Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Gageta    22/10/2013    1 recensioni
«Dieci, nove…»
Trafalgar Square. Tower Bridge. History Museum. London Eye.
«…otto, sette…»
Un indizio. Tre esplosioni. Un unico, grande, enigma.
«…sei, cinque…»
Tre mesi dopo la sua falsa morte, Sherlock sarà costretto a tornare quando una nuova minaccia si affaccerà su Londra.
«…quattro, tre…»
E lei sarà lì per aiutarlo.
«…due, uno.»
O forse no?
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

HACKER

CAPITOLO XIV

L’enigma

 

L'uomo avanzò nell'ombra lentamente, carponi sul pavimento, mentre la donna al suo fianco gemeva piano per il terrore.

Le fece cenno per l'ennesima volta di starsene zitta.

Al piano di sopra arrivavano attutite le voci concitate della discussione in corso ma l'uomo non ci fece caso.

Si guardò intorno e sorrise debolmente, poi si rimboccò le maniche e si preparò all'azione.

 

***

 

E alla fine, dopo tanti giri, erano ancora lì, nella stessa medesima situazione: Sherlock scriveva, sparpagliava fogli dappertutto per la cucina; si arrabbiava, si innervosiva e gettava tutto all’aria; spalancava gli occhi quando gli arrivava un’illuminazione e si infuriava quando essa si rivelava errata. E John era lì che guardava, insieme a Molly e Lestrade, gli unici che il detective avesse accettato nella stanza. L’MI6 era andato chissà dove a preparare chissà cosa: Freeman aveva solo borbottato qualcosa riguardo al “lo troveremo”, ed era sparito oltre la porta insieme alla maggior parte degli agenti. Altri erano rimasti in salotto, in una sorta di sorveglianza a Sherlock.

Il gruppo riunito in cucina aveva il compito di comunicare immediatamente la posizione di Moriarty non appena lo avesse scoperto.

Era passata più di una mezzora del tempo lasciato da Moriarty e ancora non erano arrivati a capo di niente. O almeno, loro no, ma forse Sherlock sì. Fu allo scadere della prima ora e all’ennesimo foglio accartocciato da Sherlock che John intervenne. «Manca solo un’ora Sherlock! Hai intenzione di renderci partecipi dei tuoi ragionamenti così magari arriviamo alla conclusione di qualcosa?»

Sherlock si passò una mano tra i capelli. «C’è qualcosa che mi sfugge! Mi manca il filo conduttore, maledizione…»

«Che cosa hai scoperto fin’ora?» mormorò John stancamente.

«THE. Non capisco… deve per forza far parte di una frase! Tre esplosioni… tre luoghi, tre iniziali. THE…»

«Il codice numerico di Trafalgar Square?» azzardò John. «Sono sei numeri… 097109.»

«Cifre… sono sei cifre che compongono un numero solo.» lo corresse Sherlock con una punta di esasperazione nella voce.

John lo ignorò. «Si ripete due volte 09, all’inizio e alla fine.» osservò, «La nona lettera dell’alfabeto è… I. I…71 I. Significa qualcosa?»

Sherlock sbuffò. «No, non funziona così. Deve esserci qualcosa… maledizione!»

«Posso provare a cercare un luogo di Londra con THE nel nome…» provò Lestrade.

Sherlock si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro. «Non dobbiamo andare per tentativi, deve essere qualcosa di logico!»

È la tua debolezza. Vuoi che tutto sia intelligente.

Sherlock sbuffò. Spostò lo sguardo su Lestrade, che guardava sconsolato il cellulare. Il suo cellulare.

All together now! È così noiosa... no? È qualcosa di piatto...

Attraversò in pochi passi la stanza e gli prese il cellulare di mano, ignorando le proteste dell’ispettore per i suoi modi bruschi. Cercò la registrazione nei file multimediali e la fece partire.

I suoi passi sul cemento. La porta che si apriva. One, Two, Three, Four, Can I have a little more? Five, Six, Seven, Eight, Nine, Ten, I love you.

Spalancò gli occhi. «Che cos’è?»

I presenti lo guardarono storto.

