CAPITOLO 6
DIMMI CHE MI AMI
Kanata si svegliò confuso. Era nel letto di Miyu,
ma lei non c’era. Aveva, però lasciato un biglietto sul suo cuscino, che lo
informava che il lavoro aveva reclamato, ed era stata costretta ad uscire. Si
alzò, pensando alla notte trascorsa; era molto scosso, perché, non riusciva a
capire che valore avesse avuto, non tanto per lui, perché ormai si era arreso e
aveva riconosciuto come veri i suoi sentimenti; ma lei… cosa provava per lui? E
poi dopo solo due giorni avrebbe dovuto prendere l’aereo per il Giappone… che
cosa avrebbe dovuto fare? Pensando di schiarirsi le idee, uscì per fare una
passeggiata.
Miyu si stava dirigendo in redazione. Quella notte era stata
fantastica. Lui era stato dolcissimo con lei e lei era felicissima. Non appena
si sarebbe liberata di quell’impiccio per cui l’avevano chiamata, sarebbe andata
da Kanata per parlargli e dirgli cosa provava per lui. Chissà se lui avrebbe
rinunciato a tornare in Giappone. In quel caso lei non avrebbe mai accettato di
andare a Washington. Avrebbe certamente dato una grossa delusione al suo capo,
ma non gli importava. Avrebbe preferito perdere completamente il lavoro,
piuttosto che perdere di nuovo Kanata! Con questi pensieri decisi, entrò nella
redazione.
Kanata passeggiava per il parco, dove la sera prima erano passati
insieme. Ora era un’altra delle sue preoccupazioni ad angosciarlo: Miyu era
fidanzata, ed era stato preso dai rimorsi. Quel ragazzo, quell’Harry, anche se
gli stava antipatico, non si meritava di essere mollato per lui, che era apparso
nella vita di Miyu, dopo 12 anni! Mentre pensava, notò che proprio la causa dei
suoi rimorsi, sedeva su una panchina, teneramente abbracciato ad una
sconosciuta, che lo baciava. Non appena lo vide, Kanata non seppe controllarsi:
si avvicinò ai due, nero per la rabbia.
“Sei un bastardo, lei ti crede fuori
per lavoro!” Harry lo riconobbe subito, e l’avrebbe salutato, se non fosse stato
colpito dall’altro con un pugno, che lo fece cadere a terra.
“Ma…ma…”
“Non sei degno di stare con lei!” Kanata si allontanò, non
appena iniziò ad avvicinarsi gente, lasciando il povero Harry per terra, confuso
e dolorante.
Miyu lavorava molto velocemente. Non voleva perdere tempo, e
quando si trovò davanti Harry, con un occhio nero e l’espressione seria, quasi
non lo notò. Ma quando lui sbattè i pugni sulla scrivania, allora capì che
doveva fermarsi ed ascoltarlo. Contando che molto probabilmente si sarebbe messo
ad urlare, pur non sapendone il motivo, lo portò in uno degli uffici
vuoti.
“Si può sapere che ti prende? Perché quella faccia?”
“No, forse
dovrei IO fare qualche domanda! Per quale motivo Kanata mi ha dato un pugno, che
cosa gli hai detto di noi?!” era il momento di dire la verità.
“Ecco vedi…
gli ho detto che siamo fidanzati, ma solo perché anche lui lo era…”
“Allora
per quello hai combinato tutte quelle macchinazioni, hai inventato quelle bugie!
Non credevo che arrivassi a tanto!” Harry era veramente furioso, ma la donna non
riusciva a cpiare per quale motivo ce l’avesse tanto.
“Mi dispiace, non
credevo che te la prendessi così… io non volevo fargli pensare che…”
“Non mi
importa quello che avrebbe pensato!” la interruppe bruscamente.
