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Autore: Gio_Snower    21/10/2013    4 recensioni
Rangiku è stata aggredita e violentata da degli uomini, ed è distesa nella neve, stremata e scioccata, quando, all'improvviso, arriva un ragazzo dai bellissimi occhi azzurri e dai capelli argentati che gli appoggia un capotto addosso e se ne va.
Dopo quell'episodio, i due si rincontreranno?
[INTERROTTA A CAUSA DEI TROPPI IMPEGNI FINO A DATA DA DESTINARSI, MA LA RIPRENDERÒ SICURAMENTE]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 4:
Memorie

La memoria obbedisce sempre al cuore.
Antoine Rivarol, Massime e pensieri

 
Rangiku si diresse verso la sua prestigiosa scuola: la Soul School; essa riuniva talenti naturali e persone dal fine intelletto o capacità straordinarie.
Rangiku era il vicepresidente del Consiglio Studentesco ed era terza nella tabella degli studenti con i voti migliori.
Rangiku era al secondo anno delle superiori, ma dimostrava di più della sua età e, per via delle caratteristiche date dal suo DNA internazionale, spesso la scambiavano per una donna adulta.
La scuola era tinta di un bianco candido, quasi idilliaco e davanti a questa facciata bianca si ergeva un cancello aperto di un verde mezzo scuro.
Gli studenti scemavano dentro di essa prima dell’inizio delle lezioni.
Davanti al cancello, Soi-fon, addetta alla pubblica morale, controllava le divise degli studenti.
Bene, era arrivata in orario! Si asciugò il sudore che gli faceva brillare il petto prominente e il sottile collo.
Odiava le occhiate che alcuni studenti maschi gli riservavano, eppure sorrideva, le usava a suo favore.
Mai più, mai più un uomo avrebbe fatto di lei quello che voleva.
Non l’avrebbe permesso.
«Buongiorno Soi-fon!» disse con un sorriso enorme.
La ragazza dai capelli neri, alzò lo sguardo serio su di lei, e ricambiò annuendo impercettibilmente.
«Hitsugaya ti aspetta nella sala del Consiglio Studentesco…sai?» l’informò Soi-fon.
Rangiku annuì. «Vado subito!» rispose. Ed entrò dentro la scuola.
I corridoi tinti di bianco con i bordi rossi, le porte di un blu scuro…Tutto questo era così familiare a Rangiku, tanto da dargli quasi il voltastomaco.
Era stufa di quella vita così perfetta eppure non avrebbe mai osato lamentarsene. Sapeva i pericoli che correva anche solo essendo in vita, eppure… qualche volta avrebbe voluto andarsene.
Vivere davvero, per una volta.
Arrivò alla stanza del Consiglio Studentesco.
Ed aprì.
Seduto su una poltrona, con i piedi appoggiati alla scrivania ci stava un piccolo ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli candidi, come quelli di un vecchio, come la neve stessa.
Quando esso alzò lo sguardo e la vide assunse un’espressione arrabbiata. «Rangiku! Dov’eri?!» sbottò esso.
Hitsugaya Toushirou era il numero 1 nella classifica dei voti scolastici ed era il terzo nell’intera prefettura. Inoltre, era il presidente del Consiglio Studentesco della rinomata Soul School.
Il tutto, alla tenera età di sedici anni.
Eppure era già al suo terzo anno di superiori. Perché?
Aveva saltato dei gradi, semplicemente.
«Scusami Toushirou!» esclamò Rangiku pentita, ma con un grosso sorriso.
Toushiro d’altronde sebbene fosse un suo senpai ed il Presidente era troppo…carino. E piccolo.
Infatti c’erano almeno venti centimetri di differenza fra loro, tant’è che quando Toushirou si alzò dalla sedia e gli andò davanti si ritrovò con la testa all’altezza del suo seno.
«Matsumoto Rangiku! Quante volte ti ho detto di chiamarmi Presidente o Hitsugaya? Non voglio sprecare la mia vita a ripetere trenta volte le stesse cose!» esclamò Toushirou con gli occhi azzurro chiaro lampeggianti.
A Rangiku quel basso ragazzo ricordò un leoncino che ruggiva. E ridacchiò.
Toushirou sospirò e si mise una mano sul volto, esasperato. «Ora, si può sapere per quale diavolo di motivo ridi?!» esclamò.
«Niente…» mormorò Rangiku ricomponendosi. «Per cosa mi avevi chiamata?» gli chiese.
«Infatti, abbiamo cose più importanti.» disse Toushirou girandosi e dirigendosi verso la scrivania.
«Ti ho chiamata per il prossimo festival scolastico.» disse una volta sedutosi ed aver preso in mano una pila di fogli.
