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Autore: lucifromearth    21/10/2013    1 recensioni
"Ho sempre voluto scrivere, sai?
E non per quei fini eroici e strappalacrime che molti scrittori fingono di prefissarsi...
E nemmeno per la ricchezza e la fama...
Semplicemente per dimostrare che le parole sono vive, indipendenti, anzi, molte volte siamo noi succubi di loro... Le parole sono libere, come il vento, come la sua voce..."
Una vecchia macchina da scrivere.
Un'anima condannata.
A volte macchiarsi le mani con il sangue sembra l'unica soluzione.
In una storia dove la morte e la danza si accompagnano allo stesso tempo.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma aprì gli occhi di scatto.
Un rumore di cocci rotti l'aveva svegliata. Si stropicciò gli occhi ancora assonnata e si sedette sul letto.
Davanti a lei la sua gatta giocherellava con un vasetto di fiori che, probabilmente,  pochi secondi prima era sul davanzale.
Si rigettò nel letto sbuffando esasperata. Odiava quando quella gatta la svegliava in quel modo, anzi, in realtà erano proprio quegli animali stupidi e inutili che odiava.
I gatti sono indipendenti, gli puoi anche salvare la vita e loro cosa farebbero in cambio? Scapperebbero alla prima occasione.
Creature inutili... Come avrebbe voluto avere un cane! Quelli sono animali che si affezionano, che si affezionano veramente, che rimangono per sempre...
Peccato che vivesse in un appartamento, in un appartamento orribile fra l'altro.
Per fortuna c'era la danza! Un momento, danza, danza, danza...
ACCIDENTI QUELLO ERA GIORNO D'ESAME!
L'esame per rientrare all'Accademia!
Come aveva potuto dimenticarsene?
Era in ritardo, ritardissimo!
Il bus sarebbe partito tra soli dieci minuti e lei era ancora in uno stato pietoso con quel suo ridicolo pigiama!
Si vestì alla meno peggio e prese la borsa che aveva già preparato la sera prima. Corse in cucina prendendo un biscotto e ne uscì abbandonando lì l'idea della ricca colazione che avrebbe potuto gustarsi se... Oh, basta!  Doveva smettere si pensare e soprattutto doveva correre!
Accanto alla porta vide un biglietto, probabilmente di sua madre, e lo prese, decisa a leggerlo una volta seduta tranquilla in quel maledettissimo autobus.
Scese le scale quasi inciampando a ogni gradino, pregando che il pullman non fosse già partito, e, quando lo vide ancora lì sotto casa, tirò un sospiro di sollievo così forte che tutti i passanti potevano aver sentito.
Riprendendo a respirare normalmente, Emma capì che, quant'è vero che il buongiorno si vede dal mattino, quella sarebbe stata la giornata più fortunata e sfortunata della sua vita.
Sedendosi si ricordò del biglietto che Alice le aveva lasciato, così lo prese intenzionata a leggerlo, poiché  dei capelli totalmente in disordine e che in realtà avrebbero dovuto essere legati in un elegante chignon, avrebbe pensato durante l'abbondante mezz'ora di anticipo in cui sarebbe dovuta arrivare, sempre che non abbiano trovato traffico, ipotesi che cacciò velocemente dalla mente per non rovinare l'attimo di buonumore che le era preso.

Ben alzata dormigliona!
Ho aggiustato la sveglia,così ti alzerai presto e sarai fresca e pronta per l'esame!
Buona fortuna, mia piccola ballerina, anche se so che non ne avrai bisogno!
Mamma
ps. Spero che la sveglia abbia funzionato a dovere, sai che non sono molto brava a riparare gli oggetti.”


Emma sospirò rassegnata. L'idea della tranquilla colazione, dell'accurata scelta degli abiti per fare bella figura, della splendida passeggiata fino alla fermata dell'autobus che sua madre si era fatta era totalmente diversa da ciò che era successo in realtà e, anzi, l'unica cosa giusta che aveva detto era stata l'affermazione di non saper riparare gli oggetti, poiché la sveglia non le sembrava avesse funzionato così tanto, o meglio, non le sembrava avesse funzionato proprio per niente!
In quel  caso, quell'ammasso nero di peli pulciosi e il suo intervento apparentemente inutile e irritante, si erano rivelati a dir poco provvidenziali!
Non aveva neanche il coraggio di pensare a cosa sarebbe potuto accadere  se fosse arrivata in ritardo agli esami...
L'avrebbero cacciata a calci se solo avesse provato ad avere la malsana idea di avvicinarsi alla Royal, per non parlare di come si sarebbe sentita lei stessa, di come avrebbe fatto a non rivedere più i suoi amici tra i banchi di scuola o tra le scarpette e il profumo della lacca...
Si appuntò mentalmente di che, una volta tornata a casa avrebbe dovuto fare  una statua, anche bella brande se possibile, a quell'essere odioso, o almeno la promessa di non insultarlo più tutte le volte che entrava nella sua camera, che per lei era già un passo avanti.

