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Autore: MissBethCriss    20/10/2013    1 recensioni
Le vite delle persone che popolano questa storia sono legate da un filo rosso. Rosso come la passione che anima i cuori di due amanti, ma anche rosso come il sangue che pulsa nelle vene.
L’Amore vero riuscirà a sconfiggere la Morte?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Blaine e Sebastian sfortunatamente non mi appartengono, ma sono di proprietà del nostro Ryan Murphy, pelatone fortunato; *sigh*
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro (mi fa sempre ridere scriverlo), ma è stata fatta solo per il puro piacere di scrivere di quei due baldracchi che mi hanno rubato il cuore.





 
Truth.
 
 
Successe tutto così velocemente che non ho nemmeno il modo di accorgermene: un momento prima sulle mie ginocchia si trova seduta la piccola Beth mentre le suono qualcosa e quello successivo sto già fuori, sulla strada correndo verso la persona più importante per me, con la porta del negozio chiusa a chiave alle mie spalle dopo aver fatto uscire di malo modo Quinn e sua figlia, ma non ho tempo, dovevo fare il più in fretta possibile e con quelle sue scuse che mi vorticavano in testa non riesco a pensare chiaramente, non capisco il motivo delle sue parole e tanto più non capisco il suo addio. Devo correre, non sono disposto a perderlo, non dopo tutto ciò che abbiamo affrontato.
Ho la mente piena di domande.
Che è successo?
Corro verso un bar qui vicino perché so che lui parcheggia sempre la sua macchina là e spero che anche questa volta non sia da meno, devo vederlo il prima possibile, fermarlo e farmi spiegare tutto. Svoltato l’angolo del parcheggio incomincio a guardarmi in giro in cerca di lui e lo vedo mentre cerca di mettere in moto la sua macchina, senza riuscirci per via delle mani che tremano. Corro verso di lui e nel momento in cui mi vede cerca di sbrigarsi, questa volta le sue mani seguono bene le sue indicazioni, vuole scappare da me e io non capisco il motivo. Cosa mai gli avrà fatto scattare nella sua mente questa reazione? Ho sbagliato qualcosa? O mi sono dimenticato di un particolare? No, Sebastian non reagirebbe così se non fosse per un motivo più che valido e per una dimenticanza c’è sempre un rimedio. Era qualcos’altro, ma non riesco a capire.
Devo bloccarlo perciò corro ancora più veloce per raggiungerlo e mi fermo davanti al suo parabrezza e lo fisso, ma lui ha gli occhi bassi che non gli permettono di incrociare i miei.
“Perché?”
Mi limito a dire e mi sento uno stupido, dovevo trovare qualcosa di meglio da dire. Ma non mi sente perché la mia voce è flebile e la musica dentro il piccolo abitacolo è troppo forte e mi sovrasta.
“Perché?”
Mi ritrovo a ripetere con voce più potente, sarò stupido ma è tutto ciò che ho bisogno di sapere in questo momento ed è ciò che continuerò a chiedere fino a ché non avrò fiato in bocca, finché lui non mi dia una risposta, ma lui continua a guardarsi le nocche che stanno diventando bianche per quando forte le stringe intorno al volante, mi sente ma continua a non rispondermi. Capisco che mi ha sentito da quel suo no che da movimento alla sua testa è una cosa che dura poco ma che non mi sfugge. Più non si degna di guardarmi e più la rabbia dentro di me cresce portandomi a dare un pugno al cofano della sua macchina, il colpo fa male e la mia mano pulsa, ma non mi interessa perché questo l’ha portato ad alzare il volto e finalmente i suoi occhi incrociano i miei. Quel mare smeraldino di solito sempre calmo ora è tormentato, nasconde una storia che mai mi ha voluto dire e mi spaventa. Forse non voglio più sapere questo ma è troppo tardi perché lui scende dalla macchina col respiro affannato e si mette di fronte a me, ha gli occhi gonfi.
“Secondo te, perché?”
Mi aspettavo delle urla ma tutto ciò che esce dalla sua bocca è un sussurro che sembra che nemmeno lui riesca a sostenere il peso delle sue stesse parole, ma ciò non blocca la mia rabbia. Niente potrebbe farlo ora come ora.
“Se lo avessi saputo non te l’avrei chiesto, tu che dici?”
“La risposta mi pare più che logica.”
“Puoi illuminarmi? Devo essere molto stupido se non lo capisco.”
