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Autore: Yoake    21/10/2013    1 recensioni
Non sono molto capace nelle introduzioni, ma ci provo:
C’è un nuovo arrivato nella classe Special A! Un nuovo arrivato nevrotico e problematico! :D
Si, l’ennesima storia con un nuovo personaggio che nasconde un segreto... beh, il solito cliché.
Spero vivamente che la legga qualcuno -.-”
Tratto dal primo capitolo: “Lei odiava le scuole, lei odiava il Giappone, e, soprattutto, odiava i giapponesi. Come avrebbe fatto a stare bene in un luogo del genere?
Certo, nemmeno le scuole italiane e gli italiani in sé le andavano molto a genio, ma per lo meno l’Italia era un paese di artisti, e lei, essendo lei un artista, avrebbe potuto sopportare.
Non sarebbe mai stata un’alunna di quella scuola, men che meno della Special A!”
Uhm... buona lettura!^^
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikari Hanazono, Kei Takishima, Nuovo personaggio, Ryu Tsuji, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo dieci:
Pioggia.
 
 
 
 
Quella vacanza era stata decisamente... rilassante.
Stranamente rilassante.
Insomma, tutte le altre vacanze -da ricordare quella alle Hawaii, conclusasi con un rapimento- si erano rivelate estremamente stressanti, mentre questa...
Erano riposati come mai lo erano stati prima.
Grazie a dio, verrebbe da dire... ma la vacanza mica era ancora finita.
In Italia si era tutto concluso bene, ma ora... ora mancava Londra!
Durante il soggiorno a villa Fukamori, a Kei era arrivata una telefonata da parte di Aoi Ogata, segretario del presidente Takishima, avente il compito di informarlo riguardo ad una festa che si sarebbe tenuta in suo onore nella sede principale della Takishima group.
Alla fin fine, Kei aveva accettato di parteciparvi, solo a condizione che partecipassero anche tutti i suoi amici.
Pessima scelta.
Sarebbero arrivati a villa Takishima, che nulla aveva da invidiare al Buckingham Palace, nel primo pomeriggio, così da avere tempo per lavarsi, prepararsi, e magari farsi anche un sonnellino ristoratore.
La separazione dal primogenito Fukamori fu strappalacrime... per le ragazze.
Tutte ad abbracciare il povero Cesare che, non volendo lasciarsi scappare via l’occasione, ne approfittò per palpare qualche rotondità... accidentalmente, ovvio.
Al contrario, la sorella non sembrava affatto dispiaciuta di allontanarsi da casa.
Certo, con suo fratello le cose erano tornate al loro posto, eppure... da quando ci aveva parlato quella mattina, era diventata strana: faceva di tutto per stare con gli amici, era gentile ed accomodante, estremamente allegra. Ma, le poche volte che rimaneva da sola, assumeva un’espressione pensierosa, quasi triste.
Mah! Sarà stata l’aria italiana.
Dopo un’oretta e mezza di volo, atterrarono che erano appena le 2 p.m. , e subito furono scortati dai Takishima.
Scortati da chi, se non dall’esimio Aoi Ogata?
Quello, dopo aver squadrato dall’alto in basso gli amici del Signorino, e aver scorto un volto nuovo nella banda, iniziò subito a tempestare di domande la povera Luce, la quale, da parte sua, restò sul vago.
La ragazzina non voleva divulgare troppe informazioni su di sé? Peggio per lei: aveva il nome e il cognome. Se non voleva collaborare, avrebbe indagato per conto suo.
Non poteva certo lasciare il Signorino Kei in balia di certi delinquenti!
Nonostante sarebbero rimasti solo fino al mattino seguente, nonno Takishima aveva riservato loro le camere più lussuose dell’intera casa.
Che nonnino delizioso.
Sembrava non avere nulla a che fare con quel signore che, appena un anno prima, aveva cercato di isolare suo figlio e quasi costretto lo stesso a prendere il suo posto a capo della Takishima group. Affatto.
Ma, perché farsi tanti problemi?
Era solo una festa, sarebbe finita presto!
-“Non vedo l’ora che sia stasera!”-
Tadashi era nella camera di Akira, mentre la ragazza era a farsi una doccia nel suo bagno personale.
Il ragazzo stava steso sul letto, gli occhi chiusi, pensando, già con l’acquolina in bocca, alle prelibatezze che avrebbero servito la sera stessa.
La ragazza uscì, e lui nemmeno se ne accorse.
Era avvolta in un corto accappatoio bianco, dal quale spuntavano due gambe lunghe e lisce, ricoperte ancora da piccole goccioline d’acqua. Con la mano destra teneva chiuso l’indumento sulla scollatura, mentre con la sinistra si strofinava un asciugamano color crema sui capelli bagnati che, a loro volta, si appiccicavano sulla sua pelle vellutata.
E fu così che Tadashi la vide, non appena aprì gli occhi.
Una Dea.
Una Dea agguerrita ma dall’animo gentile.
La sua Dea.
E non poté fare a meno di sorridere.
Le si avvicinò, prendendola per la vita e, prima che lei potesse replicare in qualche modo, fece incontrare le loro labbra.
Forse qualcuno, lassù, doveva volergli bene, perché, stranamente, la ragazza non oppose resistenza, e dischiuse le labbra, accogliendolo.
Il ragazzo, con fare possessivo, la strinse maggiormente a sé, facendo combaciare perfettamente i loro corpi.
Con un braccio stretto attorno alla vita di lei, con l’altra mano le accarezzava una guancia, scendendo giù, fino al collo...
Un collo ancora umido, invitante...
Invitante come lo erano le spalle, queste lisce e asciutte...
Ah! Le sue labbra... sapevano di pesca...
Come la sua pelle, quella stessa pelle che ora stava succhiando con avidità.
E sentì qualcosa... qualcosa che probabilmente sentì anche Akira.
Qualcosa che avrebbe dovuto controllare.
-“Schifoso pervertito, fuori dalla mia stanza!”-
 
