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Autore: Kastel    19/10/2013    4 recensioni
Ovvero, il percorso di Akashi e Kuroko che faranno insieme, tra insegnamenti vecchi e scoperte nuove.
Perché non è solo il passato, quello che conta.
E che spirito, si poteva osservare! Non solo così vanitoso da abbellirsi di kimoni di primissima qualità, ma anche così sottilmente furbo nel comprendere che basta l'etichetta per poter dimostrare la propria potenza! Così dannatamente attaccato ai giovani da rendere le vite di due di loro un mezzo inferno!
Né Akashi né Kuroko potevano comprendere, prima del loro incontro che è il punto di partenza di questa storia, quanti e quali danni avessero fatto due donne troppo simili nell'essere state cresciute come portatrici di una tradizione ferrea.

[Coppia: AkaKuro]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La misura del potere di una donna è data dal grado di sofferenza con cui quella donna punisce chi la ama.

Yukio Mishima


 



Chi fa parte della famiglia Akashi deve essere perfetto perfino fisicamente. Se così non fosse allora bisogna eliminare ciò che è difettoso.
Accarezzava distrattamente la pagina che stava leggendo senza riuscire seriamente a concentrarsi su di essa, incapace di non ripensare al discorso affrontato con il vice-capitano poche ore prima.
A questo mondo solo i vincitori hanno ragione. Se non fosse stato così allora che senso aveva sopravvivere?
Sospirò chiudendo il libro, sapendo che per quella sera non sarebbe riuscito a studiare a dovere storia giapponese.
Non gli era mai capitato di non riuscire a ribattere alle parole di qualcuno. Gli altri lo consideravano, a prima vista, un tipo chiuso e timido poiché non si faceva notare, ma non era assolutamente così. Forse non aveva tanta fiducia nelle proprie capacità, ma ciò non gli impediva di rispondere a dovere se era il caso. Eppure... Ciò che Akashi gli aveva detto lo aveva colpito, molto di più di quanto avesse potuto immaginare.
Soprattutto...
“Cosa ti turba, Tetsuya?”
La voce delicata e tremante di Noriko distolse Kuroko dai suoi pensieri. Il giovane alzò lo sguardo sulla donna, sorridendole dolcemente.
“Varie... cose.”
“Se vuoi parlarmene io sono qui, nipote mio. Ti ascolto.”
Rimase un poco in silenzio ascoltando il respiro calmo e controllato di sua nonna, come se gli servisse per ritrovare il filo logico dei suoi pensieri, per decidere se e cosa dire.
Alla fine la voce riuscì ad uscire, rielaborando ciò che aveva pensato fino a quel momento.
“Nonna... Secondo voi una madre può desiderare la morte del proprio figlio?”
Si prese il suo tempo per rispondere, Noriko, così tanto che Kuroko si domandò se non si fosse addormentata. Non sarebbe stata di certo la prima volta che accadeva. Stava quasi per alzarsi e lasciare la stanza per permetterle di riposare quando la sentì iniziare quello che si prospettava un lungo discorso.
“Nipote mio, posso comprendere il tuo turbamento: sei nato in un epoca dove la famiglia è tutelata in tutto e per tutto. Eppure... Non per tutti è così.
Ci sono persone che magari sacrificano un figlio per poter far sopravvivere gli altri. Altre madri ancora decidono di sacrificare loro stesse per concedere ai propri bambini una vita agiata. Oppure sono i padri ad abbandonare ciò che hanno costruito apposta per donare una vita agiata alle loro creature.
So che per te è difficile da capire, ma spesso sopravvivere comporta delle scelte che la società considera inaccettabili solo a parole, quando è lei stessa ad obbligarti a prendere determinate decisioni.”
Kuroko rimase in silenzio, trovando assai complesso assimilare ed accettare un tale concetto. Non perché fosse irreale o assurdo, solo... era giovane. Non era ancora suo compito essere costretto a contemplare un mondo tanto crudele.
“E... se invece una madre lo fa per mantenere... alto, l'onore della propria famiglia?”
Un conto però era un discorso sulla sopravvivenza. Poteva comprendere se si trattava di una questione di vita o di morte. Poteva sforzarsi. Poteva provarci.
“Farebbe la cosa migliore. L'onore, Tetsuya, è l'unica cosa veramente importante, qualcosa che neppure i soldi possono comprare. Se un figlio non è degno del cognome che porta allora è meglio ucciderlo prima che possa arrecare danni.”
Un altro era il concetto stesso di onore famigliare. Qualcosa che per lui erano solo parole astratte di una donna troppo anziana e disillusa dal proprio amato figlio. Una conoscenza che il padre gli aveva impedito di scoprire proprio poiché era ciò da cui era scappato tanti anni prima.
Strinse con forza i braccioli della poltrona dov'era seduto, lasciando che Noriko parlasse a vanvera su ricordi che erano progenie di quel discorso, frammenti sparsi di persone che Kuroko non aveva la minima idea di chi fossero o se le avesse mai conosciute.
Nella sua mente solo una frase che ora riecheggiava come le lancette di un orologio enorme e ingombrante.
Tu... dovresti capirmi meglio di chiunque altro.
Spalancò gli occhi, sorpreso.
Solo lui riuscì a sentire la frase che pronunciò, sussurrata con tono tanto basso che pareva un sospiro del vento.
“Lui... sa?”