“Vuoi sapere la verità? Sono stufo ok? Stufo della sensazione di oppressione che provo quando ti guardo negli occhi, stufo del sentirmi in colpa, stufo di essere la persona che è la causa di tutto il tuo male, sono stufo di sentirmi così. Capisci o continui a non arrivarci? Stufo di guardarti negli occhi e vedere di quante cose io ti abbia privato. Prima di te non mi ero mai sentito così, non sapevo che faccia avessi adesso e non sapevo dove stavi, ignoravo la meravigliosa persona eri diventato, finalmente dopo anni eri diventato un nessuno per me e stavo bene con la mia vita normale facendo un lavoro che amo e non l’avere legami con nessuno, il non amare o l’amare una notte mi bastava. Ma sei arrivato tu e mi hai sconvolto facendomi riaprire vecchie porte che avevo chiuso a più mandate nella mia mente, hai fatto riemergere quel passato da cui scappo da una vita e sono arrivato al punto in cui mi fa male vederti in volto e vedere tutto ciò che ti ho rubato: l’adolescenza, l’amore e la famiglia che potevi avere se non avessi passato anni in riformatorio. Ma io non voglio più farti del male, non ce la faccio più. Mio padre, mi definì molto bene una volta, mi disse che ero un granata, che prima o poi farò soffrire chi ho vicino a me e non voglio più farti soffrire, è inevitabile, è il mio fine, il mio unico scopo. Ho ferito loro quando aprii il mio cuore dicendogli chi ero veramente e ho ferito te, molti anni fa e non voglio farlo ancora. Quindi ti prego scansati da lì e permettimi di uscire dalla tua vita, lo dico per te. Ti prego.”
Mi disse guardandomi negli occhi e passandosi una mano fra i capelli di tanto in tanto quando le parole non gli uscivano e non sapeva cosa fare, io mi ero limitato ad osservare il suo monologo non riuscendo a capirne il significato, o meglio penso di aver capito dove voglia arrivare, ma non voglio ammetterlo a me stesso perché io già l’avevo preso in considerazione ma non accettavo l’ennesima persona falsa che popola la mia vita. Lui non poteva essere come gli altri, lui è il mio Bas, il mio cervello non riesce ad accettarlo e ora sono più che sicuro che non voglio sentire il fine di questo discorso, ma caccio via questo mio pensiero, la metà di me che non accetta questa possibilità vuole sapere ed è più forte di quella che è spaventata.
“Io non mi sposto. Questa è la mia vita e sono in grado di subire le conseguenze delle mie azioni. Tu credi che non l’averti più nella mia vita mi farebbe sentire meglio? Ti sbagli, renderà tutto peggio. Tu non sei una granata, le granate non salvano la gente e finché mi permetterai di restare al tuo fianco non mi ferirai, devi fidarti di me ok? E perché darti la colpa di ciò che è accaduto dieci anni fa, la colpa è di due pazzi, non tua. Che volevi fare? Eravamo dei bambini, non potevamo fare niente. E ora tu mi spieghi il perché di questa tua reazione. Voglio capire. E tutti i tuoi starò vicino a te finché me lo permetterai dove li hai buttati? Dove? Fai l’uomo e affronta le paura, non scappare come un codardo lasciandomi un biglietto. Sei stufo di tutto e di me?”
Voglio solo capire, me lo devi.”
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Il suo “me lo devi” mi fa bloccare con i miei occhi fissi sui suoi e finalmente vedo quel suo sguardo così disperato che ferisce il mio cuore con la stessa forza di mille coltelli affilati e in quel momento capisco che ora sono diventato come tutte le persone che hanno vissuto vicino a lui e non posso farglielo. Rientro in macchina e afferro fortemente il volante posando la faccia sul voltante. Vorrei urlare, ma non mi esce la voce. Lui voleva capire ed io gli dovevo una spiegazione, volevo vedermi fuori dalla sua vita per concedergli un futuro migliore e la verità non poteva che aiutarmi.
La macchina ora è ferma e lui sfrutta quest’occasione, lo sento che apre lo sportello del guidatore e mi afferra una spalla come un invito a guardarlo, ma non posso, il segreto per riuscire a fare tutto è non guardarlo negli occhi, l’ho capito prima tastando la forza che hanno su di me e non essere soggetto a quella forza che mi lega a lui, è la via che porterà fuori dalla sua vita. E poi ho paura che tutti i miei scheletri siano troppo in bella mostra nei miei occhi, capirebbe tutto. Ce la posso fare.
Ce la devo fare.
