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Autore: MissBethCriss    30/10/2013    2 recensioni
Le vite delle persone che popolano questa storia sono legate da un filo rosso. Rosso come la passione che anima i cuori di due amanti, ma anche rosso come il sangue che pulsa nelle vene.
L’Amore vero riuscirà a sconfiggere la Morte?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                                                    Run faster,
                             
                                                       Time is running out.

Arriva un momento nella tua vita in cui occorre che tu corra, il più veloce possibile.
Perché devi raggiungerlo.
Corri e non si deve sprecare nemmeno un secondo, potrebbe essere quello fatale.
Perché devi salvarlo.
Corri e ti troverai a rompere il silenzio irreale che si crea dopo la catastrofe, anche urlando se devi.
Perché devi farti sentire.
Corri e fargli ricordare di come batte il cuore.
Corri e fargli ricordare cosa vuol dire vivere.
Salvalo amandolo perché devi credere che l’Amore vero riuscirà a sconfiggere la Morte per riuscirci.
Corri e fargli ricordare cosa vuol dire esser amati.
E corri veloce, il tempo sta finendo.
                                                               
 
*****
 
 
“Sebastian scus-”
“Che gli hai fatto?”
Chiese James dopo aver azzittito Judit ed entrando di malo modo posizionandosi proprio di fronte a  me sbattendo il suo pugno sulla mia scrivania. Non sbatto ciglia, non voglio iniziare alcuna conversazione, se non strettamente necessaria, perciò rimango col mio sguardo fisso sui suoi occhi pieni di rabbia e preoccupazioni sperando che prima o poi la sua collera scemi.
“Che. Cosa. Gli. Hai. Fatto?”
Mi chiede scandendo bene ogni singola parola, come se fossi stupido o come se non avessi capito la domanda.
“Fatto cosa a chi?”
Gli chiedo rimanendo col tono piatto e monotono di chi non vuole parlare, questi toni di solito urtano la gente e annullano in loro tutta la voglia di continuare col loro discorso.
Ma non con James.
Ma io non ho voglia di avere grana in questi giorni, perché non capisce? Voglio solo starmene il più tranquillo possibile, senza nessuno intorno a me. Come diceva Thad da due giorni stavo entrando nella fase dell’autocommiserazione avanzata e in questi casi era sempre meglio che stavo da solo.
“A Thomas, stupido. Cosa gli hai fatto?”
Ecco di certo non volevo parlare proprio di quello in questo preciso instante. Giro la testa verso sinistra e noto che oggi è il giorno prima della partenza, ciò mi fa star male. Oggi è l’ultimo giorno a mia disposizione per andare da lui e provare a chiarirsi, domani forse è troppo tardi o semplicemente ho perso il mio treno per il perdono troppo tempo fa e prima me ne farò una ragione e prima potrò ritornare a star meglio. Abbasso gli occhi sui miei fogli per riordinarli, è l’ora di chiusura e sono felice che James abbia avuto un po’ di decenza nel aspettare.
“Ragazzo stammi a sentire e rispondimi.”
“Non gli ho fatto niente. Ci siamo solo lasciati. È finita.”
Dico come se niente fosse, anche se dentro di me mi sento terribilmente vuoto, e il colpo alla testa non tarda ad arrivare, sapevo che mi avrebbe colpito da come stringeva il bastone. Era arrabbiato come me, solo non capivo perché mai Blaine gli stesse così a cuore, non erano parenti. Poso una mano sul punto colpito, fa male, ma è un nulla rispetto al dolore che provo dentro l’anima.
“Che dovevo fare?”
“Rimanere al suo fianco forse?”
“Guarda che è lui che mi ha lasciato. Alcune verità sono difficili da sopportare.”
“Sai che per te lui sarebbe arrivato alla fine dell’Universo pur di farti felice? Le verità ‘difficili’, come le chiami tu, si superano con tanta pazienza e forza, sono più vecchio di te e queste cose le ho vissute sulla mia pelle. Ci vuole tempo, ma voi giovani di oggi volete tutto e subito e al primo ostacolo vi girate dall’altra parte.”
“Mi ha lasciato lui.”
“Guarda che a me non interessa chi a lasciato chi. Ti aspetto fuori, hai un minuto per prepararti. Voglio parlarti, è importante.”
