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Autore: bic    18/10/2013    1 recensioni
Altair ha una natura coraggiosa, fiduciosa, ostinata e ambiziosa, è una ragazzina, ma non si rassegna al destino di moglie e madre riservato alle donne, vuole fare ed essere qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli allenamenti iniziarono la mattina successiva, Alan era un grande addestratore e riuscii a migliorare diversi difetti già nell’arco della mattinata, Gianfar e Luke se la ridevano ogni volta che Alan mi dava una pacca sul sedere con il piatto della spada. L’unica attività su cui non avevo davvero bisogno di esercitarmi era il tiro con l’arco: sarei stata in grado di far cadere una mela dall’albero a trenta metri di distanza.
Non ero altrettanto capace nei corpo a corpo: la ferita subita due settimane prima ancora si faceva sentire e, alla fine dell’allenamento, Lila mi rimproverò: - Non sei ancora completamente ristabilito, non dovresti forzare così il tuo fisico!

- Ho poco tempo per imparare le cose che mi servono: il torneo è alla fine della settimana: cinque giorni sono davvero pochi.

Il training intensivo diede buoni risultati: la mia agilità era ancora migliorata e difficilmente un avversario sarebbe stato in grado di superarmi da quel punto di vista. Essendo più bassa della media degli altri duellanti avrei sfruttato questa qualità nella giostra, ma avrei dovuto dare davvero il massimo nel duello corpo a corpo.

Finalmente il sabato arrivò, non avevo avuto occasione di indossare l’armatura che Alan aveva fatto preparare per me perché voleva fosse una sorpresa e, per allenarmi ne avevo utilizzata una vecchia ed estremamente pesante che mi impacciava nei movimenti e mi rendeva ancora più complicato il combattimento.
Quella mattina zia Mab indossava un abito lungo impreziosito da fini ricami. vestita da signora sembrava molto più anziana ed austera.

- Altair, so che non mi deluderai, ma non eccedere, ricorda di non esporre il fianco ferito e sii prudente.
- Grazie per la fiducia, Mab.

Lei sorrise e mi porse la mano come avrebbe fatto con qualunque cavaliere.
Alan e Luke mi aiutarono ad infilare l’armatura: era fantastica, l’armaro aveva fatto un lavoro eccellente: non si vedevano imperfezioni né ammaccature e brillava al sole d’agosto come un frutto maturo su un albero.

Gianfar mi strinse il polso: - In bocca al lupo.
- Crepi – risposi ghignando.
- Alan, ma se dovevo combattere con questo splendore addosso perché mi hai fatto allenare con quel pezzo di ferraglia arrugginita?
- Dovevi abituarti al peso del metallo e non c’è nulla di meglio che utilizzare un’armatura più pesante e ingombrante se poi in combattimento puoi utilizzarne una più leggera.
- Corretto.

Il campo del torneo era dietro il palazzo reale e i giovani vi si stavano avvicinando da ogni lato.
Ad ogni gruppo è dato un luogo apposito dove depositare la propria armatura.

- Mentre vi apprestate a tirare con l’arco, trovati un posto un po’ isolato.- mi suggerì zia Mab - col caldo che c’è oggi là dentro, in mezzo a tutto quel ferro, sarà un inferno.

In realtà avevo colto al volo il significato recondito nascosto nelle parole dell’anziana signora: cerca di non farti notare e non attaccar briga.
La mattinata cominciò con i duelli dei bambini, il maggiore dei figli di Alan, galvanizzato dai miei allenamenti, aveva insistito per partecipare ed ottenne un onorevole quinto posto, per premio zia Mab gli donò una mela caramellata più grande rispetto a quelle dei suoi fratelli.
Il torneo di tiro con l’arco portò all’eliminazione di una buona metà dei concorrenti, naturalmente il mio risultato fu tutt’altro che deludente e riuscii ad ottenere un buon secondo posto che mi permise di gareggiare nella giostra partendo in un’ ottima posizione.
Quando montai a cavallo, dopo aver indossato l’armatura mi sentii finalmente viva, avrei potuto morire su quel campo e sarei stata felice, pensavo che mai avrei potuto provare un’emozione più grande, eppure mi sbagliavo.

Quando riuscii ad evitare la lancia del mio avversario e a disarcionarlo dal cavallo al primo colpo mi resi conto che desideravo ardentemente riuscire a battere un altro avversario e poi ancora uno e un altro ancora.
Ero completamente esaltata dall’adrenalina, il secondo e il terzo scontro furono rapidi, misi in atto tutte le tecniche che Alan mi aveva insegnato e così, senza nemmeno rendermi conto di cosa stesse succedendo, mi ritrovai in semifinale. Di fronte a me un avversario che nessuno aveva avuto il coraggio di sfidare perché portava lo stemma della casata della regina madre e nessuno degli altri concorrenti avrebbe rischiato di ferire un membro della famiglia reale.
Io, però, non ero come tutti gli altri e mentre Luke e Gianfar tentavano di dissuadermi, voltai loro le spalle, rimontai a cavallo e mi apprestai a giostrare: - Tu sei completamente fuori di testa, se ferisci un membro della famiglia reale ti farai decapitare!

