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Autore: Clockwise    18/10/2013    1 recensioni
Teneva gli occhi chiusi quando cantava, ma se li avesse aperti, se avesse potuto vedere quel momento, allora l’avrebbe vista con i suoi occhi, oltre a sentirla, l’alchimia che li legava. Era proprio lì, in loro, nei piedi che battevano lo stesso tempo, nelle vibrazioni sugli strumenti, nel riverbero che echeggiava dentro ciascuno di loro alla stessa frequenza, nelle note che ciascuno di loro creava e che si intrecciavano in armonie meravigliose e così, insieme, solo insieme, erano qualcosa.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Star Sail
 
Jonny aveva sempre voluto fare l’astronauta. Fin da bambino, si perdeva in melodie nascoste ogni volta che alzava gli occhi al cielo notturno. Aveva attaccato delle stelline fluorescenti al soffitto e iniziato a sognare. Perché nella grande tela scura dello spazio poteva sognare qualsiasi cosa, usare quelle stelle come il pennello di un pittore, le parole di uno scrittore, l’archetto di un violinista.
Forse era proprio questo il problema: perso nell’etere, fra quelle stelle silenziose, ogni tanto tendeva a perdere la cognizione del mondo che lo circondava. A volte, faceva davvero fatica a scendere giù, perché quelle stelle erano così maledettamente affascinanti.
 
♪♬
 
Bussò alla porta del bagno.
«Ne hai per molto?»
Chris mugugnò una risposta che Julia interpretò come un sì. Maledicendo il fatto che ci fosse un solo bagno in quella casa sovraffollata, si diresse in soggiorno dove stavano provando i ragazzi e sprofondò nel divano.
«Ok, sentite questo allora» stava dicendo Will, prima di esibirsi in un energico assolo alla batteria. Guy annuì.
«Ma io e Jonny entriamo subito.»
«Sì, praticamente insieme. Prima c’è la chitarra, fa i suoi due accordi, poi entriamo tutti quanti…» ricapitolò Will, gesticolando con le bacchette. Guy e Jonny annuirono.
«Va bene, ma stavo pensando di sistemare un po’ l’assolo…» disse Jonny, la testa china sulla sua chitarra.
«Perché? A me sembra vada bene» fece Guy, mentre Will annuiva. Il chitarrista si passò una mano sulla nuca.
«Hey, voi ragazzi avete intenzione di provare tutto il pomeriggio?» li interruppe la voce di Julia dal divano. I ragazzi si voltarono verso di lei con aria colpevole.
«Non ti stai divertendo, eh?» scherzò Will. Lei sorrise.
«Oh no, sentire le vostre interessantissime discussioni su un Sol è davvero divertente, scherzi? è solo che… Andiamo, Londra è così bella, è una bella giornata, insomma…» disse con fare allusivo, sbattendo le palpebre. Jonny rise, poi guardò gli altri due.
«Ok, ok, ci hai convinti, finiamo questa e poi usciamo» acconsentì, sorridendo. La ragazza alzò i pugni al cielo.
«Però finiamola» impose Will, rimettendosi in posizione. Batté quattro tempi e poi attaccarono a suonare. Julia muoveva la testa a ritmo. Erano bravi, erano davvero bravi, le dita di Jonny erano così veloci su quella chitarra…
Un urlo seguito da un tonfo portò il silenzio nel piccolo soggiorno. I ragazzi si guardarono.
«Cos’è stato?» chiese Will, corrugando le sopracciglia. Guy gli fece segno di fare silenzio. Dal bagno provenivano strani suoni soffocati. Julia si avvicinò rapida alla porta.
«Chris? Tutto bene?»
L’orecchio vicino alla porta, distingueva solo un vago mormorio.
«Sì, sì, tutto… Siamo su NME!»
«Che cosa?» gridarono a un tempo tutti quanti, radunandosi attorno alla porta. Chris la aprì qualche secondo dopo, reggendosi i pantaloni e con una rivista in mano. Gli occhi spalancati, la allungò a Jonny.
«Guarda, guardate, guardate» mormorò, uno sorriso incredulo che gli illuminava il viso. Si raccolsero tutti attorno a Jonny, che teneva aperta la rivista con mani tremanti sulla pagina delle “nuove band del ‘99”. Nel mezzo della prima pagina figurava il nome “Coldplay”.
«C’è quella band… abbiamo suonato con loro. Insomma, ci sono… Woah» farfugliò Guy, scioccato. Chris annuì con enfasi, finendo di allacciarsi i pantaloni.
«Se non lo vedessi non ci crederei» mormorò Will scuotendo la testa mentre un sorriso andava dipanandosi sul suo viso.
«NME! Ma vi rendete conto? Siete già su un’importantissima rivista musicale e avete fatto sì e no dieci concerti! Siete già grandi, è quasi ingiusto!» esclamò Julia. Presa coscienza del fatto, i ragazzi iniziarono a ridere e a lasciarsi andare ad esclamazioni sorprese e pacche sulle spalle, mentre Jonny declamava l’articolo a gran voce.
«Oh, mio Dio, dobbiamo festeggiare. Tutti fuori, dai, offre Julia!» propose Guy. La ragazza lo guardò risentita fra le risate degli altri.
«Come sarebbe? Che razza di galantuomo sei?»
«Non ci credo, siamo già su una rivista…» mormorò Will, scuotendo la testa sorridente, seguendo gli altri che prendevano giacche e sciarpe e si avviavano fuori. Decisamente un bel modo di iniziare l’anno nuovo.
«Ah, sei stato tu prima? A fare quel rumore?» chiese Jonny rivolto a Chris. Il ragazzo lo guardò interdetto per un momento, poi annuì.
«Ah, sì, io… Sono caduto.»
«Da dove?»
«Dal gabinetto.»
I ragazzi lo guardarono basiti.
«Ti porti le riviste in bagno?» chiese curioso Guy.
«Questa è la prima volta che veniamo citati in una rivista e tu quando la leggi caschi dal cesso?» domandò incredulo Will. Chris annuì candidamente. Julia, Jonny e Guy scoppiarono a ridere, trascinando anche Will e un Chris leggermente imbarazzato.
«Oh, mio Dio, devo raccontarlo a qualcuno. Siete testimoni voi tre, o non mi crederà mai nessuno» disse Julia, asciugandosi le lacrime. Chris la guardò allarmato.
«No, no, hey, non devi dirlo a nessuno! Sarebbe la fine!»
«Scherzi? Questa sarà una di quelle storie che tramanderò a figli, nipoti, nipotini, amici, figli di amici e chiunque ti conosca quando sarai famoso. Sarà la tua rovina, nessuno ti prenderà mai più sul serio.»
«Ma che ti ho fatto?» protestò il fratello, fra le risate dei suoi amici. Julia scoppiò a ridere e lo abbracciò. Si scostò un poco, sospettosa.
«Ti sei lavato le mani, sì?»
 
