trovava almeno per i successivi dieci minuti.
Perché la situazione poteva esser definita solo con quell’aggettivo: assurda.
Nelle missioni che gli era capitato di fare, durante la sua carriera, spesso i suoi superiori l’avevano portato a vivere situazioni molto particolari, magari al limite della legalità... specie il colonnello. Alla fine ci aveva fatto l’abitudine, o così aveva creduto fino a quando era entrato nel magazzino dove stavano il tenente, il colonnello e… un’armatura.
Non era stato tanto quello il problema: avendo avuto a che fare con Alphonse Elric era stato abbastanza agevole accettare il fatto che dentro quel bizzarro involucro di metallo fosse racchiusa un’anima. Il vero guaio era che si trattava di quella di uno dei più efferati assassini degli ultimi anni che amava fare a pezzetti le sue vittime. Insomma uno di quei casi di lucida psicopatia che rendevano tale tipologia di criminale molto più pericolosa di qualsiasi altro killer.
Falman aveva letto il delirante fascicolo di Barry the Chopper: a suo carico c’erano almeno quindici omicidi… ed era su questi dati che il maresciallo aveva iniziato uno strano gioco con quella creatura. Il colonnello ovviamente voleva accertarsi della reale identità di quell’anima e così l’aveva incaricato di fare una sorta di strano e macabro interrogatorio. Compiti simili inizialmente se li era sempre addossati Mc Dorian, considerato che all’epoca lui era ancora troppo inesperto per mantenere la freddezza giusta davanti al nemico, ma con gli anni Falman aveva acquisito l’esperienza necessaria per condurre simili discussioni, dosando con sapienza verità e domande trabocchetto. Aveva imparato altresì a indovinare le reazioni dell’avversario: per esempio sapeva che, spesso, alcune confusioni erano possibili… ma con Barry non era successo.
Quel folle conosceva con dovizia di particolari ogni sua singola azione, proprio come lui conosceva a memoria ogni dettaglio del suo dossier. Non era caduto in nessun tranello e aveva risposto con sicurezza tale che avevano dovuto per forza confermare la sua identità.
A conti fatti quella era stata anche la parte più facile di quella nottata… quello che era saltato fuori dopo era ancora più macabro.
Pietra filosofale, sacrifici umani… laboratorio numero cinque…
La settimana prima Mc Dorian gli aveva detto di fare molta attenzione in quanto quel trasferimento a Central poteva tranquillamente significare guai grossi.
Ed ecco la conferma.
Mentre osservava il colonnello parlare con quella curiosa armatura, Falman si era reso conto che l’abisso in cui si era andato a cacciare il suo superiore era più profondo del previsto. Eppure in Mustang non c’era nessuna esitazione: era deciso ad andare sino in fondo e l’inaspettata carta di Barry gli aveva dato l’occasione per iniziare ad abbozzare un piano.
Solo un’ultima domanda… sei stato tu ad uccidere un militare in una cabina telefonica?
A quella domanda del colonnello, Falman ed il tenente si erano lanciati un’occhiata molto eloquente. Certo, la morte del tenente colonnello Hughes bruciava ancora nell’anima di Mustang, più del fuoco della sua alchimia. Sotto certi punti di vista ricordava il rimpianto di Mc Dorian per non essere stato ad East City a salvare Vincent.
Ma Falman sapeva che l’eventuale vendetta di Mustang sarebbe stata molto più feroce.
In ogni caso, forse spinto anche da questa nuova considerazione, il maresciallo aveva commesso… il più grosso errore della sua vita.
Puoi andare Falman. Dimentica tutto quello che hai sentito stasera. Sono di fronte ad un ponte pericoloso… non c’è bisogno che anche tu lo attraversi con me…
Quelle parole da una parte avevano commosso il maresciallo, dall’altra l’avevano anche leggermente irritato. Sapeva che Mustang stava solo cercando di tenerlo fuori il più possibile, come avrebbe fatto per tutti gli altri, tuttavia nel momento in cui si fidava così tanto di loro da portarli con sé a Central, non doveva avere dubbi sull’utilizzarli nelle missioni. E così, totalmente ignaro di quale fossa stava andando a scavarsi da solo, aveva risposto.