**
 
I ragazzi erano già nel salone, a intrattenersi in conversazioni più o meno interessanti insieme al resto dei commensali. Ma non le ragazze.
 -“Siamo ragazze, dobbiamo arrivare in ritardo!”- aveva esclamato la dolce Sakura, chiudendosi in una delle loro stanze nella quale si erano tutte riunite.
-“Cosa ne pensa dell’economia del nostro paese, Signorino Takishima?”-
Possibile che facessero tutti la stessa identica domanda?
Kei era esasperato!
Erano lì da appena mezz’ora, e già non ce la faceva più.
Non sapeva se dargli una risposta seria, oppure sfilarsi la cravatta del completo grigio e rifugiarsi su un’isola deserta in mezzo al mare... con Hikari, magari.
Opzione molto allettante...
Ma questi non erano certo pensieri adatti a qualcuno come Takishima!
Che figura ci avrebbe fatto?
Ma qualcosa, o meglio, qualcuno, lo distolse da quei pensieri.
Finalmente le ragazze erano arrivate e, beh... erano splendide.
Ai suoi occhi, la più bella tra tutte, era senz’altro la moretta: portava un abito rosa pastello, con un corpetto senza maniche, semplice, e la tipica gonna da principessa. Le due ciocche che solitamente portava sulle spalle, raccolte dietro la nuca, e le punte dei capelli leggermente mosse.
Akira portava un abito nero, monospalla, e uno spacco sulla gamba destra... decisamente più provocante. Alle labbra solo un leggero lucidalabbra, ed i capelli, portati normali.
Sakura sembrava una giovane sposa: anche lei portava un abito lungo, che le cadeva dolcemente sul corpo, valorizzandone le forme. Due fini catenine cadevano mollemente sui fianchi, fungendo da cintura, e al collo portava una lunga catena che arrivava fino al seno. Alle mani aveva dei corti guanti bianchi, e sui capelli un fiocco candido, dal quale partiva un piccolo velo semitrasparente che le copriva mezzo volto.
Si, forse pensava davvero di sposarsi, quella sera.
Megumi vestiva in azzurro. Il lungo vestito presentava una fantasia a fiori in blu scuro, che partivano dalla fine della gonna, fino ai fianchi. Gli spallini, per quanto li tirasse su, cadevano sotto le spalle, e le braccia erano fasciate da lunghi guanti blu. I boccoli erano legati in una coda laterale. Sotto braccio, la sua inseparabile lavagnetta.
Luce sembrava più alta, dato che superava Megumi. Il suo vestito era color ambra, così da far risaltare le screziature dorate dei suoi occhi. Aveva un ampio scollo a cascata, e la gonna liscia sembrava luccicare sotto la luce del grande lampadario di vetro. I capelli, erano legati in un chignon alto, dal quale fuoriuscivano piccole ciocche marroni.
Come previsto da Sakura, avevano attirato l’attenzione.
Molti sembravano estasiati.
Meglio: in questo modo Jun si sarebbe sentito minacciato, e quindi, come principe azzurro, sarebbe corso a salvarla, l’avrebbe portata nel suo castello e... ciò che succede nel castello, rimane nel castello.
Ognuna si avvicinò al proprio accompagnatore, e la povera Luce, non sapeva proprio che fare.
Sarebbe dovuta andare da Ryu, ma sembrava così impegnato a fare una radiografia a quella tipa dalle forme... esagerate e dal fiammante vestito rosso.
Sbuffò irritata.
E pensare che si era messa quei tacchi solo per potergli stare più vicino!
Tanto dolore per niente...
Si avvicinò al buffet, sperando di trovare qualcosa di commestibile, quando qualcuno le picchiettò sulla spalla.
Credendo di trovarsi di fronte Ryu, si voltò con il sorriso, ma non appena riconobbe la persona davanti a lei, il suo sorriso si fece ancora più radioso.
-“Nobu!”- esclamò, abbracciandolo con forza -“Che ci fai tu qui?”-
Gli occhi scuri ora erano vivaci e allegri.
-“Ricordi quella ditta in cui avevo trovato lavoro?”- chiese lui, non nascondendo la contentezza -“La Takishima group vuole inglobarla!”-
Ne aveva fatta di strada, Nobuyuki.
-“E la piccola Emi?”- chiese allora la ragazza, dopo averlo abbracciato un’altra volta.
-“L’ho lasciata con la signora Hinata.”-
Hinata Sato, altra persona salvata dalla strada.
-“Ma tu... tu ritornerai in Giappone, vero?”- chiese, un poco speranzosa, Luce.
-“Il Giappone è la mia casa, non potrei mai abbandonarlo.”- rispose lui, sicuro.
-“Devi farmi il favore di prendere il mio posto, allora.”- disse lei, il tono leggermente malinconico.
-“Che... che intendi?”- chiese lui, non capendo tale cambiamento improvviso.
-“Io non tornerò in Giappone... casa mia è l’Italia.”- la ragazza sorrise. Un sorriso spento.
-“No, casa tua è in Giappone, con noi accattoni squattrinati e quegli amici idioti di cui mi parli sempre!”- rispose Nobu, cercando di far ridere almeno un pochino la ragazza. E ci riuscì.
-“Lascerò la stanza d’albergo a nome tuo... per favore, aiuta altra gente per conto mio. Ok?”-
L’uomo sospirò, capendo che non avrebbe cavato un ragno dal buco.
Doveva tutto a quella ragazza... ma se quella era la sua scelta, l’avrebbe rispettata.
-“Come vuoi.”- esalò, infine.
-“Grazie.”- questa volta, il suo sorriso fu sincero.
I due si salutarono.
Le loro strade si stavano dividendo...
Non si sarebbero mai più incontrati.
-“Signorina Fukamori?”-
La ragazza si voltò, riconoscendo l’individuo come Aoi Ogata.
Il suo sguardo non presagiva nulla di buono.
-“La prego di seguirmi.”-
Intanto, dieci paia di occhi avevano assistito alla scena.
 