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L'ascesa all'incubo era incominciato da quella chiacchierata con James davanti ad una tazza fumante di caffè. Mi aveva parlato di come aveva visto il cambiamento radicale di Blaine, partito dai suoi occhi dorati da come era vuoti e privi di quella scintilla gioiosa che tanto amavo. Mi disse che un giorno entrò al negozio e lo trovò con lo sguardo perso, seduto dietro al balcone con il gomito sul piano e col mento appoggiato alla mano. Era strano, spento, e per due tre giorni non si avvicinò al pianoforte e né si spostò da dietro al bancone, salvo quando occorreva mostrare qualcosa ai clienti o James gli chiedeva di fare delle commissioni, perciò gli disse di prendersi qualche giorno di pausa per riprendersi, Blaine non sbatté ciglio e come era arrivato alla mattina del quarto giorno se ne ritornò a casa rimanendo nella sua stanza fino al ritorno di Shannon in compagnia di Jupiter che teneva posato il suo musone sul suo addome, almeno quello era il modo in cui li trovò la padrona di casa quando torno e dopo chiese spiegazioni a James perché si meravigliò di trovarlo già a casa, di solito i due pranzavo insieme perché a Blaine non piaceva immaginarselo a mangiare da solo. Quando sentii quello la mia bocca si tirò un sorriso pallido per via del fatto che il moretto che aveva rubato il suo cuore doveva trovare sempre un modo per far felice l’altro, ma tutta questa debole allegria durò un attimo perché tutto ciò che era accaduto nei giorni precedenti gli piombò addosso con ancora più forza.
Erano passati solo tre giorni e già mi mancava, per via di quel pensiero volli tanto darmi un calcio, ma non volevo passare per un folle sotto gli occhi di James. Dalle sue parole capì che era ritornato al periodo in cui si rinchiudeva in se stesso e la cosa non mi piacque perché per colpa della mia boccaccia avevo mandato all’aria tutti quei mesi passati a lavorare su di lui e sulla fiducia verso gli altri.
Avevo rovinato tutto.
Io invece era da tre giorni che stavo da Thad, aveva paura che potessi fare qualche stupidaggine e per un po' mi voleva tenere sott'occhio. Dormivo poco e male la notte perché ogni qualvolta che chiudevo gli occhi vedevo il suo visetto sfregiato e lo sguardo accusatorio di Blaine, non so cos'era peggio. Immerso nei miei pensieri non mi accorgo della presenza di Thad fino a quando, dopo essersi seduto fianco a me, mi passa una mano fra i capelli e con l'altra mi porge una tazza fumante di tè.
"Come va?"
"Ti dico che sto okay, anche se non sto okay. Ma devo esserlo, me lo dovevo immaginare."
"Dagli tempo Seb. Vedrai questa lontananza vi farà solo che bene."
"Ha passato dieci anni a odiarmi, Thad. Non credo che qualche mesetto passato ad amarmi possa fargli dimenticare tutto ciò che è accaduto quella notte."
"No, ma l'amore può curare anche le più brutte ferite, tu lo sai. Abbi fede."
"È come se mi avesse strappato una parte di me e ora fa tutto terribilmente male. E le sue parole? Lame affilate alla perfezione. - lo guardo e mi scappa uno sbuffo divertito - Ma mi senti? Sono ridicolo. Sto qui a compiangermi come se facendolo lo potessi far ritornar da me. Sono un cretino."
"No, sei innamorato e sì, te lo rinfaccerò a vita, mammoletta."
"Johnson se vuoi vengo lì e ti faccio vedere chi alla fine sarà una mammoletta quando pregherà Thad di far fermare il francesino."
"Smythe ti vuoi umiliare ancora di più questa sera?"
"Tu mi sottovaluti."
"Bambini basta."
Ci riprende Thad perché aveva un limite di sopportazione molto basso quando si parlava dei battibecchi che avvenivano ogni qualvolta che il suo compagni stava nel largo di qualche metro. Prendo il mio tè e lo sorseggio lentamente, mi appoggio meglio su Thad posando la mia testa sulla sua spalla. Patrick odia quando mi avvicino troppo e mi beo dei suoi sguardi assassini, almeno i suoi sono buffi.
Quando Patrick se ne va Thad scuote un po’ la testa  per poi avvicinare il suo viso al mio orecchio.
“Comportati bene, è anche casa tua e se ti sbatte fuori non posso oppormi più di tanto. Intesi?”
“Non è colpa mia se hai deciso di sposarti un cretino.”
“Non è un cretino, Seb.”
“Okay, giusto inversamente intelligente.”
“Seb!”
Mi dice dandomi un pugno sulla spalla.
“Vado a preparare i popcorn che saranno cotti alla perfezione quando tu avrai finito di bere il tè e Back to the Future è già pronto, lì sul tavolino, per essere visto. Finalmente dopo tanti mesi ho il mio migliore amico che mi fa compagnia quando il mio compagno fa il turno di notte.”
