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Autore: Harlequeen    22/10/2013    1 recensioni
Un liceo, il basket, l'amore.
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"-Chi è?
Le chiese. Karin sbarrò gli occhi e poi li alzò verso il cielo.
-Ti prego perdonala, non sa quello che dice.
Poi si voltò nuovamente verso Mizuki e le spiegò con foga:
-Quello è Sendoh! Sendoh Akira! E’ al secondo anno e gioca nella squadra di basket del nostro liceo. Pronto?! Non dirmi che non l’hai mai sentito nominare, è famosissimo!
Mizuki si mise il dito indice sul mento, pensierosa. Poi disse:
-Veramente… no. Mai sentito."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera stessa, subito dopo cena, Mizuki chiamò l’amica per raccontarle tutto quello che le era successo nel tragitto scuola-casa.
Karin fu molto preoccupata e spaventata quando le venne raccontato dell’aggressione e chiese più volte all’altra se ora stava bene e si era ripresa, poi quando le venne detto di Sendoh cominciò, invece, a fare i salti di gioia.
Iniziò a fantasticare come suo solito, ma stavolta anche l’altra ci prese gusto ad ascoltarla. Dopo il terzo rimprovero da parte di suo padre, però, Mizuki dovette chiudere la chiamata. Non aveva detto nulla ai suoi genitori di quello che era accaduto per non spaventarli, non voleva che si preoccupassero visto che il suo salvatore aveva fatto in modo che non le fosse accaduto niente di brutto.
Dopo aver salutato la compagna Mizuki si preparò per andare a letto, anche se quella notte non dormì quasi per nulla. I suoi pensieri, infatti, vagarono su tutto quello che le era successo poche ore prima, ma soprattutto su Sendoh.
 
Per tutto il resto della settimana Mizuki non vide più il basketman, ma non passava giorno in cui non pensava a lui e sperava sempre di incontrarlo da qualche parte. Ormai non era più preoccupata che lui l’avesse presa in giro riguardo al loro appuntamento, dopo quello che le aveva detto non aveva più dubbi, il problema era solo aspettare che si facesse vivo. Inoltre si sentiva in dovere di ringraziarlo ancora, ma non riusciva mai a trovarlo. Non poteva nemmeno andare a seguire i suoi allenamenti perché per quel mese le porte della palestra sarebbero rimaste chiuse agli spettatori, se non durante la partita contro il liceo Jujindori proprio a fine mese.
Sarebbe stata una partita facile, lo Jujindori non era una squadra forte, ma l’allenatore voleva mettere a punto una nuova tattica. Per l’appunto segreta. Perciò non poteva avvicinarsi nessuno.
-Uffiiiiii!
Sbuffò Karin.
-Piantala di rompere.
Le disse Mizuki.
-Ma se non ho ancora detto niente!
-Come no. Hai appena incominciato.
-Cattiva Mizuuuu!
Le due amiche erano uscite da scuola e avevano appena appreso la notizia degli allenamenti a porte chiuse.
-Ed ora che facciamo noi due?
Chiese Karin depressa perché non poteva andare ad ammirare i “suoi figoni”.
-Io direi di andare a trovare Koshino… neanche oggi è venuto a scuola.
Propose Mizuki.
-Grande Mizu! Sei un genio.
-Lo so!
E Karin le fece una boccaccia in risposta. Mizuki fece finta di tirarle la lingua e poi si avviarono per la strada.
Arrivarono a casa del loro amico in poco tempo, poiché anche lui abitava vicino, un quartiere di distanza dalle sue due compagne.
Citofonarono un paio di volte, ma nessuno rispose. Aspettarono allora qualche minuto davanti al cancello d’ingresso nell’attesa che qualcuno passasse di lì, ma la casa sembrava deserta.
-Forse sono partiti per un viaggio…
Disse Karin.
-Mi sembra poco probabile… Koshino ci avrebbe avvisate. E poi ho visto suo fratello a scuola.
-Giusto! Come abbiamo fatto a non pensarci? Mizu, andiamo subito a parlare con suo fratello!
Disse Karin battendosi un pugno sulla mano, entusiasta della sua geniale idea.
-Karin?
-Si?
-E’ agli allenamenti.
