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Autore: Amy Dickinson    22/10/2013    1 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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Matrimonio con sorpresa!

 

Erano trascorsi alcuni mesi dagli ultimi avvenimenti narrati, l’estate si era rivelata tranquilla e a giorni sorprendentemente calda, poi aveva lasciato il posto all’autunno, agli alberi che si spogliavano delle foglie e alla pioggia che sempre più spesso prendeva il posto del sole. 

Rosalie, che in genere amava la bella stagione, in quell’occasione non aspettava altro che il tepore estivo lasciasse spazio al fresco di fine settembre, desiderando più di ogni altra cosa che giungesse il giorno delle sue nozze con Emmett, l’uomo che amava ormai da tanti anni. 

Seduta sul divano della lussuosa limousine bianco perla affittata per l’occasione, la sposa attendeva silenziosa di arrivare in chiesa. Accanto a lei, avvolti in un’allure di raffinatezza, c’erano i suoi genitori che da tempo avevano disdetto i numerosi impegni di lavoro per prender parte al gran giorno della loro amata figlia. 

“Cara, non essere tesa” le disse d’un tratto sua madre accarezzandole il dorso di una mano. “Andrà tutto a meraviglia, come hai sempre desiderato”

“Non ne dubito, mamma” rispose con un sorriso. “Quando si tratta di organizzare qualcosa riesco a diventare davvero ossessiva, non mi arrendo finché non sono certa che proceda tutto secondo i miei piani”       

“Questa caratteristica l’hai ereditata da me” si compiacque la donna. 

“Rosie, tesoro, ci hai pensato bene?” fece poi il padre, ignorando il sorriso d’orgoglio della moglie. “Perché se hai anche il minimo dubbio possiamo annullare tutto e...”

“Sempre lì a preoccuparti per me, vero? Non serve, te l’ho già detto tante volte: ho fatto la mia scelta e ne sono molto felice”

“Ma starai bene?”

“Certo, papà”

“E tornerai da me se non dovesse trattarti come si deve, se non ti facesse sentire amata come meriti?”

“Una cosa simile non accadrà mai ma, se serve a tranquillizzarti, allora sì, te lo prometto”

“Suvvia, caro. Emmett è un’ottima persona, e poi Rose sta andando a sposarsi, non al patibolo” lo rimbeccò la consorte. 

“E c’è differenza tra le due cose?”

Rosalie si lasciò andare a una risatina, non tanto per la battuta tragicomica del padre bensì per l’occhiataccia che la moglie gli rivolse. A causa dei rispettivi impegni non li vedeva quasi mai ma quando gli capitava di passare del tempo in loro compagnia le sembrava quasi di tornare bambina, soprattutto se con loro c’era anche Jasper. Ma il fratello minore al momento non era a bordo della vettura, infatti l’aspettava a destinazione insieme a tutti gli altri.  

Una ventina di minuti più tardi la marcia nuziale suonò in chiesa e tutti si voltarono verso l’entrata per vedere arrivare la sposa. Rosalie avanzò sottobraccio al padre con passo lento e teatrale, lasciandosi ammirare dai numerosi invitati. Il corpo longilineo era fasciato in un lungo abito firmato, impreziosito da pizzo, merletti e inserti gioiello; un modello appariscente ma non per questo eccessivo, anzi, esaltava la naturale eleganza della ragazza. I capelli biondi erano stati raccolti in uno stretto chignon adornato da perle che, con il suo rigore, sembrava bilanciare il contrasto con l’abito sfarzoso e i tacchi perla. 

All’altare Emmett la guardava avvicinarsi emozionato e attendeva che le loro mani si toccassero e che si desse inizio alla cerimonia. Edward e Alice, testimoni dello sposo, si trovavano alla sua sinistra mentre Jasper e Bella, essendo i testimoni di Rosalie, occupavano il banco a destra. 

La cerimonia sembrò commuovere sin dall’inizio la signora Hale che si passava continuamente il fazzoletto sotto gli occhi mentre il marito aveva stampata in volto una mesta espressione rassegnata. I Cullen, invece, si tenevano per mano come una coppia di novelli fidanzati, i volti radiosi di felicità per il loro primogenito. 

