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Autore: telesette    20/10/2013    1 recensioni
Sori non disse nulla, gli occhi fissi verso il basso e l'espressione assente, tuttavia lo stesso Mitamura non poté fare a meno di notare l'evidente tristezza nel suo sguardo...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Yu Hazuki/Mila Hazuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La luce rossa, di là dal corridoio dell'ospedale, indicava che l'operazione di Mitamura stava avendo luogo. Non potendo far altro per lui, Mila e Sori attendevano col cuore in gola, pregando per il buon esito dell'intervento.

- Oh, buon Dio, ti prego - mormorò Sori, giungendo le mani. - Fa che tutto vada bene, proteggilo...

Non avendo parole da dire in tale circostanza, Mila si limitò a stringere la mano dell'amica e a farle coraggio. Sori ricambiò quella stretta piena di affetto, ringraziando in cuor proprio la compagna, e Mila annuì con un sorriso e un lieve cenno del capo.
L'intervento durò praticamente tutta la notte.
Ansiose e preoccupate com'erano, nessuna delle due ragazze riuscì a dormire. Man mano che le lancette dell'orologio scandivano il lento scorrere delle ore, i loro sguardi erano tutti fissi sulla porta chiusa della sala operatoria.
L'attesa era estenuante.
Sori desiderava spegnere quella dannata lampada rossa eppure, allo stesso tempo, aveva una gran paura di vederla spegnersi.
Se l'operazione fosse fallita, se Mitamura non si fosse mai più ripreso da quel terribile trauma, il rischio era che non si svegliasse più. Sori non riusciva neanche a pensare ad un'eventualità del genere, tanto che più volte ebbe la tentazione di mettersi ad urlare, ed improvvisamente la luce rossa si spense...
Le gambe che le tremavano, il corpo letteralmente privo di forze, Sori si alzò in piedi.
Il primo ad uscire fu il chirurgo che aveva operato Mitamura. Questi si calò piano la mascherina dal volto, rivelando un'espressione imperscrutabile ed accigliata, e si avvicinò alle ragazze per informarle.

- L'operazione è andata bene - esclamò semplicemente. - Tuttavia dobbiamo attendere che si svegli, prima di sciogliere definitivamente la prognosi; al momento, purtroppo, non è possibile sapere se il suo cervello abbia subito danni permanenti o meno... Dobbiamo aspettare!

Come ebbe appena finito di dire queste parole, le infermiere condussero fuori la lettiga. Mitamura dormiva, immobile come se fosse morto, e subito Sori si precipitò al suo fianco.

- Mister - esclamò sconvolta. - Risponda, la prego, dica qualcosa!
- Signorina - la rimproverò una delle infermiere, cercando di allontanarla. - Questo è un ospedale, deve calmarsi...
- Nooo!

Temendo che gli occhi dell'altro fossero destinati a rimanere chiusi per sempre, Sori si lasciò andare alle lacrime, stringendo la lettiga con tutte e due le mani. Il dottore non disse nulla, socchiudendo gli occhi gravemente, e tuttavia Mila non poteva vedere l'amica ridotta così.

- Sori - esclamò sottovoce, cingendola per le spalle. - Hai sentito anche tu il dottore, no? E' ancora presto, dobbiamo aspettare!

Lasciandosi cadere in ginocchio, Sori rimase a piangere sul pavimento, mentre il povero Mitamura veniva condotto via dalle infermiere. Anche Mila pianse, stando china su di lei, nel mentre che Sori malediceva la propria impotenza con voce rotta dal singhiozzo.

- Perché, perché lui ?!?
- Sori, io...
- E' a me che doveva succedere, non a lui - urlò. - Non doveva accadere a lui, no, non è giusto... Non è giusto!

Sentendo quelle parole, Mila capì che neppure tutte le lacrime del mondo sarebbero bastate a placare l'animo di Sori.
Non era solo l'affetto, né la comprensibile preoccupazione, bensì l'amore e la disperazione insieme.
Ciò che stava provando in quel momento Sori era lo stesso che avrebbe provato lei, se al posto di Mitamura ci fosse stato Shiro: un dolore straziante, il timore che la persona amata non fosse più per lei, e la triste consapevolezza che né le lacrime o la sua voce potessero raggiungerlo in alcun modo.
Attualmente Dani Mitamura stava dormendo un sonno senza sogni.
Tutto quello che Sori poteva fare era stargli accanto e, secondo il regolamento dell'ospedale, solo e solamente facendo il maggior silenzio possibile.
Poco dopo, dovendo informare Sashita della situazione, Mila telefonò alla sede delle Seven Fighters. L'incontro con le Orient era fissato alle quindici, la squadra stava già salendo sul pullman per recarsi allo stadio, e ovviamente nessuna delle giocatrici era in grado di disputare la partita con la dovuta serenità e concentrazione.
Ciononostante, come ebbe modo di ricordarle lo stesso Sashita, quello di scendere in campo era un dovere cui nessuna di loro poteva sottrarsi.

- Ma signor Sashita, io...
- No Mila, non aggiungere altro - obiettò categorico il vice-allenatore. - Capisco che tu e Sori siate molto scosse per ciò che è accaduto, lo siamo tutti, ma una squadra ha l'obbligo morale di onorare l'impegno preso e scendere in campo!
- Sì, certo lo capisco, però...
- Mi rendo conto che non possiamo fare affidamento su Sori, visto e considerato il suo recente stato di crisi, ma tu sei nel gruppo delle titolari: è già stata annunciata la formazione e, se non ti presenti allo stadio, la nostra squadra verrà squalificata!

Mila si morse piano il labbro inferiore.
Purtroppo Sashita aveva ragione: tutte le sue compagne erano preoccupate per la salute del loro coach Mitamura ma, per quanto pesasse loro, erano comunque tenute a scendere in campo per rispetto verso di lui e verso le avversarie che le attendevano.

- D'accordo - esclamò rassegnata. - Avvisi le altre che l'operazione è terminata, e dica loro che arriverò allo stadio prima dell'inizio della partita!

Ciò detto, Mila riattaccò il ricevitore e procurò di spiegare a Sori la situazione. Chiaramente quest'ultima si disse d'accordo, non potendo certo pretendere che Mila si dividesse, tuttavia la prima non se la sentiva granché di lasciarla sola a vegliare in ospedale.

- Devi andare, Mila - tagliò corto Sori con voce atona. - Hanno bisogno di te in campo!
- Ma io... Veramente...
- Non preoccuparti per me, davvero!

Mila non replicò alcunché.
Era chiaro che Sori avesse ben altro per la testa al momento, bastava leggere l'espressione che aveva sul volto mentre fissava il suo innamorato privo di sensi. Mitamura giaceva nel letto immobile, dormendo come un bambino indifeso, e solo le apparecchiature indicavano che era ancora in grado di respirare.
Malgrado le si stringesse il cuore, tanto per lei che per Mitamura stesso, Mila sapeva di non poter fare nulla con la sua sola presenza.

- Tornerò qui, non appena la partita sarà finita!

Sori annuì.
Entrambe si abbracciarono a vicenda, scambiandosi lievi baci sulle guance, dopodiché Sori rimase da sola a piangere sommessamente sulla sorte dell'uomo che amava. Mitamura non poteva sentirla, forse non avrebbe mai più sentito nessuno, e tuttavia il filo sottile delle sue palpebre chiuse pareva vibrare leggermente ogni volta che il pianto soffocato di Sori si faceva appena più forte.

 

( continua )

   
 
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