Gelosia e orgoglio
La gelosia è una sentimento
legato alla natura stessa dell' uomo.
Il vocabolario lo
definisce come un impulso di possessività o un eccesso di protezione di chi, con
o senza giustificato motivo, teme che la persona amata gli sia insidiata da una
rivale.
Essa è distinta
dall’invidia in quanto quest’ultima non coinvolge seconde o terze
persone.
Shakespeare
addirittura la sintetizza in una frase: "La gelosia è un mostro dagli occhi
verdi che schernisce la carne di cui si nutre". Mancanza di fiducia? O forse effetto
collaterale di un amore sinistro?
Ha portato Otello
alla distruzione, alla follia pura, trascinando con sé anche Desdemona, in un
vortice di distruzione.
Da quando aveva imbastito la sua
relazione con Temari, Shikamaru non aveva motivo di essere geloso. Incostante e
altezzosa, lei, seppur preda ambita di molti tirapiedi di Tsunade, non aveva
battuto ciglio a gli sguardi lascivi e alle frecciatine maliziose che quelli le
lanciavano.
E lui d’altro
canto aveva reputato questo moto dell’animo come assolutamente troppo
impegnativo e banale, un sentimento
che non si addiceva ad un ninja con il quoziente intellettivo superiore a
duecento.
“Semplice
sentimento per inetti e deboli” aveva risposto una mattina, con l’aria di chi la
sa lunga, a Choji che ne aveva
chiesto un parere.
Ma si sa che
l’amore riesce a cambiare anche il più disinteressato e misogino degli uomini e
lui avrebbe dato la sua stessa vita affinché quella di Temari potesse continuare
ad esistere. Una sensazione che custodiva dietro la sua perenne sfumatura di
impassibilità, un tesoro nascosto che veniva alla luce solo nei momenti in cui
scopriva il suo lato fallace.
Quella mattina i
suoi passi risuonavano nel corridoio che portava allo studio del Quinto Hokage,
scanditi dal suo incedere pigro, mentre un leggero chiarore filtrava dalle
finestre esposte a sud.
Nel cortile un
brulicare di persone intente nelle loro commissioni e un cicaleccio continuato
invadevano l’aria di un fresco sapore primaverile.
Si fermò davanti
ad una porta scura, incerto sul da farsi, rigirandosi tra le labbra un mozzicone
di sigaretta ormai spento.
Con una fatica
esasperante riuscì a bussare alla
porta, scocciato per aver interrotto il suo riposino pomeridiano e convinto di
sorbirsi una predica di Tsunade così esasperante, che avrebbe fatto perdere la pazienza
anche ad un bradipo.
“Prego entra,
Shikamaru” lo invitò ad entrare
lei, tesa a riordinare la scrivania, invasa da un mucchio di scartoffie e
contenitori per il sakè,
probabilmente vuoti.
“Ti ho fatto
venire qui per rammentarti che la data di scadenza per le relazioni
sull’andamento delle prove sostenute dai Chunin è già passata” lo scrutò con
indecifrabile cipiglio “Sei quindi pregato di presentarti al più presto con quei
documenti, se non vuoi rischiare il licenziamento” disse con tono
inspiegabilmente pacato.
Il ninja che le
stava davanti sbuffò, incrociando le braccia in un gesto di disappunto e si
limitò a rispondere: “Vede, se lei non mi caricasse costantemente di lavoro
riuscirei a trovare il tempo per compilare quei moduli” cercando di essere il
più affabile possibile “Ho bisogno di altro tempo, per portare a termine le
commissioni che mi ha affidato in precedenza” inquisì e le pieghe del suo volto
ebbero una contrazione di attesa.
“Come sarebbe a
dire altro tempo?” lo rimbeccò, scuotendo la testa “Ti ho concesso più del
necessario per questo affare, non ho intenzione di sentire altri rifiuti o
richieste di prolungamento da parte tua sono stata
chiara?”
Si era sporta in
avanti tanto era la foga di aver pronunciato quelle parole.
Quel ragazzo con
il suo fare flemmatico riusciva a metterla a disagio. Niente sembrava scuoterlo
o agitarlo, aveva ereditato tutti i geni della famiglia Nara, compresa
l’irritante pigrizia.
Abile stratega e
combattente alla sua giovane età era riuscito a farsi promuovere Jonin, l’unico
nella sua classe e aveva ottenuto qualche anno più tardi il posto di
esaminatore, soffiandolo a ninja di grande esperienza e talento.
Di sicuro uno dei
più abili guerrieri in circolazione.
Bisognava solo
fargli capire chi comandava. Era abbastanza semplice da una che era considerata
facente parte del trio dei ninja leggendari.
Sapeva come
prenderlo in contro piede. L’orgoglio era uno dei suoi punti
deboli.
