Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |      
Autore: driverly98    22/10/2013    1 recensioni
Dunque dunque ,*sorride perfidamente*, signori e signore(?) questa è una storia scritta dopo treoreconsecutivedilatino... eh già,avete letto bene: tre-ore-consecutive-di-latino!
Nessuna pretesa,una lieve e fugace speranza di qualche recensione*ma siamo realisti?tutti pomodori mi tireranno Nda*
Comunque datele una brevissima sbirciatina e ditemi che ne pensate! Anche recensioni monosillabi vanno bene
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                               Prologo


Una figura in giacca e cravatta attraversò la strada, correndo sotto la pioggia. Si avvicinò verso l’imponente figura dell’edificio-base operativa e tirò un sospiro di sollievo quando ,entrando, una sensazione di calore la avvolse. Appese il suo impermeabile con tanto di cappello coordinato, entrambi bagnati, e si diresse verso una grande porta in legno scuro. Poggiò entrambe le mani su di essa come per aprirla ma esitò un istante, per prendere fiato e solo dopo entrò, rivelando la sua identità.
                                                                     <>
Non le erano mai piaciute le riunioni di famiglia: erano chiassose, inutili, solo una riconferma altrettanto stupida che un tempo c’era stata una famiglia e quell’ammasso di nuove mogli, bambini e compagni non erano altro che un gruppo di persone denominate la ‘sua’ famiglia.

Ma lei non riusciva a vedere nessuna famiglia. “ Emma? Emma allora domani ci sarai?” La voce squillante del fratello Thomas, distrasse Emma dalle sue ‘amorevoli’ considerazioni sulla ‘sua’ famiglia. “ Domani? Cosa c’è domani’” Chiese ingenuamente,addentando un pomodoro ripieno.

“ Non fare la finta tonta! Domani c’è la mia festa di compleanno!” Esclamò irritato Thomas dalla parte opposta del tavolo, guardando trucemente il pomodoro della sorellina.
“ Oh, te la fanno fare? Nonostante i casini con la poliz…”
“ Adesso basta Emma!” La interruppe urlando Jack. “ Ti avevamo chiesto di non parlarne più. E’ una storia chiusa, capito? “
“ Certo, tanto non è il vostro nome ad essere stato scelto ma il mio, no? Voglio dire sti’ cazzi, se non si parla di voi non vi interessa nulla!” Ricambiò la giovane,usando lo stesso tono di voce.
“ Sai che non è così. Non fare la bambina, hai 19 anni dovresti comportarti come tale.” Intervenne la signora Charles in aiuto del marito.
“ Siete voi che mi trattate da bambina, è un vostro problema!” Lasciò cadere la forchetta sul piatto, andando così a calcare la tensione che si era creata.
“ L’importante è che nessuno scopra il nostro piano … Abbiamo bisogno di te” Aggiunse il padre con più tranquillità.
“ No, non posso, non sono mica una puttana che pagate per compiacervi” Disse disgustata, rivolta verso i genitori a capotavola.
“ Ti chiediamo solo di uscirci, tempo necessario per riavere indietro i soldi, tesoro.” Disse Eveline guardando la figlia.
“ Non vi ridaranno indietro i soldi, li hai sentiti quelli della polizia, nemmeno con l’approvazione di un giudice!” Sbottò esasperata Emma, che in quel momento avrebbe definito quelle persone qualunque cosa meno la sua famiglia.
“ Almeno conoscilo, dicono sia molto affascinante e poi potrebbe aiutarci, no?” Suggerì ‘innocentemente’ il fratello.
Emma lo guardò esterrefatta, non capendo come potevano essere così tanto egoisti . Il capitale perso del padre erano affari loro, non suoi, se avevano perso tutti quei soldi era solo per colpa del padre che, (come l’aveva definito la madre davanti al tribunale?), ah, ‘un uomo con un grande cuore’,aiutava tutti, anche illegalmente. Ed era proprio a causa di questo suo ‘gran cuore’ che la polizia aveva congelato i suoi beni, e come la corruzione aveva causato questo problema ‘momentaneo’ altrettanta corruzione avrebbe potuto risolverlo.

