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Autore: raw_input    20/10/2013    4 recensioni
"Certi giorni mi sento leggera. Apro gli occhi, metto a fuoco il soffitto, e mi sembra di galleggiare fra le lenzuola gelide. Il mio corpo è una fredda crisalide: le articolazioni scricchiolano, come foglie secche calpestate da bambini, la pelle è fredda, gli occhi morti. Stamattina è l'inizio di uno di quei giorni, lo capisco dal tempo infinito che impiegano le mie palpebre ad aprirsi e chiudersi."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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leggera Mademoiselle X

Certi giorni mi sento leggera. Apro gli occhi, metto a fuoco il soffitto, e mi sembra di galleggiare fra le lenzuola gelide. Il mio corpo è una fredda crisalide: le articolazioni scricchiolano, come foglie secche calpestate da bambini, la pelle è fredda, gli occhi morti. Stamattina è l'inizio di uno di quei giorni, lo capisco dal tempo infinito che impiegano le mie palpebre ad aprirsi e chiudersi, dai miei passi lenti e senza suono, dal rumore di fondo che mi occupa la mente. E mi sento così inconsistente, mentre ondeggio per arrivare al bagno, così inconsistente.
Mi guardo allo specchio e vedo una faccia stranita, che potrebbe essere la mia o quella di un'altra. Ma infondo non ha importanza, perchè io non sono la stessa persona che ero ieri. Io non esisterò che per ventiquattro ore. Domani a guardarsi incredula allo specchio ci sarà un'altra: la tenue creatura generata da quello che mi succederà oggi e da quello che sognerò stanotte. E quello che ero oggi rimarrà indietro, come la pelle evanescente di alcuni rettili rimane appesa agli alberi, dopo la loro muta.
Certi giorni, come oggi, evitare di infrangere le norme sociali è uno sforzo enorme, evitare di sprofondare nel brusio di fondo che il mio corpo produce per funzionare è una sfida quasi impossibile da vincere.
Eppure mi sono alzata dal letto, mi sono lavata, vestita, truccata e ora sono seduta al tavolo della cucina, alle cinque e mezza del mattino, mentre aspetto che l'acqua per il tè inizi a bollire.
So che devo fare in fretta, ma l'urgenza non mi tocca, non riesce a squarciare ilo bozzolo di cotone che mi ha avvolta. Ma davvero, dovrei già essere fuori casa, il treno delle sei e venti non aspetta nessuno  e neppure l'autobus delle cinque e quarantacinque.
Spengo il gas, un'ultima bollicina esplode sulla superficie dell'acqua, prima che io trovi le forze per lasciare la stanza ed uscire di casa.
L'autobus sembra muoversi nel vuoto pneumatico, stamattina siamo in tre. Vorrei chiedere all'anziana signora che fissa il buio fuori dal finestrino e al ragazzo ispanico con le treccine minute che gli solcano il cranio se siamo morti. Lo vorrei così tanto.
Salgo sul treno e non so bene come sono arrivata al binario giusto.
La mia coscienza è come uno scolapasta, piena di buchi da cui il tempo e lo spazio scivolano via, io sono piena di buchi come un puzzle di cui si siano persi i pezzi.
La mia fermata è al capolinea, posso permettermi di affogare in me stessa per un'ora. Il fischio acuto del capotreno riesce ad incrinare la mia indifferenza e quando il treno parte, mi ricordo di chiudere gli occhi. Se fisso il vuoto con gli occhi aperti, le persone si insospettiscono.
Io non voglio che il mio vicino di posto si chieda chi sono, perchè ho gli occhi sbarrati.
Voglio scomparire, implodere senza emettere alcun suono.
Non esisto, non sono, devo solo aspettare ventiquattro ore e domani al posto mio ci sarà un'altra.
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Mademoiselle X è la paziente sui sintomi della quale si basò Cotard per rendere nota la sindrome che prende il suo nome. Chi ne è colpito si convince di essere morto, dato che nulla ha più importanza, nessun avvenimento riesce a suscitare reazioni emotive. Più che un problema strettamente psichico, è una malattia che probabilmente ha cause neurologiche.
  
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