♪♬
 
Jonny capiva la matematica.
Chris diceva che la matematica non aveva senso, ma Jonny scuoteva la testa sorridendo: la matematica era la cosa più sensata del mondo. Forse l’unica. Perché in matematica ogni cosa aveva la sua funzione, ogni cosa era governata da qualche legge, ogni incognita trovava, alla fine, la sua soluzione. Non c’era da capire, era così e basta. Ecco cosa Jonny capiva.
Ma quando Jonny diceva che quel greco era assurdo e che non c’era verso di cavarne fuori qualcosa, era il turno di Chris di ridere. Secondo lui, bastava capire il meccanismo e fatto, la versione era tradotta. Ogni tanto saltava su e faceva notare a Jonny qualche parola, esaltandone la stupenda corrispondenza fra significato e suono, spiegandogliene l’origine. Jonny spesso si perdeva. Le parole lo disorientavano, perché non erano chiare e semplici come i numeri, ma dipendevano da migliaia di cose: e l’intonazione, e il contesto, e il destinatario, e il tono. Insomma, un “I love you” poteva significare tanto “ti voglio bene” quanto “ti amo”, e questo spiazzava Jonny. Perché i numeri non possono mentire; le parole sono lo strumento della menzogna, gli esseri umani i loro artefici. In fondo, a chi appartengono di più gli uomini, ai numeri o alle parole?
 
