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Autore: keyOfIceDxG    18/10/2013    9 recensioni
Ebbene, si tratta di un mio primo esperimento, spero possa attirare la vostra curiosità.
La storia è ambientata, sino ad ora, all'inferno, abitato da Demoni. I protagonisti saranno Gwen e Duncan, perché li amo incondizionatamente. Il resto dei personaggi sarà perlopiù frutto della mia mentolina.
Cito alcune frasi, prese dal capitolo del loro incontro (il secondo):
"Comincio a ripercorrere la strada verso casa mia, avvolto nei miei pensieri dubbiosi, con le mani affondate in tasca. Finché non sento qualcosa. L’odore di vaniglia di prima s’è fatto più intenso. Mi giro con la velocità di un ghepardo e mi guardo intorno, sperando di trovare qualcosa di nuovo o non so neanch'io cosa.(...)"
[TITOLO MODIFICATO: Ex "paradiso AMORE inferno"]
{. Gwuncan .}
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Non posso crederci. Gwen... lei è...
Lei non è un angelo. Lei è Gwen, lei è la mia demonietta, lei è la mia ragazza, lei non è un angelo. 
Gli angeli vengono qui soltanto per controllare i demoni, vengono qui solo in missione e... sono disposti a tutti pur di terminare le loro missioni, anche mentire, anche far credere che provano qualcosa che in realtà... non considerano minimamente. 
Sento gli occhi bagnati, l’acqua salata punge, le lacrime salgono. 
Sento un nodo per il mio stomaco. 
Lei sapeva fin dall’inizio chi ero, probabilmente. Lei sapeva che ero figlio di Satana. Lei sa che io la amo più della mia stessa vita, lei sa che io farei tutto quel che mi chiederebbe. 
È venuta soltanto per spiarmi, è venuta soltanto per incontrare mio padre, è venuta solo per prendermi in giro. 
Avrei dovuto immaginarlo. Infondo, per me non esisterà mai la felicità. Quel che avevo provato fino a questo momento era soltanto un’anteprima di ciò che si prova ad essere felici, ora non riesco più a provare neanche quella. 
Ha ancora indosso la collana che le ho regalato. 

Con che coraggio la sta indossando ancora? 

Le lacrime mi scendono giù, lente e calde per le mie guance. Sono salate, come tutto del resto. Una fitta, nel petto, all’altezza del cuore. 
Credo si sia rotto. 
A che mi serve infondo, un cuore? Sono un demone, devo comportarmi come tale. L’unica cosa che mi deve interessare sono la distruzione, l’odio, devo godere nel vedere gli altri soffrire. 
Allungo una mano verso la spalla di Gwen, la stringo, costringendola a farla girare verso di me. 
Non me ne importa nulla se è nuda, non mi fa alcun effetto ora. 
Come immaginavo, sulla sua spalla non c’è niente. Non c’è un marchio che conferma il suo essere demone. 
–Mi hai illuso, mi hai preso in giro fino ad ora. Tu sei un angelo, tu sei qui per distruggermi. Sei brava a recitare. Bè, felice per te, sei riuscita ad uccidermi. Il mio cuore si è spento.—Dico, con una voce spenta e vuota che non sembra mia.
Continuo a far cadere lacrime per il mio viso, non si fermano. 
Sento le mani tremare, Gwen invece mi sta guardando come shockata, come se non se l’aspettasse di trovarmi li. 
–Duncan, io..—Inizia lei.
Scuoto la testa. 
–No, no. Non dire altro, ti prego. Mi sono fidato di te, ti ho detto cose che non ho mai detto a nessuno. Ti ho parlato della mia vita, dei miei pensieri, del mio dolore. E per te era tutto un gioco. Lasciami solo, lasciatemi in pace tutti quanti. La cosa più triste è che tu, anche attualmente, sei la persona che amo di più al mondo. Pur sapendo che mi hai mentito, se tu fossi in punto di morte, darei la vita per vederti respirare.—Continuo al posto suo.
Le do le spalle, non mi importa più niente adesso. Voglio soltanto trovare un posto dove piangere in pace. 