 

 

 

“Siamo stati fortunati che oggi era anche previsto un test per promuovere i giocatori in seconda squadra.”
Si erano allontanati un poco da tutti, parlando quasi a sottovoce per non farsi sentire da nessuno.
Kuroko, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo sui polsini per sistemarli meglio, si ritrovò ad alzarlo per poter osservare Akashi in viso.
Nessun segno della chiacchierata del pomeriggio prima, nessun segnale di un'eventuale arrabbiatura o delusione. Eppure non gli era di certo sfuggito il
cambio di umore da parte del ragazzo prima che se ne andasse...

“Per evitare ulteriore confusione non abbiamo detto a nessuno di te e del nostro test personale.”
Annuì distrattamente, anche se aveva ascoltato metà delle parole che gli erano state dette.
E se si fosse sbagliato? E se nella realtà avesse solo visto male? In fondo Akashi era un ragazzo per certi versi incomprensibile, distante, proprio perché non lasciava trasparire troppo le sue emozioni. Quindi...
“Ti pregherei di concentrarti su ciò che ti sto dicendo, Kuroko, a meno che questo test non sia più di tuo interesse.”
Lo sguardo del ragazzo a quel richiamo si fece più attento. Abbassò di poco il viso in segno di scuse.
“Si, Akashi-kun.”
“Molto bene. Allora, il test sarà una partita cinque contro cinque tra i ragazzi della seconda e terza squadra. Tu non dovrai far altro che dimostrare cosa sai fare per portare la tua squadra alla vittoria, venendo valutato dal capitano e dal coach. Queste sono le condizioni per superare il test.”
Kuroko annuì piano, fissandolo negli occhi mentre la mano destra stringeva il polsino sinistro con forza.
“Ricordati: questo è un caso eccezionale. Di conseguenza, la tua unica possibilità. Buona fortuna.”
Fece per girarsi ed andare accanto al coach e al capitano. Prima che potesse muoversi però Kuroko lo chiamò.
“Akashi-kun...”
“Cosa c'è?”
Lo fissò un attimo prima di scuotere la testa.
“Niente."
Non era di certo il momento per parlare del giorno prima, non nell'attimo antecedente una partita di così vitale importanza per lui.
Respirò a pieni polmoni, chiudendo gli occhi per concentrarsi meglio.
Non ti arrendere, Tetsu.”
Socchiuse gli occhi, fissando i giocatori che iniziavano a prendere posto a centrocampo.
Finché non lo farai niente potrà essere dato per scontato, né la vittoria né la sconfitta. Solo nel momento in cui perderai le speranze, solo allora, sarà davvero finita.”
Akashi, che lo osservava dalla sua postazione, rimase un poco sorpreso dal suo cambiamento.
Raramente aveva visto una persona con una tale decisione e forza in sé, come se tutto dipendesse dal momento che stava vivendo.
E, per Kuroko, era realmente così.