Ma lui è testardo, più di me, e fa scorrere la sua mano lungo tutto il mio braccio fino ad arrivare alla mia mano facendomi allentare la presa sul volante, la prende e la stringe forte. Mi invita ad incrociare i suoi occhi alzando il mento con l’altra sua mano e io sotto quel suo tocco maledetto non mi sento più il controllore del mio corpo perché riconosce in lui quella forza che mi farebbe fare di tutto, ma riesco ancora a tenergli testa.
“Perché fai così? Guardami, Sebastian.”
Continuo a non rispondere, sento come se stessi entrando in un guscio o in una bolla dove a lui è negato l’accesso, più che altro le emozioni sono vietate. Come quando stavo riprendendo controllo delle miei azioni dopo quella brutta ricaduta di dieci anni fa, azzerai le emozioni, per lo meno quelle che mi recavano più problemi. Ma quella sensazione di non essere abbastanza, di essere la causa del dolore delle persone che amo si sta facendo spazio nel mio cuore, un’altra volta, il mostro si sta svegliando e soffia sulle ferite che incominciano a bruciare, per colpa del veleno che il mostro mi soffia addosso. Thad mi diceva sempre che in questi momenti dovevo pensare ad un’ancora che mi tenesse con i piedi fermi, che mi tenesse al suo fianco non permettendo al mostro di portarmi a fondo con se, ma cosa potevo fare ora che stavo fuggendo dalla mia ancora?
“Sebastian, guardami. Io non ti capisco.”
Nemmeno io mi capivo, sapevo solo due cose: la prima era che tutto ciò di brutto che era capitato a Blaine era per colpa mia e la seconda era che l’unico motivo che metterà in mezzo fra di noi un oceano è quel maledetto sentimento chiamato amore che non mi rende qualificato di prendermi cura del mio ragazzo che verrà spostato in un centro di riabilitazione dove gli faranno un lavaggio del cervello. La sua mano stringe ancora la mia e sento i suoi occhi sulla mia nuca, la fissa con una tale forza che se me la perforasse non ne sarei sorpreso. Dopo un po’ la lascia andare e mi ritrovo con il mio volto appoggiato sulla sua spalla e le sue braccia mi avvolgono, stretto in quella presa che sapeva di casa mi sento come se finalmente riuscissi a respirare e mi appoggio su di lui lasciandomi cullare e ricambiando la presa con altrettanta forza.
“Scusami.” continuo a ripetere come se fosse il mio nuovo mantra.
“Va tutto bene, tranquillo. Ci sono io.”
Mi dice ad ogni mia scusa.
Rimaniamo stretti in quell’abbraccio per altri cinque minuti che mi servono per racimolare le forze per poterlo guardare negli occhi. Mi sorride e mi rassicura.
Vorrei chiedergli: ce la faremo a risorgere dalle nostre ceneri?
Lui ci sta riuscendo, ma io?
Ne sto prendendo coscienza in questo periodo e questa consapevolezza mi mente una strana agitazione addosso, sto iniziando ad avere paura e ciò accade quando si è già arrivati così terribilmente vicino alla vera fine e hai il timore di riprovare tutta quella sofferenza sulla tua pelle, un’altra volta, hai paura che questa volta potrebbe essere fatale. Lo vedo anche da come ultimamente mi basta poco per ricadere giù, da quando ho visto lui che affrontava ad uno ad uno i suoi mostri che dominavano i suoi incubi trionfando guadagnando dei sogni senza oscurità ho pensato molto al mio modo di affrontarli e mi sono vergognato di me: scappare. Vedevo il problema e lo sconfiggevo non pensandoci, me ne andavo, intraprendevo viaggi, mi nascondevo nell’università, poi ho incominciato a lavorare nello studio e scappavo dai miei problemi risolvendo quelli degli altri. Ma tutto questa illusione di star bene che mi ero costruito intorno a me non cancellava dalle mie mani quel mio restare fisso a guardare un pazzo, che un tempo stato il mio migliore amico, mentre toglieva la vita ad una bambina, colpo dopo colpo. Lei continua ad essere morta anche se passavo giorni a non pensare a quel maledetto giorno, di lei come urlava basta e anche il folle accecato dalla rabbia continua ad essere morto con un foro sulla testa come risultato del suo ultimo atto. E da qui ho capito che il non pensarli rende solo i tuoi incubi più grandi e più forti.
Non ce la possiamo fare, io non posso.
“Ce la possiamo fare.”
Ribatte lui come se riuscisse a leggermi nel pensiero e annuisce a sé stesso.
“I ruoli sembrano essersi invertiti, non trovi? Non ero io quello che rimaneva sempre in silenzio guardando nei tuoi meravigliosi occhi verdi?”
Mi viene da ridere, le labbra si tengono in un sorriso vuoto.
