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Autore: Saffo    10/04/2008    4 recensioni
La gelosia può giocare brutti scherzi se si è davvero innamorati. Shikamaru ancora non lo sa, ma l'amore rende davvero vulnerabili
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                      Gelosia e orgoglio

 

La gelosia è una sentimento legato alla natura stessa dell' uomo.

Il vocabolario lo definisce come un impulso di possessività o un eccesso di protezione di chi, con o senza giustificato motivo, teme che la persona amata gli sia insidiata da una rivale.

Essa è distinta dall’invidia in quanto quest’ultima non coinvolge seconde o terze persone.

Shakespeare addirittura la sintetizza in una frase: "La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si nutre".  Mancanza di fiducia? O forse effetto collaterale di un amore sinistro?

Ha portato Otello alla distruzione, alla follia pura, trascinando con sé anche Desdemona, in un vortice di distruzione.

 Da quando aveva imbastito la sua relazione con Temari, Shikamaru non aveva motivo di essere geloso. Incostante e altezzosa, lei, seppur preda ambita di molti tirapiedi di Tsunade, non aveva battuto ciglio a gli sguardi lascivi e alle frecciatine maliziose che quelli le lanciavano.

E lui d’altro canto aveva reputato questo moto dell’animo come assolutamente troppo impegnativo e  banale, un sentimento che non si addiceva ad un ninja con il quoziente intellettivo superiore a duecento. 

“Semplice sentimento per inetti e deboli” aveva risposto una mattina, con l’aria di chi la sa lunga,  a Choji che ne aveva chiesto un parere.

Ma si sa che l’amore riesce a cambiare anche il più disinteressato e misogino degli uomini e lui avrebbe dato la sua stessa vita affinché quella di Temari potesse continuare ad esistere. Una sensazione che custodiva dietro la sua perenne sfumatura di impassibilità, un tesoro nascosto che veniva alla luce solo nei momenti in cui scopriva il suo lato fallace.

Quella mattina i suoi passi risuonavano nel corridoio che portava allo studio del Quinto Hokage, scanditi dal suo incedere pigro, mentre un leggero chiarore filtrava dalle finestre esposte a sud.

Nel cortile un brulicare di persone intente nelle loro commissioni e un cicaleccio continuato invadevano l’aria di un fresco sapore primaverile.

Si fermò davanti ad una porta scura, incerto sul da farsi, rigirandosi tra le labbra un mozzicone di sigaretta ormai spento.

Con una fatica esasperante riuscì a  bussare alla porta, scocciato per aver interrotto il suo riposino pomeridiano e convinto di sorbirsi una predica di Tsunade così esasperante,  che avrebbe fatto perdere la pazienza anche ad un bradipo.

“Prego entra, Shikamaru”  lo invitò ad entrare lei, tesa a riordinare la scrivania, invasa da un mucchio di scartoffie e contenitori per il  sakè, probabilmente vuoti.

“Ti ho fatto venire qui per rammentarti che la data di scadenza per le relazioni sull’andamento delle prove sostenute dai Chunin è già passata” lo scrutò con indecifrabile cipiglio “Sei quindi pregato di presentarti al più presto con quei documenti, se non vuoi rischiare il licenziamento” disse con tono inspiegabilmente pacato.

Il ninja che le stava davanti sbuffò, incrociando le braccia in un gesto di disappunto e si limitò a rispondere: “Vede, se lei non mi caricasse costantemente di lavoro riuscirei a trovare il tempo per compilare quei moduli” cercando di essere il più affabile possibile “Ho bisogno di altro tempo, per portare a termine le commissioni che mi ha affidato in precedenza” inquisì e le pieghe del suo volto ebbero una contrazione di attesa.

“Come sarebbe a dire altro tempo?” lo rimbeccò, scuotendo la testa “Ti ho concesso più del necessario per questo affare, non ho intenzione di sentire altri rifiuti o richieste di prolungamento da parte tua sono stata chiara?”

Si era sporta in avanti tanto era la foga di aver pronunciato quelle parole.

Quel ragazzo con il suo fare flemmatico riusciva a metterla a disagio. Niente sembrava scuoterlo o agitarlo, aveva ereditato tutti i geni della famiglia Nara, compresa l’irritante pigrizia.

Abile stratega e combattente alla sua giovane età era riuscito a farsi promuovere Jonin, l’unico nella sua classe e aveva ottenuto qualche anno più tardi il posto di esaminatore, soffiandolo a ninja di grande esperienza e talento.

Di sicuro uno dei più abili guerrieri in circolazione.

Bisognava solo fargli capire chi comandava. Era abbastanza semplice da una che era considerata facente parte del trio dei ninja leggendari.

Sapeva come prenderlo in contro piede. L’orgoglio era uno dei suoi punti deboli.