“Che ne dici di una maratona di telefilm? Non mi sento in vena di quel film.”
“Ma ti mette sempre di buon umore guardarlo.”
“Lo so, ma passo.”
“L’hai visto anche con lui vero?”
“Abbiamo fatto un sacco di serate film, non potevo non faglielo vedere.”
 “Uno Smythe innamorato è il peggior  spettacolo che abbia  mai visto, peggio di quella volta in cui Thad mi ha portato a vedere lo spettacolo finale di danza dei piccolini. – mi dice mentre si sistema la divisa, mi parla fissandomi con i suoi occhi chiari dallo specchio e poi aggiunge con u nghigno – Ma ti ha preso pure le palle quello?”
A quel punto mi alzò e gli vado vicino prendendolo per il colletto, il gioco è andato fin troppo per le lunghe, ma lo lascio andare subito. Le parole di Blaine sono ancora ancorate ai miei pensieri. Lui continua a guardarmi male, fastidio misto alla paura di ricevere un colpo che mai sarebbe arrivato. Me ne ritorno al mio posto e solo in quel momento Thad ritorna a respirare per poi dirigersi in cucina.
Rimango per un po’ da solo.
“Thad non è incline a pagare per i cofanetti di telefilm dice che si possono benissimo vedere ad una buona qualità anche in streaming, però è disposto a pagare soldi per i film, lui dice che sono due cose differenti, credo di morire ignorando la differenza tra le due cose. Ti lascio questo che è uno dei miei telefilm preferiti ed è l’unico che piace anche a Thaddy.”
Mi lascia i cofanetti delle varie stagioni di The Big Bang Theory sul basso tavolinetto di fronte a me e prima che si tiri su lo prendo delicatamente per un braccio.
“Scusa per lo scatto di prima, sono giorni pesanti.”
“Colpa mia, ti ho provocato. So cosa significa venir lasciati dalla tua persona, lo so. Con Thad voi due non vi siete propriamente lasciati mi pare di aver capito da quel poco che mi ha raccontato su di voi.”
“Non è stato un taglio netto fra di noi, semplicemente il nostro amore si è affievolito, giorno dopo giorno, alla fine ci potevi scambiare benissimo per fratelli di sangue, ma non per amanti. È il mio migliore amico, perciò – con la testa gli indico l’anello – feriscilo e ti vengo a cercare.”
“Me lo hai già detto.”
“Il mio è solo un promemoria.”
“Non è mia intenzione. Adesso lo vado a salutare da dietro la porta del soggiorno da dove ci sta guardando in questo momento – in quello stesso istante lo si sente ridere da dietro quel punto – visto?”
Detto quello gli lascio il braccio e giro la testa per vedere Thad, ma lui è troppo preso a sorridere al suo Patrick, gli va incontro e gli prende il viso fra le mani per baciargli le labbra. Non sento cosa gli dice ma la sua bocca che si apre in quel sorriso del “ti amo” non è difficile immaginarselo.
Quando lo lascia andare e si mette in spalla la sua borsa lasciandoci soli, Thad mette sul tavolino la ciotola gigante per i popcorn e prende in mano il primo dvd della prima stagione, poi si mette fianco a me con la sua testa posata sul mio braccio.
“Visto? Non è poi così male. . .”
“Sì, lo ammetto però nei giorni dispari rimane pur sempre un cretino.”
“Bas!”
“Inversamente intelligente, Thad, inversamente intelligente.”
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“Bontà divina Smythe, spegni quel dannato telefono o giuro che te lo faccio mangiare!”
Biascica Thad mentre mi lancia un cuscino del divano per poi girarsi di spalle continuando a dormire.
“Pro-pronto parla Smythe.”
Dico sbadigliando.
“Sono William, ci sono problemi con il caso 140-B.”
Il caso 140-B era quello di Blaine e se lo chiamava così significava che stava ancora in stazione e non poteva permettersi di chiamarlo col suo nome. Questo aumenta la mia preoccupazione facendomi diventare incredibilmente sveglio.
Che gli sarà successo?
“Puoi venire in stazione?”
“Parto subito.”
Scuoto Thad, non ho la mia macchina con me e mi serve la sua per poter raggiungere Will.
“Thad alzati, devo andare alla stazione di polizia quelle quarantesima. Ti prego.”
Continuo a ripetere e dopo un po’ ottengo finalmente l’effetto desiderato.
“Che è successo?”
Mi chiede con un pizzico di lucidità quando capisce che qui la situazione è grave e inizia a cercare le scarpe.
“Non lo so, ma da come ha chiamato il caso di Blaine credo che la situazione è estremamente grave. Aiutami.”
“Dammi cinque minuti e partiamo.”
****
 