“Oh okay, okay, hai ragione, mi limitavo a fissare la tua bellissima scrivania, però ti guardavo nel momento in cui tu non prestavi attenzione.”
“Perché sei ancora qui?”
Mi viene naturale da chiedere. Perché lui è rimasto con me, anche quando ha visto il mio lato più nascosto e più attaccato dalle dolci tenebre.
“E dove dovrei stare Bas?”
Mi chiede lui confuso.
“Lontano da me.”
Ribatto con ovvietà.
Si appoggia sul mio petto sbuffando e scuotendo di un po’ il viso.
“Quanto durerà questa fase? – si avvicina al mio viso e muove la testa di qua e di la, in cerca di qualcosa che solo lui conosce – Ehi alieni all’interno di Sebastian quando posso riavere indietro il mio ragazzo dal sorriso mozzafiato in dietro prima che parto? Cosa ti hanno fatto, Smythe?”
 “Questo non è un gioco, Dev.”
“Volevo smorzare un po’ l’atmosfera, ma sono serio sulla parte del rivolere indietro il mio ragazzo. Ti va di parlarne? Non sopporto vederti in questo stato.”
“Sali in macchina.”
Sale sulle sue punte e mi lascia un bacio leggero sull’angolo della bocca strappandomi un piccolo sorriso, ma questa volta vero che mi porta ad odiarmi ancora di più me stesso perché non riesco a capire cosa abbia fatto per meritarmi una seconda opportunità per poi farla finire in questo modo.
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“Dov’è la mia ragazza preferita?”
Dico come metto piede dentro all’appartamento e vedo la piccola Sapphire venirci incontro.
“Almeno qui c’è qualcuno che apprezza le mie visite!”
Dico a Sebastian voltandomi verso di lui mentre lui chiude la porta.
“Come se io non ti apprezzassi.”
Mormora a mezza voce.
“Che devo dire? Mi hai visto con in braccio una bimba e hai dato del pazzo e volevi investirmi prima, conta come benvenuto poco caldo?”
Scuote la testa e fa segno di lasciar perdere con la mano, gli sorrido.
“Vuoi qualcosa da bere?”
“No, grazie. Voglio solo sapere cosa accade alla tua testolina machiavellica, credo che si inceppa qualche volta, le sinapsi funzionano a scatti qualche volta.”
“Cosa centra Machiavelli?”
“Vuoi arrivare ad un fine che vedi solo tu fregandotene di ciò che perdi o di ciò che devi fare per raggiungere quel fine. Non fa molto Machiavelli?”
“Questo lo prendo come voglio qualcosa da bere e anche qualcosa da mangiare almeno chiudo la bocca e non mi riempi delle tue, come chiamarle, interpretazioni? Ok?”
“Basta che quando io ho la bocca piena di cibo tu parli.”
Annuisce per poi sparire in cucina, io intanto mi siedo sul grande divano con affianco la dalmata di Sebastian.
“Ma che ha papà Sebastian oggi, si può sapere?”
Le chiedo e lei alza la sua testolina verso di me per poi continuare a fissare un punto fisso davanti a se mentre la sua coda continua imperterrita a muoversi prima a destra e poi a sinistra.
“Allora visto che forse a breve dovrai andare in Inghilterra e sono le 17-”
“Non sono le 17, Bas.”
“In Inghil-”
“Nemmeno là, mi dispiace, amore.”
“Ok, ti dovrai abituare a bere tè e biscotti, i biscotti è l’unico cibo da non cuocere che ho al momento e spero che siano di tuo gradimento, l’ha fatti Jud.”
“Come potrei rifiutarli allora?”
Si siede vicino a me e posa il vassoio sul tavolino davanti al divano, rimane in silenzio per tutto il tempo che impiega a bere il suo tè senza zucchero e con troppo latte da farmi chiedere che razza di tè era abituato a bere in Francia, secondo me lo corregge con qualcosa, non ci sono altre spiegazioni.
“Ricominci?”
“Cosa?”
“Il silenzio, Bas.”
“Ok, hai ragione.”
Dice posando la sua tazza per poi girarsi verso di me, questa volta mi guarda negli occhi, come se gli fosse necessario di fare questa piccola azione, vedo che le sue mani gli tremano e ha gli occhi spaventati, come se avesse paura di quello che da un momento all’altro mi dirà. Gli afferro le mani, incoraggiandolo, come lui ha sempre fatto con me. Ma ad un certo punto si alza di scatto dal divano e va verso il suo studio, lasciandomi senza parole e mi chiedo se è meglio che lo aspetto qui o andare da lui. Fortunatamente dopo una manciata di minuti ritorna da me con in mano uno strano quaderno dalla copertina rigida verde scuro, lo tiene di riguardo, come se da un momento all’altra potesse rovinarsi.