«Ma è fra due mesi!» ribatté Rangiku sorpresa.
«Il preside l’ha anticipata. E’ fra un mese, ingresso permesso a tutti e vuole, inoltre, che la polizia sia coinvolta.» la informò Toushirou alzando le spalle.
«La polizia?» chiese Rangiku. Era sempre più sconcertata.
«Vuole che sorvegli le entrate e gli eventi.» disse con un sospiro lui.
«Va bene…ma perché mi hai chiamata? Solo per dirmi questo?» insistette lei.
«La polizia…è affidato a te il compito di richiederla, per questo t’ho chiamata.» disse Toushirou.
«Va bene…» rispose Rangiku.
Toushiro sembrò soddisfatto.
«…Toushirou.» concluse la frase Rangiku.
Negli occhi di lui comparve un lampo di fastidio; poi scrollò le spalle ed alzò una mano facendogli segno di andarsene.
Rangiku sorrise trionfante e se ne andò con la piccola soddisfazione di aver punzecchiato Toushiro.
Arrivò in classe due minuti prima della lezione, giusto in tempo per sistemarsi.
«Buongiorno Ragazzi!» esclamò il professore entrando in classe.
Il sensei Kisuke Urahara era un uomo di bell’aspetto dagli occhi scuri e dal sorriso stupido stampato sempre sul volto.
Un sorriso falsamente stupido.
Kisuke Urahara era famoso; era uno dei più grandi geni inventori eppure dal suo aspetto, dalla sua parlata spensierata e da quel stupido capello a strisce che insisteva a portare insieme all’hakama  non si sarebbe detto.
«Giorno professore!» rispose Rangiku dopo il solito formale inchino.
Urahara la osservò. «Un seno meraviglioso come sempre!» commentò.
Rangiku imbronciò le labbra, poi sorrise freddamente. «Non si può dire lo stesso del suo fisico, professore!» ribatté, sempre con tono educato.
Urahara sorrise soddisfatto, ma cancellò subito quell’espressione furba dal volto per sostituirlo ad una falsa espressione di disappunto, tanto tipica dei vecchi professori.
«Bene…» disse appoggiandosi alla scrivania. «oggi non ho voglia di fare l’appello, quindi fatelo da soli! Inoltre proclamo un’ora di studio autodidatta!» continuò sedendosi e sventolandosi con un ventaglio di carta tirato fuori da chissà dove.
«Sensei, oggi abbiamo due ore con lei!» ribatté qualcuno, in fondo alla classe.
Tutti risero.
«Bene, allora saranno due ore!» rispose Urahara.
Rangiku si sedette, tutta presa dal pensiero dell’incontro di stamattina.
Quell’uomo, quel poliziotto dagli argentei capelli, le era sembrato familiare.
Ricordò quel ragazzo, che non le era parso allora molto più grande di lei, eppure… che ci fosse un collegamento fra quel giovane uomo e quel ragazzo?
Gli stessi capelli, la stessa forma del viso. Eppure Rangiku ricordava gli occhi di esso.
L’uomo invece li aveva tenuti socchiusi tutto il tempo, nascosti sotto le palpebre e lei non aveva potuto così osservarli bene.
Se solo…
Suonò la prima ora e la campanella la sottrasse da quei pensieri inopportuni.
Dunque, decise di ripassare il capitolo di storia su cui avrebbero fatto lezione dopo.
 
 
 
Pomeriggio. La campanella suonò segnando la fine della scuola.
Rangiku ripescò dalla mente quei pensieri che tanto aveva faticato a metter via.
Se tra quell’uomo e quel ragazzo ci fosse stato un collegamento lei lo avrebbe scoperto! E quell’occasione, quella richiesta che doveva porgere alla polizia gliene dava l’opportunità.
Uscì da scuola di fretta e si diresse verso la stazione di polizia più vicina.
Aprì la porta e, proprio in quel momento, lo vide.
Lui si accorse di lei e si girò.
I loro sguardi si incontrarono.
Uno limpido, l’altro sottratto, nascosto.
Fu come una calamita, come se tutto fosse già deciso dal destino.
Eppure nessuno dei due avrebbe potuto dirlo, eppure nessuno dei due se ne accorse.




--- Ciao a tutti!
Vorrei dire solo due cose: 1. Proverò ad aggiornare più spesso, cioé una volta ogni tre/quattro giorni.
2. Mi scuso per il ritardo di questo capitolo, anche se, tutte le condizioni non erano state portate a termine.
Aggiorno a due o tre recensioni (come minimo) e al massimo nell'arco di una settimana se non prima.
Detto tutto,
a presto!
xx Giò 

 
   
 
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