Sherlock sbuffò e sventolò il cellulare, mentre Moriarty cominciava a parlare nella registrazione. «Questa canzone! Che cos’è?»

Lestrade alzò un sopracciglio. «Come che cos’è? È una canzone dei Beatles… non la conosci? È famosissima!» esclamò.

«Beatles, Beatles, Beatles…» ripeté Sherlock sottovoce come una cantilena. Fece ripartire la canzone.

«One, two, three, four, can I have…»

E Sherlock rise. «One, two, three, four. One, two, three, four. Uno, due, tre, quattro. Uno, due, tre, quattro. 1, 2, 3, 4!» Si girò verso gli amici. «THE!» esclamò infine, puntando un dito sul foglio dove erano appuntati i tre nomi dei tre luoghi di Londra. «THE!» esclamò nuovamente, guardando gli amici speranzoso. Poi la sua espressione diventò stupefatta, accorgendosi che gli altri non avevano capito quello che aveva capito lui. «Andiamo… è geniale! THE, sono tre lettere!»

Alle facce ancora perplesse degli altri si spazientì. «Avanti… 1, 2, 3, 4! È stato sotto i nostri occhi fin da subito… Appuntamento a Trafalgar Square per le 1 pm, esplosione a Tower Bridge per le 2 pm, History Museum per le 3 pm e London Eye per le 4 pm!

THE sono tre lettere… quindi sono la nostra terza parte dell’enigma. THE dovrebbe far parte di una frase, quindi è la nostra terza parola. Se funziona così per tutte avremo una frase di quattro parole: la prima composta da una lettera, la seconda da due, la terza da tre e la quarta da quattro.»

Lestrade annuì con un vago sorriso, mentre John rivolgeva la sua attenzione ai fogli sparpagliati sul tavolo.

«Allora 097109 sarà la prima parola della frase!» esclamò Molly.

Sherlock gettò un’occhiata al tavolo. «No…» mormorò. Afferrò la prima busta che avevano consegnato a John. «Il primo messaggio che ci ha lasciato… diceva di farci trovare a Trafalgar Square per… no!» Aprì la busta di scatto e tirò fuori la lettera. «Diceva al National Gallery! Perché dire lì e poi lasciare il codice in Trafalgar Square? Le esplosioni sono avvenute dove era stato detto…» Scorse veloce le foto della piazza che aveva richiesto. Erano prese da un po’ tutte le angolazioni: una dall’alto, una dalla fontana di destra e una dalla fontana di sinistra. Poi ne prese una, la guardò per qualche secondo corrugando la fronte e s’illuminò.

 

«Ma certo!» esclamò. «Questa è stata scattata dal National Gallery, no?» la mostrò ai suoi amici, che annuirono silenziosi.

«Se vi dicessi di trovare una lettera, che cosa mi direste?»

John gli strappò la foto di mano, guardandola poi attentamente. «Una lettera…» Corrugò la fronte, scorrendo lo sguardo sulle fontane simmetriche ai lati della piazza, la colonna dell’ammiraglio Nelson in mezzo, le case sullo sfondo e la gente immortalata nella foto. «Aspetta…» mormorò. «È una I!» esultò infine.

Sherlock annuì soddisfatto. «La colonna è una I» disse, mentre Lestrade e Molly si passavano la foto l’un l’altro sorridendo compiaciuti.

«A questo punto la seconda parola è senz’altro una sola… ma andiamo con ordine.» continuò Sherlock. «I… THE…» Afferrò un foglio e ci scarabocchiò sopra le cifre di Trafalgar Square.

097109

«Questo è il secondo indizio in ordine cronologico, quindi corrisponderà alla seconda parola, che è di due lettere. Sono sei cifre: se le lettere sono due, dividiamo le cifre in due gruppi.» E così dicendo tracciò una linea a separarle.

097 | 109

«Ma Alice che fine ha fatto?» li interruppe Lestrade.

Sherlock sorrise. «Lestrade sei un genio! Esattamente come pensavo… anche se avrebbe potuto essere ‘LL tutto sommato.»

Lestrade si accigliò. «Che cosa avrei detto di tanto geniale?»

«ASCII, Lestrade, ASCII…»

Molly sembrò illuminarsi e si fiondò al portatile.

