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Autore: GreMisia    21/10/2013    3 recensioni
["Quando aveva aperto il suo cuore e offerto la sua anima, l’aveva fatto senza pensare a nessun rischio, senza imporsi limiti e catene inutili, perché nella sua ancora inesperta vita, Harry se n’era imposti tanti di pregiudizi e paure e per una volta aveva deciso di donarsi tutto, di conoscere, vivere e amare l’amore."] Zarry .
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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It’s in your lips And in your kiss It’s in your touch.
 
 
 
http://www.youtube.com/watch?v=0AIT78Bxkws
 
 

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Quando aveva aperto il suo cuore e offerto la sua anima, l’aveva fatto senza pensare a nessun rischio, senza imporsi limiti e catene inutili, perché nella sua ancora inesperta vita, Harry se n’era imposti tanti di pregiudizi e paure e per una volta aveva deciso di donarsi tutto, di conoscere, vivere e amare l’amore.
 
L’amore di cui aveva sempre negato l’esistenza nel mondo o sottolineato l’inutilità e da un giorno all’altro, da quando si era intestardito che era arrivato il suo momento, era diventato  il suo principale paladino.
 
Aveva deciso di prendersi il meglio, il peggio, tutto di Zayn.
 
Era bastato uno sguardo, vederlo passare un giorno per strada, avvolto in una sciarpa enorme e ridicola, il naso infreddolito e le mani congelate come a gridare il bisogno di un forte abbraccio, Harry aveva sorriso automaticamente e aveva seguito le piccole nuvolette di fumo che uscivano dalla sua sigaretta accesa.
 
Si era ritrovato stupidamente a pensare che, se lui portava una maglietta a maniche corte sotto una  elegantemente inutile giacca di stoffa  a novembre,  probabilmente, poteva essere un segno, il segno che forse, tutto quel suo calore sarebbe servito a riscaldarlo e che sognare ad occhi aperti era sempre stata la sua attività preferita.
 
Ma Zayn non era stato un sogno.
 
Era stato vero, reale e tangibile ed era entrato nella sua vita con una tale semplicità da fare quasi paura, così velocemente come quanto ci aveva messo a decidere che ne avrebbe fatto parte in qualche modo, da quel dannato istante che aveva scorto quelle ciocche spettinate di capelli neri spuntare sotto una stropicciata berretta di lana grigia.
 
Lo aveva amato, aveva deciso di farlo, e andando avanti aveva capito che questo era il problema: per poter riuscire ad amare, Harry non sapeva chi era Zayn e aprendo piano, piano gli occhi aveva iniziato a incupirsi, perché nella sua enorme apertura al mondo, per poterlo accogliere nel suo infinito calore, non si era mai accorto, che l’unico che non riusciva a scaldare era proprio lui.
 
Zayn continuava ad avere le mani fredde e il naso ghiacciato, nonostante tutti i suoi sforzi per riuscire ad entrare, per riuscire ad avvolgerlo, continuava ad essere troppo distante  da lui e Harry era troppo pieno d’amore, troppo.
 
Aveva finito per soffocarlo con tutta quella richiesta d’affetto, di cui aveva un infinito bisogno e di cui non ne riceveva nemmeno un terzo di quello che si aspettava , sapeva di sbagliare a chiederlo e soprattutto, sapeva di sbagliare ad aspettarsi l’amore e non quello di Zayn.
 
Erano così diversi e ogni giorno sforzava se stesso per trovare qualcosa di sé in Zayn, per vedere se era stato in grado di lasciare un piccolo marchio indelebile, un segno riconoscibile del suo passaggio, ma non c’era.
 
Aveva sbagliato tutto, sin dal primo giorno in cui l’aveva visto.
 
Ma non era stata tutta colpa sua, perché se lui era soffocante, l’altro non si era mai sforzato minimamente di capire o di ascoltarlo, semplicemente aveva risolto ogni problema con il silenzio e mettendo su quell’assurda prova di resistenza  o di coraggio, su chi avrebbe abbandonato prima la nave, aveva finito per rovinare anche quella base di buono che c’era.
 
Così l’aveva abbandonata per primo, cercando ogni scusa fino all’ultimo per non farlo, ma alla fine stremato e disilluso, sussurrando un flebile non ce la faccio più Zayn, l’aveva fatto.
 
E adesso non c’era più, quella parte della sua giornata non esisteva più, ed era stato come essere colpito in pieno volto, uscire da una crisi, emergere naufrago da quell’assurdo mare in tempesta, per affogare in un altro ancora più torbido.
 
Ora, era libero di capire.
 
Non aveva mai amato Zayn, non aveva mai compreso Zayn, piuttosto aveva solo cercato di capire sé stesso attraverso di lui.
 
Erano stati entrambi dei completi immaturi, e se adesso si sentiva di nuovo in sé era solo perché c’erano stati momenti in cui non aveva saputo più chi fosse e cosa stesse facendo della sua vita, ed aveva un senso, perché aveva solo cercato di amare Harry attraverso Zayn  e non aveva mai pensato di apprezzare veramente ciò che aveva davanti.
 
Ma c’erano momenti, adesso, in cui si ritrovava completamente solo, con lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi ad inseguire le fiamme nel camino (quando mai lui accendeva il camino?) il corpo avvolto in una coperta di lana (da quando aveva bisogno di coperte?) e il pensiero si perdeva nel ricordo più nascosto e intenso di qui baci che avrebbe voluto cancellare, come aveva fatto per l’affetto e l’amore per Zayn che il giorno dopo averlo lasciato, era svanito subito.
 
