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Autore: pazzadite    20/10/2013    2 recensioni
Emma, sedicenne frustrata dalla sua vita noiosa e monotona, innamorata di Daniele, un ragazzo della sua età che nemmeno conosce. Incontra Lorenzo, bellissimo e gentilissimo con lei. Chi sceglierà Emma?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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"Grazie di tutto Emanuele"

"Grazie a te Emma, è stato divertente"

Era già arrivato settembre, il tredici settembre e fra due giorni sarei dovuta tornare a scuola. Ma prima di tutto non vedevo l'ora di rincontrare Daniele. Durante l'estate ci siamo sentiti quasi tutti i giorni e nonostante fossi con Ema in tour (non è da tutti eh!) continuavo a pensare a lui e a quando avrei potuto riabbracciarlo.

Devo dire che quest'estate è stata una delle più belle. Dal Trentino alla Calabria con il Corvaglia è un'emozione unica. Ho conosciuto tantissime persone ma quella che ormai conosco bene è proprio Ema. Abbiamo stretto un legame speciale che spero di mantenere.

"Dimmi che ti farai sentire ogni tanto"

"Certo! Ormai sei come una sorella per me. Non voglio perderti"

"Nemmeno io".

Una lacrima di gioia mista a nostalgia mi rigò il volto. Si staccò dalla mia presa da boa con un pò di fatica, mi asciugò quella piccola goccia e mi diede un tenero bacio sulla fronte.

"Ora devo andare Emma ma prometto di farmi sentire il più presto possibile"

"Lo spero. Ti voglio bene Emanuele"

"Ti voglio bene anche io. Sei troppo Strayeah! Ciao". Lo salutai con la mano.

Salì sulla macchina con il suo manager e se ne andò lasciandomi di fronte a casa mia, sola.



Arrivai dopo mezz'ora arrivai al terzo piano del palazzo dato che quello scemo non si era degnato di aiutarmi con la valigia che pesava, si e no, due quintali. Aprì la porta ed entrai. Regnava un silenzio di tomba in casa essendo le undici di notte. Per non svegliarli andai subito in camera mia e disfai le valigie. Sotto i cumuli di roba che avevo messo dentro a forza trovai un piccolo pacchetto rosso e una busta per lettere. Sicuramente era Emanuele. La lettera diceva:

"Quando leggerai questa lettera probabilmente ci saremo già salutati. Emma sono contentissimo di aver vissuto quest'estate con te. Sei la Strayeah più strayeah del mondo! Non pensavo che mi sarei unito così tanto ad una persona. Sei davvero speciale non cambiare mai perchè è così che mi piaci. Sei mia sorella, non biologica ma è come se lo fossi. Continua a suonare la chitarra. Stai diventando davvero brava...anche alle lezioni del maestro, modestamente. Ahahahaha! Dai, ti saluto, magari ti sto annoiando. Ti lascio questo piccolo pensiero e se non ti piace sappi che mi sono spremuto le meningi per una settimana per capire cosa regalarti! Scherzo, ti voglio bene piccola mia. Un bacio, Ema. P.S: l'estate prossima non prendere impegni, sei già impegnata con me!".

Quanto era scemo. Quanto gli volevo bene. Il mio fratellone! Aprì la scatolina e trovai un plettro da mettere al collo. Era argentato e c'era incisa una E.

Lo indossai subito insieme al cuore a metà di Daniele. Cazzo, Daniele! Anche lui tornava oggi. Domani sarei andata da lui, questo era poco ma sicuro. Dovevo rivederlo.



Sei del mattino.

Andai a correre al parco. Come tutte le estati.

Passando li mi ricordai dell'anno scorso quando avevo incontrato...Basta! Dovevo dimenticare tutto. Dovevo dimenticare come l'avevo fatto stare male se no i sensi di colpa tornavano a farmi visita. Che poi io che colpa ne avevo se amavo Daniele? Le cose mi sembra che le avessi chiarite subito! Basta, non dovevo pensare a lui, no! Quando tornai dal parco erano quasi le otto.

Oggi sarebbe stata una giornata impegnativa. Prima di tutto dovevo andare da Daniele, poi da Anna, Chiara e Silvia. Mi mancavano tutte. Nell'estate ci eravamo sentite davvero poco, solo qualche volta su facebook. Mi feci una doccia rilassante e dopo mezz'ora uscì e mi preparai. I capelli erano cresciuti davvero tantissimo. Li dovevo tagliare, sembravo un leone da quanto era folti.