Sapevo di essere destinato a rimanere solo, sapevo che nessuno mi avrebbe mai accettato. 
Lei era diversa però. 
Io la amavo, io avrei dato la vita per lei. Per quanto il mio cuore sia rotto, oppure spento, il mio sentimento d’amore verso di lei è talmente grande che è riuscito a formare un secondo cuore, accanto all’altro, visto che il primo era troppo piccolo per contenere così tanto amore. 
Il secondo cuore batte ancora, grande, bello e incontrastato. 
Batte per lei. 
E a lei non importa nulla. 

Comincio a camminare verso la porta con passo incerto, ci vedo doppio, mi tremano le mani, piango e non riesco neanche a reggermi in piedi. 
Possibile che sia ridotto in uno stato così pietoso? Non credo che ci sia il rischio che io possa sentirmi peggio di così. 
Sento dei passi dietro di me, è Gwen, è uscita dalla doccia. Sta correndo, credo. Verso di me. Mi ha afferrato un braccio, è nuda, e non gliene importa nulla. 
–Duncan io ti prego, posso spiegarti tutto, devi soltanto ascoltarmi.. ti prego, non trarre conclusioni affrettate in questo modo, l’amore che provo per te è reale, io non ti ho mai mentito su questo..—
Cerco di strattonare via il braccio. 
Scuoto la testa, la sento singhiozzare. Forse sta piangendo, ma non ne sono sicuro, visto che è dietro di me non riesco a vederla. 
–Perché dovrei crederti?—Mentre pronuncio queste parole le mie labbra si incurvano in un sorriso piuttosto triste e malinconico, intanto i miei pugni si stringono, tremando.

–Perché ti amo.—

Quelle parole mi lasciano spiazzato. 
E’ la prima volta che lo dice da sveglia. Scuoto ancora la testa, forse è più brava di quel che penso a mentire. 
–Ti prego Duncan guardami, devi soltanto guardarmi. I miei occhi non ti mentiranno..—Mormora con supplica.
Forse ha ragione, gli occhi non mentono. 
Intanto dai miei di occhi escono così tante lacrime che potrebbero diventare color rosso da un momento all’altro. 
Mi giro verso di lei, guardando in quegli splendidi specchi neri\bluastri che tanto ho amato, in quegli splendidi occhi che ancora amo alla follia. 
–Io ti amo, Duncan.—C’è sentimento nella sua voce, un sacco di sentimento traboccante d’amore per me, traboccante di rimorso. 

I suoi occhi mandano chiari segnali per delle richieste di perdono. Non può mentirmi, non in questo modo. 
Forse lei è davvero innamorata di me, forse non è tutto perduto. 
–Voglio crederti.—Dico ma continuo a piangere, non capisco il perché. 
Ci vedo ancora doppio e un po’ sfocato a causa delle lacrime, ma ancora nessun segno di cedimento fisico oppure morale. 
–Devi credermi..—
Dai suoi bellissimi occhi escono piccole perle d’acqua salata trasparenti, sta piangendo anche lei. 
Per quanto io possa essere arrabbiato perché mi ha mentito, continuo ad amarla incondizionatamente. 
–Prima di crederti, devo sentire quello che hai da dire. Ora va a vestirti. Io ti aspetto in camera mia, voglio delle spiegazioni che siano valide.—
Afferro la maniglia della porta del bagno, abbassandola lentamente. Spero di arrivarci vivo in camera mia, sapete com’è, ci vedo doppio e le gambe non mi reggono più. Si, riesco a camminare, anche se lentamente riesco a fare due passi messi in croce senza cadere. 

1,2,3,4.. Ancora sei passi e sono in camera mia. 
1,2,3.. Barcollo, poi mi appoggio al muro con una mano. 