 Mi faccio lasciare da Thad davanti all’entrata per poi correre come una scheggia nell’ufficio di William che si trovava infondo al corridoio. So dove devo andare e nessuno lì mi ferma o mi richiama per il fatto che stia correndo, ci deve esser stato un passa parola che mi permette di arrivare nella sua stanza in men che non si dica.
Quando sono arrivato nemmeno busso.
“Che è successo?”
Dico col respiro affannato.
“Lui è scappato. Ieri pomeriggio era passato da me, era strano, ci teneva tanto a salutarmi, ad abbracciarmi prima che andasse via. Io gli continuavo a dire che ci saremmo visti il giorno successivo all’aeroporto, non c’era bisogno di salutarci adesso. L’ho lasciato per qualche minuto da solo, dovevo rispondere alla chiamata di mio figlio, Emma stava in cucina e non si è accorta di niente. Sapevo che non dovevo farglielo vedere. Poi alle due mi arriva una chiamata da Shannon, che mi dice che è scappato e lì capisco tutto. Io sono così mortificato Sebastian, non potevo sapere che-”
“Cosa gli hai fatto vedere?”
“Dove lascio la mia pistola.”
“No.”
Dico indietreggiando, mi sento le gambe cedere e per poco ecco che cado. La Terra ha perso la sua consistenza sotto ai miei piedi.
Non può essersi tolto la vita.
“Non si è ucciso, se è quello che stai pensando, no, però non sappiamo se è mentalmente stabile, in molti l’hanno visto più strano rispetto al solito e con visto che è anche armato no sappiamo quanto lui possa essere pericoloso, occorre trovarlo.”
“Dovete trovarlo il prima possibile, ma perché hai chiamato me? Non ci parliamo più da giorni, non posso esservi d’aiuto.”
“Sta arrivando Shannon e ha una lettera per te.”
Il fatto che mi abbia scritto una lettere fa aumentare la preoccupazione dentro di me e inizio a pensare al peggio, è inevitabile che lo faccia. William mi fa segno di aspettarla fuori e mi inviata a sedermi su una delle sedie che costeggiano il muro, ma non ce la faccio a star fermo e inizio a fare avanti e indietro su per il corridoio. Mentre cammino incomincio a dipingere nella mia testa ogni tipo di scenario, di come Blaine usando una pistola si potesse uccidere o far qualche stupidaggine che gli costerebbe cara. Perché qualcosa ci deve pur fare o sennò non l’avrebbe presa. Prendo in considerazione anche la possibilità di vedermela puntata contro, non so con quanto odio nei miei confronti abbia avuto a che fare durante gli anni in riformatorio.
Incomincio ad avere paura.
 