Nove e mezza e ancora stavo in camera mia in mutande e reggiseno. Non avevo nemmeno salutato i miei e mia sorella Simona, che si trovava a dormire a casa di un'amica, perchè uscirono quando ero a correre al parco.

Iniziai a frugare nell'armadio. Frugando trovai il vestito della sorella di Lorenzo. Lo indossai e guardandomi allo specchio mi piaceva come mi stava. Però (c'è sempre un però) mi ricordava troppo quel giorno e a come lo avevo lasciato li, nel giardino, senza una spiegazione. Cazzo Emma! Smettila di torturarti! Dimentica tutto! Lui l'avrà già fatto...spero! Tolsi il vestito e lo rimisi dentro l'armadio. Prima o poi gliel'avrei riportato.

Alla fine optai per un paio di shorts a vita alta con la cannottiera dei SOAD, la mia preferita, allacciata, il tutto accompagnato da un paio di Vans nere.

Per chi non sapesse chi sono, i SOAD, ovvero i Sistem Of A Down, sono un gruppo alternative metal statunitense che io venero. Misi la collana con la D e il plettro di Ema e uscì di casa.

Casa di Daniele non distava molto dalla mia e alle 10 ero di fronte a casa sua. Presi un bel respiro ed entrai nel suo palazzo. Presi l'ascensore e arrivai di fronte al suo pianerottolo al quarto piano. Suonai e aspettai. Avevo le farfalle nello stomaco. Mi aprì la mamma.

"Oh, ciao Emma"

"Buongiorno signora. Scusi il disturbo, cercavo Daniele. È in casa?"

"Si, ma è ancora addormentato. Siamo tornati ieri notte tardi. È stanco per il viaggio". La mamma di Daniele, non sapeva che ero la sua ragazza. Mi conosceva come sua compagna di classe. Daniele non mi invitava molto a casa sua. Veniva sempre da me perchè i miei non c'erano quasi mai per via del lavoro e potevamo stare soli...ma non fraintendete, non soli in quel senso; guardavamo film o studiavamo.

"Non si preoccupi, gli dica magari che s...anzi, non gli dica niente passo più tardi quando è sveglio"

"No, no! Vieni Emma, entra. Vai sveglialo tu. Sono le dieci, sarà ora che si alzi. Guarda la stanza sta in quel corridoio. Ultima porta a sinistra"

"Grazie signora Lucia".

Entrai e mi diressi dove mi aveva detto. Aprii piano la porta ed entrai. La stanza di Daniele era grande e bella. Lo rispecchiava. Era tornato solo ieri notte ma c'erano vestiti dappertutto. Libri e quaderni stavano sulla scrivania in maniera disordinata. Si, solo di Daniele poteva essere questa stanza. E poi naturalmente c'era un letto a due piazze e sopra c'era il mio bellissimo addormentato. Mi avvicinai quatta quatta. Cavolo com'era cambiato! Avevo visto qualche foto su facebook ma non sembrava così...così...così semprepiùbello! Era super abbronzato e aveva una leggera barbetta che lo faceva sembrare più grande. Tre mesi che non lo vedevo e mi diventa un modello di Abercrombie. Lo accarezzai e gli diedi un bacio nella guancia.

"Ehi, Daniele". Niente si mosse.

"Dani! Amore". Si girò dall'altra parte e mi diede le spalle. Raggiunsi l'altra parte del letto e mi inginocchiai per terra.

"Lo sai che sei davvero bello?"

"Mmmh...". Fece uno strano verso con la bocca e poi si rigirò.

Salii sopra il letto, mi avvicinai piano a lui e gli sussurrai nell'orecchio: "Ti amo". Si stiracchiò. Finalmente si stava svegliando.

"Mamma...dai...lasciami ancora dieci minuti. Dai nonni ci vado stasera va bene?"

"Fai come vuoi bello mio!". A quelle parole smise di stiracchiarsi e aprì gli occhi. Mi guardò e dalla sua faccia si capiva che era sorpreso di trovarmi li.