A quel punto
però, anche Miyu si spazientì e gli rivolse un’occhiata seccata “Senti, ma si
può sapere per quale motivo te la prendi così tanto?! Dopotutto era solo una
finzione…”
Fu a quel punto che Harry si calmò di botto e la fissò con aria
grave. Miyu quasi si spaventò per quel mutamento repentino, ma rimase in
silenzio ad ascoltare “E chi ti ha detto che io avrei voluto che lo fosse?! Io
lo volevo per davvero!” non le diede tempo per ribellarsi alla sua presa. E
nemmeno per scostare il capo ed evitare il suo bacio passionale…
Kanata,
aveva ormai sbollito la rabbia, ed era fermamente deciso a parlare con Miyu, ed
eventualmente, scusarsi con Harry. In effetti, adesso che ci pensava, anche loro
due avevano tradito la fiducia del ragazzo, quindi…
Per questo motivo, si era
diretto a passo svelto, verso la redazione e una volta entrato, aveva chiesto
informazioni su dove fosse Miyu. Stava quasi per raggiungere la porta
dell’ufficio dove gli avevano detto che si trovava, quando dai vetri, scorse
Harry e lei che si baciavano. Si arrestò di colpo, mentre un dolore acuto al
cuore gli mozzò il fiato. Senza un attimo di respiro, si voltò e scappò via in
preda alla disperazione. Peccato che non vide quello che successe dopo.
Miyu
era esterrefatta. Era impossibile credere che Harry era sempre stato innamorato
di lei, ma d'altronde, lui non aveva mai messo in chiaro i suoi sentimenti e lei
l’aveva sempre ritenuto implicito. Ma, evidentemente si era sbagliata.
Eppure… eppure non poteva illuderlo, lei amava Kanata e non lui. Con
violenza si sottrasse a quel bacio e non riuscì a trattenere le lacrime.
“Mi
dispiace, io…io… non posso!” e scappò via, con la convinzione di aver perso un
amico per sempre. Corse a più non posso verso la sua casa e verso Kanata. Era
triste, ma non poteva più aspettare e aveva anche bisogno del suo conforto. Non
appena rientrò a casa però, trovò Kanata che preparava la valigia.
“Ma… dove
vai… l’aereo parte solo tra due giorni…” l’uomo non rispondeva.
“Kanata? Mi
stai ascoltando?” gli toccò un braccio e lui lo ritrasse, quasi con
ribrezzo.
“Me ne vado, non voglio stare ancora qui!”
“Ma… ma che stai
dicendo?!”
“Hai capito benissimo, sono stato uno stupido, dovevo capirlo
prima che mi stavi solo prendendo in giro! Aveva ragione Yuko, io non ti voglio
più vedere!” aprì la porta e uscì di fretta sbattendola, lasciando una Miyu
sconvolta.
Dapprima rimase a fissare l’uscio, senza parole, il respiro
affannoso. Ma poi gli occhi le si riempirono di lacrime e finì con l’esplodere
anche lei.
“E va bene, è questo quello che volete tutti quanti?! E’ così che
devo finire io? Non posso essere felice? ALLORA TANTO VALE CHE ME NE VADA DI
QUI, COSI’ NON AVRO’ PIU’ NEMMENO UNA CASA CHE MI ACCOLGA!!” immediatamente,
prese il telefono e compose il numero della redazione.
“Pronto Maggy, sono
Miyu, mi passi il capo per favore?” la voce le tremava, ma la ignorò
completamente. Non appena sentì la voce del redattore, lo salutò velocemente e
si affrettò a spiegare il motivo di quella telefonata. “Io ho deciso, parto per
Washington!”
“Davvero? Bene, mi fa piacere, allora prenderai l’aero per
domani mattina alle 10.00. Passa da qui che ti darò il biglietto. Voglio che tu
parta immediatamente, non c’è tempo da perdere!”
Miyu sentì le lacrime
premere maggiormente e decise a chiudere la telefonata. “D’accordo, a domani.”
abbassò la cornetta e si accasciò per terra, finalmente lasciandosi andare al
pianto. Pianse come solo un’altra volta nella sua vita, aveva fatto e per la
stessa persona… pianse disperata e con la convinzione di aver perso tutto in
poche ore… pianse per la delusione, per quella notte in cui si era illusa che
lui l’amasse… pianse lacrime amare… tutte le lacrime che aveva, per non dover
farlo, sperava, mai più…
Harry era entrato in redazione, di buon ora. Quello
che era successo ieri, non se lo sarebbe mai immaginato lui stesso. Accecato
dalla rabbia, aveva rivelato quello che lui provava per la donna, ma aveva
sbagliato tutto, perché sapeva che la sua era una partita persa in partenza:
Miyu amava già qualcuno e lui era solo un amico. Per questo, non appena si rese
conto di non voler perdere anche l’amicizia con lei, cosa che reputava molto
importante, si era fiondato per parlarle, e chiarirsi.