 

 

“Bene, diamo il via alla partita tra la seconda e la terza squadra!”
Un fischio e tutti i giocatori iniziarono a muoversi nel campo, inseguendo la palla e bloccando chiunque fosse una minaccia per la propria squadra.
Solo un membro della seconda squadra non riusciva ad agire, girando freneticamente la testa in tutte le direzione a lei possibili.
Dove diavolo era finita la persona che doveva marcare?!?
Continuò a guardarsi intorno, senza notare che il ragazzo tanto convulsamente cercato si era avvicinato a un proprio compagno, facendogli segno di passargli il pallone.
Quello che successe dopo nessuno riuscì a vederlo. Solo, era come se la palla si fosse magicamente spostata da una parte all'altra del campo, così veloce che pareva quasi un proiettile. E proprio grazie a ciò la terza squadra aveva potuto segnare il primo punto.
Unicamente chi stava fuoricampo, consapevole di cosa guardare, aveva potuto comprendere la dinamica della scena, rimanendo qualcuno sorpreso, qualcun altro stupefatto e uno solo assolutamente soddisfatto dallo spettacolo a cui aveva assistito.
Nijimura, il capitano, non riusciva a spiccare una parola. Fissava il campo senza aver neanche capito cosa diavolo fosse successo. O meglio, con un solo punto oscuro in tutta quell'azione che era durata meno di un minuto.
“Come hanno fatto a non vederlo...? Passi la poca presenza, ma da qui a perderselo così...”
“Misdirection.”
La voce tranquilla di Akashi attirò l'attenzione di Nijimura, che girò un poco il viso per poterlo osservare meglio.
“È una tecnica usata dai prestigiatori per distogliere lo sguardo degli spettatori quando usano i loro trucchi. Per esempio, se devono preparare un trucco con una mano, muovono l'altra vistosamente per distrarre lo spettatore.
Non è una tecnica esclusiva della prestidigitazione, anzi, può essere usata per altro. Del resto l'occhio umano ha diversi comportamenti incondizionati.”
Prese una palla con la mano destra, fissando Nijimura in viso.
“Tieni lo sguardo su di me.”
E Nijimura lo avrebbe anche fatto molto volentieri se solo il ragazzo non avesse lanciato in alto il pallone, distraendolo da quel proposito.
“Visto? Non ci sei riuscito. L'occhio umano ha la tendenza a seguire ciò che si muove velocemente. E se un oggetto che è di fronte a noi scompare...”
Lanciò il pallone in avanti, centrando la cesta. Nijimura istintivamente girò il viso per vedere dove fosse finito, distogliendo ancora una volta l'attenzione da Akashi.
“...volgeremo lo sguardo verso di lui. Ciò non cambia se si parla di persone, ovviamente.”
Girò il viso in modo da poter continuare ad assistere alla partita, notando che la terza squadra era in vantaggio.
“Il termine misdirection indica proprio chi riesce ad usare a proprio vantaggio tali riflessi incondizionati dell'occhio umano. E lui ha imparato ad applicarla al
basket.”

Tornò con lo sguardo su Nijimura, continuando la sua spiegazione.
“Mettiamo il caso in cui debba effettuare un taglio. Ciò che farà sarà usare il movimento degli occhi e il linguaggio del corpo per attirare lo sguardo del marcatore o sul pallone o su altri giocatori. Ed è proprio combinando ciò alla sua poca presenza che lo fa scomparire agli occhi del proprio avversario, esattamente come se fosse un fantasma.”
“Capisco. Quindi sapevi già che avrebbe sviluppato tale tecnica?”
“Non proprio.”
Distolse lo sguardo dal capitano, seguendo invece i movimenti di Kuroko nel campo, analizzandoli.
“Certo, è andato nella direzione dove lo avevo spinto, ma non mi sarei mai immaginato che avrebbe basato tutto sulla misdirection.”
Si concesse solo allora di sorridere nella maniera più appagata e compiaciuta possibile.
Ha proprio superato le mie aspettative.”


 

Note.

In questo capitolo nessuna nota esplicativa, per una volta.
L'esempio l'ho preso dal buon vecchio Kise, mi sembrava perfetto per spiegare a parole il concetto di misdirection.
Ne approfitto per ringraziare KamGD per avermi betato la storia e La strega di Ilse per avermi aiutato a dare gli ultimi ritocchi, oltre a Mughetto della neve e Giuliacardiff per le recensioni lasciatemi.
Con questo vi saluto, al prossimo capitolo.

 

   
 
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