Andò tutto come la madre di Rosalie aveva predetto o, almeno, fino ad un certo punto. Improvvisamente Bella si sedette e si portò entrambe le mani sulla pancia, si sforzò di non lamentarsi ma dalla smorfia che aveva in viso era facile intuire che qualcosa non andava. Jasper le si sedette vicino e le domandò qualcosa bisbigliandole nell’orecchio, lei scosse la testa, poi alzò gli occhi verso Edward e lo guardò con inquietudine. Il ragazzo lasciò subito il suo posto accanto ad Alice e raggiunse Bella in silenzio. L’aiutò ad alzarsi e parlò sottovoce con Emmett, quindi si allontanò con la giovane. Alice, Jasper e gli sposi si lanciarono occhiate preoccupate ma non si mossero dai loro posti. Edward infatti aveva fatto loro segno di mantenere la calma e continuare con la cerimonia. 

L’anziano celebrante sembrò non accorgersi di nulla poiché impegnato nella lettura di un passo del vangelo che stava interpretando completamente assorto, poi staccò gli occhi dal libro e iniziò la sua omelia, farcita di belle parole ma tanto lunga che i genitori degli sposi dovettero più volte sollecitarlo ad andare avanti, giungendo così al momento tanto atteso. 

“Vuoi tu, Emmett Cullen, prendere come tua legittima sposa Rosalie Hale?” chiese finalmente.

“Sì, lo voglio” rispose, netto e senza esitazione.

“E vuoi tu, Rosalie Hale, prendere come tuo legittimo sposo Emmett Cullen?”

“Sì, lo voglio” disse lei, la voce lievemente tremula ma con un gioioso sorriso sulle labbra.

“Con i poteri che mi sono stati conferiti, vi dichiaro marito e moglie” enunciò solenne. “Puoi baciare la sposa”

Il maggiore dei Cullen si chinò su Rosalie e la baciò con trasporto. Sapeva che quel bacio racchiudeva tutto quello che avevano passato insieme, sia le gioie che i dolori, e che da quel momento potevano davvero dire di essere uniti l’uno all’altra. 

Fuori dalla chiesa, vista la bella giornata, i neo coniugi si intrattennero per diversi minuti con gli invitati, ricevendo auguri e benedizioni e dispensando ringraziamenti a destra e a manca. Ma, nonostante il momento di gioia, non si erano dimenticati dei loro amici, nonché testimoni, ed erano molto in pensiero per la giovane Swan. 

“Cos’è successo a Bella?” ebbe modo di chiedere Rosalie diverso tempo dopo rivolgendosi a Jasper. “Perché lei e Edward sono andati via così?”

“Ha sentito delle contrazioni molto forti” spiegò il fratello. “Dice che è normale averle di frequente quando si è all’ultimo mese”

“Edward mi ha detto che intendeva portarla in ospedale” aggiunse Emmett. 

“Sì, Bella mi aveva spiegato che il ginecologo che la segue si era raccomandato di fare attenzione alla frequenza e alla regolarità delle contrazioni e, in caso, di andare da lui in ospedale” ricordò allora la bionda. “Ma ormai è più di mezz’ora che se ne sono andati, non ci hanno fatto sapere nulla. Forse dovremmo andare da loro”

“Non credo sia il caso, Rose, ricordati che oggi è il tuo matrimonio” le fece notare Alice. “Tu e Emmett non potete certo andarvene, non passereste inosservati, direi

“Ma Bella potrebbe avere bisogno di aiuto, io sono sua amica e...”

“C’è già Edward con lei e adesso io e Alice li raggiungeremo, quindi non c’è alcun bisogno che veniate anche voi” fece Jasper.

“I ragazzi hanno ragione, tesoro. Lasciamoli andare e non allarmiamoci troppo, il dottore sta seguendo Bella e poi c’è pur sempre il telefono, no? Qualsiasi cosa e in un attimo saremo collegati”

“Certo, vi chiameremo appena sapremo qualcosa”

“Bene. Comunque ecco le chiavi della mia auto, non correte, okay?”