“Sai Nara” comincio a dire lei, appuntandosi gli occhiali sul naso “Temari no Sabaku, sta conducendo veramente un ottimo lavoro con i suoi allievi, si destreggia benissimo tra il lavoro di insegnante e gli affari burocratici”  continuò con voce melliflua “ Pensa, mi ha consegnato prima del previsto tutti i documenti e ora è in cortile che discute con l’organizzatore degli esami di selezione di Suna” terminò, schiarendosi la voce con un colpo di tosse. “E’ un abile diplomatica, non mi meraviglia che il fratello l’abbia scelta per un incarico così impegnativo, dopotutto una donna sola corre i suoi rischi” volse lo sguardo alla finestra, lanciando un occhiata in tralice nel cortile.

Shikamaru, fino a quel momento rimasto impassibile alle parole della donna, soppesò i suoi pensieri, non troppo convinto dell’elogio appena espresso.

Sbatté le palpebre e per qualche secondo la sua bocca rimase dischiusa:

“Cosa vuole insinuare, che non sarei preparato all’incarico da lei affidatomi?” la sua voce si indurì, non sopportava di essere paragonato ad altre persone anche se quella in questione era Temari.

“Forse” rispose distrattamente Tsunade “O magari questo periodo sei distratto da altre cose, da qualcuno in particolare” aveva marcato l’ultima frase con un sorriso eloquente ribattendo con forza poi “Sia chiaro Nara, che non tollero alcuna forma di negligenza da parte dei miei sottoposti, quindi vedi di farti passare al più presto la momentanea sbadataggine” concluse la donna, fissandolo con insistenza.

“Certo, mi scusi” il ninja strinse i pugni a quella affermazione involontaria, rendendosi conto che sia lui, sia il suo maledetto orgoglio venivano messi sotto scacco.

Uscì da quella stanza, dopo essersi chiuso la porta alle spalle, ispirando l’aria fresca che filtrava dalle finestre e smuoveva con una carezza leggera gli alberi del cortile.

Il cielo stava assumendo una particolare tinta di arancio, le tracce di nuvole sembravano essersi dissolte, lasciando spazio al cambio di stagione.

Shikamaru con le mani in tasca, attraversò flemmatico il corridoio cercando di sfuggire ai troppi pensieri che si assiepavano nella sua mente.

Decisamente da qualche tempo non era più lo stesso. In quei lunghi pomeriggi intento ad osservare le nuvole si ritrovava a pensare a Temari.

Quella donna con le sue manie, la sua testardaggine, il suo orgoglio ma anche la sua infinita dolcezza lo aveva attirato in un labirinto di cui non conosceva la via di uscita. Tutte le sue convinzioni, regole di vita , il suo essere stesso Shikamaru era andato a farsi benedire. Compreso il suo quoziente intellettivo.

Aveva custodito questo sentimento nel suo cuore, che cresceva ad ogni loro incontro, ad ogni loro parola, carezza e bacio. L’amore rende dipendenti dalla persona amata, come una droga la cui assuefazione è micidiale. Lei era diventata la sua droga, giorno dopo giorno lo sperimentava.

Si risvegliò dal suo torpore, quando da lontano intravide una figura a lui ben nota.

Temari discuteva animatamente con un uomo di mezza età, mostrandogli fogli e documenti che teneva in una cartellina ben stretta. Scuoteva nella spiegazione la mano libera, quasi a voler imprimere meglio nella mente del suo interlocutore la causa che stava perorando.

Nonostante il tono di voce alto e la fatica impressa in quei gesti l’altro sembrava totalmente assorto e rapito dalla scollatura della ragazza.

La fronte imperlata di sudore e l’eccessiva deglutizione denotavano un atteggiamento poco discreto e totalmente fuori luogo.

“Mi scusi, ma mi sta ascoltando?” La konoichi di Suna aveva notato lo sguardo assente dell’uomo e assumendo un espressione irritata, continuò “Le stavo riferendo come vi è stato un incremento negli ultimi anni delle iscrizioni, data la validità dei nostri insegnanti e dei nostri corsi di studio” si sporse per indicare il grafico sul foglio, “ Vede, secondo la statistica….”

“Si, certo signorina” la interruppe bruscamente quello “Che ne dice, se ne parliamo meglio a cena, così lei potrà mostrarmi tutti i documenti e io riuscirò a prendere una decisione in merito alla questione finanziaria” concluse, circondandole la vita con un braccio e stringendola a sé “Potrò valutare i rischi e se vale la pena intraprendere la transazione, sono molti soldi e ho bisogno di tutte le sicurezze possibili” strizzò l’occhio in attesa di risposta.

Shikamaru, rimasto fino a quel momento impassibile, alzò il sopracciglio sentendosi chiamato in causa in maniera indiretta.

Non era la prima volta che sconosciuti facevano avances alla sua donna, ma quasi tutti erano stati smentiti con un rifiuto o il peggio delle volte con uno sganassone. Sapeva certo farsi valere in quanto a carattere, ma in quel momento in lui prendeva piede un sentimento nuovo.