«ASCII è l'acronimo di American Standard Code for Information Interchange. È un sistema di codifica dei caratteri a 7 bit, comunemente utilizzato nei calcolatori.» Spiegò Sherlock. «Ogni simbolo o carattere corrisponde a un numero da 001 a 227.»

Molly andò un urletto di giubilo. «097 e 109 corrispondono a “a” e “m” minuscole.»

Sherlock annuì. «I am the…» Afferrò l’ultimo codice. «Questo ci darà la risposta.»

John guardò la serie di cifre e si sentì girare la testa. Avevano solo mezzora.

101222102202111021121022

«Sappiamo che sono quattro lettere… queste sono ventiquattro cifre.» Scribacchiò su un foglio.

24:4=6

101222 | 102202 | 111021 | 121022

«Potrebbe essere ASCII…» notò Molly con discrezione ma Sherlock scosse la testa. «Non ha usato un metodo uguale per tutti. Dobbiamo solo pensare e…» si bloccò. Poi rise ancora una volta. «Oh, questo enigma!»

John si impose di darsi una calmata per evitare di tirargli un pugno. «Allora?»

Sherlock balzò nuovamente in piedi. «Moriarty ha una fissazione per il tre! Sempre tre… I gioielli della corona, la prigione di Pantonville, la banca di stato… Sono tre i crimini che l’hanno fatto conoscere al mondo. Tre sono le buste per il gioco delle fiabe, tre le volte in cui è comparsa la scritta IOU, composta a sua volta da tre lettere! Coincidenze? Tre cecchini, tre vittime, ed è tornato dopo tre mesi!» Sorrise trionfante. «È un codice a base tre!»

Quando gli altri non sembrarono capire, a parte Molly, si affrettò a spiegare. «È un sistema di numerazione a base tre, in cui vengono utilizzate solo tre cifre. In questo caso sono 0, 1, 2. Il  numero 3 in base decimale corrisponderà al 10 in base tre, il 4 corrisponderà all’11 e così via…» Riprese in mano il foglio, cancellando gli appunti di poco prima mentre John guardava impaziente l’orologio pensando alla sua Mary. Che cosa le stava facendo Moriarty?

Sherlock esultò. «È la quarta parola quindi bisogna togliere un numero ogni quattro

101222102202111021121022

«Ora rimangono venti cifre che divise per quattro lettere sono cinque cifre per ogni lettera…»

10122 | 10202 | 11021 | 11022

«…che in base decimale vanno a dare i numeri 98, 101, 115, 116…» aggiunse Molly, che si era già portata avanti mentre Sherlock spiegava a John e Greg.

Sherlock la guardò storto poi confrontò i nuovi numeri ottenuti con la tabella ASCII.

b e s t

John osservò le lettere sconcertato.

«I am the best…[1]» Sherlock ripeté quelle quattro parole lentamente.

«Fantastico…» mormorò Molly.

«Tutto qui?» chiese invece Lestrade. «E dove si trova Moriarty?»

Sherlock corrugò la fronte. «Ci deve essere sfuggito qualcosa…» Ricontrollò velocemente tutto ciò che avevano scritto, ricontrollò i calcoli, tutto quello che avevano scartato.

Fu John ad accorgersene, forse per l’ansia rivolta a Mary o per la voglia di rendersi utile. «Sherlock…» mormorò, guadagnandosi un’occhiataccia dall’amico. John lo ignorò e prese in mano il foglio dove avevano scritto l’ultimo codice. «I numeri che hai tolto… 2, 2, 1, 2… la B è la seconda lettera dell’alfabeto, no? 221B! Moriarty è al 221B di Baker Street!» esclamò, a metà tra la felicità di aver scoperto qualcosa anche lui e lo sconcerto.

Con sua grande sorpresa Sherlock scosse la testa sorridendo. «I numeri sono quelli, è vero John, ma la soluzione che hai dato tu è troppo semplice…»

«Come troppo semplice?» ribatté John irato.