Si è vero. Però, sfortunatamente, colonnello, io ho una memoria di ferro. Non potrei mai dimenticarmi di qualcosa, nemmeno se me lo ordinano. Ormai sono sulla sua stessa barca e verrò con lei sino in fondo: se c’è qualcosa che posso fare per lei non esiti a chiedermelo.
 E ovviamente la risposta del colonnello l’aveva spiazzato…
Falman, grazie. Te ne sono veramente grato…Allora tieni d’occhio questo tipo! Portalo in un posto dove possa stare al sicuro lontano da civili e militari. Io ho delle cose da sbrigare e torno alla base. Farò il favore di darti anche qualche giorno di riposo, così non dovrai preoccuparti di niente all’infuori di Barry. Mi raccomando…
 
E dunque Falman si era ritrovato imprigionato in quell’appartamento di tre stanze a fare la guardia  a quella folle armatura vivente… bruciando tantissimi giorni di ferie che aveva a disposizione e che avrebbe voluto usare per ben altri scopi.
Per non parlare poi del suo coinquilino…
Nei dormitori l’unico compagno di stanza che avesse mai avuto era Alexis: un ottimo elemento, discreto e cordiale. Barry invece non rientrava assolutamente nella categoria di persone con cui Falman avrebbe potuto e voluto vivere, per una serie di motivazioni più che valide.
Prima di tutto lui stava condividendo quel piccolo e polveroso appartamento nella periferia della città con un assassino: anche se, ad essere sinceri, Barry non sembrava troppo interessato a tagliuzzare pure lui.
La tua carne non mi sembra molto morbida… non ti farò a fette.
Però era sempre inquietante andare a dormire e sapere che nella stanza accanto c’era un assassino sempre vigile e cosciente che poteva tranquillamente ammazzarlo nel sonno e tornare libero a perpetrare i suoi delitti. In fondo Falman poteva gestire Barry solo da sveglio, per il resto si doveva affidare alla promessa che l’armatura aveva fatto al colonnello.
Tuttavia Barry, nonostante avesse inevitabili momenti di impazienza, sembrava propenso ad affidarsi a loro: in lui Falman poteva leggere una sete di vendetta, contro chi l’aveva ridotto in quel modo, non dissimile da quella del colonnello.
Vendetta chiama vendetta, ma dobbiamo essere sicuri di non perdere la calma.
E poi, un altro dettaglio, magari meno importante, ma che a Falman dava enormemente fastidio, era che il suo coinquilino non era intellettualmente stimolante: solo quando giocava a scacchi dimostrava una strana forma d’intelligenza, ma per il resto il suo unico pensiero era rivolto a corpi tagliuzzati.
Purtroppo per Falman questa tremenda e forzata prigionia stava durando più del previsto: solo il giornale e le visite di Havoc, che gli portava novità e provviste, spezzavano la monotonia di quelle giornate.
Almeno, il sottotenente era più allegro del solito: sembrava che si fosse trovato una ragazza e che finalmente si fosse adattato all’ambiente della capitale.
Questo fatto aveva inevitabilmente riportato i pensieri del maresciallo ad Elisa: ancora pochi mesi e sarebbe partita per South City e da lì un altro anno senza poterla vedere.
Falman sospirò: purtroppo la sua condizione di custode di Barry gli impediva di chiamarla… non poteva permettersi una simile ingenuità, per quanto fosse abbastanza convinto della sicurezza di quella linea telefonica.
E poi, chissà perché, non ho alcuna intenzione di far sapere a Barry dell’esistenza di Elisa… anche se tra loro ci sono centinaia di chilometri di distanza.
No, effettivamente Elisa andava tenuta completamente fuori dal gioco che avevano appena iniziato.
“Senti – disse ancora Barry – ma credi che quella graziosa signorina bionda accetterebbe di farsi tagliare a fette da me? Giusto un po’… ha un corpo così perfetto e… morbido”
No, dai, adesso anche i commenti sul tenente…
“No, non si farebbe tagliare nemmeno un po’ da te”
“Ah, che donna affascinante… sono proprio innamorato di lei!” disse l’armatura, con quello che si poteva definire sospiro amoroso
“Ma se ti ha sparato più volte…”
“Appunto! Non trovi sia adorabile? – esclamò Barry, ma poi scosse il capo – Ma no, che cosa ne vuoi capire tu dell’amore?”