♪♬
 
«Pronto? Oh, hey, ciao… Sì, sì…»
Spostò lo sguardo dallo schermo intercettando quello di Chris. Corrugò le sopracciglia in una muta domanda. Chris sillabò “Lila”, voltandosi leggermente, la cornetta attaccata all’orecchio. Jonny sorrise e tornò al suo film, cercando di impedire che le sue orecchie ascoltassero.
«Ah, davvero? Come… Oh, sì. Lila… Ok.»
Il silenzio si protraeva. Jonny lasciò perdere il suo riserbo e cercò di intuire cosa stesse dicendo la ragazza dall’espressione di Chris, ma l’amico teneva la testa bassa. Forse non era un buon segno…
«Lila… Te l’ho detto, io… Oh.»
Chris sorrise e Jonny con lui.
«Sì. Sì, certo, va bene. Ok, ok. Va bene. Ciao.»
Jonny puntò gli occhi su di lui non appena finì di parlare.
«Allora? Che ha detto?»
Chris sorrise e allargò le braccia.
«Che ha ascoltato la radio l’altro giorno e che vuole parlare. Dici che è una cosa buona?» chiese, improvvisamente preoccupato.
«Penso di sì, certo che è una cosa buona. È da Capodanno che non vi parlate, sono quasi due settimane.»
Chris annuì, pensoso.
«Hai ragione. Oh be’, allora è meglio che vada, è già tardi.»
«Andare dove, scusa?» domandò Jonny, corrugando le sopracciglia. Pensava sarebbero rimasti a casa a suonare quella sera. Aveva già pronto il block notes nuovo sul tavolino. Chris sembrò imbarazzato.
«Vado da Lila, no? Voleva parlare…» disse, sentendosi in colpa.
«Ah, intendeva stasera, non avevo capito…»
«Sì, stasera…»
«Pensavo che…»
«No, stasera.»
«Be’, allora vai, no?, che aspetti?, vai.»
«Sicuro? Mi dispiace lasciarti solo, però…»
«Ma piantala e sbrigati ad andartene!» rise Jonny, una risata forzata che non gli illuminò gli occhi. Chris sembrò non vederlo.
«Oh, grazie Jon, sei un amico. A dopo» disse allegro, correndo a prendere la giacca.
«Non devo aspettarti alzato, vero?» ghignò Jonny, tornando a vedere la televisione.
«Cosa insinui, Jonnyboy? Non mettere in dubbio la mia purezza e quella della mia Lila» rise Chris in risposta, uscendo con un ultimo “Buonanotte!”.
Jonny sentì il proprio sorriso spegnersi lentamente, afflosciarsi. Non capiva bene perché gli desse tanto fastidio il fatto che Chris fosse uscito senza pensarci neanche due volte. Sì, insomma, era innamorato di Lila dal primo giorno in cui l’aveva vista, era ovvio che volesse cogliere al volo l’occasione di mettere le cose a posto, eppure lui, Jonny, era il suo migliore amico, e ora avrebbe passato la serata da solo. E non era nemmeno la prima volta...
No, non da solo.
Voltò la testa di lato e sorrise. Ah, lei sì che sapeva come prenderlo.
Spense il televisore e si alzò. Attaccò il cavo all’amplificatore, regolò il volume e gli effetti e si sedette imbracciando la sua fida chitarra. Iniziò a suonare.
Le dita scivolavano sulle corde dorate, le note vi scrivevano i suoi pensieri.
Andiamo, Jonny, qual è il problema?
Il problema era che non sapeva quale fosse il problema. Avvertiva solo questo diffuso malessere, questa serpeggiante malinconia che lo opprimeva. Come quando si trovava nel mezzo di un’equazione e non sapeva più cosa fare, dove andare.
Suonò di nuovo la sequenza che aveva appena fatto, concentrato. Bella, tranne per l’ultima nota. Riprovò di nuovo, cambiandola con una più alta. Bene. Si allungò sul tavolino e scarabocchiò le note su un foglio.
Era geloso di Chris? No, non credeva. Insomma, non era mica il suo ragazzo. Lui non… No! Chris era innamorato di Lila, e lui, Jonny, non poteva che essere felice per lui.
Sicuro, Jon?
Sicuro. Era solo il suo migliore amico e Delilah era perfetta per lui, se solo si fosse decisa a capirlo. E non era nemmeno lei il problema, prima di chiedere.
E allora non c’è un problema, Jon.
C’era, ma non sapeva quale fosse! Era proprio questo il punto. Un pensiero improvviso lo punse, alzò la testa di scatto. Se non per la chitarra, per quelle note, lui era solo. Non solo quella sera, ma anche di solito, di giorno, per strada, al college. Sì, certo, aveva i suoi amici, Guy e Will e Phil e Tim, e ovviamente Chris, ma non riusciva a scacciare quella fastidiosa vocina che gli diceva “No, no, sei solo soletto.”
No, Jon, non è vero, lo sai.
E invece sì. Andiamo, quand’era stata l’ultima volta che aveva parlato veramente con qualcuno? Veramente, a cuore aperto, senza freni, senza paure? Quand’era stata l’ultima volta che lui e Chris si erano seduti a parlare, a suonare come una volta? Sì, parlavano, ma parlavano principalmente di Lila, o di Julia, o di altri. Quand’era stata l’ultima volta che avevano parlato di loro, dei loro sogni, delle loro vite, come una volta? Quand’era stata l’ultima volta che qualcuno gli aveva chiesto come stava? Ecco, allora, perché la sera, prima di addormentarsi, si sentiva così inspiegabilmente vuoto e dolorante, sentiva il cuore pesante. Perché quella sera l’unica con cui potesse veramente parlare era la sua chitarra.
 