Altri tre passi, solo tre passi. 
Tre passi che potrebbero costarmi l’osso del collo, se non ci sto attento. 
Mi avvicino alla porta della mia camera. 
4,5,6. Ce l’ho fatta, sono riuscito ad aggrapparmi alla maniglia. 
Apro la porta, con cautela. Altri piccoli passi e riesco ad arrivare al letto, mi siedo sul letto, con il mal di testa che sembra quasi voglia farmi scoppiare le tempie. E’ così... frustrante. 
L’unica cosa che riesco a fare è fissare le lancette dell’orologio, le mie lacrime ancora scorrono, sul cuscino, una dopo l’altra, insistentemente. 
Ho paura che non finiscano più. Ho paura che questo dolore non avrà fine. 
L’unica cosa che sento è una fitta, alla parte sinistra del mio corpo, quasi sul fianco, ma un po’ più in alto.

Non capisco cosa sia, però fa male. 
Molto, molto male.
Sembra che qualcosa si stia gonfiando in quella parte del corpo e volesse esplodermi dentro, da un momento all’altro. Quasi mi fa male anche respirare.
Il cuore è spento, hanno tolto la presa di corrente e non essendo più alimentato da qualcosa, è spento. 
Il secondo cuore invece non smette di brillare, e questo mi fa star male ancora di più. Più passa il tempo e più esso cresce. 

Ho paura che non svanirà mai, e io sarò continuamente torturato dal dolore d’aver perso la persona più importante della mia vita, o almeno, quel che credevo che fosse. 
Devo bruciare i miei disegni, devo smetterla di disegnare. 
Devo smetterla di scrivere, devo smetterla di uscire. 
Devo smetterla di credere nell’amore, devo smettere di pensare che a questo mondo ci sia qualcuno che possa apprezzarmi per quello che sono, Duncan. Non Devil, o il figlio di Satana.
L’unica cosa che riesco a fare al momento, è piangere.

Il mio cuscino è bagnato, non so cosa potrebbe andare peggio di così.
La mia ragazza è un angelo, probabilmente il pensiero di amarmi non l’ha mai sfiorata, neanche una volta.
Non voglio pensarci ora. Se guardo all’interno di me, vedo anche una piccola luce. È piccola, però è bellissima. Sprigiona calore, speranza, amore. 
Si, soprattutto speranza. La speranza che Gwen mi ami, che lei non mi abbia mentito.
La speranza di poterla avere per sempre con me. 
Non so se si spegnerà, ma spero di no. Perché il mio secondo cuore, non potrà mai andarsene.
Il tempo non passa, mi sembra che dopo un minuto sia passata un’ora intera. La testa mi martella. 
Tic-tac-tic-tac. 
Vorrei romperlo, quel coso, mi sta dando alla testa. 
Fortunatamente non devo aspettare più di tre minuti per vedere la porta che si apre, producendo uno strano cigolio che non aveva mai fatto prima d’ora. 
Forse voleva solo annunciarmi l’arrivo di Gwen, forse voleva semplicemente avvertirmi, farmi ricordare di questo dannatissimo giorno. Avrei preferito continuare a vivere credendo nel suo amore per me, anche se non era vero. Piuttosto che soffrire in questo modo, vorrei essere nel mondo terrestre, gettarmi in un mare ‘vero’ e farmi mangiare da quelli che loro chiamano squali.
Vedo una testa nero-pece sbucare dalla porta, accompagnata da due occhi ingenui color della notte. 
Ha messo i vestiti che aveva indossato la prima volta che è arrivata qui.
È sempre bellissima, anche con le guance rigate dalle lacrime, anche con gli occhi lucidi, anche i capelli asciugati velocemente. 
Anche con la collana che le ho comprato. Ancora non se l’è tolta, la piccola luce dentro di me si alimenta un pochino. 
Ma non così tanto da far impedire alle lacrime di uscire. 
–Du..Duncan?— Sta balbettando, ha la voce rotta dalle lacrime, anche se ora non sta piangendo più, riesco benissimo a intuire che potrebbe ricominciare da un momento all’altro.
–Vieni.— Rispondo semplicemente, cercando di mettermi a sedere sul letto. 
Non ci riesco, la forza che avevo mi ha abbandonato, il mio corpo non risponde ai miei comandi. È davvero possibile star così male?
Lei s’avvicina, prende la sedia e si siede, cercando di essere il più naturale possibile. Ma ogni mossa che fa, mi sembra goffa e impacciata, mi sembra soprattutto stanca di qualcosa. Forse è stanca di mentirmi. 
Magari lei ha già un ragazzo. Che ne posso sapere io. 
–Duncan, io posso spiegarti tutto fin dal principio.— Annuncia.
Annuisco, ora ho soltanto bisogno di schiarirmi le idee, di sapere la verità. Di conoscere ogni minimo dettaglio. 
–Ce la fai.. a parlare?— Mi domanda.
Apro la bocca, provo a dire una lettera, ma dalla mia gola esce fuori soltanto un rantolo confuso. Non ci credo, non riesco più a parlare. Forse è soltanto lo shock momentaneo della perdita di qualcosa, come tutti questi altri sintomi, come il dolore che sto provando. 
L’unica cosa che riesco a fare è indicare il quaderno che ho sulla scrivania, insieme alla penna che è vicina ad esso.
Gwen fortunatamente capisce al volo e me li passa. 
–Possibile che.. ti ho ridotto sul serio così?— Sussurra con voce triste.
Per quanto io non voglia, le lacrime continuano a scorrere sul mio volto. Faccio debolmente spallucce, poi comincio a scrivere qualcosa sulla pagina bianca immacolata del mio quaderno. 
Quando ho finito, lo faccio vedere a Gwen. 

