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Autore: jarjar    20/10/2013    1 recensioni
Atene prima della Guerra del Peloponneso.
Il giovane Platone si reca al Liceo per assistere ad un'orazione di Socrate, non immagina di assistere ad un'incontro del filosofo e del suo vecchio discepolo Alcibiade.
I momenti a cui non avrebbe dovuto assistere spingeranno Platone a scrivere il "Simposio".
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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L'origine del Simposio

 

L'orazione si concluse con uno scroscio di applausi.
Il Maestro ad Atene era uno e non era un caso che il Liceo fosse tanto ghermito quella mattina.
Tutti i discendenti delle più importanti famiglie aristocratiche erano stati attenti a non perdersi una parola del discorso ed ora cominciavano a sparpagliarsi scomparendo dietro le colonne della grande aula. Platone poteva giurare di aver visto Crizia il Giovane uscire poco prima.
Era ancora un apprendista ma non avrebbe dovuto attendere molto prima di divenire a tutti gli effetti un discepolo del più grande filosofo ateniese di tutti i tempi. Ancora qualche indovinello e qualche lezione di retorica e Socrate lo avrebbe ammesso alla pari degli altri nella sua scuola, così diceva suo padre e lui ne era convinto.
Forse per questo si trovava ancora seduto su una delle ultime scalinate, nel posto meglio celato dietro la più estrema colonna ad est.
Ormai anche Socrate si stava congedando, a breve si sarebbe diretto in agorà nella sua tunica impeccabile. Sperava di poter parlare con il Filosofo, sperava di poter discutere con lui della dottrina e della morale, cosa che non aveva mai avuto occasione di fare prima. D'altra parte quando mai, un uomo dello spessore di Socrate avrebbe potuto notare un adolescente come lui? Un bambino che ancora aveva tutto da imparare sulla vita e sulla grande disciplina che il Maestro imponeva?
Fu solo un'ombra e inizialmente neppure fu certo di averla vista davvero ma lo distolse dalle proprie riflessioni. Platone si diede del pazzo: chi mai sarebbe dovuto entrare lì quando la folla si era dissolta ed il filosofo ateniese finiva di riporre alcune pergamene prima di lasciare il Liceo?!
Fu il raggio di sole che sbucava alle sue spalle a fargli capire che la sagoma pochi scalini sotto di lui non fosse una mera invenzione della sua mente. Un mantello scarlatto ricopriva la figura maschile ed aggraziata che continuava a scendere verso il centro dell'aula.
L'uomo doveva essere di nobile discendenza a giudicare dal chitone candido fermato vicino alla spalla con un bottone d'oro massiccio e dai sandali immacolati. I capelli marroni erano corti e composti di sottili ciocche ribelli, si poteva quasi dire emanassero un senso di vigore ma allo stesso tempo sembravano soffici e graziosi illuminati dai raggi di sole.
Platone si guardò intorno per cercare una via di fuga ma si rese presto conto di non avere altre speranze se non quella di sperare che non lo vedessero: la porta dietro di lui doveva essere stata sbarrata dallo sconosciuto e non aveva modo di raggiungere l'uscita posteriore passando inosservato ai due uomini.
Socrate sembrava non aver notato nulla mentre, girato di spalle, continuava a sistemare alcuni documenti.
Il giovane, non doveva avere molto più di vent'anni, si fermò sul primo scalino, rivolgendosi al più anziano: “Sono molto dispiaciuto di aver perso la tua orazione, niente di personale.”
La voce era decisa e piacevolmente musicale, il tono appariva superbo e canzonatorio.
“Non posso dire di essere felice di vederti adesso, Alcibiade. Mi sto recando in assemblea, la tua visita tardiva mi appare insensata e stolta” rispose Socrate, girandosi a guardare in faccia il ragazzo con estrema calma.
Gli occhi azzurri di Alcibiade, doveva essere quello il nome, trovarono quelli del maestro. Sembrava nervoso ed insicuro ma mantenne il tono arrogante.
“Sembravi felice di vedermi ieri, il giorno prima e anche quello prima ancora, adesso che ci penso” disse, non trattenendo un sorriso beffardo.
“Sei l'unico vizio che non riesco a negarmi.”
Amarezza e stanchezza erano evidenti dietro le parole del filosofo più anziano.
“Sono questo per te, non è vero? Un passatempo, un gioco fra una lezione e l'altra!” l'uomo scaraventò il mantello a terra in gesto di stizza per poi continuare sotto lo sguardo serio dell'altro “Sono solo uno stupido strumento rimpiazzabile ma sai una cosa, filosofo dei miei calzari? Non mi interessa di te, ti sono sempre stato fedele solo ed unicamente per l'apprendistato ma adesso è finita: sono un oratore, ho il potere che serve per convincere un'assemblea di stolti e sono libero!”
“Prego gli dèi che un giorno ti rendano libero dalla brama di potere, Alcibiade” sussurrò Socrate, tendendo una mano quasi a voler prendere quella del giovane uomo ma questi non esitò a scansarsi infuriato.
“Smettila! Mi hai riempito la testa di fandonie per troppo tempo, non valgo più di Antistene o di Crizia per quanto ne so!”
“Vali molto più di loro e allo stesso tempo sei il mio cruccio più chiunque altro” così dicendo, Socrate provò ancora ad avvicinarsi cautamente ad Alcibiade, rosso in viso per la rabbia.
Il filosofo si fece avanti e cinse il più alto in un abbraccio inizialmente non ricambiato. Gli occhi azzurri del ragazzo si impregnarono di lacrime, un singhiozzo sfuggì alla sua indole composta. Socrate lo cullò fino a calmarlo.
“Non sarai mai del tutto mio, vero?” chiese Alcibiade con voce rotta, alzando un poco la testa dalla posizione sulla spalla del maestro.
“Sono tuo adesso” rispose Socrate, accarezzandogli la schiena.
“Apparterrai sempre alla filosofia.”
“Vivrò sempre per la filosofia ma morirei per te.”
Platone non seppe mai cos'altro i due si dissero dopo essere usciti insieme dalla porta posteriore.
Anni più tardi avrebbe assistito alla ribalta di un generale demagogo, alla sua veloce disgrazia e all'ingiusta morte di un maestro caro.
Anni più tardi avrebbe scritto il Simposio, per omaggiare due uomini.

 

 

 

Saaalve, devo questo angolo di pazzia totale a due mie amiche che compongono ship durante l'ora di filosofia. 
Mi sentivo ispirata e quindi ho deciso di provare con questa slash filosofica. Sicuramente molte date delle vite di questi personaggi non coincidono ma usate l'immaginazione! 
Alla prossima

 

 

 

  
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