“Forse ne capisco più di te…” borbottò il maresciallo, dedicandosi alla lettura
Non poteva immaginare il disastro che sarebbe successo nell’arco dei giorni successivi, quando, aprendo il giornale, avrebbe trovato la foto di una soldatessa accusata dell’omicidio del tenente colonnello Hughes.
 
Cinque giorni dopo, uno stanchissimo Falman ancora in borghese tornava finalmente verso gli alloggi dei militari. La giornata era stata davvero pesante con l’improvvisa comparsa di quel mostro, che poi era il corpo originario di Barry, e la sparatoria che ne era seguita.
Aveva passato diverse ore a spiegare ai poliziotti che erano arrivati in seguito a quel caos che lui era stato solo coinvolto e non aveva la minima idea di quello che stava succedendo e, fortunatamente, gli avevano creduto.
Adesso era impaziente di avere notizie degli altri… e soprattutto di farsi una doccia e cambiarsi.
Grattandosi la testa, alzò lo sguardo e vide che, nonostante l’ora tardissima, c’era una figura seduta nei gradini che conducevano all’ingresso del dormitorio
“Sergente! – chiamò con sorpresa – Fury!”
“Oh maresciallo! – esclamò il giovane alzandosi, visibilmente lieto di vedere almeno un volto conosciuto – Meno male che è tornato! Sono così preoccupato… non ho alcuna notizia di loro”
“Purtroppo mi sono dovuto districare per spiegare la mia presenza in quel quartiere abbandonato: – spiegò Falman – da quando il colonnello ha caricato in macchina Havoc ed Alphonse e si è messo all’inseguimento di Barry non so nulla. Sei tu a dovermi aggiornare, mi sa”
“Ne so quanto lei, signore: – scosse il capo il giovane soldato – il colonnello ha salvato me ed il tenente da una stranissima creatura lardosa che… ecco… credo volesse mangiarci. Per fortuna è arrivato in tempo; i proiettili non hanno fatto nulla a quel mostro: solo l’alchimia l’ha messo fuori combattimento.”
Falman annuì, ricordando quell’esplosione dalla torre… lui non immaginava assolutamente che Havoc, il tenente e Fury fossero appostati così vicino al rifugio suo e di Barry.
Sono stato uno sciocco… non ho pensato che dopo la fuga di Maria Ross il colonnello decidesse così in fretta di passare all’azione.
“E poi?” incitò
“E poi ha ordinato a me di restare lì con Hayate e di far sparire qualsiasi traccia… cosa che ho fatto in maniera accurata. Dopo non mi è rimasto che tornare qui. Signore, è già mezzanotte… crede che sia successo loro qualcosa?”
C’era una nota di disperazione nella voce del sergente: sentirsi isolato dal resto della squadra lo spaventava più del previsto.
“E’ vero, non sappiamo nulla – sospirò Falman, accarezzandogli i capelli corvini – però sono certo che sono tutti sani e salvi: insomma stiamo parlando del colonnello, del tenente e di Havoc. Sono gli elementi più forti e…”
… e allora perché sono preoccupato pure io?
“La cosa migliore è aspettare – continuò, costringendosi ad assumere un tono rassicurante – vieni, torniamo dentro: tu sei a maglietta a maniche corte ed io con questi vestiti borghesi”
“… già, non mi sono ancora cambiato” ammise Fury, rabbrividendo leggermente
Ai due non restò che avviarsi nei alloggi dei soldati, confortati dalla reciproca presenza.
Per Falman non aver più a che fare con Barry era sicuramente una grandissima liberazione. Questa parte della missione era finita e finalmente sarebbe potuto tornare a svolgere compiti più consoni alle sue capacità, come era giusto che fosse.
Proprio mentre passavano accanto al telefono della sala ricreativa, questo squillò.
Vedendo che c’erano solo loro, considerata l’ora, Fury allungò la mano per prendere la cornetta e rispose
“Qui alloggiamento 4 del Quartier Generale di Central… oh, tenente!”
Falman vide il viso del giovane illuminarsi di sollievo, ma durò solo qualche istante
“Ospedale? – balbettò Fury – Ma state… Havoc ed il colonnello? Ossignore! Arriviamo subito!”