«John… lo hai sentito? Un gioco per menti geniali! Tu non sei un genio…»

John alzò un sopracciglio esterrefatto ma Sherlock era già avanti con i propri pensieri. «Sherlock Holmes, James Moriarty e… e Alice. Siamo noi i geni. E siamo in tre.» sospirò il detective. «È un codice a base tre, di nuovo…» Svolse altri calcoli sul foglio.

2212

2x33 + 2x32 + 1x31 + 2x30

54 + 18 + 3 + 2

77

Molly, Lestrade e John osservarono il numero che ne venne fuori, ma solo John sembrò non capire. «77?»

Sherlock si rabbuiò e annuì piano. «77 Montague Street, John…»

Lestrade scattò in piedi e contattò Scotland Yard. Sherlock si lasciò cadere sulla sedia, poi dopo qualche secondo si rialzò.

«Era il suo vecchio indirizzo… quando abitava con Alice…» spiegò Molly a John con una punta di tristezza nella voce.

Sherlock s’infilò il cappotto e la sciarpa. «Andiamo?» chiese al medico che annuì suo malgrado.

Sentì una strana stretta allo stomaco quando guardò l’espressione di Sherlock. Gettò ancora uno sguardo al 77, e improvvisamente capì. Ovunque Alice fosse finita, non sarebbe andata con loro.

 

***

 

L’intero isolato era stato circondato. Nessun civile aveva il permesso di accedervi, nemmeno gli stessi residenti. Le case vicine erano state evacuate e gli abitanti spostati negli alberghi vicini. Molti curiosi si erano appostati nelle strade attigue e numerosi giornalisti si aggiravano nelle vicinanze con la speranza di qualche esclusiva.

Le acque si erano agitate, e parecchio, causando esattamente quello che voleva Moriarty: confusione, incredulità e molta, molta pubblicità. Dappertutto ora non si parlava d’altro:

L’EROE DELLE REICHNBACH FALL È TORNATO

FALSA MORTE PER L’EROE DELLE REICHNBACH FALL

IL GENIO DELLE REICHNBACH FALL È VIVO, DI NUOVO

erano solo alcuni dei titoli che capeggiavano in tutti i notiziari.

La macchina nera si fermò al nastro arancione che delimitava la zona controllata dalle forze dell’ordine e John e Sherlock scesero.

Mancavano solo pochi minuti alle sei del pomeriggio, e John continuava ad aprire e chiudere la mano in un gesto che esprimeva tutta la sua preoccupazione. Se fosse successo qualcosa a Mary non se lo sarebbe mai perdonato.

Sherlock si sistemò la sciarpa al collo e lisciò con le mani il lungo cappotto blu scuro, poi avanzò nella strada deserta a passo felpato. John si mosse al suo fianco. «Mi sembra quasi di essere il protagonista di Io sono leggenda…» mormorò. «Camminiamo in una strada deserta… non c’è nessuno. Solo noi due.»

Sherlock gli lanciò un’occhiata interrogativa.

«Lascia perdere…»

Percorsero in silenzio il lungo viale dove si affacciavano le villette bianche. I numeri civici al loro fianco passarono senza che nessuno dei due proferisse parola.

Alla fine fu Sherlock a spezzare il silenzio, quando ormai avevano raggiunto il numero 50[2]. «Mi dispiace di averti tirato in mezzo fino a questo punto…» sospirò.

«No che non ti dispiace.» scosse la testa John in risposta.

Sherlock sorrise beffardo. «Era un tentativo di…»

«Beh, lascia perdere. Voi Holmes non ne siete in grado. E poi… dopo tutto quello che abbiamo passato insieme non mi sorprendo più…»

Sherlock annuì mentre sorpassavano il 55. «Mi dispiace per la tua ragazza…»

John strinse la mano a pugno.

«È probabile che non ne usciremo vivi, lo sai? O per lo meno io…»

John ridacchiò nervosamente. «Giuro che se moriamo ti verrò a cercare all’inferno pur di fartela pagare.»

«Dico sul serio, John. L’ultimo gioco…»

«No, non lo sarà. Hai già beffato la morte una volta. Lo farai anche oggi.»

Sherlock abbassò lo sguardo con un lieve sorriso sul volto.