Ma a lei spettava il compito di riportare onore alla sua famiglia, come le aveva spiegato il padre, sposando o ‘uscendo’ con un giudice.
Disgustoso pensare che la propria famiglia ti riduceva a compiere simili ‘imprese’, eppure era così o la sua famiglia sarebbe rimasta al verde, senza più una casa o un centesimo, e lei non poteva permetterlo.
“ Ci penserò.” Riuscì soltanto a dire, lasciando la tavola da pranzo alla sue spalle mentre usciva di casa, sbattendo la porta ,infuriata.
                                                                     <>
Gray Gates era un uomo semplice, con un bel lavoro, una casa modesta, dei genitori amorevoli , donne a volontà, tutto ciò che un uomo poteva desiderare. Ma a volte la vita gli sembrava monotona e vuota, come se la sua unica ragione di vita fosse il lavoro.

E le giornate passavano così, fra uffici, tribunali,avvocati isterici quasi più degli imputati e la sensazione sempre più frequente di solitudine.
Perché non sempre donne,sesso ed alcool riescono a dare colore alla vita, anzi trovava che le donne ,in particolare, stessero divenendo più un peso, insostenibile per lui,che una compagnia gradevole.  Così avvolto da un cappotto nero si avviò sotto la pioggia a prendere un aperitivo con un suo amico d’infanzia nella casa dei suoi genitori, ‘Thomas il mattò’ o ‘il mattoThomas’, come amava farsi chiamare.
Non aveva pensato di prendere un ombrello,nonostante la sua segretaria avesse insistito tanto, non erano previste nubi né tantomeno pioggia, eppure pioveva e come molte cose nella vita anche la pioggia era stata imprevista,dunque bisognava essere pronti a tutto. Anche alla pioggia durante il mese di Luglio.

Non prese un taxi, gli piaceva camminare sotto la pioggia, il problema è che senza occhiali a malapena riusciva a vedere ad un metro dal proprio naso,ma a lui piaceva la sensazione di dubbio e quindi li teneva al sicuro dalle gocce inevitabili,in tasca. Forse per questo o per altre ragioni, non vide una figura ,uscire da una traversa alla sua sinistra, venirgli incontro a testa bassa quasi correndo.

Lo scontro fu inevitabile. Si ritrovarono senza capire come o perché , sul marciapiedi bagnato, gli uni sugli altri, con il viso incastrato sulla spalla rispettiva dell’altro ‘fortunato’.
“Mi scusi ehm … signora, ma è meglio che ci alziamo no?” Gray fu il primo a parlare, capendo dalle forme dell’altro ‘fortunato’ che era una donna, e che la posa poteva essere molto equivoca.

Lei si alzò velocemente biascicando un ‘mi scusi , avevo la testa per aria’ o roba simile. Aveva una voce … ‘bella’, bella poiché era scandita e ‘mirata’, impossibile da non comprendere,così desideroso di scoprire il volto della sua ‘voce’,si infilò gli occhiali e sollevò lo sguardo su chi aveva davanti. Sorrise senza rendersene conto.
                                                                         <>
Emma aveva iniziato a sentire una rabbia incontenibile, una volta oltrepassata la porta di casa aveva preso una via,che l’avrebbe portata verso una delle strade principali,ed allora aveva iniziato a correre, o meglio aveva provato a correre perché si era scontrata con qualcuno appena arrivata sul marciapiedi.
Ritrovandosi così improvvisamente con il naso sul suo collo,aveva sentito un odore di pulito,nessuno profumo,solo un buon odore di sapone.

Si era alzata alquanto imbarazzata,mormorando qualche scusa e quando lui si era messo gli occhiali,non aveva potuto fare a meno di abbassare gli occhi,sentendosi in imbarazzo,ma nonostante avesse gli occhi piantati sul cemento,non le era sfuggito il sorriso che si era formato sulle sue labbra,e che l’aveva contagiata.
 
                                                                        <>
Nella grande aula si era creato un silenzio,con il sottofondo della pioggia incessante. Tutti gli uomini attorno ad un lungo tavolo,di legno come le porte d’ingresso,erano concentrati,ed in religioso silenzioso.
Una volta che i due giovani si erano scontrati,avevano iniziato ad essere nervosi, e man mano le voci si erano abbassate sempre di più finchè non si erano estinte del tutto.

“Dobbiamo intervenire.” Disse l’ultimo arrivato, ancora bagnato e grondante d’acqua. “ Non possiamo, non ancora.” Aggiunse un altro, mentre sfogliava un curioso libro di cuoio, aggrottando le sopracciglia.
“ Tutti d’accordo quindi?” Tutti i sette uomini presenti annuirono .
“ Non possiamo permettere che ciò si ripeta, non possono più incontrarsi.”
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: driverly98