Un cancello interruppe il corso dei suoi pensieri e, quando si rese conto che era quello dell'Accademia u sorriso si appropriò automaticamente del suo volto.
Anche se era stato solo per una settimana, quella che ormai era la sua casa le era mancata da morire.
Scese velocemente dal bus ed entrò con il suo bel sorrisetto da ebete ancora stampato in faccia e corse verso l'edifico centrale, dove si trovava l'aula e i camerini maschili e femminili.
Entrando tese l'orecchio per ascoltare la musica dei saluti finali, probabilmente  i ragazzi e le raazze del corso precedente al loro avevano appena terminato l'esame.
Entrò nell'ampio camerino dove trovò Christine prontissima, ad a aggiustarsi degli invisibili e inesistenti capelli fuori posto davanti allo specchio. Emma le corse incontro abbracciandola e quando l'amica si accorse che lei era ancora in jeans e maglietta e che i suoi capelli sembravano quelli di qualcuno che si è appena svegliato, che poi in realtà era vero, poco ci mancò che cacciasse un urlo!
Già, Christine era fatta così, la sua precisione era maniacale.
Così, mentre Emma si cambiava e indossava le scarpette, Christine le sistemava i capelli e in dieci minuti lei era pronta.
Nel frattempo le altre ragazze del loro corso avevano affollato i camerino e ciascuna di loro mostrava una buona dose di ansia e agitazione, persino le più inflessibili, poiché quello non era come un semplice saggio, ma il passeportout per l'anno successivo, che non era un anno qualunque, bensì l'ultimo, il più difficile e solo le migliori potevano anche solo accarezzare il sogno di arrivarci.
Molti ragazzi e ragazze erano stati buttati fuori dall'Accademia, tanti quanti quelli che l'avevano lasciata di loro spontanea volontà, ma Emma c'era sempre riuscita, sempre riuscita senza nessun tentennamento né da parte dei professori né da quella del membro esterno, perché quel giorno non avrebbe dovuto farcela?
“O beh ci sono centinaia di motivi! Potresti farti prendere dalla paura e sbagliare tutto, potresti inciampare e sbagliare tutto, potresti romperti un piede e sbagliare tutto, potresti...”
“Ok, grazie, è chiaro...”
Emma era già abbastanza agitata per conto suo, stare anche a sentire le ipotesi a dir poco catastrofiche di Christine l'avrebbe fatta morire di una morte precoce e dolorosissima, senza contare che l'insegnante aveva appena invitato le ragazze ad entrare.

La sala era sempre la stessa, forse un po' più piccola e con meno aria per i più agitati, ma non per Emma.
Sapeva che sarebbe andato tutto bene, in fondo era come una normale lezione, no?
Cercò tra quelli dei ragazzi, gli occhi di Finn per augurargli buona fortuna con un sorriso, dato che a  voce non si poteva.
Dopo essersi sistemati tutti alle sbarre la musica iniziò.
Emma memorizzava tutti i passi che l'insegnante mostrava e li ripeteva con precisione.
Lentamente, la fatica prese il posto dell'agitazione, quella fatica che per ben sette anni  l'aveva accompagnata, quella fatica che le faceva salire un gradino in più ogni volta che la sentiva, quella che la portava sempre più in alto, quella che solo i veri ballerini capiscono veramente, quella che fa volare il tempo e, grazie alla quale, tre ore di lezione volano via senza dare il tempo di rendersene conto.
Ed era ora degli inchini. Finalmente Emma lasciò il cuore riprendere il normale battito e, ascoltando la musica, immaginò le ragazze del corso successivo che si davano gli ultimi ritocchi nel camerino, come lei e le altre avevano già fatto, e sorrise.
Sorrise perché sapeva di avercela fatta.
Ovviamente, quella pessimista della sua migliore amica, non era dello stesso parere.
“Ho fatto un disastro, mi butteranno fuori a calci nel sedere, ne sono più che sicura, me lo sento. Ma perché mai ho deciso di entrare nell'Accademia e di danzare dico io. Ma sono impazzita?” continuava infatti a ripetere Christine.
“Chris è tutti gli anni la stessa storia! Ti lamenti e ti deprimi e poi vieni ammessa con il massimo dei voti! La vuoi piantare?!” le rispose Finn quando furono nel piazzale esterno. Il ragazzo quel giorno era strano.
Be' riuscire a sopportare i poemi drammatici di Christine senza ribattere era difficile, certo, ma lui non dava mai rispostacce, anzi, la buttava sempre sul ridere!
Emma si avvicinò al suo migliore amico:”Finn cos'hai? Hai paura che l'esame sia andato male?”
“No, no, è che... Non lo so, sono preoccupato, è come se stesse per succedere qualcosa di terribile...”
“Terribile?! No, catastrofico! Verremo tutti bocciati e non ci rivedremo mai più!” gridò Christine, sperando di farlo ridere, o almeno sorridere, cosa che, nonostante le preghiere di Emma, non accadde.
Le due ragazze si guardarono preoccupate.
“Emma parlaci tu. Con l'umore che ho potrei solamente peggiorare la situazione.” Emma annuì, poi aspettò che la sua amica si allontanasse fingendo di fermarsi a guardare la vetrina di un negozio e prese sottobraccio Finn.
“Ok, ora mi spieghi esattamente che succede, perché la spiegazione di prima non...”
“EMMA ATTENTA!!!” la voce di Finn fu l'ultima cosa che sentì e un auto che sbandava fu l'ultima cosa che vide.
Poi il buio.

N.D.A
E ecco il colpo di scena iniziale!
Bene, in ogni caso ho deciso di spostare la storia nei thriller, dato che la trama che ho immaginato ha avuto dei risvolti inaspettati anche per me!
Spero di riuscire ad aggiornare presto!

 

  
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