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Autore: Eldritch Observer    21/10/2013    0 recensioni
“Cos’è peggio, essere cechi e non poter vedere il mondo che ci circonda o avere la certezza di vederci benissimo, ma sapere che non vi è nulla fuori di noi?” Me lo sono chiesto spesso, durante questa mia prigionia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL PRIGIONIERO DELL'ABISSO

“Cos’è peggio, essere ciechi e non poter vedere il mondo che ci circonda o avere la certezza di vederci benissimo, ma sapere che non vi è nulla fuori di noi?” Me lo sono chiesto spesso, durante questa mia prigionia.

“Quante decine, centinaia, migliaia, milioni se non miliardi di anni sono trascorsi da quando scivolai fuori dal mio mondo e mi ritrovai immerso in questa oscurità eterna?”

“Me lo ricordo ancora come se fosse ieri: il sole, la luce, le piante, gli animali, i colori e le persone del mio vecchio mondo sono ancora nella mia mente, anche se ho la sensazione che, lentamente, anche loro stiano venendo inghiottiti dall’oscurità.”

“Ricordo l’inizio della guerra, le lacrime sul volto di mia madre, il dolore negli occhi di mio padre alla notizia che sarebbe dovuto partire per il fronte.”

“Io, sin da bambino, non avevo mai capito come mai le persone provassero il bisogno di scatenare guerre che alla fine non portavano altro che morte e distruzione.”

“Avevo da poco compiuto sedici o forse diciassette anni quando i soldati vennero a reclamare la mia vita per una causa che io aborrivo.”

“Mia madre pianse al pensiero di vedere anche suo figlio cadere preda gli artigli della guerra. Il volto rigato di lacrime di mia madre è l’ultimo ricordo che ho di lei, prima di sgusciare fuori dalla porta e scappare da casa mia, dai soldati, dal mio destino.”

“Avrei tanto voluto mostrare al mondo quelle che io ritenevo verità inalienabili, l’amore e la ricerca della conoscenza, i valori sui quali si sarebbe dovuta basare la società perfetta, priva di conflitti inutili e libera dal dolore della guerra, ma appena provai a spiegare alla gente il mio pensiero loro mi ridicolizzarono, dicendomi che ero solo un ragazzino sognatore, che era tutto un fantasticare da bambino, che quello che dicevo era irrealizzabile.”

“Eppure, in cuor mio, ero certo che si sbagliassero.”

“Ma ora so che avevano ragione.”

“Un giorno degli altri soldati si precipitarono nella casa in cui ero ospite, la loro divisa rossa di sangue, e uccisero tutti davanti ai miei occhi.”

“Io non potei altro che scappare in cima alle scale, percorrendo i gradini due alla volta, cercando un posto dove potessi nascondermi.”

“Se avessi saputo quello che mi attendeva in cima a quelle scale avrei preferito morire quel giorno.”

“Una volta giunto alla fine di quell’interminabile salita mi ritrovai dinanzi ad una serie di porte. Corsi sino all’ultima a destra e mi rinchiusi dentro, barricandomi con i mobili che trovai all’interno.”

“Quei minuti di puro terrore che mi separavano dalla mia dipartita sono forse l’ultimo ricordo che lascerò alle ombre, tanto è saldo nella mia memoria.”

“Sentivo i loro passi, il suono che facevano mentre buttavano giù le porte, una a d una. Probabilmente avevano intuito dove fossi. Lo facevano apposta. Assaporavano il mio terrore, quasi lo potessero fiutare, come fanno i cani da caccia con l’odore della preda ferita che si nasconde nei cespugli.”

“Non fu mai una persona di fede, ma in quel momento pregai Dio che mi conducesse da un’altra parte, ovunque, purché lontano da quei soldati, lontano dalla morte.”

“Piangevo e singhiozzavo, mentre le lacrime mi macchiavano i vestiti.”

“Avrei anche venduto l’anima al diavolo se fosse stato così misericordioso da trarmi in salvo.”

“Ora, penso che Lucifero abbia veramente esaudito la mia preghiera.”

“Mi sentii sprofondare nel pavimento e un brivido di freddo attraversò il mio corpo come una tempesta d’aghi, quasi come se ogni singola cellula del mio essere fosse stata strappata via.”

“Quando aprii gli occhi, se mi è concesso usare quest’espressione, quello che vidi era il nulla.”

“Ero circondato dal nulla assoluto.”

“Nessun colore, nessun suono, nessun odore raggiungeva i miei sensi.”

“Era come se fossi … morto.”

“Per i primi mesi pensai di essere veramente morto: non sentivo né fame né sete, né avevo bisogno di dormire. Era come se fossi diventato di puro spirito.”

“Non avevo più un corpo, ma riuscivo a sentire la mia anima che marciva, imbevendosi di quell’oscurità e diramandosi in lunghe schiere di prolungamenti che non riuscivo neanche a contare.”