“Sai Nara”
comincio a dire lei, appuntandosi gli occhiali sul naso “Temari no Sabaku, sta
conducendo veramente un ottimo lavoro con i suoi allievi, si destreggia
benissimo tra il lavoro di insegnante e gli affari burocratici” continuò con voce melliflua “ Pensa, mi
ha consegnato prima del previsto tutti i documenti e ora è in cortile che
discute con l’organizzatore degli esami di selezione di Suna” terminò,
schiarendosi la voce con un colpo di tosse. “E’ un abile diplomatica, non mi
meraviglia che il fratello l’abbia scelta per un incarico così impegnativo,
dopotutto una donna sola corre i suoi rischi” volse lo sguardo alla finestra,
lanciando un occhiata in tralice nel cortile.
Shikamaru, fino a
quel momento rimasto impassibile alle parole della donna, soppesò i suoi
pensieri, non troppo convinto dell’elogio appena espresso.
Sbatté le
palpebre e per qualche secondo la sua bocca rimase
dischiusa:
“Cosa vuole
insinuare, che non sarei preparato all’incarico da lei affidatomi?” la sua voce
si indurì, non sopportava di essere paragonato ad altre persone anche se quella
in questione era Temari.
“Forse” rispose
distrattamente Tsunade “O magari questo periodo sei distratto da altre cose, da
qualcuno in particolare” aveva marcato l’ultima frase con un sorriso eloquente
ribattendo con forza poi “Sia chiaro Nara, che non tollero alcuna forma di
negligenza da parte dei miei sottoposti, quindi vedi di farti passare al più
presto la momentanea sbadataggine” concluse la donna, fissandolo con
insistenza.
“Certo, mi scusi”
il ninja strinse i pugni a quella affermazione involontaria, rendendosi conto
che sia lui, sia il suo maledetto orgoglio venivano messi sotto
scacco.
Uscì da quella
stanza, dopo essersi chiuso la porta alle spalle, ispirando l’aria fresca che
filtrava dalle finestre e smuoveva con una carezza leggera gli alberi del
cortile.
Il cielo stava
assumendo una particolare tinta di arancio, le tracce di nuvole sembravano
essersi dissolte, lasciando spazio al cambio di stagione.
Shikamaru con le
mani in tasca, attraversò flemmatico il corridoio cercando di sfuggire ai troppi
pensieri che si assiepavano nella sua mente.
Decisamente da
qualche tempo non era più lo stesso. In quei lunghi pomeriggi intento ad
osservare le nuvole si ritrovava a pensare a Temari.
Quella donna con
le sue manie, la sua testardaggine, il suo orgoglio ma anche la sua infinita
dolcezza lo aveva attirato in un labirinto di cui non conosceva la via di
uscita. Tutte le sue convinzioni, regole di vita , il suo essere stesso
Shikamaru era andato a farsi benedire. Compreso il suo quoziente
intellettivo.
Aveva custodito
questo sentimento nel suo cuore, che cresceva ad ogni loro incontro, ad ogni
loro parola, carezza e bacio. L’amore rende dipendenti dalla persona amata, come
una droga la cui assuefazione è micidiale. Lei era diventata la sua droga,
giorno dopo giorno lo sperimentava.
Si risvegliò dal
suo torpore, quando da lontano intravide una figura a lui ben nota.
Temari discuteva
animatamente con un uomo di mezza età, mostrandogli fogli e documenti che teneva
in una cartellina ben stretta. Scuoteva nella spiegazione la mano libera, quasi
a voler imprimere meglio nella mente del suo interlocutore la causa che stava
perorando.
Nonostante il
tono di voce alto e la fatica impressa in quei gesti l’altro sembrava totalmente
assorto e rapito dalla scollatura della ragazza.
La fronte
imperlata di sudore e l’eccessiva deglutizione denotavano un atteggiamento poco
discreto e totalmente fuori luogo.
“Mi scusi, ma mi
sta ascoltando?” La konoichi di Suna aveva notato lo sguardo assente dell’uomo e
assumendo un espressione irritata, continuò “Le stavo riferendo come vi è stato
un incremento negli ultimi anni delle iscrizioni, data la validità dei nostri
insegnanti e dei nostri corsi di studio” si sporse per indicare il grafico sul
foglio, “ Vede, secondo la statistica….”
“Si, certo
signorina” la interruppe bruscamente quello “Che ne dice, se ne parliamo meglio
a cena, così lei potrà mostrarmi tutti i documenti e io riuscirò a prendere una
decisione in merito alla questione finanziaria” concluse, circondandole la vita
con un braccio e stringendola a sé “Potrò valutare i rischi e se vale la pena
intraprendere la transazione, sono molti soldi e ho bisogno di tutte le
sicurezze possibili” strizzò l’occhio in attesa di
risposta.
Shikamaru,
rimasto fino a quel momento impassibile, alzò il sopracciglio sentendosi
chiamato in causa in maniera indiretta.