-Ah, vero.
-E sono a porte chiuse.
-Ah, già
-Beh, che facciamo ora? E’ da maleducati stare davanti ad una casa, andiamo a fare una passeggiata? Oppure prendiamoci un bel gelato, è quasi ora di merenda!
-Certo che tu pensi sempre a mangiare eh!
-Ahahah! Parla quella che si è appena sbafata un sacchetto di caramelle.
-In effetti ho un certo languorino ora… Sì, andiamo!
Disse allora l’amica, prendendo sottobraccio Mizuki. Si incamminarono, così, verso la fermata dell’autobus per poi andare in centro.
 
Le coppe di gelato che si mangiarono erano davvero esagerate, ma era proprio quello che ci voleva per tirar loro su il morale.
Quando anche l’ultimo cucchiaino del dolce finì nella loro bocca, Karin si appoggiò allo schienale della sedia e si mise le mani sulla pancia.
-Aaaaahh!
-Karin! Ma che versi fai in pubblico? Ahahah!
L’amica divenne tutta rossa, poi rispose:
-Beh, questo gelato era buonissimo, una grande soddisfazione! Ma poi… Mizu, perché hai mangiato il gelato ad ottobre? Sei la persona più freddolosa che io conosca!
-Lo sai che per me non è un problema il cibo! Mi dà solo fastidio la temperatura esterna, ma posso mangiare il gelato anche a dicembre!
-Si, vero. Poi corri sempre… perciò anche se mangi tanto gelato lo smaltisci subito.
Disse Karin agitando il cucchiaio vuoto davanti all’amica.
-Ecco, appunto! Quindi ora andiamo a passeggiare se vogliamo smaltire un po’ di questa roba!
E così le due ragazze pagarono alla cassa e poi uscirono dalla gelateria.
-Dove vuoi andare Karin?
-Beh, possiamo camminare verso i negozi!
L’amica diede un’occhiata all’orologio:
-Oppure avviarci verso casa… Non vorrei arrivare tardi visto che mi è già successo spesso in questi giorni..!
-Ma Mizu, vuoi tornare a piedi?! La mia morte! E poi sei quasi sempre in ritardo tu!
-Ah, ah. Su, cammina!
Ma purtroppo la scelta si rivelò sbagliata perché dopo aver attraversato un paio di quartieri ed essere uscite dal centro della città, le due amiche fecero un incontro più spiacevole che piacevole.
Nello svoltare l’angolo di una via si ritrovarono davanti una scena che le fece bloccare di colpo: non molto distante da loro si trovava Sendoh circondato da una decina di ragazze, molto probabilmente quelle del suo fan-club, che continuavano a sorridergli, parlargli e cercare di toccarlo dandogli la mano. Lui sorrideva, ma si vedeva che era un sorriso di imbarazzo; teneva anche una mano dietro la testa e con l’altra la sua borsa da basket. Rispondeva gentilmente alle ragazze e non faceva nulla per allontanarle, anche perché non sarebbe servito a niente. Una di loro, poi, gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, poi si mise a ridere insieme alle altre ragazze, mentre lui le sorrise, sempre più impacciato.
Mizuki, dopo aver assistito qualche secondo di troppo a quella scena, spalancò gli occhi e poi con voce inespressiva si rivolse all’amica:
-Karin, io devo andare, mi sono ricordata che devo fare una cosa. Non posso arrivare in ritardo a casa… Ci vediamo domani. Ciao.
E detto questo si voltò e cominciò a correre lontano.
L’amica si girò verso di lei e le urlò:
-Mizuki no! Aspetta!
Ma era troppo tardi perché l’altra era già scomparsa.
Nel sentire le parole urlate da Karin, il ragazzo si voltò verso di lei e vide che a gridare era stata proprio l’amica della ragazza che le piaceva.
Quindi questo significava che fino ad un attimo prima Mizuki era stata lì e aveva visto tutto.
Il ragazzo si rattristò subito, poi vide che la compagna si era voltata verso di lui e scuoteva la testa da destra a sinistra con uno sguardo tetro. Lui la guardò triste, ma non riuscì a fare o dire nulla perché era bloccato da quelle rompiscatole del suo fan-club. Karin allora si voltò indietro e cominciò a correre anche lei. Gli aveva dato una possibilità per spiegarsi ma lui non aveva fatto nulla, perdendo la sua unica chance.