Che tiene al suo interno?
Mi chiedo, lo tiene fra le braccia con troppa cura. Poi prende posto accanto a me.
“Ti ricordi di quella volta al lago in cui scoprì uno dei miei più brutti segreti? E ti ricordi anche della cicatrice che ho sul cuore vero?”
Come potevo scordarmela? Sembrava un cuore rotto fatto a pezzi con una grande croce su di esso come se volesse annullarlo, mi sono sempre chiesto perché mai si fosse fatto una cosa del genere, doveva essere volontaria.
“A mente fredda dopo che le ferite si curavano e dopo che nella mia testa ci fu quel piccolo barlume di luce che mi mostrava la fine di quel tunnel, che mi aveva annientato, mi fermavo molte volte ad osservare il mio corpo pieno di segni che mi ero fatto e mi soffermavo sempre sul petto. Quelli non erano segni a caso, volevo lasciarmi qualcosa sulla pelle, come eterno promemoria, e anche se adesso con delle cure i segni si notano molto di meno però se ci passi sopra la mano puoi ancora sentirlo. Doveva essere una M, venuta male, ma la si può benissimo scambiare con un cuore, tu quello c’avevi pensato vero? Ma alla M non ci eri arrivato. Ti dice niente? Certo che sì, la piccola Mary Ann, chi altri? La conosci bene pure tu vero? Un piccolo angioletto dai capelli biondi, capitata nel momento tremendamente sbagliato nel luogo sbagliato fra le mani di un pazzo. Apri questo quaderno.”
Ora sono io quello che rimane pietrificato fissando un punto davanti a sé, non poteva essere. Quell’opzione che io avevo messo da parte a priori perché non poteva essere il mio Bas colui che ha inflitto tutto quello a quella povera bambina .
No.
Non voglio aprire, cosa ci terrà dentro? Tutte le persone che sono finite nei guai per colpa sua? Le sue vittime?
“Sono articoli di giornale, cose che si dicevano in giro, frasi dette in tribunale. Il raccogliere informazione mi faceva sentire meno male, come se riuscissi ad intrappolare fra le pagine di quel quaderno tutti i miei sentimenti. Sai perché ti ricordavi i miei occhi? Perché io c’ero e non solo perché dovevo assicurarmi di vedere il ragazzo che aveva attirato su di lui tutta la mia attenzione, ma volevo vedere se avevo le palle per dire la verità. Il problema è che non le ho avute. Voi siete stati incastrati e io non ho avuto le palle per difendere il ragazzo che amavo. Ci hanno visto e voi calzavate appieno le nostre caratteristiche, tu eri un po’ più basso di Marcus, ma a loro serviva un colpevole e di certo non tennero conto del metro. Non persero nemmeno tempo a guardarvi negli occhi dove la verità era in bella mostra.”
“Aspetta, tu mi stai dicendo, che-che eri tu?”
“Mi hai visto nel bosco no?”
“Cred-credo di sì, ho sempre pensato di averti già visto, ma tu mi hai detto del tribunale e non può essere. No Bas, dimmelo.”
“Voi stavate correndo verso la bambina, vero? – annuisco, mi ricordavo d’aver visto un paio di occhi spaventati, molto simili ai suoi – dopo che è stata torturata da Marcus.”
“E te.”
“Io non l’ho sfiorata con un dito.”
“Brutto stronzo quindi l’hai lasciata morire?!”
“Ero nel bel mezzo di un attacco di panico, non sapevo cosa fare, cosa stava succedendo. Ero pietrificato. Non è una cosa che si vede ogni giorno.”
“La stava uccidendo, Sebastian. Lo capisci? AVEVA I TUOI STESSI ANNI E UN’INTERA VITA DAVANTI A SE’ E TU L’HAI LASCIATA MORIRE COME UN CANE.”
“Blaine tu-tu non c’eri okay? Non l’avevo mai visto in quello stato. Sembrava pazzo, totalmente fuori controllo.”
“SOLO SEMBRAVA?”
“Blaine, io-”
“Ma non ti vergogni?”
“Ogni giorno della mia vita ho convissuto con l’odio che provo verso me stesso. Per un periodo vedevo quei occhi ovunque, sto pagando per quello che ho fatto. Non puoi capire.”
“Credi? Io ho convissuto con l’odio dell’altra gente che mi ha definito con i modi peggio, ogni dannatissima notte vedevo il suo viso angelico sfregato. Non posso capire? Chi pensi che ha avuto la peggio?”