- Se avesse davvero avuto paura di farsi male non avrebbe partecipato al torneo e io davanti ad una sfida non mi tiro indietro.

Salutai con un cenno il mio avversario e partii. Fu questione di un attimo: il legno della lancia che picchiava contro la corazza, l’equilibrio che improvvisamente spariva ed io mi trovai a terra a guardare il cielo. Mi rialzai un po’ acciaccata, pensando che, in fin dei conti avevo avuto un discreto successo e potevo anche permettermi di festeggiare, ma mi resi conto che anche il mio rivale era a terra, forse non tutto era perduto. Estrassi la spada e mi parai di fronte a lui, mi ero abituata a combattere nel corpo a corpo, ma mai con l’elmo, lo tolsi e lo lanciai a Luke che lo prese al volo.
Anche il mio avversario se ne liberò.

- Ci rivediamo. – disse ghignando.
- Lo sapevo che eri troppo esperto di cose mondane per essere solo un Monaco in cerca della propria Mansione.

Flake sfoderò la spada.
Cominciai a studiare attentamente le sue mosse, da principio non si espose molto e fui io a partire all’attacco, come si addiceva al figlio di una nobile famiglia era davvero ben addestrato ed era evidente che fosse di gran lunga migliore di me, ma io lo battevo in velocità e desiderio di vittoria, mi sembrava così vicina, solo un altro contendente ed avrei potuto ottenere l’Emancipazione, passai la spada alla mano sinistra e tentai un affondo, avevo fatto male i calcoli, Flake parò l’affondo e mi fece volare la spada lontano.

Sorrisi sollevando le mani in segno di resa e gli porsi il braccio.
Il giovane re, che aveva assistito divertito a tutto il torneo batté le mani. Mi inchinai al suo cospetto e mi ritirai.

- Ma come, te ne vai così presto Altair?
- Flake, io accetto la sconfitta, indubbiamente sei più bravo di me, ma dammi qualche anno e sarò in grado di batterti. E, per la cronaca, fa in modo di vincere il torneo, non mi va l’idea di aver perso contro qualcuno che non si è nemmeno degnato di vincere.

Il ragazzo scoppiò a ridere e con lui anche il re, mentre la corte assisteva scandalizzata a quello scambio di battute.
Il nuovo sfidante stava per prepararsi quando vidi che si ritirava. Un altro codardo pensai.

Flake mi raggiunse: - Sei l’unico che abbia accettato di scontrarsi con me.
- Se non avessi voluto giostrare non avresti partecipato al torneo e vincere senza combattere non è divertente.
- Sagge parole, ragazzo, anche se hai corso un bel rischio rischiando di ferire il mio fratellino.
Il re si era alzato ed appoggiato alla balaustra del palco. – Allora ragazzo, come ti chiami?

Quelle parole erano state una doccia fredda: Flake era il fratello minore del re? Il secondo in linea di successione? Li osservai attentamente: Il re era alto e massiccio, mentre Flake aveva un fisico più atletico, però entrambi avevano occhi grigi e capelli neri come la notte, sì, non v’era dubbio alcuno che fossero fratelli. Mi inchinai ed abbassai il capo.

- Alzati, mi sembra un po’ tardi per rispettare il cerimoniale.
Alzai la testa pur mantenendo la mia posizione: - Mi chiamo Altair mio padre è Warran Lord di Salmontrout.
- E cosa ti porta così lontano da casa Altair di Salmontrout.
- Dovevo porgere i miei omaggi al nuovo sovrano e, al contempo, perorare la mia causa, ma per questo domanderò udienza non appena i festeggiamenti per la vostra incoronazione saranno conclusi.
- No, ragazzo, sono curioso, parlami ora del tuo problema.
- Desidero l’Emancipazione dalla potestà paterna.
Il sovrano sollevò le sopracciglia in una smorfia stupita e quasi buffa.

- Cosa ti avevo detto Coil, mentre ero in giro ho incontrato un sacco di gente interessante. Falke era intervenuto nella conversazione senza permesso e soprattutto infischiandosene allegramente del protocollo.
- Ehi, ragazzino, guarda che la corona che porto in testa un valore ce lo ha ancora e quindi sei pregato di portare rispetto.
Flake abbassò il capo e, con un tono fintamente remissivo, rispose: - Agli ordini maestà.
- Torniamo a noi Altair, come mai vuoi emanciparti?
- Diciamo che mio padre ed io abbiamo visioni un tantino discordanti circa il mio futuro ed io preferirei di gran lunga aspettare prima di prendere decisioni che mi vincolino per la vita.
- Ritieni dunque che le scelte di tuo padre potrebbero rendere infelice e priva di significato la tua intera esistenza?
- Il concetto è stato espresso in maniera estremamente chiara e precisa da Vostra Maestà è esattamente quello il mio timore.
- Visto come hai tenuto testa al mio fratellino accetto di concederti l’Emancipazione.