“Salve, chiedo scusa,
miss Kozuki è qui? Vorrei parlarle…”
“Come, non lo sa? Miyu è partita questa
mattina, anzi, forse si trova ancora all’aeroporto… ma dove va? ASPETTI!” Harry
era scappato via, sperando che Miyu non fosse ancora partita. Mentre scendeva le
scale esterne alla redazione, notò che Kanata era fermo davanti
all’entrata.
“E tu che ci fai qui?! Perché non sei con Miyu?” L’espressione
di Kanata era contrariata. Non sapeva con precisione per quale motivo,
camminando, si era avvicinato così tanto a quel posto, perché era ancora in
collera e si sentiva terribilmente deluso.
“Se non mi sbaglio dovresti essere
tu con lei, visto come siete innamorati! Ieri vi siete anche riappacificati con
quel baco…”
“Allora ci hai visto… e… che cosa è successo dopo… che cosa le
hai fatto!”
“Me ne sono andato, che dovevo fare! Non mi piace essere preso in
giro!”
“Ma sei impazzito!?! LEI AMA TE, NON ME! Ieri io ho provato a dirle
quello che provavo, ma lei mi ha respinto! Lei ti ama, Kanata e se adesso non ti
sbrighi la perderai per sempre!”
Kanata era come imbambolato, aveva sbagliato
tutto. Non avrebbe dovuto dirle quelle cose. Doveva rimediare.
“Do… dove si
trova adesso?…”
“Muoviti, è all’aeroporto!”
Quelle parole arrivarono nella
testa di Kanata come una secchiata di acqua gelida. “Che cosa?!” esclamò
sgranando gli occhi. “M-ma dove sta andando?!”
“A Washington! Sbrigati,
prendiamo un taxi, che ti spiego tutto dopo!” quasi rischiando di essere
investiti, riuscirono a fermare un taxi e il più velocemente possibile si
avviarono all’aeroporto.
“ATTENZIONE PREGO, A TUTTI I PASSEGGERI DEL VOLO
NUMERO 12 IN PARTENZA DALLA PISTA 9, AVVISIAMO I PASSEGGERI CHE E’ IN
PARTENZA”
Miyu sollevò lo sguardo mesto. Controllò il tabellone e si alzò dal
sedile in cui si era accasciata, trascinandosi dietro la valigia. “Era ora,
finalmente è arrivato! Me ne potrò andare…” constatò ancora sull’orlo delle
lacrime, mentre si avviava verso la pista 9.
Per fortuna per strada Harry e Kanata non trovarono
traffico e dopo un quarto d’ora erano già all’aeroporto. Peccato che non
bastò…
Kanata uscì dal taxi a tutta velocità e corse a più non posso verso le
piste. Aveva quasi raggiunto quella di cui gli avevano dato informazioni, che
dalla vetrata, vide l’aereo ormai in volo. Si fermò di colpo, massaggiandosi il
fianco, per la corsa disperata. Però non pensava al dolore al fianco, perché
erano più forti quelli al cuore: non ce l’aveva fatta… l’aveva persa, e forse,
per sempre…
“ULTIMA CHIAMATA PER IL VOLO 22, TUTTI I PASSEGGERI
SONON PREGATI DI PRESENTARSI SULLA PISTA 4 PER L’IMBARCO, GRAZIE!”
“E’ il mio
volo…”
Kanata sospirò nel sentire la sua chiamata. Si trovava in aeroporto,
pronto a tornare a casa, in Giappone. Harry aveva insistito per accompagnarlo,
si sentiva troppo in colpa per aver rovinato la loro storia.
“Mi dispiace, è
colpa mia…”
Kanata però, lo redarguì. “Ti sbagli, se c’è qualcuno che è dalla
parte del torto sono io… e da più di dodici anni, per giunta…” il tono
sconfitto, non lasciò spazio ad altre parole, se non a qualche saluto.