Non era la prima
volta che sconosciuti facevano avances alla sua donna, ma quasi tutti erano
stati smentiti con un rifiuto o il peggio delle volte con uno sganassone. Sapeva
certo farsi valere in quanto a carattere, ma in quel momento in lui prendeva
piede un sentimento nuovo.
Era la smania di
un possesso tangibile, di qualcosa che apparteneva esclusivamente a lui e che
gli altri non avrebbero potuto strappargli. Il cuore in petto sembrava
esplodergli tanto la rabbia che suscitava quella scena e la sigaretta stretta
tra i denti parve frantumarsi da un momento all’altro.
Unì, come in un
riflesso condizionato, le mani al petto pronunciando le parole della tecnica del
controllo dell’ombra e compiendo simultaneamente i gesti imparati a
memoria.
Solo un ninja
esperto avrebbe potuto dire di aver visto scivolare tra le mattonelle del
pavimento una figura grigia inconsistente che si avvicinava repentinamente
all’ombra del vecchio ignaro di tutto e ormai in trappola.
Questo sentì il
corpo irrigidirsi sotto l’influsso di una forza potente e invisibile, la vista
oscurarsi e nel giro di pochi secondi cadde a terra come un misero sacco di
patate.
Temari sconvolta
da tutto ciò a cui aveva assistito, rimase qualche minuto a fissare l’uomo
svenuto cercando di riordinare le idee e di capire cosa era
accaduto.
Si guardò intorno
alla ricerca del presunto colpevole con sguardo indagatore, finché non distinse
dietro l’angolo un profilo familiare che la guardava di
sottecchi.
“Nara” esclamò,
appuntandosi i gomiti sui fianchi “Fatti vedere, è inutile che ti nascondi”
Abbozzò una
specie di sorriso, quando il ninja si mostrò
completamente.
“Che fai adesso,
ti metti a spiarmi Cry Baby?” riprese scuotendo i suoi riccioli biondi “Oppure
salvi le donzelle in pericolo?”
“Ti ho visto in
difficoltà, seccatura” rispose lui, recuperato il solito cipiglio “Non volevo
che quel poverino ti lasciasse pagare il conto della cena, una volta capito
veramente con chi aveva a che fare” rincarò la dose, mentre si accendeva
distrattamente una sigaretta.
“Ma che sciocca”
ribatté lei, avvicinandosi pericolosamente al suo volto “ e io che avevo pensato
che fossi geloso!” e seguendo con un dito la linea delle sue labbra, continuò
“Ma allora è proprio vera la storia che il tuo orgoglio non cede neanche
all’amore” gli prese il mozzicone con le dita, facendo un tiro, mentre si
strusciava addosso a lui.
“Magari per oggi
posso dire al mio benedetto orgoglio di lasciarci soli per due minuti” sussurrò
Shikamaru, che la vista annebbiata gli deponeva piccoli baci sul collo e con le
mani frugava sotto la sua gonna
“Solo per due
minuti?” ansimò Temari, sentendo quelle lusinghe gratuite che le venivano
offerte “Che ne dici invece di lasciarlo fuori da quella stanza?” replicò ormai
anche lei in balia della passione e delle carezze dell’altro.
Le loro bocche si
fusero, annullando tutti gli spazi, i loro sensi cercavano e si perdevano in un
mare di sensazioni celestiali.
Il ragazzo seguì
la linea retta e sensuale del suo dorso, indugiò sulle natiche per poi risalire
verso la sua nuca delicata. Intanto abbassava la spallina del top per morderle
la tenera spalla lattescente.
Lei si abbandonò
a quella stretta, appoggiandosi a muro e rovesciando la testa all’indietro
trattenendo a stento un gemito.
I loro corpi si
appartenevano da sempre, come se il destino li avesse forgiati per formare un’
unica anima. Li legava un sentimento che sorpassava i più infidi attacchi di
malvagità, un marchio indissolubile ormai impresso a fuoco nei loro
cuori.
Avrebbero potuto
andare avanti per ore se, non fossero stati interrotti da un colpo di tosse
improvviso.
I due trasalirono
alla vista di Tsunade che li fissava tra l’incredulo e l’imbarazzato. Si
sarebbero sotterrati volentieri vivi come denotava il colore acceso che avevano
assunto i loro volti.
Fu il Quinto
Hokage ha parlare per prima: “Scusate se vi interrompo, ragazzi” il suo tono di
voce aveva assunto una lieve inflessione tremula “ma il corpo di quest’uomo
ingombra il passaggio, se non vi dispiace…..poi potrete tornare alle vostre
effusioni” concluse, indicando sul pavimento la persona che giaceva in uno stato
di semi incoscienza.
“Ma certo
Tsunade” ribatté Temari che aveva ripreso un contegno, a differenza di Shikamaru
il quale era ancora sotto shock “provvederemo subito a spostare il malcapitato”
e aggiustandosi la spallina caduta si rivolse indietro “e tu non stare li
impalato, vedi di darmi una mano, non vorrai che tua madre venga a sapere di
questa storia vero?”