**
 
-“Posso, forse, fare qualcosa per lei, signor Ogata?”- chiese Luce, una volta che ebbero raggiunto il corridoio deserto che portava nelle stanze degli ospiti.
-“Gradirei che rispondesse a qualche mia domanda.”- disse, incolore, il segretario del presidente Takishima.
Luce stette in silenzio, in attesa.
-“Qual’era il nome di sua madre?”-
-“Non sono affari che la riguardano.”- rispose sicura l’italiana.
-“Arianna De Rosa.”- disse lui, lasciando sconcertata la ragazza.
-“E tu come...”-
-“Qual è il nome di tuo fratello?”- ma l’uomo rispose ancor prima che lei potesse capire la frase -“Cesare Isamu Fukamori.”-
-“Smettila subito!”-
Luce non capiva. Cosa stava succedendo? Perché chiederle il nome dei suoi familiari?
-“Qual è il nome di tuo padre?”-
-“Basta!”-
Aveva gridato, la piccola Luce.
Le faceva male la gola da tanto forte l’aveva fatto.
Non voleva sentirlo, non voleva più sentire quel nome maledetto!
-“Hideyoshi Fukamori.”-
Luce spalancò gli occhi, al sentirlo pronunciare.
Un lungo brivido le fece tremare le gambe.
-“Ora dimmi, Fukamori: dov’è la tua famiglia, ora?”-
Perché?
Perché lo stava facendo?
Voleva farla soffrire?
Non capiva.
-“Tua madre è morta. Schizofrenia, se non sbaglio.”-
La ragazza cadde in ginocchio, improvvisamente stanca.
-“Ti prego...”- lo supplicò, -“...basta.”-
-“Tuo padre è in carcere.”- affermò, Aoi -“Per truffa.”-
Luce non sapeva cosa dire.
Era tutto vero, e se ne vergognava da morire.
-“E, guarda caso, hai come amico il signorino Takishima. Cos’è che vuoi, la vendetta?!”-
-“No...”- disse stancamente la ragazza, spostando lo sguardo da una mano all’altra, con disperazione.
-“Allora tu vuoi... i soldi.”-
In un battito di ciglia, Luce era arrivata alla sua altezza, afferrandolo saldamente per il colletto.
I suoi occhi, erano ambrati.
-“Non osare paragonarmi a quel rifiuto di un genitore!”-
-“Tuo padre ha truffato il signor Satoru, Yamato Todo, Taro Ushikubo e Daisuke Saiga. Una cosa del genere non la chiamo semplice coincidenza.”-
La sua voce era fredda e distante. Terrificante.
-“Io non sono come lui... smettila immediatamente!”-
-“Altrimenti che fai...”- ora la stava chiaramente deridendo -“...chiami gli amici mafiosi di tuo fratello? Vuoi farmi uccidere perché so troppe cose?”-
Il colpo di grazia.
-“Sta’ lontana dal signorino Takishima.”-
Lasciò andare Aoi, e corse via.
Gli occhi... gli occhi erano pieni di lacrime... ma non voleva piangere, lei era forte.
Ma non appena svoltò l’angolo, andò a sbattere contro qualcosa.
Contro qualcuno.
Ryu.
Dietro di lui, tutti i compagni di viaggio, e, poco lontano, Nobuyuki.