Senza dire nulla mi prese per un braccio e mi attirò a se e mi baciò. Era un bacio fatto di passione, nostalgia, amore, dolcezza. Un bacio che attendevo da giugno. Eravamo io sopra di lui. Non mi lasciava più. Non volevo che mi lasciasse. Mi staccai dal suo bacio e lo guardai negli occhi. Che belli i suoi occhi azzurri, come il mare, come il cielo. Le sue labbra ritoccarono le mie e mi feci trasportare da un nuovo bacio.

"Ti amo Emma"

"Ti amo anche io, tantissimo". Mi diede tanti piccoli baci sul collo.

"Ti amo Emma". Due volte in meno di dieci minuti. Nuovo record!

Era inutile le sue labbra erano come il frigo per una calamita. Mi attraevano. Bacio.

"Daniele, sto usc..." la mamma entrò nella stanza senza bussare e ci trovò baciandoci "oh, scusate, non volevo interrompere niente" era imbarazzata.

"Mamma! Bussa prima di entrare! Sempre la solita...". Ok, anche io lo ero un pò. Molto. Mi affrettai a scendere da sopra di Daniele e mettermi composta.

"Scusi signora Lucia, io vado!"

"No, Emma rimani! Sto uscendo". Le sorrisi.

"Daniele io vado dai nonni. Li saluto anche da parte tua perchè vedo che sei impegnato ma prima o poi ci vai anche tu a trovarli". Daniele sbuffò.

"Va bene mamma! Te ne vai ora?"

"Si si vado! Ciao Emma. Non so come fai a sopportarlo!"

"Ahahah! Arrivederci signora". Come la mamma uscì dalla stanza rimasimo un pò in silenzio e dopo che sentimmo il portoncino chiudersi ci guardammo e scoppiammo a ridere.

"Tua mamma è fortissima!"

"Si, è un pò matta"

"Che fai li impalata? Vieni qui, oggi sei tutta mia". Ci pensai un pò. Volevo fare l'orgogliosa.

"No preferisco rimanere qui". Questa frase in realtà voleva dire 'Vieni tu a prendermi, non aspetto altro'.

"Vuoi che ti venga a prendere io?". Feci l'indifferente e iniziai a lucidarmi le unghie.

"Bah, fai come ti pare". Sposto il lenzuolo e...oh cazzo! Era in boxer. Solo in boxer! Ciò vuol dire che l'ottanta per cento del suo corpo era nudo e ciò non contribuiva a non farmi svenire. Il ragazzo aveva tirato su dei bei muscoli. Veniva verso di me. Non potevo farcela.

"Eh dai Dani!". Sbottai. Si fermò di colpo e mi guardava dubbioso.

"Che c'è?"

"Vuoi vedermi morta?"

"No, ti voglio viva". Continuava a non capire.

"Allora mettiti una maglietta addosso perchè, caro mio, hai un fisico troppo...troppo...aaaah!". Urlai e iniziai a saltare come una pazza schizzofrenica. Lui mi guardò stupito e nel suo viso si dipinse un ghigno malefico. Iniziò ad avvicinarsi e io iniziai a indietrieggiare finchè non fui spalle al muro. Mi coprii gli occhi con le mani.

"Daniele ti prego. Se svengo qui tu sai come rianimarmi?"

"Con la respirazione bocca a bocca?". Alzai un sopraciglio e tolsi le mani dagli occhi.

"Mica affogo"

"Ok, allora non lo so. Chiamerò un'ambulanza". Continuò a camminare verso di me finchè non giunse proprio di fronte e mi imprigionò appoggiandosi con le mani al muro. Per non guardargli quel fisico da Dio e quindi evitare la mia morte imminente, iniziai a guardare il soffitto.

"Emma guardami"

"No, ai tuoi giochetti non ci gioco. Sono debole di cuore"

"Guardami"

"Ho detto di no. Se ti metti una maglietta ti guardo". Mi prese per i fianchi e mi attirò a se. Eravamo appiccicati e io, avendo messo d'impulso le mani avanti, gli toccavo i pettorali. Il mio cuore accelerò all'improvviso.

Iperventilazione tra tre, due, uno...

"Daniele, ti prego lasc...". Le sue labbra toccarono le mie e io mi rilassai. Mi prese in braccio e gli cinsi i fianchi con le gambe. Si, era giunto il momento. Forse più atteso da lui che da me, ma lo amavo ed ero disposta a tutto. Mi fece sdraiare sul suo letto e iniziò a baciarmi il collo. Sollevò la testa e mi guardò intensamente negli occhi.

