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Autore: Anonimadelirante    22/10/2013    1 recensioni
Ci sono tempi in cui non accade nulla di straordinario – e la gente se ne lamenta.
Ci sono tempi in cui non si sta tranquilli un attimo – e la gente protesta.
Ci sono tempi di cui la gente è stufa ancora prima che il sole sorga.
Ci sono tempi in cui lo Statuto Internazionale di Segretezza Magica va a farsi benedire e grazie tante.
Ci sono tempi in cui – non si sa se per il volere delle stelle del nord o per un antico incantesimo – nascono i maghi più potenti che il mondo abbia mai conosciuto. Tutti in una volta – bum!

Stracci d'infanzia di Albus Silente
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aberforth Silente | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Uno

 

La Nuova Era

Non a tutto assistetti, molto mi fu raccontato in

seguito. Ma se non vidi e non udii, non per questo

non accadde. E se a volte non capii, e successe, ve lo

dico, pazientai. Perchè ogni storia ha i suoi tempi e i

suoi modi per fasi conoscere...”

[Fairy Oack, E.Gnome]

 

 

 

 

Ci sono tempi in cui non accade nulla di straordinario – e la gente se ne lamenta.

Ci sono tempi in cui non si sta tranquilli un attimo – e la gente protesta.

Ci sono tempi di cui la gente è stufa ancora prima che il sole sorga.

Ci sono tempi in cui lo Statuto Internazionale di Segretezza Magica va a farsi benedire e grazie tante.

Ci sono tempi in cui – non si sa se per il volere delle stelle del nord o per un antico incantesimo – nascono i maghi più potenti che il mondo abbia mai conosciuto. Tutti in una volta – bum!- e allora diventa difficile mantenere il tempo tranquillo. Ci si prova, ma – bum!

Impossibile.

E le tempeste distruggono i raccolti, i frutti cadono prematuramente dagli alberi, le cortecce si ammalano, i pescatori non pescano, i cacciatori non portano selvaggina a casa e poi... il vento.

È il vento, quel vento freddo, autunnale, che spazza via la sabbia dai letti, la crema solare dai visi e le risate infantili dalle bocche dei bimbi.

È il vento senza nome degli avvisi, ma è difficile ascoltarlo senza spaventarsi e spesso si preferisce ignorarlo.

Ed è qui che comincia la nostra storia. La fine di un'Era.

Mica facile riconoscerla, a fine di un'Era. Chissà quanto si sono susseguite senza che nessuno se ne accorgesse.

La fine di un'Era.

Come si fa a capire quando avviene? Ce la si sente dentro, la fine di un'Era.

 

 

 

 

 

1846 – paesino di Mould-on-the-Wold

...vibra la voce a sussurrarlo.

Sale il battito del cuore, ti senti avvampare e sai che sara come avvicinarsi al sole.

Meraviglioso, sì, ma anche pericoloso.”

[Gli incantevoli giorni di Shirley, E.Gnome]

 

Un vagito. È il richiamo di una nuova vita.

-Kendra!- un'uomo, pittosto alto, robusto, con un ombra di barba mal fatta sullo zigomo accentuato:- Kendra! Come stai?

Una donna dai capelli lunghi, marroni, raccolti in una treccia che si arrotolata sul cuscino gli sorrise debolmente:- Albus- sussurrò.

L'uomo si inginocchiò sul tappeto, per fari più vicino e le prese una mano:-Come?

-Albus- ripetè lei, in un sussurro appena un po' più forte.

-Stt, zitta adesso. Va tutto bene- le assicurò il giovane gli occhi pieni di lacrime commosse.

Kendra gli fece un cenno, mentre la porta si apriva:- Guarda Albus, Percy- mormorò con voce rotta dall'emozione.

Una vecchia – che somigliava i modo impressionante a Kendra – sorrise:- Eccolo, il vostro bambino.- Poi porse alla figlia un fagottino e stese le rughe del suo volto in un sorriso intenerito:-Vado a pepare una tisana.

L'uomo e la donna la guardarono andare via, con una luce strana – forse quasi maliziosa - negli occhi.

Percival si voltò verso la moglie e si allungò per baciarle la fronte – ricoperta da una leggera patina di sudore.

-Albus- sussurrò a sua volta, poi, prendendo in barccio il fagottino.

-Albus- accordò Kendra mentre si issava sui gomiti e baciava il marito sulle labbra.

Le stelle si fecero più luminose, in quell'ultrima esplosione di vita, prima dell'alba.

 

 

 

Due anni prima, la stessa notte, in un paesino sperduto – Russia.

Sono maledette solo la morte e le nascite consumate in solitudine.”

[Accabadora, M.Murgia]

 

Vento.

Vento che fischia e sibila e sbatte.

Vento.

Vento sovrano che strappa e sradica e soffoca.

Vento.

Vento, vento che spinge.

Vento – uhuhu!- i miei pini!

Poveri pini!

Uhuhu.

Vento.”

 

E poi, per quel che ricordava la donna, la ballata finiva. C'era ancora qualche secondo in cui i ballerini del paese invitavano le dame a fare un casché e i suonatori si perdevano in accordi virtuosistici, ma la ballata finiva.

 

“Vento che la notte ululula

e t'impedisce di dormire.

Vento che porta mostri e sogni di paesi lontani.

Vento.

Uhuhu!

Vento.

I miei pini.

Poveri pini”

 

La giovane donna gemette. E, con un respiro spezzato, si voltò a guardare l'ora sul pendolo che scandiva il respiro del tempo nell'angolo più buio della cucina. Era presto.

Troppo presto.

Chiuse gli occhi e trattenne il respiro per qualche secondo, poi non ce la fece più e urlò.

-Signorina! Le serve qualcosa, Signorina?- un Elfo domestico accorse vicino alla giovane.

-No. Vattene! Va a cercare Mashboulhbell.

-Ma...- l'Elfo allungò le braccina ossute verso la donna che si allontanò, mantenendo le distanze:-Vai!

Un sonoro Crack le disse che l'Elfo era partito, ma strinse forte gli occhi senza aprirli.

Forse se si fosse sdraiata... un'altra fitta la bloccò. Le doglie.

Imprecò. No, no, no, pregò.

E sarà solo un bambino...”

La voce della vecchia Cartomante le rimbombò nella testa, fastidiosa.

...la rovina di molti”

Ma non doveva essere per forza il suo, no? Perché diavolo si preoccupava? Quella vecchia pazza aveva sbagliato.

Tremante la giovane si strinse la pancia e gemendo si lasciò cadere a terra.

Ma era lei che guardava.

Era una purosangue, per la miseria, tutto a lei doveva capitare?!

E sarà l'unico amico a finirlo...”

Una vita senza amici... non aveva senso.

La donna si costrinse a pensare ad altro, mentre il buio, gelida morsa, scendeva su di lei.

 

Vento, vento che fischia.

Vento rimbomba.

Vento.

Portami lontano, Vento.

Solo dove tu sai,

Vento”

 

Quando, all'alba, Mashboulhbell aprì la porta e gettò a terra la fascina di legno, si fece un segno a metà fra una croce e uno scongiuro, ché un bambino nato sotto un sacrilegio non è cosa né da piangere, né da ringraziare.

 

 

Un vagito. L'urlo della nuova vita. Impossibile ignorarlo.

  
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