“Tranquillo”

“Ah, Jasper?”

“Sì?”

“Guida tu, mi raccomando, non Alice”

“Perché stai specificando?” domandò sua sorella.

“Perché so che lui non me la riporterà indietro graffiata o, peggio, incidentata

“Ma nemmeno io ho mai fatto nulla alla macchina di Edward, a tutt’oggi è in condizioni ottime!”

“Fidarsi è bene...”

“Ah, sì? Questa me la paghi!” esclamò, facendogli una linguaccia e fingendosi offesa mentre si allontanava con Jasper. 

 

I ragazzi non impiegarono molto tempo a raggiungere il St. Mary e a chiedere di Bella ma dovettero aspettare a lungo seduti in corridoio senza sapere nulla. Jasper strinse una spalla alla sua Alice per infonderle un po’ di forza, cercando di farle capire che, sebbene fossero preoccupati, non dovevano pensare al peggio. 

“Vedrai che non è nulla di grave, sono certa che stanno bene” stava dicendo da quando erano arrivati, sperando di rassicurarla. 

La ragazza attendeva in silenzio, guardando insistentemente l’orario sul display del proprio cellulare ogni cinque minuti e girandosi a guardare in fondo al corridoio ogni due. Non aveva sensazioni strane, il che era già un buon segno, ma aveva comunque paura che qualcosa stesse andando storto, altrimenti, si disse, avrebbero detto loro in quale stanza si trovasse l’amica e li avrebbero lasciati entrare per poterle parlare. Il tempo trascorreva lento e la tensione saliva ad ogni mezz’ora passata lì. Verso le tre del pomeriggio Jasper andò a comprare qualcosa da mangiare e dovette pregare Alice di finire il panino che aveva a malapena assaggiato, non riusciva a vederla così. 

“Ragazzi!” esclamò molto tempo dopo Edward, spuntando dal fondo del corridoio e raggiungendoli quasi correndo, sembrava alquanto provato. “Un’infermiera mi ha detto che mi stavano cercando. Non siete andati al ristorante con gli altri?”

“Certo che no!” rispose Alice, reagendo come se suo fratello avesse appena detto un’assurdità.  

“Non potevamo lasciarvi soli” spiegò Jasper, più calmo, accarezzando la mano al suo folletto. “Sarebbero venuti anche Rose e Emmett ma abbiamo ricordato loro che non potevano assentarsi proprio oggi. Ad ogni modo, come sta Bella?”

“Già, e poi dov’è adesso?”

“Non lo so”

“Come sarebbe a dire che non lo sai?”

“Quando siamo arrivati abbiamo chiesto di poter vedere il ginecologo e lui l’ha fatta entrare subito visto che, mentre eravamo in macchina, lo avevo avvertito del nostro arrivo per telefono. Stavo aspettando che la visitasse seduto fuori dalla stanza e dopo nemmeno cinque minuti li ho visti uscire di corsa. Li ho seguiti ma a un certo punto sono entrati in una stanza e mi hanno detto di aspettare fuori. Sono passate quasi quattro ore e tutto quello che mi è stato detto è che siamo arrivati appena in tempo”

“Per cosa?” 

“Le si sono rotte le acque. Proprio mentre parlava con il medico” rispose, celando a malapena un lieve shock dato, più che altro, dall’espressione utilizzata.

“Ma credevo che il bambino dovesse nascere più in là” osservò sua sorella, confusa. 

“Sì, è quello che ci avevano detto ma non so cosa dirvi. A quanto pare, Bella aveva le contrazioni da stamane e non le aveva bene identificate, pensando che fossero dolori normali nel suo stato e perciò ha sopportato il dolore e non se ne è preoccupata più di tanto”

“Capisco, quindi era già in fase di travaglio”

“Esatto”

“Hai chiesto quanto dura di solito?” domandò Jasper. 

“Dicono che varia da persona a persona e che potrebbe durare dodici o anche ventiquattro ore essendo la prima gravidanza...”

“Così tanto?”

