Serie TV > I Cesaroni
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Autore: ChiaraMad    22/10/2013    2 recensioni
E' una storia diversa. Parte dalla scena in cui Eva, seduta sul suo letto in camera sua, messa alle strette dalla madre, decide di confessarle di Parigi, e del motivo del suo in'aspettato ma atteso ritorno. Con una differenza però, per quanto riguarda la spiegazione data alla madre. Vi dico solo che qui, Eva, non è l' egoista che hanno dipinto in questa quinta serie. Ed è un'ipotetica sesta serie..
In'utile dire che chi è per Marco e Maya, qui non ha nulla da cercare.
Buona lettura -spero D: - a tutti voi! Recensioni e critiche, sempre ben accette. (:
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cudicini, Eva Cudicini, Marco Cesaroni, Nuovo personaggio, Rodolfo Cesaroni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flash-back

Scese di corsa le scale con sua figlia in braccio, lasciandola in soggiorno coi suoi fratelli, per aprire la porta. Lanciò uno sguardo alla porta aperta della cucina, vedendo i suoi genitori intenti a parlare con Ezio e Stefania. L'orologio che segnava le nove in punto di quella calda sera di Luglio.
Aprì la porta, vedendo davanti a se un ragazzo alto, dai capelli scuri e gli occhi verdi. Lo guardò interrogativamente. 
"Ciao! Sto cercando Eva, è in casa?" Chiese lui, guardandolo. Marco rimase immobile, per poi socchiudere la bocca attonito. Chi era quel ragazzo? E sopratutto, cosa voleva da Eva? - Pensò silenziosamente, guardandolo -.
"No, non c'è. Ma.. Tu chi sei?" Domandò in attesa, sentendo quel senso di gelosia pervaderlo.
"Ah si scusa, non mi sono nemmeno presentato." Si scusò. "Sono Matteo, un suo collega, piacere." Porse poi la mano, che Marco strinse titibante. "Marco, il padre di sua figlia, piacere." Si presentò così, per poi vederlo ritrarre la mano leggermente imbarazzato. 
"Va beh, allora puoi ridargliela tu?" Matteo porse la cartellina, abbozzando un sorriso. "Si, certo, faccio io non ti preoccupare." Lo rassicurò Marco, prendendola. "Grazie eh."
"Ciao ciao!" Matteo si voltò, scendendo quel viale in pietra. Marco richiuse la porta, sospirando. "Ci mancava solo il collega.." - sibilò piano, scuotendo la testa -.

Fine flash-back

Gli occhi stanchi rivolti alla strada, le mani a stringere il volante. La pioggia incessante che continuava a scendere, limitando la visuale. Lanciò uno sguardo al display del telefono illuminato sul sedile, accanto a lui, leggendo solo "studio". Sbuffò, sfufo, svoltando a destra. 
Aveva passato tutta la serata allo studio di registrazione, e dopo mesi, aveva finalmente terminato quel disco. "Spiegami perchè", era il titolo che capeggiava su quella copertina, che lo ritraeva seduto per terra, con la schiena appoggiata ad un muro bianco piazzato dietro, e lo sguardo serio puntato altrove. Una camicia bianca sbottonata, e dei jeans scuri, scalzo. 
Una settimana e sarebbe uscito in tutti i negozi. Una settimana di meritato riposo - si diceva - dopo quei mesi passati a far su e giù tra la casa discografica e lo studio. 
Erano passati ben cinque mesi, dal matrimonio dei suoi due migliori amici. 
Ricordava ancora la promessa fatta a Walter quel giorno, quando aveva alzato il calice e, sorridente, aveva finalmente deciso di dar ascolto a quello che urlava il suo cuore, da mesi.
Avrebbe parlato ad Eva, dicendole ciò che provava, dichiarandosi, cercando di dimenticare tutto quello che avevano passato prima, entrambi, lontani l'uno dall'altra. 
La voleva, la desiderava, aveva bisogno di guardarla negli occhi ed urlarle tutto quell'amore represso che sentiva ardere dentro, giorno e notte. Si era finalmente deciso.
Sospirò, con gli occhi quasi socchiusi che davano ancora sulla strada. 

