Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: reve99    22/10/2013    0 recensioni
in una scuola a nord della Provenza, Gianluca e Lucinda sono due giovani schiacciati l'uno dalla solitudine, l'altra talmente ricercata e apprezzata per la sua bellezza fisica che non diventerà più un'amica per gli altri, ma soltanto svago dei loro desideri. solo il loro incontro e la scoperta l'uno dell'altra, porterà entrambi a godere della vera felicità e della vera amicizia che spesso gli altri non donano.
"Forse qualche volta è meglio avere degli amici che ti fanno del male che non averne. Tu non hai mai provato a essere sola. Non sai cosa vuol dire"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Qualche anno fa, in una scuola francese a nord della Provenza, ebbe luogo la storia di un ragazzo, come ce ne potrebbero essere tanti altri, e forse proprio per questo si scrive questa storia: per far parlare tutti quei ragazzi che vivono questa situazione. La storia si svolge nella 1b di questo istituto. Una classe abbastanza buona dicevano i registri e i docenti. C’era Luca, il capetto della classe che esercitava il potere sugl’altri e il suo gruppetto. Poi c’era Lucinda, sulla quale tutti posavano gl’occhi in segno di meraviglia, per i suoi bei capelli e gli occhi azzurri e radiosi. C’era Marco, un ragazzo grassoccio e bonaccione che prendeva tutto per scherzo e amava mostrarsi agli occhi di tutti e far ridere la gente. Poi c’era Gianluca, un ragazzo un po’ riservato che non aveva molte amicizie in quella classe, inoltre nessuno s’interessava così tanto a cosa pensasse lui, tanto da non pensare a ricercare la sua compagnia. Eppure, questo ragazzo isolato e poco socievole, occuperà il posto d’onore nella storia. Gianluca si distingueva per la grande bravura nelle discipline scolastiche e il rigoroso silenzio che mostrava durante le lezioni. Tutti lo vedevano come il ragazzo strano della situazione e tendevano ad evitarlo. Anche i professori, cominciavano a seccarsi della sua bravura e della sua riservatezza, che non permetteva alcuna fonte di comunicazione. Gianluca era un ragazzo per bene, si diceva e aveva una bella famiglia che lo riempiva d’affetto. Aveva tanti interessi, soprattutto per il disegno e per la musica, per le quali mostrava particolare attitudine. Ma erano poche le persone che notavano il suo talento. Non aveva particolari problemi e inquietudini per le quali preoccuparsi, tuttavia mostrava un carattere sempre più cupo e malinconico. A consolare la sua tristezza v’erano le risa di scherno dei compagni e l’indifferenza delle compagne. Gianluca cercava di mostrarsi gentile, magari spiegava agl’altri gli argomenti che non capivano oppure cercava di fare battute divertenti per smuovere il compagno di banco che non era interessato minimamente a lui. Tuttavia la grande timidezza lo rendevano ridicolo e assai goffo e a questi buoni gesti gli si rispondeva con tono dispregiativo. Lucinda seguiva il gruppo più “forte” della classe, che aveva come capo Luca, tuttavia non si sentiva particolarmente apprezzata da quella compagnia. Dopo anni che li frequentava cominciò a rendersi conto che non era il suo carattere allegro, ne la sua comprensione o alcun’altro suo pregio che la teneva salda al gruppo. Ma solamente la sua bellezza fisica che era ricercata e spesso abusata da tutti. Questo pensiero ebbe la sua conferma quando un giorno si trovava vicino a Luca, mentre il resto della compagnia era in giro per il piazzale della scuola, poi che erano finite le lezioni. Luca gli disse: “Allora, ho deciso una cosa. Staremo insieme.” A questo punto, senza attendere il responso di Lucinda che s’era fatta improvvisamente pallida, si avvicinò a lei per baciarla. Ma lei lo respinse bruscamente dicendo: “Noi siamo solo amici, non voglio stare con te.” A questo punto la risposta di Luca fu ferma: “Pensi veramente che voglia stare amico con una come te? Tutte le ragazze mi vengono addosso e tu hai il coraggio di respingermi?” “L’amicizia non è questo!” contestò Lucinda e qui aumentando il tono della voce pronunciò: “Mi hai voluta amica, solo perché io mi donassi a te?” Luca non rispose, ma disse: “D’ora in poi non sei più ammessa nel mio gruppo, e non parlarmi mai più.” Lucinda ebbe ad accennare qualche lacrima, che fu immediatamente repressa. Trovatasi sola fece quattro passi nel giardino che si stendeva lì vicino. Il caldo pomeridiano di quella giornata era soffocante e Lucinda volle trovare un riparo d’ombra tra quegli alberi freschi che offrivano sempre un dolce riparo tra la calura dell’estate. Si sedette allora appoggiandosi al tronco di un albero e, quasi senza accorgersene si trovò di fianco a Gianluca. Sì, quel ragazzo che tutti ignoravano era lì di fianco a lei: la più ricercata e accolta tra le ragazze della classe. “Ciao” disse cordialmente Lucinda. “Ciao.” Rispose Gianluca, che intanto stava lacrimando. Lucinda lo guardò in volto e gli disse: “Ehi, ma tu stai piangendo?” Gianluca non rispose, ma il suo pianto sembrò alimentato da quelle parole. Qui Lucinda rise, quasi sorpresa dicendo: “Per quale motivo tu dovresti piangere. Cosa ti manca? Hai una bella famiglia, hai grandi doti, io lo so, anche se spesso non le dimostri, e soprattutto non hai persone che ti feriscono come le ho io.” Gianluca sembrò ristorato da quelle parole, quella presenza gentile che occupava il suo fianco e della quale adesso stava sfiorando la spalla s’era accorta che lui serviva a qualcosa, aveva qualche dote. Ma poi egli gli disse: “Forse qualche volta è meglio avere degli amici che ti fanno del male che non averne. Tu non hai mai provato a essere sola. Non sai cosa vuol dire.” Lucinda sembrò calmarsi, lei, che voleva sempre avere ragione si placò, sotto il dolore che ricopriva quelle parole. Il seguito fu il silenzio, sporcato a volte dal pianto soffuso di Gianluca, che però sembrava acquietarsi, domato da quella ragazza, di qui solo ora cominciava a percepirne le qualità. Poi la voce radiosa di lei: “Come sarebbe a dire che non hai un amico? Non hai mai avuto un amico?” “No” fu la risposta secca di lui. Allora lei riprese: “Non preoccuparti più di questo. Se tu vorrai sarò io la tua amica.” Gianluca un po’ sbigottito e incredulo da questa affermazione gli disse: “Mi hai sempre ignorato. Come puoi volere essere mia amica?” lei rispose: “Spesso si prende l’impronta del gruppo che si prende, ma non succederà più, te lo prometto. Tante volte mi hai aiutato con la scuola, e qualche volta, mi ricordo, mi hai dato qualche buon consiglio. E io che ti ho ignorato, che stupida.” E tratto fuori un fazzoletto dalla tasca lo appoggiò sul viso di lui, per asciugare le sue lacrime, appoggiando la sua mano sulla sua guancia, come in una dolce carezza. In quella carezza, in quel sorriso, in quella mano calda che toccava la sua guancia, in quell’affetto vibrante che irradiavano gli occhi di Lucinda, Gianluca sembrò trovare il senso di tutta una vita. Gianluca sorrise, Gianluca era felice e anche Lucinda era felice. I due si abbracciarono. Forse per fare felice noi stessi basta fare felice gli altri. Perché da quel momento anche Lucinda fu felice. L’amicizia non incatena, ma rende liberi.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: reve99