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Autore: Jenessia    20/10/2013    1 recensioni
Una ragazza di nome Gabriella si trasferisce a Firenze per studiare.Lì fa nuove amicizie,ma mai avrebbe immaginato che incontrare un misterioso, quanto affasciante architetto avrebbe totalmente sconvolto la sua vita tranquilla.
TRATTO DALLA STORIA
-Cosa vuoi da me?-gli chiedo.
-Che tu sia MIA-mi risponde aderendo ancora di più al mio corpo.
A quelle parole il mio cuore perde un battito.Mio Dio...non può essere vero.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 10
Capitolo 10
Sfrecciavo con la mia moto fra le auto. La velocità aumentava sempre più.Avevo fretta. Lei stava per andarsene da me. Stava scappando e non potevo permetterglielo. Non dopo le cose che le avevo detto, non dopo quel bacio!
Certo,  in questi giorni c'era stata molta distanza tra noi, ma soltanto perché io volevo che lei chiarisse le proprie idee, che capisse cosa voleva veramente. Ma non avrei mai creduto che lei se ne andasse. Pensavo piuttosto che sarebbe venuta da me a discuterne, qualsiasi fosse stata la sua decisione. Non potevo farla scappare, avevo già fatto quel tipo di sbaglio tempo prima, ma ora non sarei ricaduto nell'errore.
Quantomeno volevo parlarle, capire cosa provava realmente per me. Capire se solo io sentivo una voglia struggente di scriverla, di farla mia, di amarla!
Arrivai alla stazione e parcheggia velocemente. Mi diressi immediatamente all'entrata cominciando a cercare di scorgere nel viso dei passanti quello di una ragazza che mi stava facendo letteralmente impazzire!



Il treno era in ritardo"Tipico" pensai sbuffando e incrociando le braccia. Appoggiai la schiena alla panchina sulla quale ero seduta. Questo riardo certamente non cambiava nulla, ma quel giorno sentivo una strana sensazione Come se...non capivo, ma c'era qualcosa di strano.
Poco dopo il treno finalmente arrivò ed io mi alzai afferrando la valigia.
Mi avviai alle scalette che portavano all'interno della carrozza, quando qualcuno afferrò il mio polso. Un brivido mi attraversò tutta. Lentamente mi girai e lo vidi. Era lui, era Nick, il "mio" Nick. Non potevo crederci.
Nonostante fossi qualche gradino più su e lui fosse invece a terra, lo superavo di poco.
Ci fissammo. Era come se il semplice contatto delle mani, riuscissimo ad essere una sola cosa. Come avrei voluto girarmi e volare fra le sue braccia e stringerlo forte! E invece non fevi proprio nulla, rimasi lì, immobile.
Poi lui sussurrò il mio nome ed io chiusi gli occhiper la forte emozione che mi attraversò quando quelle labbra che desideravo tanto lo pronunciarono.
-Gabriella, non andare. Io...-ma io lo interruppi, prima che dicesse qualcosa che sarebbe stato meglio non dire.
Per quale motivo dovrei rimanere?-dissi, riaprendo gli occhi-Nick, in questa settimana ho capito molte cose. La prima fra tutte che tu, nonostante tutto, tieni a Natasha. Quello che mi hai detto al cottage sarà stato un momento di follia-.
A quelle parole vidi un accenno di rabbia passare nei suoi occhi, tanto che, lasciando andare il mio polso, cercò un altro appiglio e si issò sugli scalini, mettendosi difronte a me, a poca distanza dal mio corpo. Il suo viso vicinissimo al mio, le sue labbra serrate vicino alla mia fronte. Le persone per terra dietro di lui cominciarono a lamentarsi, dal momento che Nick ostruiva loro il passaggio.
-Senti Nick, devi andartene, fra poco il treno parte e gli altri passeggeri devono salire...-.
-Perché fuggi? Dimmi perché scappi via da me, da quello che ci siamo detti, da quello che c'è e soprattutto c'è stato fra noi? Dimmelo, perché non lo capisco-ribattè con furia.
Abbassai lo sguardo, non sapendo cosa rispondere. Le sue parole, i soi comportamenti mi confondevano. Se li interpretavo in un modo, subito dopo cambiavano prospettiva. Ero nel caos più totale!
Pian piano lo vidi rilassarsi; infatti poco dopo passò le palme delle sue mani sulle  mie guance, obbligandomi a guardarlo in quei neravigliosi occhi verdi.
-Natasha per me non è più nulla, se è mai stata qualcosa per me veramente-disse-Se questa settimana sono stato distante, è stato solo perché volevo che tu capissi cosa vuoi veramente. E ora tiprego di non venirmi a dire che tutto quello che abbiamo provato non ha sognificato nulla per te, perché non ti crederei-concluse.
Vidila speranza nei suoi occhi ed io continuai a fissare quei magnetici pozzi verdi e, nonostante fossi tentata di fare diversamente, appoggiai le mani sul suo petto e diddi con un peso sul cuore.
-Entrambi abbiamo bisogno di capire cosa ci sta succedendo, Nick. E, a mio parere, questa lontanaza non ci farà che bene-mi fermai per riprendere fiato -Mi dispiace, ma ora come ora non mi sento di fare alcun passo importante. Sono troppo confusa-detto questo mi voltai e, con occhi pieni di lacrime, mi allontanai da lui.
Non sapevo se quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto, ma una parte di me sperava ardentemente di no.