“Pare di sì, Jazz”

“Quello che mi sembra strano, però, è che non ti abbiano fatto entrare”

“Per quanto ne so io volevano fare degli accertamenti nel frattempo. Ma non mi hanno ancora chiamato, non so cosa pensare”

“Sta’ calmo, avranno i loro motivi per farti aspettare”

“Vorrei che mi facessero vedere Bella, ho paura che sia successo qualcosa...” ammise. 

“Ne avrei anch’io, ma di sicuro stanno bene” fece Jasper. “Abbi fiducia, ti chiameranno presto”

“Lo spero, sono troppo nervoso, non so per quanto altro potrei aspettare senza dare di matto...”

Un’ora dopo Carlisle, Esme, Emmett e Rosalie - che si erano ovviamente cambiati - li raggiunsero e Edward diede loro spiegazioni. Carlisle si dileguò in fretta e andò a cercare il ginecologo per saperne di più. Nel frattempo fecero tutti il possibile per essere di supporto a un sempre più teso futuro padre.

“Il feto nascerà prematuramente ma sembra essere tutto nella norma, non ci dovrebbero comunque essere complicazioni anche se aspettano il momento del parto per dare una risposta definitiva” spiegò in seguito il signor Cullen, permettendo agli altri di poter trarre un sospiro di sollievo. 

“E Bella l’hai vista?” chiese Rosalie.

“No, ma mi hanno rassicurato: è insieme all’ostetrica. Non ha riscontrato nulla di anomalo, è solo un po’ affaticata ma procede tutto come dovrebbe”

“Grazie al cielo!” mormorò Esme, seduta tra Edward e Alice.

“Adesso bisogna solo aspettare” aggiunse Carlisle. “Il travaglio è in genere abbastanza lungo quindi la nostra Bella non partorirà adesso. Visto che ci siamo qui tua madre e io potresti andare a riposarti, Edward, non hai una bella cera”

“Sì, lo penso anch’io. Non dimenticare che domani è lunedì e devi andare a lavorare” concordò Esme. 

“Ma che dite? Non posso andarmene!” sbottò il rosso. “Come faccio a lasciare qui Bella e a pensare ad altro, me lo dite?”

“Ragiona un attimo, okay? I lavori che hai trovato sono precari ma al momento sono l’unica sicurezza economica che hai e, dato che non hai voluto accettare il nostro aiuto, se li perdi ti ritroverai nei guai. Non hai diritto a giorni di permesso e mi pare che te ne abbiano comunque concesso qualcuno per accompagnare Bella ai controlli,   visto che sei stato avvertito, direi che non è il caso di tirare ancora la corda, non credi?”

Edward guardò suo padre mentre gli ricordava quale fosse la dura realtà. Non era ancora un medico, anzi aveva anche sospeso gli studi, era solo un lavoratore part-time e presto avrebbe avuto un figlio a carico. Naturalmente era felice dell’evento ormai sempre più prossimo ma si sentiva inadeguato, aveva desiderato poter offrire di più a Bella e al loro piccolo, e non un misero salario con cui a stento riuscivano a mantenersi in due. Suo padre aveva ragione, era legittimo stare in pensiero per Bella,  ma doveva preoccuparsi anche del lavoro.  

“Staremo noi qui in ospedale e ti chiameremo appena sapremo qualcosa, non ti devi preoccupare” gli disse sua madre con quel dolce tono di voce che la caratterizzava. “E poi i genitori di Bella arriveranno tra un paio d’ore con il prossimo volo, quindi non corre il rischio di essere lasciata sola”   

“Sarebbe meglio se andaste tutti. Come vedete stanno arrivando i parenti delle altre puerpere, siamo troppi tutti insieme, occupiamo quasi tutti i posti disponibili” fece poi notare il marito. 

“D’accordo, fateci sapere” sospirò Rosalie, alzandosi in piedi per prima.

“Certamente” assicurò Esme. “Oh, ancora congratulazioni, ragazzi”

“Grazie, mamma” fece Emmett. “Ci sentiamo più tardi”

Subito dopo anche Edward si decise a salutare e accompagnò in macchina Alice e Jasper all’appartamento del giovane Hale, così sua sorella non sarebbe stata sola in casa, quindi se ne tornò a casa propria, con l’intenzione di farsi una doccia al volo e poi sdraiarsi sul divano ed aspettare una chiamata dai suoi genitori. 

