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Autore: Jiulia Duchannes    21/10/2013    5 recensioni
Paring: Leonetta Naxi Marcesca Fedemilla
ispirata alla Twilight saga questa ff piena di misteri e amore.
Nata si è appena trasferita a Forks con sua sorella Lena.
Lì rivede il suo amico di infanzia Leon Vergas e la sua ragazza Violetta. Conosce Francesca e Marco innamorati come pochi. E poi Maxi, che la aiuta in tutto ma che spesso si comporta in modo strano. Come tutti quelli che conosce del resto.
Ludmilla ferro è la bellissima ed inquietante reginetta della scuola con la sua banda di ragazzi decisamente troppo pallidi per essere umani.
E poi arriva il momento in cui Nata scopre che il suo migliore amico è un lupo mannaro e che l'amore che lega Violetta e Leon e Marco e Francesca è frutto di una magia, l'impinting. Arriva il momento in cui scopre che il ragazzo che le piace è un membro del branco di Leon e arriva il momento in cui scopre che Ludmilla è in realtà una vampira. Arriva il moneto in cui l'arrivo di vampiri mette in pericolo la vita della compagne dei licantropi è in pericolo. Arriva il moneto in cui nata scopre di essere legata ad uno di loro dalla stessa magia che lega tutti gli altri.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciaoo bellezze, nello scorso capitolo ho ricevuto solo due recensioni :( per questo ne volgio minimo 4 se no non aggiorno. Vi consiglio di ascoltare la canzone Girlo on fire di ashrad, che troveremo alla fine del capitolo e sarà importante. In questo capitolo volevo toccare un tema elicato e molto diffuso in America, ora non so se a Forks vi sia realmente la pena di morte ma mi serviva per dare un po' di pepe alla storia. Inoltre conosceremo il vero Charlie, di luo cosa sappiamo oltre che è il padre di Naty? Nulla. Buona lettura

This love is not a game to me, we'll survive.
 
-Papà credimi!-Grido da ora solo questa frase. Nei film ho assistito a lunghi interrogatori, massacranti, ma mai come il mio.
-In questo momento io non sono tuo padre, sono lo sceriffo di Forks - No, tu lo sei diamine! Sei mio padre e dovresti credermi porco budino, ma non lo fai, non lo fai perché non te ne frega niente di me!

Non ho il coraggio di dirgli queste parole così punto sull’ironia, tanto continuando a dire la verità non uscirò mai di qui.

-Mmm allora il signor capo della polizia di questa città di cacca mi perdoni, non volevo mancarle di rispetto..Ma ti ho già detto che ne io ne Maxi ne nessuno di noi centra con la morte di Jessica!-
-Le vostre, anzi, le impronte del signor Ponte erano sull’arma del delitto. Jessica Habernaty è stata uccisa da una spranga di ferro che le ha spaccato il cranio- Oppure da un vampiro che voleva solo stordirla ma l’ha invece uccisa, penso- E sulla spranga c’erano l’impronte del tuo ragazzo..Natalia lui ti ha ingannata, lui è un assassino tesoro io so che non centri ma è così- 
Rimango muta a fissare Charlie senza la minima intenzione di cadere. Per quanto lui possa essere convinto che sia Maxi il colpevole, io c’ero e so che non è così. Ma cosa dovrei dire? Papà il mio ragazzo è un licantropo, il gemello cattivo di Ludmilla Ferro ha ucciso Jessica e vuole uccidere me?
No. Non lo posso fare.

-Abbiamo prove sufficienti per incriminarlo, il sangue della vittima è sui suoi vestiti e aveva l’occasione e il movente per uccidere Jessica- Sorrido amara-Quale movente?-Domando fredda.
-Le vittima aveva appena lasciato Ponte, lui non accettava ciò e in un impeto di rabbia l’ha uccisa-Spiega Charlie.

Poso le mani sul tavolo nero con forza, guardo mio padre negli occhi e scandisco bene le parole, isterica e minacciosa come sono spaventerei chiunque. Si, io sono timida e dolce ma so il rischio che corre Maxi. Qui a Forks per l’omicidio vi è ancora la pena di morte e..non voglio nemmeno pensare alla mia vita senza di lui.

-Non ha ucciso Jessica! Il tuo movente non vale niente..tu  non sai niente! Lui ha lasciato Jessica-
-Fammi indovinare ti ha detto che lo ha fatto per te-Papà ride e aggiunge     -Sei troppo ingenua Natalia-
-A te non importa, qualsiasi cosa dirò tu lo condannerai vero?-Le lacrime finalmente rigano il mio volto e con loro i singhiozzi, mi sembra una liberazione, fingere di essere forte è estenuante quando dentro ti senti morire
-Ha il movente, l’alibi non è valido, abbiamo le prove. Consideralo morto. Dimenticalo- No! Io non voglio dimenticare, io non voglio che muoia, io lo voglio con me, per sempre. E che razza di padre parlerebbe così ad una figlia. E’ un incubo, un incubo!
-Voglio vederlo!- sussurrò poco prima che Charlie esca dalla stanza degli interrogatori.

Mi conducono in una cella nel commissariato, mi fanno entrare e richiudono la porta alle spalle.
Lui è lì, nell’angolo sinistro della stanzetta quadrata e grigia, con le mani sul volto, a piangere.