♪♬
 
Jonny aveva sempre voluto fare l’astronauta. Solo che poi aveva incontrato la musica.
Il legame fra matematica e musica lo aveva sempre affascinato. Potevano sembrare due cose opposte, invece erano legate saldamente. I rapporti fra le note erano, appunto, rapporti. La musica era la più intima espressione dell’anima, ed era governata da leggi matematiche. Jonny ne era affascinato e arrivava a chiedersi, allora, se anche l’essere umano non potesse essere legato con la matematica. Magari, applicando qualche particolare regola quando ci si trovava in una data situazione, come con le equazioni. Eppure qualcosa dentro di lui gli diceva che, forse, l’uomo era la più grande incognita di tutte, e non sarebbe mai riuscito a capirlo. Tanto valeva rifugiarsi fra le stelle con una buona chitarra.  
 
♪♬
 
«Allora, qual è la scaletta di oggi?» chiese Will, facendo roteare una bacchetta.
«La solita» rispose Jonny, collegando la chitarra all’amplificatore. «Brothers&Sisters, Only Superstition, Shiver, Bigger Stronger
Will annuì.
«Hey, Guy, sei fra noi?»
Il bassista alzò di scatto la testa su di loro.
«Cos-? Sì, certo» mormorò, la testa altrove.
«Ah - ah» fece Will, poco convinto. «Dai, a che pensi? Oscuri piani per dominare il mondo?» rise, deliziandosi dell’occhiataccia che gli rivolse il ragazzo.
«Hey, non scherzare, Will, o Guy ci ruberà tutti i fan col suo bel faccino e finiremo sotto i ponti» rincarò Jonny, accordando il suo strumento. Will rise, tamburellando sul timpano.
«Ma chi è al telefono? Delilah?» domandò, marcando di più il suono. Erano ormai cinque minuti che Chris era al telefono, nell’altra stanza. Di solito voleva dire Delilah. Le ragazze parlavano un sacco al telefono.
«No, Phil» rispose Jonny. Will annuì distrattamente, ripetendo il passaggio e aggiungendoci una sequenza di piatti alla fine. Mmh. Molto scenico.
«Ieri ho completamente sbagliato un passaggio. Si è notato?» chiese Guy con aria noncurante, facendo distrattamente scivolare le dita sulle corde. Will lo guardò corrucciato.
«Quando? In Bigger Stronger? Avevo sentito qualcosa di strano…» mormorò. «Ma non preoccuparti, non se ne sarà accorto nessuno: metà del pubblico erano ragazze che non avevano occhi che per te, a nessuna di loro importava veramente del basso» scherzò, allarmato dallo sguardo sconfortato del bassista. Si rese conto che la sua battuta non aveva risollevato il morale del ragazzo, anzi, forse l’aveva addirittura riabbassato, ma fu salvato dall’entrata di Chris in soggiorno.
«Ah, finalmente! Che diceva il grande Phil? Era un po’ strano ieri sera.»
Il cantante scosse le spalle, imbracciando la chitarra.
«Ha detto che domani incontriamo quelli della casa discografica. Dovremmo iniziare a registrare il dieci febbraio» disse, atono. Will strabuzzò gli occhi. Mancava meno di un mese.
«Di già? Oh, man
Jonny sorrideva e anche Guy aveva stiracchiato un sorriso.
«Che c’è, non va bene?» domandò il batterista, spiazzato dallo sguardo assente e quasi triste di Chris.
«No, è che… Non siamo pronti» mormorò il ragazzo, gli occhi sulla chitarra.
«Sì che siamo pronti, abbiamo ottime canzoni, sono mesi che suoniamo insieme, siamo bravi» contestò Will, portandosi ai fianchi le mani che ancora impugnavano le bacchette.
«Ma ci manca una canzone! Ne serve una nuova, quelle che abbiamo non vanno…» disse Chris, spostando il peso da un piede all’altro. Sentiva di aver già fatto quel discorso.
«Perché non vanno, cos’hanno che non ti soddisfa?» chiese l’altro, marcando ironicamente la parola soddisfa. Chris scosse le spalle.