Rimasero in silenzio ancora qualche minuto, sempre avanzando passo dopo passo, poi toccò a John spezzare il silenzio. «Nel caso questa fosse l’ultima volta che posso parlarti… beh, volevo dire che sono veramente onorato di essere stato il tuo unico amico, e soprattutto di essere stato l’unico a non sapere della tua falsa morte.»

Sherlock deglutì. «Avevi detto che…»

«Non posso dimenticare quello che ho vissuto in questi mesi, Sherlock. Non lo dimenticherò mai.»

Sherlock sospirò. «L’hai capito o no, alla fine?»

John lo guardò di sbieco. «Che cosa?»

«Sei stato il mio primo e unico amico John…» sembrava agitato e John si impietrì. «Nel senso che non ho mai avuto amici prima di te…»

John ebbe un’illuminazione, mentre avvistava il 77, ormai vicino. «Quindi Alice…»

«Non era mia amica.»

«Né tua nemica…» John annuì, mentre un peso gli si toglieva dallo stomaco. «Ora ho capito, sì.»

Si fermarono. La targhetta sul cancelletto indicava il numero 77. John prese un respiro profondo e aprì il cancello. Attraversarono il giardino in silenzio e si fermarono di fronte al portone.

«Hai la rivoltella?» chiese Sherlock.

John si batté una mano sulla tasca della giacca.

«Buona fortuna John.»

Bussarono.

Dall’interno si udirono dei passi e un tramestio di chiavi, poi la porta si aprì e John dovette trattenersi per non lasciarsi andare preda alla rabbia.

«Buonasera Sherlock.» Salutò Alice, un sorriso beffardo ad illuminarle il volto. «E ciao John. Perfettamente puntuali. Facile vero?»

Sherlock era impassibile. «Un gioco da ragazzi.»

Alice scosse la testa. «Un gioco per menti geniali.» Si spostò di lato e li lasciò entrare, poi richiuse la porta dietro di sé. Fece loro cenno di salire la scala e John seguì Sherlock sul primo gradino, Alice dietro di loro. Varcarono la porta e si ritrovarono in una stanza, un salotto per la precisione. I mobili erano stati accatastati tutt'intorno per lasciare spazio libero al centro della stanza, dove Mary era legata alla sedia.

«Bentornato Sherlock, bentornato a casa...» Moriarty era vicino alla finestra e si girò verso di loro appena varcarono la soglia.

Sherlock fece una smorfia. «È diversa da come la ricordavo...»

«Oh beh... Immagino. Per prima cosa Alice non è al tuo fianco. No? Ora c'è John...»

Alice girò loro intorno e affiancò Moriarty. Poi, con estremo disgusto di John, Moriarty la avvicinò a sé e la baciò. Alice si staccò e sorrise divertita. «Avevi detto niente umiliazioni, Jim...»

Moriarty si voltò verso Sherlock e sorrise sprezzante. «Non credo che a Sherlock importi molto. Guardalo, Alice, non è più umano di un bastone di legno.»

John avvertì Sherlock irrigidirsi al suo fianco. Era sicuro che gli importasse, e molto, e questo non fece che accrescere la sua rabbia: Alice li aveva traditi, presi in giro con il più sporco dei giochi.

«Vogliamo concludere Moriarty?» disse Sherlock senza fare una piega.

«Oh sì, Sherlock, sì...» Si avvicinò ad un tavolo dove un portatile era stato posto sopra una pila di libri. Ci lavorò per qualche secondo, poi piegò lo schermo, regolandolo. «Eccoci qui! All'epilogo di questa grande quanto intricata storia!» esclamò, poi si spostò.

Con grande orrore John si vide nello schermo: Moriarty li stava riprendendo in diretta. Cosa aveva intenzione di fare?

«Sherlock Holmes e John Watson, di nuovo insieme, come tre mesi fa. Uniti contro il crimine...» stava intanto dicendo Moriarty.

John strinse i denti per non cedere alla tentazione di saltargli addosso e prenderlo a pugni. Poi i suoi occhi si spostarono verso Mary che lo fissava con gli occhi pieno di lacrime. Sapeva che cosa pensava: perché sei venuto, John?

«Allora Sherlock... vuoi spiegare ai tuoi fan come hai risolto l'enigma?» continuò Moriarty. Sembrava felice come un bambino nel giorno del suo compleanno.