 

“Doveva essere davvero stanco, non sembra anche a te?” chiese Alice sfogliando distrattamente una rivista di arredamento. 

“Mettiti nei suoi panni, sa che Bella potrebbe partorire in un momento qualsiasi, è ovvio che sia così preoccupato” disse Jasper stringendole dolcemente le braccia attorno ai fianchi mentre la teneva sulle sue ginocchia.  

“Saresti preoccupato anche tu se si trattasse di me?”

“Che domande fai? Naturalmente!”

“Sai, un po’ li invidio. Mett e Rose si sono appena sposati e poi Bella e quello scapestrato di Ed stanno per diventare genitori, hanno dato una svolta decisiva alla loro vita”

“Beh, ma io se aspetto lo faccio per te, perché penso sia presto. Se fosse per me, ti sposerei adesso”

“Adesso? Tu a torso nudo e io con indosso il tuo pigiama?”

“E allora? Sei sempre bellissima, non sfigureresti nemmeno così”

“Tu mi guardi con gli occhi dell’amore...”

“Che ti amo è vero, ma sono gli occhi della realtà, i miei” ridacchiò, baciandole il collo. Lei si voltò e lo baciò sulle labbra. Non sapeva come riuscisse ad essere così speciale ma sapeva che nessun altro avrebbe mai eguagliato le attenzioni che aveva per lei, né sarebbe riuscito a donarle le stesse emozioni standole vicino, sfiorandola o anche semplicemente guardandola come faceva lui. Era unico, quanto di meglio esistesse per lei e Alice ne era ormai certissima.

“Jasper?” chiamò più tardi, quasi sussurrando, mentre erano sdraiati sul divano letto. 

“Uhm?” fece lui, mugugnando nel dormiveglia. 

“Anch’io ti sposerei adesso” mormorò dolcemente. “Ti amo tanto”

Il ragazzo si volse dalla sua parte e l’abbracciò, continuando però a sonnecchiare. Alice sorrise e ricambiò l’abbraccio coprendosi con il plaid e accoccolandosi sul suo petto caldo e accogliente.

Qualche ora dopo però si svegliò di soprassalto, con un unico pensiero in testa. Ci siamo. 

 

Erano da poco passate le quattro del mattino quando, poco dopo che Alice aveva avvertito quella sensazione di calore nel petto, squillò il cellulare sul tavolo in casa di Edward e il rosso, alzandosi di scatto dal divano, cadde sul pavimento inciampando in una maglietta sporca. 

“Ma porca miser... Pronto?” gracchiò, ancora mezzo addormentato. 

“Tesoro, sono io” rispose la voce di Esme all’altro capo.

“Mamma!” sobbalzò, ritornando bruscamente alla realtà. “Che c’è? Cos’è successo?”

“Vieni in ospedale, qualcuno vuole conoscerti” affermò con voce calma. 

“Vuoi dire che...?”

“Sì, Edward. È nata

Un istante di silenzio.

“Eddie? Ci sei?”

“Sì, mamma. Arrivo subito!”

Interruppe la chiamata e corse a vestirsi veloce come un fulmine, incapace di pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse inerente a Bella e alla loro figlia. Chiuse a chiave la porta e un minuto dopo era già in macchina, diretto in ospedale. Quando arrivò aveva l’aspetto di un folle: occhi gonfi e segnati, i capelli arruffati e il maglione al contrario con l’etichetta ben visibile. Ma se ne infischiò altamente e, quasi senza salutare né i genitori di Bella né i suoi, seguì un’infermiera in una delle stanze lungo il corridoio dichiarando con un moto d’orgoglio e insieme d’emozione di essere il padre, quindi attese un istante sulla soglia. Aveva il fiato corto fino a un attimo prima ma poi, alla vista che gli si era parata davanti agli occhi, il fiato gli era improvvisamente mancato del tutto. Bella era sdraiata sul letto e teneva in braccio qualcosa di minuscolo avvolto in una copertina, una creatura che sembrava assorbire tutte le sue attenzioni. L’infermiera se ne andò quasi subito e Bella, alzando lo sguardo per un momento, si accorse finalmente di lui. Edward le si avvicinò e le rivolse un sorriso stanco.