«Non lo so, io… Non vanno bene, non sono giuste. E non riesco a scrivere nient’altro! Sono settimane che ci provo, davvero, ma fanno tutte schifo, non riesco a combinare niente di buono, sono tutte noiose e uguali!» si sfogò, liberando quelle sensazioni che si era tenuto dentro per settimane. Jonny lo guardava con un misto di delusione e risentimento. Chris scosse di nuovo le spalle, come per allontanare quello sguardo.
«E scusa, ma noi le abbiamo mai sentite queste canzoni? O solo perché non piacciono a te vuol dire che non devono piacere nemmeno a noi?» fece Will, la voce pericolosamente sarcastica.
«Non ho detto questo!» tentò di difendersi Chris, alzando le mani. «Ma fanno davvero schifo…»
«È anche vero che tu ti sottovaluti molto, Chris. Non sei proprio un giudice imparziale, dato che parti convinto che qualsiasi cosa tu faccia sia schifosa» disse pacato Guy. Chris spalancò gli occhi.
«Non è vero, non sono imparziale, ma davvero…»
«Siamo in una band, Chris, una dannatissima band. Ed essere in una band vuol dire lavorare insieme, non esiste che tu scrivi canzoni e non ce le fai sentire. Non siamo i vicini della porta accanto, nel caso tu non te ne sia accorto» lo aggredì Will, alzandosi e puntandogli contro una bacchetta. Chris drizzò la schiena.
«So benissimo che cos’è una band, grazie, ma se dico che una canzone fa schifo, fa schifo, è inutile che ve la faccia sentire…»
«Ah, certo, perché il tuo giudizio è più importante di quello di tutti noi messi insieme, vero?» lo sbeffeggiò il batterista, spostandosi da dietro il suo strumento.
«Non ho detto questo, non mettermi in bocca parole non mie!» si difese il ragazzo, puntandogli un dito contro. Jonny e Guy seguivano lo scontro spostando lo sguardo dall’uno all’altro, incapaci di intervenire.
«È quello che vuoi dire! Che sei più importante di noi.»
«Ora stai esagerando, non ho mai detto né pensato una cosa simile, per piacere piantala di sparare cazzate» sputò il ragazzo, aspro.
«Oh, quindi ora sono io quello che spara cazzate, certo. Dimenticavo, tu sei il nostro meraviglioso frontman, non puoi sparare cazzate, tu…»
«Will…» tentò di placarlo Jonny, notando che sia lui che Chris si stavano alterando troppo.
«Tu sei quello che sa fare tutto, che suona tutto, che canta, che scrive, quello che dovrebbe guidarci, e poi salti fuori che non riesci a scrivere una fottutissima canzone. Cosa vuoi, compassione? Vuoi che ti stiamo tutti costantemente vicini, pronti ad aiutarti e coccolarti?»
«Will, quello che dici non ha senso, non ho mai detto niente….»
«E invece sì. Ti comporti come se dovessimo starti sempre appresso, come se non sapessi camminare con le tue gambe, quando sai farlo benissimo. Piantala di piagnucolare e scrivi questa fottuta canzone.»
Gli rivolse un’ultima occhiata di rimprovero e fece per tornarsene alla batteria, ma la voce di Chris lo bloccò.
«Ma vaffanculo, che problema hai? Hai qualcosa contro di me, Will? Vuoi cantare tu, che problema hai? Ho solo detto che non riesco a comporre una buona canzone, vi ho chiesto aiuto…»
Il batterista si voltò di scatto, fronteggiando il ragazzo.
«Aiuto, eh? Fottiti, Chris.»
Jonny trattenne il respiro, aspettando la reazione dell’amico. Apriva e chiudeva la bocca, cercando le parole, stringeva i pugni. Stava per scoppiare.
«Ok, hai vinto tu, Champion. Vado subito a comporti una schifosissima canzone su una teiera, così sei contento, va bene?» fece Chris, sarcastico. «Comandi tu, qui, giusto, siamo tutti ai tuoi ordini, quindi signorsì, vado a scriverti una bella canzone di merda.»
Will portò indietro la schiena.
«Tu sei un fottutissimo idiota, se pensi che io…»