La gioia sul mio volto doveva essere a dir poco lampante perché il sovrano si affrettò ad aggiungere: - Ci sono due condizioni la prima è che tu resti al nostro servizio per due anni, in questi due anni avrai l’incarico di sorvegliare il principe Flake affinché non commetta eccessive imprudenze, questo dovrebbe rendere anche la tua persona decisamente più responsabile perché non si mette mai in pericolo l’incolumità di un membro della famiglia reale, neanche per scherzo.
Accanto a me sentii Flake che sbuffava.

- In secondo luogo voglio che questa sera al banchetto mi spieghi nel dettaglio le motivazioni per le quali ritieni che tuo padre abbia torto.
- Come desiderate Maestà, ma se non vi è di troppo disturbo vi chiederei di scrivere una piccola nota dalla quale la mia Emancipazione risulti indiscutibile.
Il giovane sovrano si incupì: - Osi forse mettere in dubbio la parola del re?
- No, Sire è che ritengo più prudente non dire di persona a mio padre cosa ho fatto perché temo una sua reazione non proprio positiva e pertanto preferirei che gli giungesse una missiva con il sigillo reale in cui anche a lui siano chiari i termini e le condizioni di questo possiamo definirlo accordo?

Il sovrano scoppiò a ridere: - Sei proprio un ragazzino, hai coraggio di fare un viaggio dal sud per perorare una causa di fronte al re e poi una volta ottenuto ciò che vuoi hai paura che tuo padre se la prenda con te?

Il banchetto fu maestoso Gianfar, Luke ed io eravamo defilati verso il fondo della sala nella speranza che il re si dimenticasse della richiesta, ma a metà della cena sentii il sovrano tuonare: - Allora, dov’è il ragazzino che ha dato filo da torcere a mio fratello in duello? Altair di Warran delle terre del sud, fatti avanti e dicci quale scelta aveva compiuto tuo padre dal farti fuggire a gambe levate.

Mi alzai dal mio posto e mi recai di fronte al tavolo reale, alla destra del re sedeva la sua giovane moglie, poteva avere un anno o due in più di me era molto bella con lunghi boccoli biondi, l’incarnato pallido e lo sguardo perennemente volto verso il basso in segno di pudicizia. Alla sinistra del re invece si trovava la regina madre: osservava ogni cosa, se zia Mab era una donna estremamente attenta la regina probabilmente riusciva a batterla, durante il torneo non era presente, non v’era dubbio alcuno, tuttavia, che fosse al corrente di ogni dettaglio della giornata trascorsa, non per ultimo il fatto che avessi messo in pericolo l’incolumità del suo figlio minore.

Flake si trovava seduto accanto alla madre ed era intento a disossare una quaglia fingendo che tutto ciò che lo circondava non gli interessasse per nulla.
- Eccomi sire. Però prima di spiegarvi le mie ragioni avrei bisogno della lettera da spedire a mio padre.

Il re sollevò gli occhi al cielo e mi porse una pergamena con il sigillo reale impresso sul fondo.
Sorrisi: - Mio padre voleva che mi sposassi, mentre io ritenevo che non fosse ancora il momento né la persona più adatta a me.
Il re scoppiò a ridere: - Doveva essere una sposa ben poco attraente per avervi fatto fuggire come se foste rincorso da una muta di cani.
- No, non direi poco attraente è anche presente qui e sarebbe disdicevole se facessi un’affermazione simile in sua presenza.
- La fanciulla è qui?
- Un momento, io non ho mai parlato di una sposa, ho detto che dovevo sposarmi e che non ero d’accordo con mio padre sui termini del matrimonio.
Il re cominciò a scrutarmi con i suoi occhi grigi come il cielo invernale: - Tuo padre voleva farti sposare con un uomo?

Il mormorio tutt’intorno si intensificò, arrossii fino alla punta dei capelli, mi ero aspettata che fosse più facile spiegare le mie ragioni, ma non era così.
Le possibilità erano due: o continuare a mantenere la mia sfacciataggine o buttarmi sul fronte candida fanciulla spaventata dalle nozze.

No, non avrei mai agito da vigliacca: - Sire, lo sposo sarebbe stato Gianfar di Fairy, unico figlio di suo padre, erede della contea di Cowship. E io sarei stata la sposa: io sono l’unica figlia di sir Warran.
Calò un silenzio di tomba.

  
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