“Non è una gara, Blaine.”
“Però scommetto che per quello stronzo era un gioco, la vita di quella bambina.”
“La vita di una persona non è mai un gioco.”
“MA SI VEDE CHE A TE NON IMPORTA DELLA VITA DELLE PERSONE DA COME TI SEI COMPORTATO.”
Mi alzo in piedi come se non riuscissi a sopportare la sua presenza fianco a me. Lui non mi ama io ero solo un mezzo per pareggiare i conti col passato, se riusciva ad aiutarmi allora avrebbe avuto la coscienza pulita. Mi aveva fregato due volte: la prima rubandomi la libertà e ora mi aveva rubato pure il cuore. Si alza anche lui e prova ad avvicinarsi a me.
“Non provarci, non ti voglio vicino a me. Mi fai schifo.”
“Blaine ti prego.”
“Mi hai sempre e solo mentito.”
“Solo su questo, Blaine.”
“Solo?”
“Sono sempre stato quel tipo persona che fugge dai sentimenti, ma alla fine ho trovato te e sul mio amore non ti ho mai mentito, nemmeno una volta. Posso non averti detto una cosa sul mio passato, ma avevo paura. Avevo paura di questo.”
“Ti rendi conto di cosa è successo? Due persone si sono prese la vostra colpa, un ragazzo è morto perché non ce la faceva più a sopportare il peso di aver visto una ragazzina morire e di esserne preso la colpa. Due ragazzini hanno passato la loro adolescenza in prigione dove venivano derisi da tutto, tutti li odiavano. Mi hanno preso tutto Sebastian, tutto. Ho passato notte insonne per paura di essere toccato ancora e contavo i giorni che mi separavano dalla libertà, tutto questo mentre i veri colpevoli facevano la bella vita fuori, nel mondo reale. E tutto questo? Perché tu sei rimasto a guardare, io mi fidavo di te. Una bambina è morta, aveva tutta una vita davanti a lei, che spreco. Quante occasione mancate, quanti posti non visti. Mi repelli.”
“Blaine io non ho passato una bella vita, lo sai. E non c’è stato un solo fottuto giorno in cui non ho rimpianto quel mio restare fermo e mi dispiace talmente tanto che non so come farai a perdonarmi.”
“Io non voglio avere più  niente a che fare con te, mai più.”
Sentivo una strana rabbia percorrermi le vene, questa rabbia era talmente forte che riusciva a coprire il mio amore che provavo per lui e grazie a questo annebbiamento riesco ad avvicinarmi alla porta, ma non l’apro, per quello non ho la forza.
L’uscire da quella porta mi farebbe uscire anche dalla sua vita e non so se sono pronto, anche se lo odio, una piccola parte di me appartiene a lui, per sempre.
Ma ora è troppo tardi.
Lui si avvicina a me ma io gli faccio segno di fermarsi.
“Blaine devi ascoltarmi e devi fidarti di me, ok? Ti ho tenuto nascosto questo fatto perché mi immaginavo questa reazione e volevo evitarla, fra poco te ne andrai e io-”
“Mi avevi detto che avresti trovato un modo per farmi restare, te lo ricordi? Mentivi pure in quell’occasione?”
“No, ho provato ha farti rimanere, ma William mi ha detto che sapeva io non ero più il tuo psicologo, ero ben altro e la sfera emotiva e quella lavorativa non possono combaciare. Me l’ha detto questa mattina. Lo vedi di come io sono la causa di ogni tuo male? Avevo paura di questo, di ammetterlo, di farlo diventare. . . reale. Dirlo a voce alta mi avrebbe impedito di dirmi che ce la posso fare a continuare in questo stato, ma in realtà sono debole e tu ti meriti di avere al fianco persone che non ti deludano e non ti trattano come ho fatto io. È per questo che ti ho detto addio.”
“Mossa astuta quella di usare un bigliettino in linea con la tua vena da codardo, i miei complimenti.”
“Mi dispiace, B.”
“Vai a scusarti con Mary Ann o con Kurt, oh no aspetta sono morti. E vorrei esserlo pure io almeno non avrei avuto il grande onore di incontrare il famoso e illustrissimo Sebastian Smythe che si occupa di pazzi quando il primo caso umano è lui e la sua codardia. ”
“Non puoi darmi anche la colpa della morte di Kurt, non c’entro niente con quella.”