Comincia a spiegarmi.” 

L’unica cosa che ho scritto. 
La vedo fare un leggero cenno di sì con la testa, intanto giocherella con le sue mani. Sembra essere piuttosto nervosa. 
–Vedi Duncan.. è vero, sono un angelo. Sono stata incaricata da Dio, a venire qui. Dovevo far finta di essere un demone, dovevo controllarvi affinchè non avreste combinato niente di malvagio sulla terra. Gli angeli custodi cominciano a scarseggiare, invece i demoni sembrano essere sempre di più, sempre più malvagi. Sulla terra stanno accadendo tante cose brutte, persone innocenti muoiono e le loro anime vengono perse per sempre. Ero venuta per far finire tutto questo, per far smettere voi demoni di compiere atti così maledettamente malvagi. Sono stata addestrata per questo, dovevo cavarmela da sola, dovevo portare a termine la mia missione, era quella la mia priorità. Certo, finchè non ho incontrato te.— Spiega lentamente.
I miei occhi si spalancano un po’. Davvero noi ne stiamo combinando così tante nel mondo degli umani? Io non ero al corrente di nulla. 
Scribacchio qualcos’altro sul quaderno, soltanto due parole. 

Vai avanti” 

Riesco a sentire le lacrime diminuire, quasi sento il mio cuore che riprende leggermente a battere. 
–Si.. non pensavo potesse finire così, Duncan. Ma io mi sono innamorata. Mi sono innamorata di un demone. Non era previsto, non dovevo farlo, è contro la legge. È contro qualsiasi legge fisica o morale. Eppure, non sono mai stata la perfetta ragazza che segue attenta e vigilante le regole del paradiso. Ho due genitori, sono ancora vivi. Non so che altro dire, ma devi credermi Duncan. L’unica cosa su cui non ti ho mentito è il mio amore per te. Io ti amo, maledizione. Ti amo più della mia vita stessa. Sei l’unico ragazzo che voglio, l’unico di cui mi fido, l’unico che è mio, l’unico che non voglio perdere. Ti prego, credimi. Non sto mentendo ora, e so che infondo al tuo cuore lo sai anche tu. Ho lasciato perdere la missione, ho scordato tutto, non me ne importa più nulla. Voglio soltanto che tu stia bene. Vederti in queste condizioni, mi sta uccidendo.—Si interrompe, guardandomi.