E invece quei baci e quelle carezze lo perseguitavano, le labbra calde e dischiuse di Zayn che lambivano le sue, il loro ritmo lento, le sue ciglia lunghe così lunghe che arrivavano ad accarezzare le sue guance imbarazzate, la barba incolta che raschiava la pelle, quel leggero mugolio estasiato che usciva ogni volta che gli mordeva distrattamente un labbro e forse, forse in quei momenti Zayn riusciva a scaldarsi, le sue mani riuscivano a diventare bollenti come il suo corpo, il suo tocco leggero ma pressante, e Harry non se n’era mai reso conto, perché non era mai stato veramente attento.
 
I suoi capelli neri sparsi sul cuscino e il suo buon profumo continuavano a tornargli in mente, la sua risata fresca  e soddisfatta dopo un lungo e lussurioso amplesso, alla quale non aveva mai dato peso, continuava a tormentarlo e allora, forse, un segno era rimasto.
 
Chi era Zayn?  Che cos’era successo?
 
Lui non c’era più adesso, ma per un solo istante davanti a quelle fiamme e sotto quelle coperte calde e accoglienti, pensò che non erano poi così diversi.
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Il profumo intenso dei vinili, quel forte intenso odore di plastica laccata, misto a carta vecchia, con tante storie e storia da raccontare.
 
Gli era sempre piaciuta la musica e aveva sviluppato una particolare passione per quella di un tempo: voci che non appartenevano alla sua epoca e sonorità che, nonostante tutti provassero costantemente ad imitare, non sarebbero mai riusciti ad eguagliare;  così i giradischi, grammofoni, radio d’epoca e  i vecchi jukebox lo attiravano come una calamita, come un bambino in cerca di caramelle; per questo quel giorno era lì.
 
Aveva saputo che ci sarebbe stata questa piccola fiera, piccola sì, ma piena di perle e a  buon prezzo, in una zona fuori Londra, della quale si era ritrovato anche a passare la pubblicità in radio varie volte, così quel pomeriggio, prefissandosi di trovare l’LP di The Wall dei Pink Floyd e Hot Rocks dei Rolling Stones, era partito con tutte le buone speranze di arricchire la sua preziosa collezione con pezzi immancabili e meravigliosi.
 
E c’era veramente di tutto: dai vinili originali dei Beatles e tantissimi gadget (perché non potevi essere a una fiera musicale inglese, se non eri circondato  da quei quattro ragazzi di Liverpool) a poster vecchi e macchiati di caffè di Elvis Presley e Johnny Cash, e dischi dei Police, Sex Pistols , Elton John e una piccola bancarella che vendeva tazze da tè  e piattini in porcellana raffiguranti la regina e tutto il suo parentado, perché, beh quelle erano veramente ovunque o forse, semplicemente, per fare un torto ai Sex Pistols, qualche metro più in là.
 
Ma nonostante avrebbe potuto trovare anche le mutande usate di George Harrison aveva fatto già due giri della piccola fiera e non c’era nemmeno l’ombra di quello che si era prefissato di trovare, nemmeno i Rolling Stones, sui quali aveva scommesso il tutto per tutto.
 
Soltanto alla fine, quando si era dato per vinto e aveva fatto una pausa nella sua ricerca concedendosi un oleoso waffel al cioccolato, aveva intravisto un piccolo banco isolato, tenuto da un vecchio signore panciuto con uno spesso maglione verde a rombi con delle casse ordinate piene di dischi.
 
Pulendosi distrattamente le mani unte su un tovagliolo accartocciato sperando di non beccarsi una strigliata dal signore panciuto perché avrebbe potuto facilmente imbrattare la merce, fece scattare la mano sull’agognato vinile dei Rolling attentamente imbustato su una bustina di plastica per far sì che non prendesse la polvere, ma le sue dita sbatterono contro delle altre, congelate, della cui comparsa non si era accorto, troppo preso dalla scoperta del suo tesoro.
 
Conosceva bene quel gelo e quel tono di pelle ed era quasi illuminante, in quel momento come mai prima, che le avrebbe riconosciute ovunque in mezzo a chiunque, ma erano proprio lì.
 
“Da quando ti interessano i Rolling Stones?”
 
Fu l’unica cosa che riuscì a dire, incontrando quegli occhi color nocciola, nei quali pensava non si sarebbe più rispecchiato.
 
Zayn non rispose, si limitò ad alzare le spalle, ad indietreggiare e a voltarsi riprendendo la via verso la fiera.
 
E riconcentrandosi sulla copertina del vinile, di nuovo, quei momenti di calore che avevano condiviso insieme lo travolsero e un pensiero lo assalì.
 
Come lui adesso aveva bisogno di sciarpe e coperte, che mai aveva usato, allora forse anche Zayn aveva iniziato ad ascoltare i Rolling Stones e forse dei segni erano rimasti, non se n’erano accorti, o forse lui non se n’era mai accorto, troppo occupato a chiedere e compiangersi,  ma senza pensarci erano semplicemente entrati l’uno dentro l’altro.
 
“Zayn!”
 
Senza pensare abbandonò il suo tesoro per cercare di recuperarne un altro e aggrappandosi alla manica di quel freddo giacchetto di pelle, comprese che adesso era pronto.
 
“Sono pronto” disse, cercando di nuovo quelle dita gelide e lo sapeva, sapeva che stava chiedendo di nuovo  troppo.
 
Zayn annuì e intrecciò le mani con le sue “Andiamo a casa“ disse e anche se aveva sempre parlato poco, non c’era cosa migliore che avrebbe potuto dire o altro che avrebbe voluto sentire.
 
FINE

 
 
Ok, lo so chiedo umilmente scusa perché probabilmente tutto ciò non ha senso.
Comunque fatemi sapere un po’ ;)
Alla prossima =) Credo con 909 se riuscirò, sarebbe anche l’oraaa.
 
Baci
 
 
Gre
  
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