****
 
Come Shannon arriva mi viene incontro e mi stringe forte fra le sue braccia, mi abbraccia e appoggio la mia testa sulla sua spalla ricambiando forte la stretta. Come alzo lo sguardo sul suo viso vedo che ha gli occhi rossi e leggermente gonfi.
“Come stai?”
“Preoccupato, ho paura che possa fare qualcosa. Te?”
“Continuo a dirmi che se mi svegliavo un po’ prima tutto questo forse non sarebbe mai successo. Ha lasciato un lettera anche a me.”
Alla parola lettera le si rompe la voce in gola, chissà cosa ci avrà scritto su quella lettera.
“Su questa c’era il tuo nome, scusa se è un po’ accartocciata. . .”
“Non ti preoccupare.”
Prendo la lettera fra le mie mani quando me la passa e con un gesto della testa mi scuso e vado il più lontano possibile da tutti. Ho bisogno del mio spazio e quando sento di stare abbastanza da solo mi perdo nel percepire la consistenza della carta e sento che dentro c’è più di un foglio. Seguo tutta la linea di inchiostro blu del mio nome, nella sua calligrafia frettolosa, e poi me la porto al naso per vedere se ci siano ancora delle tracce del suo odore. Apro attentamente la busta e con ancora più calma tiro fuori la lettera, ho paura di quello che potrei trovar scritto. Quando ce l’ho fra le mani cautamente l’apro e esce fuori un biglietto solitario che cade sul pavimento, l’afferro subito.
“Amore mio, dove tutto è iniziato finirà.
Ti amo. –B”
Più lo leggo e più mi sembra che abbia scritto quel bigliettino con l’intento di farsi trovare, forse non tutto è perduto.
So dove devo andare per trovarlo.
Trovo Thad che aspetta appoggiato alla sua macchina mentre cerca con tutte le forza di non dormire, gli prendo le chiavi dalle mani e lui mi guarda subito storto.
“Che fai?”
“So dove si trova, ti prego non odiarmi ma mi devi prestare la macchina, devo andarci da solo. Entra dentro e cerca una certa Sophie, dille che sei mio amico e che ti deve portare da William per il caso 140-B, che è importante. Io devo andare, ha un vantaggio su di me di non so quante ore, devo sbrigarmi.”
“Ma sono le tre di mattino non puoi metterti in viaggio! E cos’è quella lettera?”
“Devo andare da lui okay? Lui voleva farsi trovare non mi avrebbe mai lasciato questo biglietto, sapeva che mai avrei letto la lettera per paura di leggere su carta quella parole che mi aveva detto dopo che se ne è andato, sapeva che non avrei voluto leggere per un’altra volta quel addio che entrambi detestiamo. Devo andare, capisci?”
“Sei pazzo, non puoi.”
“Mi dispiace, ti riporto la macchina sana, promesso. Se ti fa stare più tranquillo ti chiamo appena arrivo al lago, così saprai che non mi sono addormentato per strada e che non ho fatto nessun incidente, okay? E chiedi sempre a Sophie se ti fa un caffè o una coperta se vuoi dormire, o fatti portare a casa da loro non so quanto potrebbe essere felice Patrick di non trovarti a casa o chiamalo, vedi te. È una cara ragazza che mi deve un favore.”
“Perché proprio al lago?”
Mi urla contro dopo esser entrato e messo in moto, abbasso il finestrino per farmi sentire chiaramente.
“Perché è il luogo dove tutto è incominciato e dove tutto finirà, io devo impedirgli di far finire il tutto. Ti chiamo più tardi.”
 