La luce che era dentro di me, quella piccola scintilla, si espande per tutto il mio corpo, facendo luce ovunque.
Il mio vecchio cuore ha ripreso a funzionare, riesco a sentirne i battiti continui ed accelerati. 
–E’ per questo che non ho tolto questa collana e non la toglierò mai. È per questo che se vorrai che io me ne andrò, lo farò. Perché io ti amo. Perché io per te farei di tutto. Sai che non sto mentendo, Duncan.. per favore, dimmi qualcosa, parlami. So che ci potrai riuscire. Scusami per tutto, scusami di tutto quel che ti ho fatto passare, scusami di quel che stai passando ora. Ma io non voglio lasciarti per uno stupido equivoco, tu sei mio. Io non ti cederò a nessun’altro.—
Le vedo, ora. Quelle piccole perle d’acqua, stanno scorrendo per le sue guance. Stanno parlando, mi stanno dicendo qualcosa. 
Credici, non stiamo mentendo.

Qualcosa mi dice che lei potrebbe mentire a chiunque, ma non a me. Le lacrime che avevo io, riescono finalmente a placarsi. Il dolore che provavo è stato spazzato via da quella luce. Non rimane più niente dentro di me, soltanto la consapevolezza che lei è mia. 
Butto a terra il quaderno e la penna, finalmente i miei muscoli rispondono, finalmente riesco ad alzarmi. Apro bocca, cercando di mettere in croce almeno due parole, cercando di esprimere i miei pensieri al meglio possibile. Dalla mia bocca però, esce soltanto un piccolo gemito, quasi impercettibile. Mi mordo il labbro inferiore, facendo talmente tanta pressione che potrei tagliarmi con i miei stessi canini. Allungo una mano verso il viso di lei, sfiorandole le fredde lacrime. 
Ho bagnato la punta del mio pollice con le dolci lacrime che sta versando per me. 
Credo siano l’essenza della mia linfa vitale, ognuna di quelle piccole perle trasparenti contiene una piccola parte dell’amore che lei prova per me. Piangere per qualcun altro è la dimostrazione fisica di quanto si tiene alla persona per cui si piange. Lei alza lo sguardo verso di me, sembra quasi che voglia esprimere tutto il dolore che sta provando in questo momento, il fiato sospeso, aspettando anche una mia sola parola. 
Continua a far scorrere lacrime, una dopo l’altra. Lasciano una scia umida sulle sue guance che brilla sotto la luce fioca della lampada. 

–Duncan.. riesci a parlarmi? Riesci a dire qualcosa ora?—Chiede con premura.
Io semplicemente resto muto, non esce una sola lettera dalla mia bocca. Le mie corde vocali si rifiutano di obbedirmi, ma almeno il mio corpo riesce a rispondere a ogni mio singolo comando. L’unica cosa che riesco a farle è guardarla con innocenza. L’innocenza che ricorda quella di un bambino. Un bambino che non può mentire, un bambino che non sa nulla del mondo, un bambino curioso di sapere e conoscere. 
Lei mi sta insegnando pian piano, parola dopo parola, passo dopo passo, gesto dopo gesto.
Cos’è l’amore? 
Qualcuno potrebbe chiedersi qual è la mia risposta, dopo tanto cercare. 
Cos’è l’amore? Un solo nome.

Gwen.