Era la smania di un possesso tangibile, di qualcosa che apparteneva esclusivamente a lui e che gli altri non avrebbero potuto strappargli. Il cuore in petto sembrava esplodergli tanto la rabbia che suscitava quella scena e la sigaretta stretta tra i denti parve frantumarsi da un momento all’altro.

Unì, come in un riflesso condizionato, le mani al petto pronunciando le parole della tecnica del controllo dell’ombra e compiendo simultaneamente i gesti imparati a memoria.

Solo un ninja esperto avrebbe potuto dire di aver visto scivolare tra le mattonelle del pavimento una figura grigia inconsistente che si avvicinava repentinamente all’ombra del vecchio ignaro di tutto e ormai in trappola.

Questo sentì il corpo irrigidirsi sotto l’influsso di una forza potente e invisibile, la vista oscurarsi e nel giro di pochi secondi cadde a terra come un misero sacco di patate.

Temari sconvolta da tutto ciò a cui aveva assistito, rimase qualche minuto a fissare l’uomo svenuto cercando di riordinare le idee e di capire cosa era accaduto.

Si guardò intorno alla ricerca del presunto colpevole con sguardo indagatore, finché non distinse dietro l’angolo un profilo familiare che la guardava di sottecchi.

“Nara” esclamò, appuntandosi i gomiti sui fianchi “Fatti vedere, è inutile che ti nascondi”

Abbozzò una specie di sorriso, quando il ninja si mostrò completamente.

“Che fai adesso, ti metti a spiarmi Cry Baby?” riprese scuotendo i suoi riccioli biondi “Oppure salvi le donzelle in pericolo?”

“Ti ho visto in difficoltà, seccatura” rispose lui, recuperato il solito cipiglio “Non volevo che quel poverino ti lasciasse pagare il conto della cena, una volta capito veramente con chi aveva a che fare” rincarò la dose, mentre si accendeva distrattamente una sigaretta.

“Ma che sciocca” ribatté lei, avvicinandosi pericolosamente al suo volto “ e io che avevo pensato che fossi geloso!” e seguendo con un dito la linea delle sue labbra, continuò “Ma allora è proprio vera la storia che il tuo orgoglio non cede neanche all’amore” gli prese il mozzicone con le dita, facendo un tiro, mentre si strusciava addosso a lui.

“Magari per oggi posso dire al mio benedetto orgoglio di lasciarci soli per due minuti” sussurrò Shikamaru, che la vista annebbiata gli deponeva piccoli baci sul collo e con le mani frugava sotto la sua gonna

“Solo per due minuti?” ansimò Temari, sentendo quelle lusinghe gratuite che le venivano offerte “Che ne dici invece di lasciarlo fuori da quella stanza?” replicò ormai anche lei in balia della passione e delle carezze dell’altro.

Le loro bocche si fusero, annullando tutti gli spazi, i loro sensi cercavano e si perdevano in un mare di sensazioni celestiali.

Il ragazzo seguì la linea retta e sensuale del suo dorso, indugiò sulle natiche per poi risalire verso la sua nuca delicata. Intanto abbassava la spallina del top per morderle la tenera spalla lattescente.

Lei si abbandonò a quella stretta, appoggiandosi a muro e rovesciando la testa all’indietro trattenendo a stento un gemito.

I loro corpi si appartenevano da sempre, come se il destino li avesse forgiati per formare un’ unica anima. Li legava un sentimento che sorpassava i più infidi attacchi di malvagità, un marchio indissolubile ormai impresso a fuoco nei loro cuori.

Avrebbero potuto andare avanti per ore se, non fossero stati interrotti da un colpo di tosse improvviso.

I due trasalirono alla vista di Tsunade che li fissava tra l’incredulo e l’imbarazzato. Si sarebbero sotterrati volentieri vivi come denotava il colore acceso che avevano assunto i loro volti.

Fu il Quinto Hokage ha parlare per prima: “Scusate se vi interrompo, ragazzi” il suo tono di voce aveva assunto una lieve inflessione tremula “ma il corpo di quest’uomo ingombra il passaggio, se non vi dispiace…..poi potrete tornare alle vostre effusioni” concluse, indicando sul pavimento la persona che giaceva in uno stato di semi incoscienza.

“Ma certo Tsunade” ribatté Temari che aveva ripreso un contegno, a differenza di Shikamaru il quale era ancora sotto shock “provvederemo subito a spostare il malcapitato” e aggiustandosi la spallina caduta si rivolse indietro “e tu non stare li impalato, vedi di darmi una mano, non vorrai che tua madre venga a sapere di questa storia vero?”

                                                                                 FINE

Dopo aver scritto questa emerita cavolata, ringrazio in anticipo tutti quelli che presi da un raptus di follia improvvisa vorranno leggerla

 

 

  
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