“Più il tempo passava e più i ricordi si facevano vaghi. Riuscivo ancora a richiamare alla mente luoghi e persone, ma piano a piano i volti si facevano sempre più sfocati e i nomi perdevano di significato.”

“Qual’era il mio nome?”

“Com’era fatto il mio corpo prima che venisse rimpiazzato da quel groviglio di tentacoli?”

“Queste domande non hanno più risposta ora, l’oscurità mi ha privato del mio vecchio io. Nei miei ricordi appaio sempre come un ragazzino generico, senza volto e senza età.”

“Magari, se allungassi una delle mie braccia potrei raggiungere il bordo di questa gabbia...”

“… ma alla fine che senso avrebbe? Questo corpo, se così lo posso chiamare, è stato troppo a lungo contaminato da questo posto. Come il fiero drago che, per sfuggire dallo sterminio della sua specie, si era inoltrato negli abissi marini e una volta divenuto serpe non ebbe più la capacità di tornare in superficie.”

“Il mio corpo, non sarà forse quello di un serpente marino condannato a passare l’eternità in fondo a questo abisso?”

“Anche il mio cuore si è ormai imbevuto di questa oscurità.”

“Non riesco più a richiamare gli ideali della mia gioventù, la scintilla della mia innocenza è ormai stata spenta dalle tenebre di questo posto …”

“… o forse, era già stata consumata dalla cieca stupidità degli uomini?”

“Guardo nella mia anima, e non trovo più quella passione e quella logica che mi avevano contraddistinto, con le quali volevo redimere i miei fratelli.”

“Come se avessi mai avuto il potere di redimere qualcuno.”

“Volevo costruire un mondo di luce …”

“… ma sono condannato a trascorrere l’eternità nelle tenebre.”

“Che sia questo il mio contrappasso?”

“Per aver avuto la superbia di voler cambiare il mondo sono condannato ad affogare nell’oscurità, sempre uguale a se stessa.”

“Alla fine, forse è meglio così, dovrei arrendermi e lasciare che questo posto mi consumi definitivamente, invece di attendere ancora e ancora che cambi qualcosa …”

In quel momento però un guizzo di luce rossa attirò la sua attenzione. Sin quando era stato lì dentro non aveva mai visto nulla di simile.

Sopra di lui, se lo spazio aveva ancora un senso, volavano centinaia di occhi rossi che fluttuavano nell’oscurità lasciando dietro di sé una flebile sia rossa come quella delle fiamme in movimento.

“Cosa sono quelli? Avvoltoi? Hanno forse sentito il mio desiderio di farla finita? Sono giunti fin qua per banchettare con la mia anima in putrefazione?”

Le creature non osavano avvicinarsi, si limitavano a fluttuare sopra e attorno a lui, quasi avessero paura di ridurre le distanze tra loro e la propria preda.

Lui non riusciva a vederli, ma i loro occhi risvegliavano una strana sensazione nel suo spirito.

“Cos’è questa sensazione che provo? È forse paura? Di queste creature? Della morte che incombe?”

“Temo il pensiero che questi esseri siano giunti qui solo per me?”

Quello stesso pensiero risvegliò in lui un’altra sensazione, completamente differente dalla precedente …

“Se questi esseri sono venuti qui … ciò significa … che posso anche uscire!”

Doveva solo aspettare. Aspettare che uno di quegli esseri si avvicinasse. Poi avrebbe potuto scoprire la verità.

Passarono pochi istanti o diversi milioni di anni prima che uno di quegli esseri si posasse sopra uno dei suoi tentacoli, ultimi resti della sua anima consunta.

“È così piccolo …”

La creatura era minuscola in confronto a lui, il suo corpo pareva non avere peso, avvertiva solo la sensazione del contatto.

I suoi occhi rossi lo fissavano, era come se gli stessero guardando dentro.

Ma prima che l’avvoltoio potesse librarsi nuovamente in volo il tentacolo su cui era appoggiato si avvolse attorno al suo corpo, stritolandolo in una presa mortale, come fa una foglia di Drosera non appena un incauta mosca si appoggia sopra una delle sue foglie.

Lentamente il tentacolo si ritrasse e non appena ebbe portato la creatura sino alla sua base una nuova, strana sensazione pervadeva lo spirito del serpente marino.

“Questo sentimento, questo calore, è la chiave per la mia libertà!” urlò nella sua mente il prigioniero, mentre i suoi tentacoli non attendevano più l’arrivo delle mosche, le andavano a prendere.

Veloci come saette avvinghiarono le creature una ad una, e le divorarono.

Più creature assimilava e più la sensazione di calore cresceva dentro di lui.

La luce del suo cuore, che si era nascosta in un guscio di tenebra per non lasciarsi divorare tornò a splendere dentro di lui, mentre il suo corpo mutava e l’oscurità abbandonava la sua mente.

“Ora, finalmente, posso uscire da questo luogo maledetto.”

Senza sapere né il come né il perché l’oscurità venne squarciata da una luce accecante, ed il serpente marino poté tornare a volare nel cielo.

  
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