Sfiorare la sua pelle morbida e liscia come la buccia di una pesca è tutto quello di cui ho bisogno, per sentirmi a casa.
–No-n.. Pian.. gere.— Sussurro sulle labbra.
Afferro un lembo della manica della mia maglietta con due dita, così comincio a sfregarla contro le guance di Gwen, finchè non spariscono le scie umide che si erano create. 
Lei sembra smettere di piangere. 
–Duncan..—
No, non voglio che dica nulla. 
–Ssssh..— 
Avvicino il mio viso al suo, cercando un minimo contatto. Voglio soltanto sentire il sapore delle sue labbra sulle mie. Sentire il sapore delle sue lacrime salate. 
Al momento sento soltanto il suo respiro, il fiato caldo di Gwen che mi sfiora le labbra. 
Mi avvicino ancora un po’, cercando di creare quel contatto che tanto desidero, che tanto mi è mancato. Ancora un po’. Mi sembravano lontane, come se non riuscissi a raggiungerle, ma finalmente riesco a sentirle. 
E’ piuttosto strano, però mi sembra la prima volta che bacio qualcuno. 
Mi sento come un ragazzino alle sue prime esperienze. Ingenuo e fragile. 
Le braccia di Gwen mi circondano il collo, irradiando un piacevole senso di fresco. Io le circondo i fianchi con le mani, attirandola di più a me, riesco a sentire i nostri corpi che premono a vicenda l’uno sull’altro. Freddo e caldo, un contrasto piuttosto strano, ma talmente piacevole che non riesco neanche descriverlo. 
Sento dei forti battiti e non capisco se siano suoi o miei.
Passa così tanto tempo che ormai sono rimasto senza un briciolo d’aria, ma continuo a tenere le labbra incollate alle sue. 
Il nostro bacio è andato più avanti, s’è spinto portandosi a un contatto di lingue. La sento, sta cercando di riprendere aria dal naso, anche se sta soffocando nel nostro interminabile bacio, preferisce rinunciare all’aria piuttosto che dividersi da me. 
In tutto e per tutto, parola per parola, non soltanto nel bacio, anche nell’amore che prova verso di me. 
E per me è lo stesso, rinuncerei a vivere, alla mia vita, all’aria, al cibo, a disegnare. 
A tutto, per non rinunciare al mio angelo.
 