“Ora
devo andare Harry… ti ringrazio, e spero di rivederti… magari farai qualche
servizio in Giappone!” sembrava quasi che fossero diventati amici. D’altronde,
soffrivano per la stessa persona…
L’aereo decollò e Harry si allontanò
dall’aeroporto a testa bassa, mentre Kanata si preparava ad affrontare un
viaggio pieno di pensieri gravi e tristi.
Il viaggio era stato lungo e spossante e in più la
testa di Kanata non aveva fatto altro che formulare pensieri su ciò che aveva
perso. Aveva cercato di dormire, ma nemmeno nel sonno era riuscito a trovare un
po’ di tregua, perché tutti i sogni avevano come soggetto Miyu e lui spesso si
era svegliato in preda ad una forte rabbia, che ogni volta accresceva la sua
depressione. Quando finalmente, l’aereo atterrò all’aeroporto di Tokyo, trovarsi
all’aria aperta fu quasi una liberazione. Riuscì a recuperare il suo bagaglio e
chiamò un taxi, che lo accompagnò a casa. Tornare non era poi così male: presto
avrebbe ricominciato ad insegnare, visto che le vacanze estive erano quasi
terminate e lui si sarebbe subito gettato nel lavoro per non dover più pensare a
lei… già… lei, Miyu… aveva capito troppo tardi quanto l’amava e la cosa che più
lo faceva andare su tutte le furie, stava nel fatto che era successo per ben due
volte. Già, perché per due volte l’aveva persa, non dicendole quello che provava
per lei… come un stupido…
Il taxi si fermò proprio davanti al tempio Saionji.
Kanata scese e pagò il tassista, poi iniziò a salire su per i gradini con
flemma. Continuava a ripetersi che poi, tornare casa non era male, mentre
ammirava il paesaggio che a quell’ora di mattina si poteva notare. Gli alberi
folti, che costeggiavano la scalinata, erano la dimora di molto uccelli, che a
quell’ora, si svegliavano e cinguettavano allegramente e svolazzavano di qua e
di là. Kanata continuava a salire e adesso guardava per terra. I gradini erano
molto vecchi: lo si vedeva dal fatto che erano tutti sconnessi e dalle varie
crepe, spuntava l’erbetta ormai ingiallita per il gran caldo che aveva colpito
la città in quel periodo. Arrivato in cima, si fermò per guardare la città
dall’alto della collina. Era molto bella all’alba e non sembrava quasi la solita
caotica ed inquinata megalopoli. Il paesaggio che lo circondava, lo fece sentire
un pochino meglio e il suo umore stava migliorando.
“Eh sì, mi ha fatto
proprio bene tornare a casa! Ora non devo rimpiangere niente, devo pensare al
futuro!”
Si fermò davanti alla porta di casa. Dalla valigia, prese le chiavi:
non voleva svegliare suo padre a quell’ora; la giornata per lui sarebbe stata
sicuramente faticosa e qualche ora in più di sonno non gli avrebbe fatto male.
Se l’avesse svegliato, molto probabilmente, avrebbe preferito pensare al figlio,
piuttosto che a dormire. Mentre cercava la chiave giusta, Kanata continuava a
convincersi che non vedeva l’ora di essere avvolto dalla tranquillità familiare.
Aveva trovato la chiave e la infilò nella toppa.
“Ora mi farò un bagno e dopo
una dormita chiamerò Chris e gli altri così ci vedremo tutti… tutti…” si fermò
con la chiave, metà nella toppa e metà fuori. Come un lampo, la ritirò tutta,
prese la valigia e ritornò su i suoi passi come un lampo, e…
“TAXIIIIII!!!!!!!!”
L’intervista era finalmente finita. Ora Miyu
avrebbe potuto andare nella pensione dove alloggiava, per riposare un po’ e poi
mettersi di nuovo a cercare una sistemazione più stabile per il futuro che si
affacciava davanti a lei. L’incarico che aveva accettato, non era poi così
brutto, anzi era stata molto soddisfatta fin dal primo momento. Quel giorno, era
riuscita addirittura a proporre una domanda al presidente degli Stati Uniti, che
per un momento l’aveva messo in difficoltà e per questo era stata molto lodata,
anche dal presidente stesso. Non era ancora uscita dai giardini della Casa
Bianca, perché si era messa ad osservare l’imponente facciata bianca. D’un
tratto fu presa per un braccio, si voltò preparandosi ad ammonire la persona che
si era comportata così villanamente, quando rimase di
sasso.