 

 

“Ehi... Come stai?” le chiese.

“Ciao. Non sono mai stata meglio, davvero” ammise, distrutta ma felice.

Gli occhi del ragazzo si spostarono poi da lei alla piccola creatura che teneva in braccio e le labbra si piegarono naturalmente in un sorriso ampio e commosso. 

“Eccola qui, la nostra piccola Renesmee” sussurrò lei alla bimba che aveva gli occhi chiusi. “Saluta il tuo papà”

“Bella, è così...”

“Piccola, vero?”

“Sì” fece. “Sei stupenda, piccola mia. Proprio come la tua mamma”

La ragazza scoppiò in un pianto di gioia e anche a Edward scappò una lacrima mentre si chinava per baciare una delle manine della bimba che, all’improvviso, aprì gli occhi e per un lungo istante li fissò in quelli del ragazzo.

 

 

“Oh, Bella, è un amore!” esclamò tempo dopo Rosalie seduta vicino al letto mentre teneva in braccio Renesmee.    

“È un batuffolo di capelli, ne ha tantissimi. E guarda come ronfa” commentò Emmett, dando affettuose gomitate al fratello minore. “Così piccola ed è già tutta suo padre”

“Oggi puoi dire quello che vuoi, non ho voglia di fare battute, la piccola è molto più interessante di te” fece Edward con un sorriso beffardo. “Piuttosto, perché non ti metti al lavoro anche tu?”

“L’esperto sta attentamente valutando il progetto prima di metterlo in cantiere” fu la sua pronta risposta.

“Beh, digli di muoversi, sono curioso di vederti alle prese con un marmocchio!”

“Tuo padre è un tipo pazzerello, eh? Di sicuro sarai molto più saggia di lui” disse Rosalie, passando la neonata a Bella. 

“Vuoi tenerla un po’ anche tu, zio Emmett?”

“Onoratissimo”

“Attento a non stritolarla o stritolerò te, fratello”

“Ma scherzi? Di certo non voglio distruggere la parte migliore di te”

“Sai com’è, non conosco a fondo le abitudini degli scimmioni...”

Renesmee sbadigliò ed emise un piccolo verso.

“Lo vedi? Con la tua stupidità annoi la bimba. E poi non dovevi evitare di fare battute, papà?”

“Lascia stare, è una causa persa, sai che è nel suo DNA” rise Bella. 

“Ma tu non dovresti essere mia alleata invece di fare comunella con tuo cognato?”

“Su, amore, lascia che Emmett si goda la sua nipotina in pace. E adesso torna al lavoro che la pausa è finita”

“Vuoi cacciarmi, eh? Okay, okay” fece, sbuffando, quindi baciò le sue donne, salutò tutti e se ne andò via fischiettando un qualche motivetto.

“Sono felice per lui” disse Alice qualche minuto dopo. “Guardatelo: è semplicemente raggiante. E anche tu, Bella, non sei mai stata così radiosa. Questo piccolo tesoro ci voleva proprio”

“Grazie”

“Caspita, si sta facendo tardi anche per noi” disse poi Rosalie. 

“Peccato, volevo tenerla ancora” guaì suo marito. “Torneremo in serata, se non ti spiace”

“Quando volete, tanto noi di qui non ci muoviamo”

Renesmee passò allora nelle braccia di zia Alice. La piccola sonnecchiò al caldo appoggiata alla ragazza che la cullò dolcemente per un po’ finché non entrò l’infermiera che le chiese di uscire e lasciare che Bella allattasse la neonata in tranquillità.

 

“Hai visto quant’è dolce?” domandò Alice per l’ennesima volta. “Verrebbe voglia di mangiarla, è così... Oh, non lo so! L’ adoro!”