«Ok, dai, basta, calmiamoci» disse Jonny, ora seriamente allarmato. Non era certamente la prima volta che discutevano, ma non erano mai arrivati ad insultarsi così. Si fece avanti tendendo le braccia in fuori, dato che Chris e Will si guardavano con astio palpabile ed erano pericolosamente vicini.
«Calmarsi un corno, Jonny, se il signor Champion vuole una canzone, avrà una canzone, è così che funziona, no? Che faccia schifo non importa, giusto?» lo sbeffeggiò Chris, guardando il batterista da oltre la spalla di Jonny. Will, rosso in viso, fece per andare avanti, ma Jonny gli posò le mani  sulle spalle, fermandolo.
«Seriamente, diamoci una calmata. Sediamoci e parliamone…»
«Cosa c’è di cui parlare, eh? Will comanda, io non conto, a chi importa…»
«Ma sei serio? Sei tu quello pieno di sé, qui dentro, tu…»
«Non ho fatto niente!» esplose il ragazzo, allargando le braccia. «Non ho fatto assolutamente niente, non capisco cosa…»
Guy incrociò le braccia dietro il basso.
«È proprio questo il punto, Chris. Non hai fatto niente.»
Il silenzio calò intorno a lui, gli occhi dei ragazzi puntati sulla sua figura, tesi.
«Non ci hai fatto sentire niente. Ma noi dovremo essere i tuoi migliori amici, se non ti fidi di noi abbastanza da farci sentire qualsiasi cosa tu stia componendo, è inutile che stiamo qui.»
Le sue parole sembrarono risuonare dentro il ragazzo, che si sentì improvvisamente svuotato.
«Io…»
Impotente, vide Will lanciargli un’ultima occhiata di fuoco e poi uscire, senza un’altra parola. Guy ripose con calma il basso nella custodia, poi andò via con un flebile “Ci vediamo.” Il soggiorno rimase dolorosamente silenzioso.
Jonny staccò la chitarra dall’amplificatore e la posò sul divano, poi si dispose a raccogliere le bacchette di Will e sistemare il groviglio di cavi sul pavimento. Chris rimase in piedi dove si trovava, lo sguardo fisso sulla parete di fronte.
«Sono stato un idiota, ho combinato un disastro, Jon» mormorò. Non sapeva cosa si aspettasse - forse una pacca sulla spalla, un “non preoccuparti, sistemeremo tutto”, un sorriso rassicurante di quelli che solo Jon sapeva fare – certamente non:
«Sì, sei stato un idiota. E uno stupido, un egoista e un egocentrico. Ma siamo in una band, Chris, nessuno è più importante, siamo tutti fratelli. Almeno credo.»
Non avrebbe mai pensato che la voce dolce e pacata di Jonny avrebbe potuto fare così male.
Jonny uscì silenziosamente e silenziosamente discese le scale del condominio. Gli sembrava di non sentire nemmeno i suoi passi. C’era solo silenzio, fuori come dentro di lui. Ovattato, grigio silenzio. Nulla. Come nello spazio.
Fuori sulla strada, le mani in tasca, diretto chissà dove, Jonny si rese conto che ora era a tutti gli effetti un astronauta: solo, circondato soltanto dal vuoto cosmico. Jonny aveva sempre voluto fare l’astronauta, ma poi aveva incontrato la musica e non avrebbe mai pensato di sentire la mancanza della sua chitarra, lassù nello spazio. 








***
Buonasera =)
Poca voglia di parlare stasera, spero solo che il capitolo vi piaccia, mi sono impegnata parecchio, tenevo molto che riuscisse bene. Spero che i vaneggiamenti di Jonny abbiano un senso per voi. 
Il brano è Star Sail dei The Verve: vi consiglio sopratutto di leggervi il testo, io l'ho adorato. Avevo pensato anche a Starsailor di Tim Buckley, ma l'altra la conosco da più tempo e ho avuto l'ispirazione per il capitolo ascoltandola. Se avreste preferito l'altra, ditemelo. 
Me ne vado, buonanotte.
Ah, Chris Martin è davvero caduto dal gabinetto quando ha letto il nome dei Coldplay nella rivista.

E.

 
  
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