“K-K-K-Kanata!!!!!M-m-ma non…”
“E’ stato difficile, ma alla fine ti
ho trovata… ascolta, non dire niente, ascolta solo una cosa, ho aspettato troppo
tempo per dirtela… Miyu io… io ti amo, io ti ho sempre amata!” la donna era
confusa, perché a stento si era resa conto di quello che diceva, di quelle
parole che aveva sperato per anni… ora pensava solo che Kanata era davanti a
lei, che era stato capace di attraversare il paese per rivederla e chissà quanto
aveva faticato per trovarla…
Senza un attimo di esitazione, si spinse più
vicino a lui e ricambiò il bacio appassionato che lui le diede non appena ebbe
finito di parlare. Miyu era in estasi, ed anche lui, finalmente non sentiva più
quel peso sul cuore che l’aveva oppresso negli ultimi giorni passati a cercarla.
Quando si staccarono, lui si inginocchiò agitatissimo.
“Miyu, perdonami, sono
stato uno stupido… non ti dovevo dire quelle cose… è solo che…”
Lei lo tirò
su e lo zittì posandogli delicatamente la mano sulle labbra.
“Non mi importa
del passato, in questo momento voglio solo pensare al presente e al fatto che tu
sia qui… ciò che mi hai detto... Non sai da quanto aspettavo sentirmi dire
quelle parole… sapere che mi ami non puoi immaginare quanto mi abbia reso
felice! Ti chiedo solo una cosa, però…”
“E che cosa?!”
“Ridimmelo! E poi
ancora, e ancora…” e mentre rideva, lui posò nuovamente le sue labbra su quelle
di lei sorridenti. E continuarono a baciarsi sotto gli occhi di tutti,
interessati solo al loro amore finalmente dischiuso.
Dopo qualche settimana, Harry ricevette una lettera dal Giappone:
Mio carissimo Harry,
ti chiedo scusa se non mi sono fatta sentire prima,
ma in questo periodo, non ho avuto molto tempo… e forse neanche molto coraggio…
però, dopo aver parlato con Kanata, il quale mi ha spiegato che ha continuato a
sentirsi con te, ho pensato che la nostra amicizia, è molto più importante del
mio orgoglio e delle mie paure.
Spero tanto che tu stia bene e che sia felice
quanto lo sono io adesso. So che molto probabilmente, non ti avrà fatto piacere
sapere che ho abbandonato il mio lavoro in America per stabilirmi
definitivamente qui in Giappone, ma la mia è stata una scelta dettata dal cuore,
e sono fermamente convinta di quello che sto facendo. Non rimpiangerò mai questa
scelta, ne sono sicura… in ogni caso, data la mia fama non mi è stato difficile
trovare un nuovo impiego come giornalista anche qui; certo, dovrò rifare la
lunga strada che mi ha portato al successo, ma non mi lamento! Qui sono felice e
Kanata non fa che riempirmi di attenzioni! Credo che questo sia dovuto al fatto
che non vuole perdermi di nuovo e sta cercando in tutti i modi di aprirsi e di
abbandonare quel suo carattere freddo… ma la verità è un’altra… già perché da
quando ha scoperto, nello stesso giorno, che io non vedevo l’ora di poterlo
sposare, e che presto ci saremo dovuti occupare di nuovo di un bambino (stavolta
non di un’amica di suo padre), [N.d.A.: Miyu ha raccontato ad Harry che Lou era
figlio di un’amica del padre di Kanata, ma noi ben sappiamo, che da adesso non
dovranno più occuparsi di un bambino alieno, ma terrestre… e capitemi…], è
“stranamente” cambiato. Non rimanere di stucco! E’ così, tra poco sarai zio!
Sai, quando è successo in America, eravamo così presi che non abbiamo pensato a
nulla e così… adesso basta, sto arrossendo troppo! Però devo raccontarti com’è
andata! Eravamo affacciati alla staccionata che da sul giardino ad ammirare la
luna, quella luna che sembra legata a noi da quando ci conosciamo, ma nessuno
dei due riusciva a godersi quella tranquillità, perché avevamo entrambi qualcosa
da dire. Poi lui mi ha guardato così teso che avrei potuto utilizzarlo per
suonare un violino, e mi ha chiesto se volevo sposarlo. Io gli ho risposto che
era ovvio, ma doveva chiedere anche a qualcun altro se voleva un padre come lui.