 
Per tutta la strada del ritorno, Mizuki non fece altro che pensare a quanto era stata sciocca. Aveva pensato a Sendoh tutta la settimana, ma non era detto che anche lui avesse pensato a lei. Era anche vero che le aveva chiesto di uscire, ma poi non si era più fatto sentire. Inoltre poteva benissimo avere due o tre fidanzate, era uno dei ragazzi più carini della scuola, ovvio che fosse cosi!
Continuava a ripetersi anche queste parole:
-Stupido, stupido, stupido! Stupido Sendoh!
Poi, però, l’aria fredda le svuotò la mente e il suo pensiero cambiò, divenendo più lucido:
-No, sono io la stupida. Mi sono illusa che un ragazzo così carino potesse interessarsi proprio a me! Probabilmente fa così con tutte, si mostra carino e gentile, sempre sorridente e molto allegro così la gente si convince che è un bravo ragazzo e la sua fama aumenta! Stupida io che ci sono cascata in pieno, stupida, stupida! Però non devo pensare male di lui, alla fine sono io che mi sono costruita mille castelli in aria… stupida!
Nello stesso istante, anche il ragazzo aveva mille pensieri per la testa:
-Sono uno stupido, stupido, stupido! Non mi sono mai interessato a nessuna ragazza, soprattutto a quelle che fanno parte del mio fan-club che si credono importanti per me, pensano di avere dei privilegi. Una volta tanto che c’è una che mi piace, carina, simpatica, intelligente e che mi capisce e mi considera per come gioco… io riesco a farla scappare! Sono uno stupido, stupido!
Nel mentre il basketman era riuscito a liberarsi dalla morsa delle sue ammiratrici ed era riuscito ad arrivare a casa sano e salvo.
Mizuki invece stava ancora correndo, le mancavano solo un paio di isolati per giungere a casa quando, all’improvviso, andò a sbattere contro qualcosa. O meglio, contro qualcuno. Finì a terra, picchiando il fondo schiena.
-Ahi…
-Ti sei fatta male?
Era la voce di un ragazzo, anche lui caduto a terra per lo scontro. Mizuki aveva ancora gli occhi lucidi a causa dei pensieri di prima, ma questo il ragazzo non lo sapeva quindi pensò che si fosse fatta davvero male. Lei si alzò velocemente, si pulì i vestiti e lo guardò bene in volto. Nel frattempo anche lui si era rialzato e stava aspettando una sua risposta.
-Ma… ma tu sei il senpai Koshino!
Lui la osservò con sguardo curioso, probabilmente quella ragazza era una studentessa della sua scuola e sotto quel cappotto così pesante si celava la divisa del Ryonan.
-Ci conosciamo?
Le chiese infine.
-Oh no! Scusami. Io sono in classe con tuo fratello, mi chiamo Mizuki Kurotani, piacere.
-Ah, sì! Mio fratello ogni tanto parla di te e se non ricordo male anche di una certa Karin Mori.
-Sì, siamo tutti e tre in classe insieme. A proposito, posso chiederti come sta tuo fratello? Sono due giorni che non viene a scuola e non abbiamo sue notizie. Oggi io e Karin siamo passate a trovarlo, ma in casa non abbiamo trovato nessuno.
-Ha avuto un po’ di febbre, in questo periodo c’è in giro una brutta influenza; ma oggi so che stava già meglio. Se siete passate nel pomeriggio io ero ad allenamento ed i nostri sono al lavoro, è probabile che mio fratello stesse dormendo in quel momento. Ma vuoi passare a salutarlo ora? Io stavo tornando a casa, vieni con me! Gli farà piacere.
-Ecco, io… - Poi la ragazza gettò uno sguardo veloce all’orologio – Ok, giusto il tempo di un saluto! Sei molto gentile, grazie.
E gli sorrise.
Il ragazzo ricambiò e durante il breve tragitto verso casa sua non fece che pensare a quanto era stato fortunato ad incontrare una ragazza così carina, simpatica e gentile.
Mizuki l’aveva proprio colpito.
  
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