“Dici? Se tu dicevi tutta la verità in tribunale ora noi avremmo solo degli incubi che popolano i nostri sogni e non alle spalle la colpa di un omicidio che non abbiamo commesso e tutto quello che ci fecero in prigione non sarebbe mai accaduto. Una volta uno mi disse: sai cosa si prova quando si è indifeso e non puoi fare niente? Io non seppi che rispondere quel giorno e quel tizio mi picchiò, a sangue, lo sai? Mi fece tutto ciò che voi avete fatto a quella bambina, lo sai? Mi ha messo le sue mani ovunque, se te lo stai chiedendo sì, era per quello che non riuscivo a farmi toccare da te. Mi ricordavano tanto le sue mani, ma pian piano col tuo amore ho acquistato sempre più fiducia in te e avevo incominciato ad amare il tuo tocco delicato, mi hanno detto che certi ricordi si curano solo con l’amore e avevano ragione. Mi hanno assegnato una psicologa, che mi ha aiutato a riacquistare il controllo quando stavo in mezzo a troppa gente, c’è stato un periodo in cui avevo paura di tutto e non dormivo mai, avevo paura che sarebbe ritornato. Mi ci vollero sette anni per ritrovare e mettere da parte tutti i miei pezzi della mia anima, l’ho tenuti nascosti in attesa di uscire dall’inferno o di trovare una persona che mi aiutasse a risorgere, avevo trovato te, ma anche tu sei stato un’illusione di benessere. L’ennesima illusione. Ma Kurt ne è uscito distrutto, aveva perso le speranze, non aveva nessuno perché quando il tuo amichetto ha confessato tutto e ci hanno fatto uscire ci hanno separato, per ‘proteggerci’. E io mi chiedo perché non ha fatto anche il tuo nome, quanto ha sganciato il tuo paparino, eh Sebby?”
 
“Blaine ora tu sei arrabbiato e non pensi chiaramente, possiamo fare un discorso da adulti domani a mente fredda?”
“Perché tu pensi che io voglio passare altro tempo con te?”
Ora si limita a fissarmi senza parole, capisco dal suo sguardo che lui a questa cosa ci aveva già pensato ma non aveva preso in considerazione l’eventualità che io la dicessi veramente.
“È finita, quando varcherò la soglia sarà finita. Contento?”
Non riesco a credere a ciò che ho detto, non posso averlo fatto seriamente. Ma ciò che lui ha fatto mi fa sentire tradito, io mi fidavo e sì, la cosa ci è sfuggita dalle mani. Però una cosa è sicura per un po’ non voglio avere a che fare con lui, almeno fino a quando non mi passa.
Sebastian abbassa la testa e io appoggio la mano sulla maniglia della porta spingendola piano verso il basso. Ora la porta è aperta e io ho un solo piede fuori dalla soglia. Lui alza di scatto lo sguardo e in un battito di ciglia mi ritrovo fra le sue braccia, il mio corpo si irrigidisce, ma è solo una questione di secondi perché non riesco a non contraccambiare quella presa che mi fa sentire al sicuro, anche ora, anche quando lo odio, tutt’ora riesco a sentire quel filo che tiene il mio cuore legato al suo e sarà sempre suo, ma ora non è più il nostro tempo, ma non ho la forza per allontanarmi da lui perché so che è la mia ultima volta in compagnia sua.
Ascolto per l’ultima volta il suo cuore e mi lascio stringere per un’ultima volta, lui strofina il suo naso fra i miei capelli ed è come se stesse memorizzando ogni mia cosa, ogni traccia di me, sa che questa sarà la sua ultima occasione. Dopo un po’ mi afferra il mento per potermi guardare, smeraldi che si specchiamo nell’ambra per un’ultima volta. Le nostre bocche sono troppo vicine e lui si sta avvicinando pericolosamente alle mie, ma io mi lascio baciare, non mi scanso, , io mi lascio baciare, non mi scanso, non ho la forza di muovere un singolo muscolo. Come se il mio corpo non riuscisse a sottrarsi da lui.
Quando si stacca da me io mi avvio verso la porta e subito sono fuori, dalla sua casa e dalla sua vita, lui continua a fissarmi e io pian piano chiudo la porta di fronte a me, poi appoggio la mia testa sopra il legno scuro, Sebastian fa lo stesso dall’altra parte, non riesco a dare il comando di muoversi da lì alle mie gambe che non reggono più il mio peso e mi lascio scivolare ritrovandomi con la schiena poggiata sulla porta e la testa fra le mani.
Ho un solo pensiero che mi vortica in testa.
È finita.
Il mio ragazzo è rimasto fermo a guardare una bambina che moriva per mano di un pazzo.