"Sicura?"

"Ti amo". Riprese a baciarmi. Mi tolse la maglietta e la buttò per terra. Era tutto così bello. Si, ora ne ero certa: questo momento l'avrei condiviso con Daniele. La prima volta non si scorda mai e io volevo che fosse unica, volevo che fosse con lui. Per non pesare su di me stava appoggiato sui gomiti e forse, aspettava che fossi io a fare la prossima mossa. Non sapevo cosa fare così gli misi una mano nei capelli e con un colpo di reni lui fu nel letto e io sopra di lui. Mi sganciò il bottone degli shorts e... 'I need your love, i need your time, when everything's wrong, you make it right...' si, squillò il telefono.

Cosa può rovinare un bel momento se non il telefono? Il telefono!

"Non rispondere"

"Dani, magari è importante. Faccio in fretta". Iniziò a lanciare le peggiori bestemmie verso chi aveva chiamato e a chi avesse inventato i cellulari. Mi alzai e andai a prendere il telefono dalla borsa

"Pronto?"

"Emmaaaaaa!"

"Oddio! Annaaaa! Quanto tempo"

"Si, mi sei mancata un casino quest'estate"

"Non sai tu!"

"Eh, ma tu ti divertivi"

"Si, è vero". Ridemmo.

"Voglio sapere tutto. Sei libera stamattina?". Guardai Daniele che mi faceva segno con le mani di tagliare. E ora?

 "Si, sono libera stamattina". Lui mi guardò stranito e gli sussurrai un 'perdonami'. Si mise il cuscino in faccia e urlò.

"Perfetto, allora ci vediamo al parco fra un pò. Lo dico anche agli altri. Dillo anche a Daniele"

"Si, sono con lui". Il sottoscritto alzò la testa.

"Ho interrotto qualcosa Emma?"

"No, non hai interrotto niente Anna. Proprio niente". La mia voce aveva un tono malinconico. Daniele riabbassò la testa.

"Bene, allora ci vediamo fra un pò. Che bello!"

"Ciao Anna, a dopo". Chiusi e mi avvicinai a Daniele che guardava imbronciato il soffitto come un bambino a cui era stato sequestrato il Nintendo.

"Mi perdoni?"

"Non potevi semplicemente non rispondere oppure dire che avevi un impegno?". Mi misi a cavalcioni sopra la sua pancia.

"Dai Dani, capiscimi. Non le vedo da giugno! Mi mancano!"

"E io non ti sono mancato? Sono meno importante di loro?". Feci un sorriso e mi inchinai verso di lui facendo sfiorare i nostri nasi.

"Tu mi sei mancato più di tutti. Ma cosa ti cambia aspettare? Tanto sarò sempre e solo tua"

"Me lo prometti?"

"Te lo prometto! Ora però preparati che dobbiamo andare al parco"

"Per forza?"

"Si Dani, alzati". Mi alzai e iniziai a cercare la mia canottiera.

"Dove l'hai lanciata la canottiera che mi hai tolto?". Si mise a cercarla e poi vide che la porta della sua camera era socchiusa, uscì e rimase sulla soglia della porta.

"Oh-oh!"

"Cosa oh-oh?". Aprì del tutto la porta e la scena che vidi era orribile. Toby, il suo cane, si stava mangiando la mia canottiera.

"Ma sei scemo, prendigliela!". La recuperò dopo una dura lotta con quella bestia e quello che rimaneva della mia canottiera non era molto.

"No, la mia maglietta preferita! Io quel cane te lo ammazzo". Ero davvero arrabbiata e non pensavo a quello che stavo dicendo. Lo giuro, non sono un'assassina!

"Dai, calmati. Amore, è solo una maglietta! Te ne compro una nuova io! Per ora guarda nel mio armadio, magari te ne piace qualcuna". Un mezzo sorriso si dipinse nel mio volto. Mi avvicinai all'armadio e iniziai a frugare. Non trovavo niente che mi potesse stare, poi vidi una maglietta degli AC/DC in un angolo, dove nessuno poteva vederla. Infatti a Daniele non l'avevo mai vista. Era nera e aveva il logo rosso che troneggiava davanti e dietro c'era Angus Young, il chitarrista del gruppo, con appunto la sua chitarra.