Gli prendo le mani e gliele sposto, per poterlo vedere bene, ma lo spettacolo che trovo mi fa salir ancor più la rabbia, non solo il mio ragazzo è in lacrime ma è stato anche picchiato e credo che buona parte del pianto sia dovuto al dolore. Il labro inferiore è leggermente gonfio e i lividi ed i graffi gli rovinano il volto perfetto. Prova a muoversi, per abbracciarmi credo, ma una fitta di dolore lo fa immobilizzare- Decido di alzargli la maglietta per controllare i danni e la è ancor peggio del viso, i lividi freschi si estendono per tutto il torace, rendendolo violaceo. Lo carezzo leggermente e Maxi sussulta.

-Chi  stato?-Chiedo
-Non posso dirlo- Sussurra
-Devi, questo è illegale possiamo denunciarli- Maxi scuote la testa.
-Qui mi vogliono tutti morto..ho tanta paura Nata- Mi confessa riprendendo a piangere ancor più forte. Mi sporgo verso di lui e lo abbraccio, con quanta più leggerezza posso.

Ora come ora cercare di trattenerle lacrime è ancor più duro di prima, ma ora come ora h anche un buon motivo per farlo. Penso che mettermi a piangere davanti a Maxi lo farebbe scoraggiare ancora di più.
-Ti tirerò fuori di qui-Annuncio e aggiungo-Devi dirmi chi è stato però, pensaci, a molti sarà capitato ciò che sta succedendo  te, se lo faremo sapere nascerà una rivoluzione e molti si salveranno.-
-Il fratello di Jessica, Artur, lavora qui..ma non fare niente di stupido, soprattutto non dirlo a nessuno dei ragazzi, loro perdono facilmente il controllo- L’idea di vedere quel mostro del fratello della mia amica morta ucciso dai lupi mi dà una certa soddisfazione e quasi quasi decido di dire a Leon cosa sta patendo il povero Maxi.

Un poliziotto, giovane e lentigginoso, con i capelli dello stesso colore delle carote e i muscoli pompati mi avverte che il tempo è scaduto. Io non voglio andarmene, ho paure che una volta uscita da qui ricomincino a picchiarlo e torturarlo, ma ho un piano, un piano infallibile per farlo evadere in caso di necessità.

Una volta uscita dalla centrale di polizia di Forks trovo i ragazzi ad aspettarmi. Mi chiedono di Maxi e io
gli racconto di ciò che gli anno fatto.

A questo punto decidiamo dei turni di guardia che farà tutto il branco dei licantropi nei quali in caso di necessità si aiuterà Maxi. Spero solo che tutto questo finisca presto e che lo faccia per il meglio.

Tornare a casa con Charlie è più difficile di quanto pensassi, credevo che ignorandolo sarei arrivata a casa senza litigare e mi sarei buttata sul mio soffice lettino a versare lacrime per il mio lupacchiotto, ferito, picchiato ed umiliato, rinchiuso in una cella,senza di me, invece ora è difficile trattenere le lacrime ed è difficile guardare mio padre rendendomi conto che lui sapeva sicuramente che Artur avrebbe picchiato Maxi e non l’ha fermato, forse lo ha anche aiutato.

Non resisto più, ci provo in ogni modo, mi mordo il labbro mugugno, cerco in tutti i modi di non piangere e alla fine scoppio.

-Tesoro- Mi chiama papà-Calmati Natalia, vedrai che presto finirà tutto e lo dimenticherai- questa frase mi fa piangere ancora di più perché so che secondo papà le cose finiranno bene, bene per lui, bene per tutti quelli a cui non importa la verità, ma non per me e non per Maxi, non per noi.

-Io non voglio dimenticare- Riesco a dire e poi cercando di controllare i singhiozzi e assumendo un tono nostalgico e serio aggiungo- Non voglio dimenticarmi di lui, del suo cappellino da rapper, di quando ci siamo conosciuti a la Push e di quando ci siamo tuffati dalla scogliera, non voglio dimenticare il nostro primo bacio. Non voglio dimenticare la nostra storia, breve a causa tua, non voglio dimenticare la sofferenza e la paura di non essere corrisposta, non voglio dimenticare il suo sorriso e…- Charlie mi interrompe.
-Nata, a questa età quello che voi chiamate amore è tutto un gioco..e poi lui è..-Adesso sono io ad interromperlo, intono una canzone che per me e mio padre vuol dire molto. Quando è venuto in Spagna l’anno scorso gli ho insegnato ad usare youtbe, avevamo trovato una canzone bellissima, mi era entrata in testa e non ne voleva più uscire, allora lui si era messo a cantarla con me per ore.

Ripensandoci le parole di quella canzone sono perfette per me e Maxi, credo -This love is not a game to me, we’ll survive and start and uprsing. You can ignite, stand and fight, don’t cave in, so lets the game begin-
-Cosa centra la NOSTRA canzone con questa cosa- Chiede Charlie.
-Questo amore non è un gioco per me, sopravviveremo e daremo inizio ad una rivolta, tu puoi appiccare il fuoco, resisti e combatti, non crollare. Diamo inizio ai giochi. Nella tua centrale di polizia accadono cose brutte se così le volgiamo chiamare, e so che tu ne sei a conoscenza. Per me Maxi non è una giochetto adolescenziale, lo amo che tu ci creda o meno, lui sopravviverà e di conseguenza io, perché senza di lui non c’è futuro per me, insieme daremo inizio ad una rivolta, contro le torture ai detenuti da parte dei tuoi poliziotti e forse anche tua. Noi appiccheremo il fuoco, e insieme ad altri vinceremo la nostra battaglia, resisteremo e combatteremo, non crolleremo. Io sono pronta a cominciare questa battaglia papà- Spiego, lui mi guarda con una sguardo di sfide, divertito e anche infondo seriamente preoccupato.
 

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