Sherlock esitò. «Lascia andare la donna...»

Moriarty rise. «Oh no... E poi come ti faccio parlare? Anzi... Non voglio passare qui le ore.» Fece un cenno ad Alice, la quale tirò fuori una pistola, caricò il colpo e la puntò alla testa di Mary, che cominciò a piangere in silenzio.

Sherlock deglutì. Poi, fissando Moriarty, cominciò a raccontare da come aveva scoperto che le tre esplosioni andavano a formare la parola "the" a come infine era arrivato all'ultima parola, "best".

«I am the best... Già, già. Bello no?» Rise nuovamente. «Bene, bene... Hai qualcosa da dire, Sherlock?»

Il detective non rispose.

Moriarty si girò verso la webcam. «Penso... Sì. Penso di poter dare l'annuncio finale. Qualche mese fa pensavo... quale potrebbe essere la fine ideale per delle menti geniali come le nostre, Sherlock?» Moriarty tornò a guardare il detective e John si irrigidì sul posto.

Sherlock lo scrutò attentamente senza rispondere.

«Non lo sai? Beh, dopo un po' di tempo mi è arrivata la soluzione... Mi sono detto: perché fare che Sherlock si suicidi? Certo, lui morirebbe nella vergogna, ma io poi che farò? Come morirò? Spararsi in bocca... beh no, nessuno avrebbe mai saputo della mia grandezza.» Fece una pausa. «E poi la soluzione... Un grande gioco che mi avrebbe reso famoso al mondo. Una semplice frase che avrebbe espresso tutta la mia grandezza, un enigma che avrebbe espresso tutta la mia genialità. Una fine che si sarebbero ricordati tutti per sempre...»

Afferrò qualcosa dalla tasca e la mostrò nella webcam. «Una grande esplosione...»

Alice sorrise e a un cenno di Moriarty guardò i due amici. «Il sotterraneo della casa è riempito di esplosivo. Un semplice gesto...» indicò il pulsante che Moriarty teneva in mano, «...e salteremo tutti in aria.» Alzò il mento e li guardò, fiera. «Qualcosa di diverso dalle solite storie. Né vincitori né vinti.»

Gli occhi di Sherlock saettarono dalla donna a Mary. «Va bene, va bene, moriremo tutti. Tutti e tre. Lascia andare John e la sua ragazza...» disse piano.

Alice scosse la testa. «No, John morirà. Nessuno soffrirà più per causa tua, Sherlock.»

John sentì la testa girargli. Alice voleva che morissero tutti, voleva che lui non soffrisse per un'altra morte del suo amico? Fissò Mary sconcertato. «Mary...» Guardò Alice, supplichevole. «Lei non c'entra niente in tutto questo. Lasciatela andare maledizione!»

Alice lo guardò impassibile. «Mi dispiace, John.»

«Tutto quello che ti ho detto è vero!» John spostò lo sguardo verso Sherlock. «Non sono solo fantasie! Ti prego, credimi...»

Alice chiuse gli occhi.

John si rivolse all'amico. «Maledizione, Sherlock! Digli qualcosa!»

Ma il detective scosse la testa. «Basta John.» Guardò Alice. «Non ti ascolterà...»

La donna sorrise e fece un cenno a Moriarty, il quale la baciò ancora una volta. Poi si staccò e cominciò il conto alla rovescia.

«Dieci, nove...»

John fissava Mary, incapace di fare alcunché. La donna lo fissava di rimando, le guance bagnate da calde lacrime.

«...otto, sette...»

Sherlock fissava Alice.

«...sei, cinque...»

Alice guardò Jim.

«...quattro, tre...»

Trattennero tutti il respiro.

«...due, uno.»

 

 

 

 

Note:

[1] “Io sono il migliore”. (Forse è futile dirlo, ma non si sa mai…)

[2] I numeri civici si fermano al 24 se non sbaglio. Immaginate di prolungare la strada xD

Un ringraziamento a mio padre che mi ha aiutato con il codice, spiegandomi tutte le varie trasformazioni tra sistemi di numerazioni ecc. Da sola non ci sarei mai arrivata :)

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Gageta