Io ho vissuto per dieci anni la colpa del mio ragazzo.
Il mio ragazzo è rimasto fermo a guardare una bambina che moriva per mano di un pazzo.
Ho riposto la fiducia nella persona sbagliata, un’altra volta ancora.
Il mio ragazzo è rimasto fermo a guardare una bambina che moriva per mano di un pazzo.
Il mio migliore amico è morto perché non riusciva più a sopportare le accuse che appartengono al mio ragazzo.
Il mio ragazzo è rimasto fermo a guardare una bambina che moriva per mano di un pazzo e io non ci voglio credere.

 
Rettifico il mio ex-ragazzo non ha mosso un capello di fronte ad un assassinio.
E ora ho solo tanta voglia di raggiungere quella persona che non mi ha mai mentito e che c’è stata sempre per me.

Ma sono disposto a perdere tutto per farlo?
 

TBC...
  
 
Beth’s Corner
Salve. Voi direte: ma questa con che faccia pubblica 'sto capitolo dopo mesi e mesi? Io sto ancora aspettando di trovare una risposta. Quest'estate è stata problematica: con tutti quei prompt supermeravigliosi delle domeniche e mi sono fatta prendere troppo la mano, lo ammetto, e mi era andata in vacanza pure la beta e per restare in linea questo è stato un betaggio molto problematico caratterizzato da mancanza di tempo e mancanza di wifi (che tu sia maledetta oh connessione baldracca). Ma ora siamo tornate e ho preso finalmente la decisione dire stop alle domeniche e sì a Boy B perciò per chi segue F is for Family dovrà aspettare per il prossimo capitolo della raccolta con quei quattro scemi (<3) l'epilogo di Boy B che arriverà esattamente fra due aggiornamenti, ebbene sì il prossimo capitolo sarà l'ultimo *piange in un angolino e prende i fazzoletti*. E tanto per esser chiari il prossimo aggiornamento di F is for Family riprenderà il via col prompt di questa domenica che era: raffreddore (E is for Etciù). Prima di arrivare a parlare di questo capitolo vi devo dire un'ultima cosa alternerò gli aggiornamenti di F is for Family con quelli di una long che doveva essere in origine una os, ma il Road Trip di Sebastian e Blaine era infinitamente lungo e necessitava di una long, sono pessima lo so, preparatevi a queste 3140 miglia insieme. Adesso vedrò quando e come li potrò aggiornare. Stay tuned.
Ora veniamo al capitolo.
Vi avevo lasciato con quel bigliettino solitario al Jul's che è stato quella scintilla che ha fatto scoppiare tutto quel castello fatto di bugie che si erano costruiti, Sebastian ha tessuto il suo passato con bugie. Chi di voi non ha mai detto la frase: sono stufo di esser...; a me capita spesso e in questo capitolo mi sono messa nei panni di Seb (che mi stavano grossi perché a differenza sua sono alta un metro e un libro ma shh) e ho pensato che quando lui si trovò di fronte a quell'ipotetico futuro che Blaine poteva avere se lui avesse confessato tutto perché vede Quinn che ha più o meno l'età di B, poteva essere felice e con famiglia perciò il vedere il suo Blaine che suonava qualcosa alla piccola Beth è stata quella piccola goccia che l'ha fatto traboccare. A me questa è sembrata l'unica reazione “logica” secondo il suo punto di vista, spero che per voi sia così. Ora Sebastian ha ottenuto finalmente quello che voleva: uscire dalla vita del suo Blaine, ma quanto durerà questa distanza? E l'odio di Blaine è veramente più forte dell'amore che nutre verso quel babbeo di un francese? Tutto questo sarà svelato nel prossimo capitolo che risponderà anche alla domanda del prologo.
Detto questo ci sentiamo fra dieci giorni, ci starò anche a costo di non dormire la notte o di pubblicare il capitolo non betato. Il tempo dei ritardi è finito e non mi scuserò mai abbastanza con voi.
Boy B a me era mancato e benché questo capitolo fosse carico di angst per è stata una boccata d’aria fresca. #sonostranaloso
Per chi è rimasto con me, per chi mi ha aspettato devo dire una singola cosa: grazie. Soprattutto per la pazienza che avete. Grazie.
Grazie a chi a letto tutto e grazie alla beta che ci sta sempre e che mi fa capire che ha (finalmente) betato questa storia dal carico di insulti e di odio che mi riempiono la chat.
Forse vi dovevo dire altro ma non mi ricordo ora, se mi ritorna in mente me lo scrivo e ve lo dico fra dieci giorni.
Alla prossima!
Love always,
Beth
   
 
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