Jasper non immaginava che l’arrivo di un bebè avrebbe trasformato Bella, sua sorella e la sua ragazza in creature incapaci di articolare frasi complesse e, soprattutto, con la propria voce naturale senza fare sciocchi versetti. Insomma, anche lui, Edward e Emmett erano felici per il lieto evento ma riuscivano a mantenere la propria identità nonostante tutto. Perché le donne dovevano essere creature così strane e complicate? 

“Jazz, mi stai ascoltando?”

“Certo, amore, ma se continui così tra poco mi si carieranno i denti”

“Eh?”

“Troppa dolcezza, non credi?”

“Vuoi dire che a te la piccola non fa questo effetto?”

“Beh, è adorabile e suo questo non ci piove ma almeno le parlo normalmente...”

“Ma anch’io lo faccio”

“Non proprio...”

“Ah, sì? Ne riparleremo quando avremo figli, allora” lo disse con un’aria di sfida che Jasper colse al volo. 

“Accetto volentieri” rispose prima di baciarla con intensità dal sedile anteriore. 

“Ragazzi, vi prego, ho appena mangiato” sopraggiunse Edward, salendo in macchina. 

Alice e Jasper risero sotto i baffi come due bambini appena scoperti con le mani nel barattolo della marmellata. 

La ragazza guardò il cielo serale per tutto il tragitto e ripensò al passato, perdendosi nei suoi primi ricordi di vita e, contemporaneamente, in quelli che la legavano a Jasper e non poté fare a meno di sorridere pensando a quanto sarebbe stato bello condividere il proprio avvenire con un ragazzo come lui al suo fianco. 

A chi non la conosceva minimamente Alice sarebbe apparsa come una ragazza invidiosa ma, ovviamente, non era davvero così. Era immensamente felice per i suoi fratelli e le sue amiche, augurava loro tutto il bene possibile, specialmente in quel periodo che le aveva portato una deliziosa nipotina da coccolare. Forse sì, invidiava il fatto che non poteva semplicemente schioccare le dita e ritrovarsi sposata con Jasper né avere figli da lui - non che agli altri fosse accaduto così però il fatto di irritarsi all’idea di dover sempre aspettare per tutto quello che la vita le offriva stava diventando un po’ una sua prerogativa e si era falsamente illusa che fosse la sola a dover pazientare mentre gli altri, sempre secondo lei, potevano prendere delle scorciatoie - ma la sua era in realtà semplice impazienza, niente di più. D’altronde, come poteva essere altrimenti? Era una cara ragazza ed il suo amore per Jasper era forte e sincero, all’inizio ci aveva messo un po’ a capirlo, ma importava il risultato.  

Non sapeva, immersa com’era nei suoi pensieri, che Jasper, sebbene in quel momento stesse chiacchierando con Edward delle solite statistiche di calcio, in cuor suo pensava le stesse identiche cose, altrettanto impaziente all’idea di legarsi a lei, di mostrare al mondo quanto l’amasse.  

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L’angolo di Amy

Ciao gente,

eccomi qui dopo una lunga assenza di cui mi scuso ma l’ispirazione è imprevedibile, specialmente la mia che una volta c’è e dieci no... Comunque grazie mille a chi ha letto e recensito il capitolo scorso cioè Lorelaine86 e alice cullenhalesnlgdr, come sempre l’ho apprezzato moltissimo :) 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, appena possibile posterò anche il prossimo che sarà l’epilogo di questa ficcy, ce l’abbiamo quasi fatta ad arrivare alla fine, non mi sembra vero! ^____^ Spero di essere puntuale e di non farvi aspettare troppo ;) 

Se poi, nel frattempo, voleste leggere qualcos’altro di attinente all’universo di questa storia, ho postato ben tre OS: 

Living in Manchester - Special Act (incentrato su Jasper);

Living in Manchester - Prequel Act I (incentrato sulla coppia Bella/Edward);

Living in Manchester - Prequel Act II (incentrato sulla coppia Rosalie/Emmett). 

Attendo le vostre impressioni, come sempre ^^

Un abbraccio e a presto,

Amy 

  
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