Era... era pena, quella che vedeva nei loro occhi?
-“Voi... voi avete sentito tutto... non è così?”-
Ma le loro espressioni, erano le più sincere delle risposte.
Senza dargli tempo di parlare, scappò via, fuori da villa Takishima.
Ora tutto veniva a galla...
I crimini del padre, la prigione... la pazzia della madre dopo la sua incarcerazione... il fratello che, diventato diciottenne, fu costretto a prendere il posto di suo zio come Boss di una Famiglia mafiosa.
Lei, lei non aveva mai truffato, mai ucciso, mai commesso crimini di alcun genere...
Eppure ora... ora si sentiva così sporca.
Sporca di sangue non suo... del sangue di sua madre, del sangue di tutti gli uomini uccisi dai sottoposti del fratello.
Si sentiva un verme.
Fu costretta a fermarsi per il dolore ai piedi.
Non sapeva dov’era, né tantomeno se c’era qualche balordo in giro.
Non le interessava più niente.
Non dopo aver visto la loro delusione...
L’ansia di tutti quegli anni, il dolore, la rabbia, la tristezza... tutto veniva fuori ora.
E ora, non poteva fare a meno di rannicchiarsi sulle ginocchia, coprirsi il viso con le mani, e piangere come se non ci fosse stato un domani.
Non seppe per quanto tempo rimase lì, da sola.
Dopo un tempo che le parve infinito, senti qualcosa avvolgerla.
Delle... braccia?
Alla fine aveva davvero attirato qualche pazzo maniaco!
Tentò di liberarsi ma, alla fine, la voce calda di Hikari la fece desistere dal suo intento.
-“Il signor Nobuyuki ci ha raccontato di quello che hai fatto per lui e per tante altre persone... non possiamo darti la colpa delle azioni di tuo padre e tuo fratello.”-
Trascinata dalla ragazza, Luce si ritrovò in piedi, davanti ai suoi amici.
-“Aoi fa bene il suo lavoro, non è da escludere, ma tu sei parte della S∙A.”- affermò sicuro, Takishima.
-“Sei nostra amica prima di tutto...”- intervenne Akira, sorridendo dolcemente.
-“Ma...”- cercò di ribattere, l’italiana -“...ma io... vi ho portato in casa di mafiosi...”-
E solo allora si rese conto della gravità della cosa.
-“Io vi ho portato in casa di mafiosi! Sono un’idiota!”- esclamò la ragazza, con un epico face palm.
-“Che vuoi che sia!”- esclamò Sakura, con non-chalance -“...anche mio padre ha qualche... uhm... “amicizia” in quel campo, non so se mi spiego...”-
-“Cosa?!”- Jun fece un salto lungo tre metri.
La scena scaturì qualche risatina. Non troppo accesa, ma era già un inizio.
-“Ragazzi...”- mormorò Luce, ora già più calma -“Non tornerò in Giappone con voi.”-
Una goccia d’acqua toccò terra.
Aveva cominciato a piovere.
___________________________________________________________
 