Flash-back

Aveva passato la serata a camminare per la vie di Roma, cercando di prendere quel coraggio che non ne voleva sapere d'arrivare. Le mani in tasca a ripararsi da quel leggero freddo di Settembre, il colletto della giacca alzato. 
Voleva pensare, cercando di trovare le parole giuste per esprimere in modo migliore quello che provava, per trovare il coraggio di guardarla negli occhi e poter chiederle di più. Desiderava perdersi seguendo quei lineamenti perfetti, quella fossetta che si accentuava di più ad ogni suo sorriso bianco ed amabile. Il bisogno di risentire i morbidi capelli di lei tra le dita, di stringere quel corpo esile e di mischiare il proprio sorriso a quello di lei, confondendo i respiri, dando ascolto a quello che diceva solo il cuore. 
E quasi senza rendersene conto, le gambe l'avevano portato li, in quei posti che per entrambi avevano significato tanto. I loro posti, quelli dove assieme passavano la maggior parte del tempo da adolescenti, solo qualche anno prima. 
Alzò lo sguardo verso quel camioncino parcheggiato sotto ai fori imperiali. Il porchettaro, dove quando per la prima volta, cominciò ad accorgersi che non era Veronica la ragazza che voleva. 
Proseguì, fino ad arrivare davanti scuola. E senza rendersene conto, anche li, lo sguardo era andato a cercare quella banderuola impazzita che segnava sempre dalla parte sbagliata del vento. Quella che guardava quando voleva convincersi che essere innamorato di lei, era sbagliato. 
Scosse la testa, continuando a camminare. 
Via Giulia. La via preferita di lei. Una di quelle che le piacciono di più. Ricordava ancora quando, avvicinandosi ai portoni, guardava i nomi sui citofoni, ridendo di quelli buffi, e mordicchiandosi un'unghia quando qualcuno le ricordava qualcosa. 
E poi, Piazzetta del bel respiro. O ancora, quella panchina in pietra situata al Giardino degli Aranci. Quello dove lei adovara stare, magari leggendo un libro, aspettando l'ora di tornare a casa vedendo le pagine illuminarsi del rosso del tramonto. 
Sorrise di se stesso, continuando a camminare. 
E arrivò lì, fine del tour. Quella macchinetta per le fototessere situata lungo ponte Sant'Angelo, sul Lungotevere. 
"Non piangere - Se piangi mi uccidi - Ti amo - Da sempre."
Quei cartelli presero forma nella sua mente, uno ad uno, chiari e nitidi. 
E allora la forza l'aveva trovata. Il coraggio era arrivato, la paura di era dissolta, e la voglia di correre fino a casa di lei cominciò a pulsare dentro di lui. 
E allora sorrise, un sorriso vero, per poi cominciare a correre lungo quelle viuzze affollate di persone che tranquille si stavano godendo quella serata in compagnia dei loro affetti.
Correva, correva Marco, come un tempo. Come aveva sempre corso per lei. Urtò qualche passante, sempre sorridente, rispondendo con uno "scusa" sommesso dall'euforia per quella convinzione ritrovata. 
Il fiato cominciava a mancare, le gambe a cedere, ma non si fermò. Il cuore batteva, la testa volava all'immagine di lei sola in quella casa, la sua.
E arrivò davanti a quella via poco trafficata, rallentando. Girò l'angolo, e la vide. Li, in piedi, voltata verso ad una macchina scura. I lunghi capelli a ricadere mossi sul cappotto scuro, la pochette stretta nella mano. Non l'aveva visto.
Marco si fermò, sorridente come non mai, deciso a raggiungerla. Avanzò un passo, ma si bloccò, fermandosi. Vide quel collega, Matteo, uscire da quella macchina scura, che si avvicinò a lei con un sorriso, e senza dire nulla, l'attirò a sè baciandola. 
Il sorriso gli morì sul volto, gli occhi cominciarono a pizzicare, le gambe a cedere. Sentì distintamente il cuore cedere e frantumarsi in tanti piccoli pezzettini. Il respiro affannato, e quella sensazione alla bocca dello stomaco che cominciò a far male, immobilizzandolo. Si portò le mani al petto, dolorante, strizzando gli occhi scuri cercando di non piangere davanti a quell'immagine. 
Eva, non l'aveva respinto. Marco guardò, quasi per farsi del male, la mano di lei posarsi sul petto di lui, e quella di Matteo che si infilò tra quei capelli lunghi e morbidi. Le labbra unite, i corpi a sfiorarsi. Scosse la testa, devastato. Era successo un'altra volta, lei aveva scelto un altro. Cominciò silenziosamente a piangere, indietreggiando, muovendo la testa incredulo. Le mani tra i capelli. Si voltò, allontanandosi a grandi falcate da quello spettacolo. 

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Tadàààà! Si lo so, sono mesi che non aggiorno ragazzi.. Ma, ahimè, ispirazione zero. Ho ripreso la storia, ma abbiate pietà di me, sto cercando di ricominciare ad ingranare, infatti il capitolo come vedete, è corto. -.-" ARRIVERANNO TEMPI MIGLIORI! :D
Allora, è breve, ma ho cercato di far capire che comunque il tempo dopo il matrimonio, è passato. Cinque mesi, in cui sono successe alcune cose. Questo è ovviamente il punto di vista di Marco, sto cercando di buttare giù quello della nostra Eva cercando di seguire un filo logico che, porca miseria, non riesco proprio a trovare. Bah, qualche idea ce l'ho, quindi.. Spero che questo breve capitolo vi sia almeno un po' piaciuto! :) Non mi entusiasma, ma in qualche modo dovevo pur riprendere, no? :D
I capitoli torneranno alla solita lunghezza al prossimo aggiornamento, ovvero questa settimana. 
Lo so, probabilmente mi odiate per quello che ho fatto accadere - mi odio anche io D: - ma dovevo smuovere la situazione. ;)
Detto questo, come al solito vi ringrazio - me commossa :') - e spero come al solito di sapere che ne pensate. ;)
Grazie. :)
Un bacione grande,

Chiara. <3
  
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