"Voglio questa!" dissi felice.

"Ah, si prendila tanto a me non piace più. Te la regalo. Gli AC/DC non gli ascolto più"

"Beh, ora ascolti rap" dissi in tono canzonatorio.

"Certo! Salmo, Ensi, Enigma, Gemitaiz. Donna, loro spaccano. Altro che gli AC/DC e i Sistem of a Down!"

"Non ne capisci niente"

"Non è vero! Sei tu che non ne capisci"

"Gli AC/DC hanno fatto la storia caro mio! Così come i Led Zeppelin, i Beatles, i Doors! Non 'i Salmi' o 'Gemitocchi'"

"Cazzo Emma! Si chiamano Salmo e Gemitaiz". Sbaglio o si stava arrabbiando? Divertiamoci un pò...

"Si si, quelli li. Sono dei falliti. Fra un'annetto non gli ascolterà più nessuno. Fanno schifo, impara da me, ascolta buona musica"

"Ascolta Emma, stai zitta. Nemmeno sai cos'è il rap! Schifo farai tu". Si, era arrabbiato perchè gli avevo toccato i suoi dei, ma non potevo immaginare che mi avrebbe risposto così. Mi girai verso l'armadio per rimettergli bene ciò che avevo toccato e gli diedi le spalle.

Vediamo se ti faccio davvero cosi schifo!

 "Ah beh, se è così che la metti, sai cosa ti dico? Vai da Salmo e chiedilo a lui se vuole essere il tuo fidanzato perchè se ti faccio così schifo non meriti di stare con me. Io faccio schifo!" mi girai e lo fulminai con lo sguardo "quindi, ora io mi prendo questa maglietta che non merita nemmeno di stare in quest'armadio e me ne vado".

Aveva la bocca semi aperta e mi fissava come se avesse visto un'alieno. Mi infilai la maglietta e gli feci un nodo da un lato perchè era troppo grande. Vedendo che ancora mi fissava mi piazzai davanti a lui e gli diedi un buffetto sulla guancia.

"Oh scemo! Guarda che se mi fissi troppo diventi cieco! E comunque ciao, io vado. Ci si vede in giro".

Aprii la porta della sua camera e feci per uscire.

"Ah, avvisami a quando le nozze con Salmo...ne". Oddio, che stupida! Mi misi a ridere per la mia stessa battuta e feci tutte le scale del suo palazzo ridendo. Iniziai a camminare tranquilla perchè sapevo che sarebbe tornato a chiedermi scusa tra tre...due...uno...

"Emma! Emma! Aspetta!". Dicevamo? Mi girai e lo vidi correre con una scarpa si e una no. Lo aspettai a braccia conserte e con uno sguardo arrogante. Si, mi stavo divertendo. Mi fu davanti in meno di venti secondi.

"Che vuoi ancora? Non ti è bastato dirmi che io faccio schifo?"

"No, ma io non intend..."

"Si si, tu non intendevi. Lo intendevi eccome invece!"

"Emma, ma io vol..."

"Basta, ciao. Non voglio sentire nulla". Me ne andai ridendo sotto i baffi e lui mi seguì.

"Dai Emma perdonami. Tu non mi fai schifo"

"Intanto me l'hai detto" continuai camminando davanti a lui.

"Si, ma ero incavolato! Stavi infangando il nome di Gemitaiz, capisci?"

"Quindi Gemitoiz...no, Gomiteiz...no, Gemit...fanculo, non so come si dice, è più importante di me?"

"No, per niente. Tu sei tutto per me. Mi sono solo scattati i cinque minuti"

"Peggio per te che te li sei fatti scattare"

"Scusami". Mi fermai ma non mi girai da lui.

"Come potrei perdonarti dopo che mi hai detto che ti faccio schifo? Basta, non seguirmi più". Feci una decina di passi e poi presi uno specchietto dalla mia borsa e guardai verso di lui: si era seduto su un gradino e si era accucciato la testa tra le sue braccia. Cavolo, era sensibile il ragazzo. Era già la seconda volta che lo vedevo piangere per un litigio.

Tornai indietro da lui e gli appoggiai una mano sulla schiena.

"Ehi, stavo solo scherzando!". Alzò piano la testa e vidi che aveva gli occhi arrossati.

"Non ce l'hai con me?"