Angolo dell’Autrice:
 
Uhm... si, questo era l’ultimo capitolo. Un finale non proprio esaustivo, eh? Oh, ma era voluto. La prima cosa che avevo chiara di questa storia, era questo finale, e spero di averlo reso al meglio.
Vorrei chiarire che i nomi dei padri di Sakura, Yahiro e Akira non li conoscevo, quindi li ho inventati! E se riguardo all'abbigliamento non avete capito niente, tranquilli, non siete scemi voi, sono io che sono negata xD 
Alla fin fine, abbiamo scoperto il passato disastroso di Luce! Il padre truffatore, la madre schizofrenica e poi defunta, ed il fratello mafioso. Wow, e pensare che era nata in chiave comica T_T
Una cosa, non vorrei aver preso troppo sottogamba la mafia. L'altro motivo per cui tra le avvertenze, ho inserito "tematiche delicate", è proprio questo. Insomma, Luce è sempre vissuta all'interno di una famiglia mafiosa. Lei conosce le... chiamiamole "procedure", ed essendoci "abituata", non ci dà peso. L'uccisione di un'uomo, per lei ed il fratello, è all'ordine del giorno. Il fatto che poi aiuti le persone povere è per espiare quel briciolo di senso di colpa, perché non ci si abitua al dolore, ma ci si impara a convivere. Ed inoltre, gli animali le sono molto cari perché li reputa migliori dell'uomo. Infine, il motivo per cui odia i giapponesi, mi sembra palese. Non è tanto il fatto che è stata costretta a trasferirsi, ciò comportando uno smisurato odio per qualunque cosa fosse giapponese, quanto piuttosto è l'odio che nutre verso suo padre. Lo odia con ogni fibra del corpo, e ciò la porta ad odiare sé stessa, la parte da lui ereditata, il suo sangue giapponese. Uh, spero di essermi spiegata! (si, non sono molto ferrata nella coniugazione dei verbi u.u)
 
Oh beh, spero vi sia piaciuto, e, per l’ultima volta, alla prossima settimana ragazzi, con l’epilogo conclusivo (non troppo) di questa fiction! ;)
  
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