****
 
Era quasi l’alba quando arrivo alla casa sul lago, non c’era alcun segno del suo passaggio e per un momento la mia convinzione di poterlo salvare perché sapevo dove era andato vacillò. Mi fermo sul pontile ad osservare di come il sole inizi a sorgere timido dalle montagne tingendo delle più belle tonalità d’arancione le acque del nostro lago e lì capisco.
Dove tutto era iniziato.
Che stupido che sono stato, era ovvio che non l’avrei trovato dentro alla casa chiara, ovvio che no. Non si riferiva alla nostra permanenza volta alla tranquillità e a curare vecchie ferite di un uomo rotto, no, ma qualcosa avvenuta dieci anni fa.
Ora dovevo correre.
Perché quel bosco stava qui vicino ma lui poteva esserci già arrivato e aver già fatto ciò che voleva, forse sono arrivato troppo tardi o ho ancora una manciata di minuti, ma devo sbrigarmi in entrambi i casi.
Ogni momento potrebbe essere quello che metta la fine e non posso permettermelo.
Devo salvarlo.
Corro verso il bosco, più velocemente che posso, verso quel luogo dove era avvenuta la disgrazia. E i ricordi incominciano a sovrapporsi a questa corsa, ma con la differenza che ora non scappavo da quella realtà che volevo evitare a tutti costi, ma ci andavo incontro, pronto a cambiarla.
Ad un certo punto mi fermo per rifare il fiato e mi guardo in giro, qui ogni punto di assomiglia e ho paura di essermi perso, di esserci già passato per quel sentiero. Mi muovo lentamente e inciampo su una radice, sbatto col gomito su un albero e il colpo fa male che devo far forza con la mano sinistra appoggiata su un albero per potermi rialzare. Come alzo lo sguardo noto un’incisione, scorro la mano lungo il legno ruvido e intaccato. Ma non è quel cuore con dentro quelle due iniziali a farmi più male, ma un proiettile che ha finito la sua corsa proprio su quel albero, fianco a quel “K+B”. Passo un dito sul foro e sento che è ancora caldo, è stato Blaine. In quel momento incomincio a guardare in ogni angolo in cerca di qualche traccia di sangue, mi sento un pazzo mentre controllo ogni singolo filamento di erba e ogni sasso e su ogni ramo le sue foglie. Ma non trovò niente, forse è stato un colpo a vuoto o forse ci ha provato ma non ci è riuscito, questo mi solleva e preoccupa allo stesso momento perché forse ci vorrà riprovare e non può, non lo accetto. Sbatto un pugno contro la corteccia, più e più volte, fino a che le nocche non incominciano a sanguinare e poi mi fermo. Mi lascio scivolare sul tronco e chiudo gli occhi, forse non sta troppo lontano o forse sta ritornando qui e potrei sentirlo e da lì ci metterei un secondo a trovarlo. Una folata di vento mi accarezza il viso e respiro l’aria pulita a pieni polmoni cercando di tranquillizzarmi.
Poi sento un urlo e riconosco la voce, già questa mi fa saltare in piedi e cerco di capire da dove provenga per poi seguirlo prima che si disperda nel silenzio del bosco.
Poi uno sparo squarcia la calma e le mie gambe si mettono in moto, più veloce di prima, ma quando sento un altro urlo questo mi da speranza, forse non ci è riuscito nemmeno questa volta.
Forse ho ancora tempo.
Ma dopo un urlo c’è sempre un altro sparo che mi echeggia dentro la testa e che mi porta a correre più forte.
Non può essere.
No.
Ho passato metà della mia vita a cercare di salvare la gente perché con lui non ci sono riuscito?
Continuo a correre mentre compongo il numero del pronto soccorso, so che è troppo tardi ormai, ma voglio sperare che non si sia colpito in un punto vitale, forse lo posso ancora salvare.
Arrivo alla raduna spettatrice della sua sparatoria, lo vedo come sta ancora in posizione eretta con in mano la pistola, gli urlo di fermarsi mentre gli corro incontro.
Lui si gira verso di me e mi sorride. 
Si porta vicino al viso la pistola e preme il grilletto.

 
TBC. . .
. . .FOR THE VERY LAST TIME. . .
 
 
Beth’s Corner

Buonasera, ebbene sì questo è l’ultimo capito e il prossimo sarà l’epilogo. Mi viene da piangere. Pensavate: ma guarda questa c’aveva detto fra dieci giorni e nemmeno si è vista. Malfidati. È ancora il 30 e siamo in orario, però come sapete la scuola è una brutta bestia e per sopravvivere occorre studiare tanto e io e la beta ne sappiamo qualcosa. E io ho appena finito di ripassare. . .
Sempre caro mi fu quest'ermo col-
Sto divagando per non parlare del finale? Acuti, molto acuti.
Il finale.
Come scena è stata una delle prime che ho pensato, ho iniziato questa storia con quest’immagine negli occhi, come se fosse una spada di Damocle che incombeva su di loro, non importava cosa ci mettevo in questi vent’uno capitoli tutto mi avrebbe portato qui. Ora non so quanti siano delusi per questo finale non finale, perché c’è sempre l’epilogo che ci attende, però il film finisce così e a me piace tenermi quel 2% alla trama del film. Però io mi sono sempre chiesta: ma dopo il salto che succede?
Alcune volte penso che si salva, altre che non salti proprio. E Blaine? Lui è una storia diversa. Il prossimo capitolo sarà. . . particolare e spero che vi piacerà, lo spero tanto.
Grazie mille a tutti che sono rimasti e mi hanno fatto compagnia con la loro lettura per ogni aggiornamento, grazie. Mi piacerebbe sapere che ne pensate di questo capitolo e se volete sapete dove cercarmi, sono sempre disponibile.
Alla prossima, buona notte a chi legge ora, buongiorno a chi leggerà domani mattina e, okay me la smetto qui. :)
Love always,
Beth <3
 
Ps: DFTBA. (Don’t Forget To Be Awesome.)
   
 
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