Mi stacco, perché nonostante quel che prova lei, l’ultima cosa che voglio fare è vederla morire soffocata dai miei stessi baci, riproduzione carnale del mio sfogo d’amore. 
Sta ansimando, respira a fatica. 
L’ho tenuta troppo sotto presa, si vede. 
–Ti amo, piccola.—Sorrido, finalmente riesco a spiccicare due parole con un senso compiuto, senza balbettare. 
Le corde vocali sono tornate a posto.
 Le sue guance si colorano di un rosso scarlatto, talmente intenso che si riesce a distinguere benissimo. E’ arrossita, proprio non capisco perché. 
Nel contempo sta sorridendo, un sorriso che vale più di mille parole. 
–Mi fanno.. imbarazzare, certi soprannomi— Dice, ridacchiando.
Forse si riferisce al mio piccola ma a me sembrava carino, certo non ho fatto nulla che non dovevo fare. 
–Mh, piccola?—
Ancora è stretta alla mia presa intorno ai suoi morbidi fianchi. 
–Si.. però insomma.. è carino..—
Annuisco. 
–Ora che mi hai spiegato tutto, io ti chiedo scusa. Ti chiedo perdono per tutto quello che ti ho fatta passare e le lacrime che hai versato per me.. solo.. mi dispiace d’aver dubitato di te, Gwen.—
Lei scuote la testa, la presa attorno al mio collo si fa improvvisamente più ferrea di quanto non fosse già. 
–Scusami tu, scusami perché non ti ho raccontato tutto fin dall’inizio, scusami perché sono stata un’idiota..—
Anche io scuoto la testa, esattamente come lei. 
–No, mi sono già dimenticato tutto. Va tutto bene, amore mio.. soltanto una cosa—
La vedo inarcare un sopracciglio e dischiudere le labbra, ha smesso di ansimare per il bacio togli-fiato di prima. 
–Promettimi che non mi lascerai mai, promettimi che mi amerai per sempre.—Sussurro, sfiorandole il rossore delle sue guance. 
–Non ti lascerò mai, non smetterò mai di amarti, Duncan. Qualsiasi cosa succeda, lo prometto.—
Annuisco. 
–Prometto anche io, nessuno ti porterà via da me..—
Le mordo una spalla, lasciando un piccolo segnetto del mio morso, soltanto un’anteprima del marchio che le farò un giorno. La sento fare un piccolo versetto di piacere, credo che essere toccata da me le provochi piacere, quanto ne procura a me. 
Non appena ho finito, sorrido come un’ebete. Lei sorride anche, però questa volta è un sorriso strano, quasi malizioso. C’è una scintilla nei suoi occhi. Credo voglia riscattarsi per qualcosa, oh giusto. 
Io l’ho vista completamente nuda, come mamma l’ha fatta, una o due ore fa. 
–Perché mi guardi in quel modo strano?—Inclino un po’ la testa di lato, come per imitare una di quelle espressioni ‘interrogative’ dei manga giapponesi. 
Lei fa spallucce, ma continua a guardarmi e a sorridere in quel modo, come se volesse mangiarmi. 
Io mi sento le ginocchia molli, stanno tremando. Ho la pelle d’oca per quello sguardo, però sono talmente stanco di tutte queste pressioni che potrei crollare ora, sul pavimento. Gwen avvicina la testa al mio collo, posandovi delicatamente le labbra. Apre la bocca, tirando fuori la sua lingua. 
–Gw-Gwen?—
stavolta sono io quello che diventa rosso come un pomodoro. Credo che gli istinti animaleschi di una certa persona si siano risvegliati. Il mio collo è percorso da brividi, la lingua di lei ci sta giocando, leccandolo continuamente. 
–Gw-Gw-Gwen..—E qui di certo non mancano dei gemiti di piacere verso quello che mi sta facendo, una piccola tortura personale, firmata Angel. 
–Mmh?— Nonostante lei abbia versettato un cosa c’è? abbreviato, io non riesco a spiccicare parola. 
Continuo a gemere, senza sosta. 
Sfiora i suoi piccoli canini contro al mio collo, ad ogni mio gemito lei preme sempre di più i suoi canini contro alla mia pelle, quasi mi sembra un film vampiresco. Peccato che non tutti i film hanno un lieto fine. Infatti, le mie stramaledette gambe hanno deciso di abbandonarmi. Mi cedono le ginocchia, che fino ad un minuto fa, tremavano. Chiudo gli occhi, pronto a dare una bella botta ai polpacci. Ma non sento l’impatto con il pavimento, non sento dolore, non sento nulla. Così riapro lentamente gli occhi, vedo soltanto il viso di Gwen. 
–Duncan.. ti senti bene?—Avendo le braccia attorno al mio collo ha fatto in tempo ad afferrarmi prima che cadessi, mi ha evitato una caduta. 
Io accenno un ‘sì’ con la testa. 
Lei invece scuote la sua. 
–Non stai bene, non riesci a vederlo? Stai cadendo a pezzi, hai bisogno di riposare..—
Dalla mia bocca esce soltanto un versetto, mentre una mano mi sale fino al collo, sfiorando il punto in cui Gwen mi stava torturando. 
–Non è giusto..—
So che sto facendo gli occhioni da cucciolo per una cavolata, però stavo così bene finchè non mi sono cedute le gambe. 
–No, ora ti metti a letto a dormire e io dormirò insieme a te per farti contento, va bene?—
Preferivo continuare con quella piacevole tortura, ma mi dovrò accontentare, non si può volere tutto dalla vita. 
–Va bene..—
Provo a vedere se le gambe rispondono al mio controllo, muovendole un po’. 
Okay, credo siano a posto, però fanno male. I muscoli, li sento tirati e rigidi, come il giorno dopo di un lungo allenamento severo e straziante. Secondo i miei calcoli, entro mezza giornata questo dolore dovrebbe sparire. Gwen riesce a capire che c’è qualcosa che non va alle mie gambe, così non dice nulla e mi appoggia sopra al letto. Ha molta più forza fisica di quel che pensassi. 
–G-grazie..—Sorrido, lei fa lo stesso con me. 
Mi stendo sul letto, non tiro su le coperte finchè lei non viene accanto a me, e credo che dal suo sorriso abbia capito che la voglio stringere, e che non mi addormenterò finchè non mi sarà vicina. 
–Arrivo, arrivo amore..—
Mi ha chiamato ‘amore’. Credo d’aver un paio di occhi a cuoricino, metaforicamente parlando, perché se ce li avessi davvero, sarebbe stato un bel problema, nonché parecchio imbarazzante per uno come me. 
Gwen si stende accanto a me, mi avvolge in un fresco abbraccio, tutto quello di cui ho bisogno. La vedo afferrare un lembo della coperta e la tira fino alle nostre spalle, così da lasciare fuori soltanto la testa. 
–Sei stanco, Duncan..—
Una sua mano si avvicina al mio viso, mi tocca delicatamente le palpebre degli occhi e mi costringe a chiuderle. –Dormi, fai dei sogni tranquilli, amore.—
Sorrido, pur avendo gli occhi chiusi, non potrei essere più felice di così. Ho rischiato di perderla ma poi l’ho riavuta, sono così.. felice. 