Per poco non sveniva! Per fortuna ho avuto la prontezza di riflessi di
avvicinargli una sedia, dove si è accasciato bianco come un cencio… era uno
spettacolo! (Eh!Eh! lo so, sono sadica!).
Sono felice
Harry, felice… però ho solo una piccola ombra: vorrei tanto poter rivedere il
bambino di cui ci siamo occupati quando eravamo ragazzi… chissà, forse è la
maternità che mi ha riportato questi pensieri alla mente. In ogni modo spero
davvero di poterlo rincontrare un giorno! Comunque ora i preparativi fervono,
perché la data delle nozze, sarà tra breve. Spero con tutto il cuore di poterti
avere al mio fianco nel giorno più bello della mia vita, perché tu sei il mio
migliore amico, la persona che in tutti questi anni mi ha saputo aiutare e
incoraggiare ad andare avanti e questo non posso dimenticarlo. Ti voglio un gran
bene, Harry. Forse il tuo è un sentimento diverso dal mio e questo mi fa sentire
molto triste, ma spero tanto che riuscirai a superare la grossa delusione che ti
ho dato e possiamo ritornare quello che eravamo un tempo. Credimi, io non penso
proprio di essere una persona degna di te, perché ti ho ferito gravemente. Ti
chiedo ancora scusa e ti ripropongo di venire qui, perché mi faresti davvero
felice. Non ti sto obbligando, sia chiaro: se tu non vuoi più vedermi io lo
capisco benissimo, perciò se questa per te significa una lettera di addio, sappi
almeno che non ti dimenticherò mai e che per te ci sarà sempre un posto nel mio
cuore. Ti voglio bene, e ti abbraccio con tutto il cuore.
Con affetto,
tua Miyu
P.S.: immagino che tu muoia dalla voglia di sapere
che fine ha fatto Yuko, mi sbaglio forse? Ebbene, la settimana scorsa ha suonato
alla porta del tempio; io non ero in casa in quel momento, ma so che Kanata è
andato ad aprire e se l’è trovata davanti. Dopo averla fatta accomodare, lei
quasi con orgoglio ha detto di essersi trovato un altro fidanzato, migliore di
lui, e trovandolo solo gli ha detto che le dispiaceva (ma io non ci credo!)
saperlo senza una donna a fianco. Proprio in quel momento sono entrata in casa e
ho urlato dall’ingresso “Kanata, amore! Sono riuscita a trovare delle scarpette
deliziose per il bambino e domani Chris mi ha detto che mi accompagnerà per
scegliere l’abito da sposa! Non è fantastico?” in quel momento sono entrata e ho
visto Yuko sbalordita, mentre Kanata tratteneva a fatica una crisi di riso! Per
lui è stata una piccola vendetta, comunque grazie a me e a Chris, si è chiarito
tutto e siamo diventati un bel gruppo di amici. Yuko ora è felice con il suo
nuovo fidanzato, forse anche più di prima. Si vede che non amava abbastanza
Kanata, non come me ovviamente!
Ti abbraccio ancora
Miyu.
Harry sorrise; Miyu non aveva perso il suo
carattere di sempre ed era felice e ciò faceva sentire felice anche
lui.
“Bene” disse riponendo la lettera, con un sorriso disteso sul volto
“Sarà il caso di disdire tutti i miei impegni per quel
giorno!”
FINE
Ci volevano 4 anni per accorgermi che non avevo più
aggiornato questo storia -__- potete dirlo che faccio schifo, non mi
offendo.
Cmq adesso che ho finalmente un po’ di tempo libero, mi sono decisa
a finire di sistemarla e di postarla come si deve.
E con questo è veramente
fine.
Ringrazio velocemente chi mi ha commentato l’ultimo capitolo che avevo
inviato a suo tempo:
Lin
Mareviola
Anny_miyu
Lily2000
Lily_chan
Kikka
Renzy
Lady
Maryon
Grazie a tutti quanti e arrivederci alla prossima storia! (che sarà The Return, per la gioia di molti =P)
Baciiiiii
Ryta