-Gabriella!-mi chiamò mia madre-Smetti di leggere e vieni qui a pranzare-continuò. Alzai gli occhi al cielo. Adoravo mia madre, ma a volte avrei tanto voluto avere a disposizione dei tappi per le orecchie finché non smetteva di lamentarsi con me  per qualcosa. Ad esempio come quando mi rimproverava di passare troppo tempo a leggere. Dio mio!
Comunque mi alzai e andai in sala da pranzo dove c'era tutta la mia famiglia. E quando dicevo tutta, era proprio tutta; infatti i miei parenti, sapendo che l'indomani sarei ripartita, erano passati a salutarmi e quale altra buona occasione per passare una giornata tutti insieme.
E così mi ritrovai a passare tutto il tempo a correi dietro ai cuginetti e zii, i primi ansiosi di sperimentare qualche nuovo gioco o scherzeto, gli altri invece smaniosi di sapere i particolari della mia vita a Firenze.
In somma fu una giornata così lunga e piena che non ebbi nemmeno il tempo di pensare a "Lui", che aveva occupato i miei pensieri per tutta l'estate.



-Ross, Ludo-urlai non appena entrai nella mia stanza al campus che condividevo con Rossella.
Abbracciai entrambe e passammo l'intero pomeriggio ad aggiornarcisu tutto.
Di Nick non ci fu nemmeno un'allusione, neanche a quella setimana passata a Viareggio. Nulla e da una parte ne fui contenta.
-Rgazze, questa sera io e Leo andremo ad una festa organizzata per colore che stanno per lasciare l'università. Voi ci verrete, vero?-disse Ludovica.
-Certo-rispose Ross, poi entrambe si girarono verso di me .
-Naturalmente ci sarò anch'io.Non ho proprio voglia di passare una serata in camera-dissi rispondendo alle loro domande inespresse.



La musica assordante riempiva il locale dove eravamo e dove una massa di corpi si muovevano a suo ritmo.
Antonio e Rossella non erano ancora arrivati e questo era strano. Girai il mio sguardo attorno in cerca di non so cosa, quando lo vidi: Nick che con tutta la sua eleganza e con tutto il suo fascino entrava e si dirigeva verso di noi.
Il suo sguardi fisso su di me, come se lui fosse il leone ed io la sua preda.



Angolo autrice
Eccomi tornataa arompervi le scatole ù.ù
Allora iniziamo dicendo che questo capitolo è più di passaggio che altro, perché stanno per arrivare i momenti più belli, almeno per me.
Spero vi piaccia, mi raccomando recensite. Alla prossima ;)

P.S. ricordate di fare un salto alla storia de"Il lato oscuro del luo" di Farfallinadolce. Grazie ancora un bacioo :*



  
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