Lei mi ama. 

–Buona notte, piccola.— Mormoro.
Appoggio le mie labbra sulle sue, posandovi un leggero e dolce bacio a stampo. Gwen comincia a cantare una ninna nanna, per conciliare il mio sonno. 
Inutile dire che dopo neanche una decina di minuti, qualsiasi ora sia, cado in un sonno decorato da dolci sogni, la cui protagonista, è un vero angelo.






 Angoletuccio 
Salut mes amis :D Avete visto che brava bimba che sono, neanche un mese c'ho messo! >
▽<
-Coscienza: "C'è poco da gasarsi, ciccia, in media è sempre parecchio"
*la ignora* Ebbene ho finito di scriverlo proprio ora, avrei voluto dare un'ulteriore revisione prima di pubblicarlo (senza contare che non mi convince molto...) ma ci tenevo a pubblicarlo oggi anche perché sono piuttosto impegnata in questi giorni tra compiti e interrogazioni varie =^=
 Inoltre tutta la colpa di questa eccessiva fluffuosità va alla 5a puntata di TDAS che avrei sicuramente preferito non vedere... ma che in compenso, dopo la fase "lacrime e depressione", ha scatenato in me una voglia pazzesca di scrivere su questa splendida coppia. E mi sono decisa a capire che infondo quella è solo una visione dei produttori, che hanno fatto cambiare radicalmente i comportamenti di Gwen e Duncan, così, puff, magicamente tutto in una puntata! *prende la pallina anti-stress cercando di fermare la rabbia che sta ritornando* La mia Gwuncan per me non si scioglierà mai e comunque la stagione ancora non è finita e spero vivamente che a quel punk torni un po' di sale in zucca e capisca di quanto prezioso ha perso (vale anche per te Gwen ù.ù) Perché non possono...! Loro devono stare insieme... Insomma, ma guardateli! Sono perfetti, cioè...! Acciderbolina ç_ç
-Coscienza: "Sai spiegare le cose che è una meraviglia"
*continua a ignorarla* Quindi spero che tornino insieme. E continuerò a sperarci *
◡* Ma infondo che importanza ha se si sono "teoricamente" lasciati... a me e al mio amore per la DxG non cambia nulla di nulla. Giusto! Non bisogna prenderla a male o disperarsi... e neanche voler prendere a botte qualcuno... E' del tutto insensato... Ehehe... *risatina sinistra*
-Coscienza: "Emh... Perché sei circondata da un inquietante aura blu...?! Ma...! Che ci vuoi fare con quelle bamboline e quegli spilli...? Perché le bamboline hanno i capelli dei produttori?!
Ehehehe... Esperimento scientifico... Muahahaa... muAHAHAAHHAAHAHAHA!
-Coscienza: "Ok,l'abbiamo persa. Emh, ci sarebbe da finire di scrivere l'angolino qui!
*torna in sè* Oh, giusto! Dove eravamo rimasti... Un abbraccione pandoso a tutti quelli che hanno letto, e un grazie specialoso a
 Gwuncan_love, rocker_love, AnEvanescenceFan, MagicSummer, _Rainforest_, kairy_Wolf, La_Craggy, Love_Zoro, francyalterego e Dalhia_Gwen per aver recensito lo scorso capitolo. Siete troppo, troppo care... Aw T-T *commossa*   Mercì beacoup~ 
Spero il capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima,
key
  
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