Chiudendo la telefonata, trattenne un singhiozzo disperato
“Fury, che è successo?” gli chiese Falman prendendolo per le spalle
“Dobbiamo andare subito in ospedale, signore! – esclamò il giovane, cercando di restare calmo – il sottotenente Havoc ed il colonnello sono stati feriti gravemente!”
 
“…e ha usato la sua alchimia per cauterizzare le ferite di entrambi. I medici dicono che sono fuori pericolo, ma se la sono cavata davvero per un pelo”
La voce del tenente era atona, ma dietro di essa si intuiva tutta la tragedia che la donna aveva vissuto nelle precedenti ore.
Falman scosse il capo, guardando ancora una volta i due malati, privi di sensi e sotto l’effetto di anestetici, che giacevano in due letti affiancati. Il tenente stava ovviamente accanto a quello del colonnello, l’aria stanca e distrutta, eppure tenuta in piedi da una feroce tenacia.
Accanto al letto di Havoc invece stava Fury, istintivamente andato a sostituire l’assente Breda in un silenzioso conforto al sottotenente biondo. Il viso del cecchino era così pallido… Falman non osava pensare a quanto sangue avesse perso: i medici gli avevano già fatto due trasfusioni.
Ma per lo meno il sottotenente aveva avuto la fortuna di perdere i sensi quasi subito dopo aver ricevuto quel colpo… la sofferenza maggiore l’aveva subita il colonnello.
Cauterizzare la propria ferita col fuoco… è folle anche solo pensarci per il dolore che…
Il maresciallo non mancò di notare le la mano destra fasciata, dove si era inciso il cerchio alchemico: la freddezza nel compiere un gesto così autolesionista doveva esser stata tremenda.
Eppure a guardalo in faccia, ora che gli anestetici stavano facendo il loro effetto, sembrava che stesse dormendo pacificamene, senza che niente lo disturbasse. L’esatto contrario di Havoc che invece tradiva un’espressione sofferente.
Dannazione… devo fare qualcosa.
Guardando Fury ed il tenente, Falman capì che era in qualche modo costretto a prendere in mano la situazione: quei due attualmente non erano nelle condizioni emotive per poter fare la minima mossa.
“Signora, lei è ferita?” chiese, gentilmente, accostandosi a lei
“No, Falman, stai tranquillo”
Ovviamente non lascerà mai il capezzale del colonnello…
Con un sospiro Falman prese una sedia e la accostò accanto alla donna
“Si sieda, tenente, la notte è lunga e almeno la sua veglia non sarà così scomoda”
“Non ti dovresti preoccupare così…” mormorò lei, sedendosi ma non distogliendo minimamente lo sguardo da Mustang
“E’ anche in questi casi, anzi… forse soprattutto in questi casi, che si vede la squadra” spiegò lui, prendendo dai piedi del letto del colonnello una coperta di ricambio e mettendola sulle spalle della donna, dato che era col maglioncino a maniche corte, senza la giacca della divisa.
Poi si avvicinò a Fury e procedette a coprirlo allo stesso modo, prendendo una coperta dal letto di Havoc
“Sergente, tu dovresti andare a dormire” gli disse
“Non posso lasciarlo… - balbettò Fury – se… se ci fosse il sottotenente Breda non lo farebbe ed io…”
“Rimango io con Havoc, va bene? Poi tu domani mattina vieni e mi dai il cambio… sul serio, Fury, sei stravolto. Vai e concediti almeno cinque ore di sonno”
“Vai, sergente, da bravo. Domani mattina dovrebbe tornare anche Breda” mormorò il tenente, dall’altra parte della stanza
“Va bene - tirò su col naso il giovane, levandosi la coperta dalle spalle e passandola a Falman – torno domani mattina assieme al sottotenente”
Come fu uscito, Falman si sedette su un’altra sedia e rimase a fissare la sagoma dormiente di Havoc.
“Signora, - chiese dopo una lieve esitazione – che ne è stato di Barry?”
“E’ finita…” mormorò la donna
Falman annuì con un sospiro: almeno l’anima dell’assurdo assassino avrebbe trovato la pace e il giusto destino che gli era stato negato.
E con sua sorpresa, il maresciallo non poté far a meno di provare un briciolo di tristezza.
 
  
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