"No, volevo metterti un pò alla prova". Si asciugò le lacrime e mi guardò speranzoso.

"L'ho superata?"

"A pieni voti". Gli diedi un bacio e gli sorrisi.

"Andiamo dai. Ci aspettano"

"Ti amo Emma. Non lo pensavo e mai lo penserò ciò che ho detto". Mi cinse un fianco e andammo al luogo d'incontro con i nostri bellissimi amici.

 

 

 

 

Anna e gli altri ci aspettavano all'entrata del parco e come li vidi corsi incontro a loro e così fece anche Anna. Abbracciai prima lei e poi tutti gli altri.

"Mi siete mancati tutti. Vi voglio bene"

"Anche tu ci sei mancata. Andiamo a sederci, ci devi raccontare tutto". Ci sedemmo sotto un salice piangente del parco e iniziai a raccontare tutto il viaggio fatto con Emanuele, tutte le emozioni e le esperienze vissute e loro mi ascoltavano interessati. Erano i miei amici e solo loro potevano stare ad ascoltarmi per mezz'ora intera. Anche Daniele parlò un pò della sua vacanza ma non si capiva se si fosse divertito o no.

"E voi invece cosa avete fatto?" chiesi.

Silvia mi disse che era stata una settimana a Napoli dai nonni di Alessandro, Chiara invece era stata a casa per via dei debiti, in matematica e biologia, che aveva superato a pieni voti. Luca però l'aveva portata al mare spesso quindi aveva staccato un pò dallo studio.

"Io e Marco siamo restati a Roma tutta l'estate. Non avevamo voglia di viaggiare e poi non sapevamo come fare. Il pullman per andare ogni giorno al mare costava troppo così abbiamo optato per la piscina comunale. Io mi sono divertita lo stesso"

"Sono contenta che vi siate divertiti tutti"

"Beh, proprio divertita no"

"Perchè Silvy?"

"La nonna di Alessandro mi ha fatto ingrassare di tre chili! Tre chili! Te ne rendi conto!?"

"Amore, ma non è vero! E poi sei bellissima anche così". Si abbracciarono e la mia amica gli diede un bacio sulla guancia. Ah, l'amore!

Era già l'una e non avevo ancora salutato i miei da quando ero a Roma. Dovevo tornare subito a casa!

"Ragazzi io vado, non ho ancora salutato i miei da quando sono tornata! Ci vediamo stasera? Oppure direttamente domani a scuola!"

"Vai tranquilla, ci sentiamo per messaggio". Chiara mi sorrise e mi salutò con la mano.

"Ti accompagno?"

"Non preoccuparti, abito qua vicino". Lo baciai e me ne andai. Si sentiva ancora in colpa per il 'litigio' di prima.

 

 

 

 

"Mamma? Sei in casa?"

"Emma! Finalmente!"

"Ciao mamma, mi sei mancata tantissimo anche se ero costretta a sentirti ogni giorno!"

"Mi sei mancata anche tu figlia mia! Allora? Non mi racconti niente?"

"Ti dico solo che è stata un'esperienza fantastica. Ti faccio vedere tutte le foto! Ma papà e Simo dove sono?"

"Sono in cucina!". Mi diressi subito lì e li trovai ad armeggiare con mattarelli e farina.

"Simo! Papà". Subito mi abbracciarono.

"Siamo contenti che sei tornata. Finalmente!". Simona era contenta di vedermi? Strano, non ci sopportavamo a vicenda. Ma d'altronde lei aveva solo nove anni. Come poteva provare odio? Non che io lo provassi, anzi...!

"Anche io sono contenta di rivedervi ma adesso vi lascio continuare il vostro lavoro da pizzaioli e faccio vedere le foto a mamma"

"Va bene, ma fra mezz'oretta tornate che è pronta la pizza"

"Ok papà".

Feci vedere tutte le foto a mamma raccontandogli tutti gli eventi e descrivendogli tutte le città che avevo visto.

"A tavola! È pronto"

"Arriviamo" urlò mamma "Ti sei divertita quindi?"

"Si mamma tantissimo"

"Sono contenta. Ora però si torna a scuola e devi studiare duro, sei in quarta". Sbuffai.

"Mamma, non cambi mai tu!?". Ci abbracciammo e raggiungemmo quei due pazzi in cucina.

La mia famiglia è pazza, ed è per questo che li amo.

  
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