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Autore: Laylath    22/10/2013    1 recensioni
Il suo posto era altrove, la sua fedeltà era per un’altra persona, un altro gruppo.
E ne aveva passate tante prima di giungere a loro…
La storia del nostro amato Maresciallo Falman.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang, Vato Falman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 30.
1915. Phone calls.


 
“Va bene ragazzi, qui abbiamo terminato: ci vediamo tra una settimana! Nichis tai!”
Il saluto di quel soldato di Briggs riportò Falman alla realtà. Guardando con sorpresa la scatola di materiali davanti a lui e l’elenco con tutte le voci spuntate, si rese conto di aver fatto il lavoro richiesto in maniera automatica, lasciando la mente libera di abbandonarsi ai ricordi… una cosa che gli succedeva molto spesso. A Briggs si era accorto di soffrire di attacchi di nostalgia.
Mentre gli altri si attardavano a scambiarsi qualche saluto o qualche invito per andare a cena, Falman uscì dal magazzino e si apprestò ad andare nella parte della fortezza riservata ai soldati che stavano di stanza lì.
Era deprimente avere la propria vita e le proprie azioni limitate a quel posto che, sebbene immenso, faceva sentire tutto il peso delle grandi mura che lo circondavano. Non era come stare al Quartier Generale di North City, dove aveva avuto il tempo di prestare servizio solo per due settimane, giusto il tempo di ricevere quella nomina a sottotenente: lì una volta finita la giornata poteva uscire e fare un giro in città, vedere i civili, sentirsi in qualche modo libero.
La realtà di Briggs era quella di una prigione per chi, come lui, sapeva di avere la propria vita altrove.
Arrivato nel dormitorio si levò la divisa e si mise una maglia nera prima di indossare un pesante maglione a collo alto: il freddo in quel posto in mezzo alle montagne era davvero pungente… il sistema di riscaldamento non poteva fare più di tanto.
Per fortuna la mattina successiva sarebbe potuto tornare a North City per il fine settimana: a turno tutti gli uomini avevano questa possibilità, anche se era una cosa che toccava solo una volta ogni mese e mezza.
Finalmente potrò tornare nel mio appartamento e potrò telefonare senza nessuno a seccare.
 
La mattina dopo, come il sottotenente aprì la porta del suo appartamento, la prima cosa che gli saltò agli occhi, anzi alle narici, fu l’odore di chiuso: certo non era stata una grande idea prenderlo in affitto, considerato che poi sarebbe stato trasferito a Briggs, ma non poteva certo immaginarlo quando era arrivato nella capitale del distretto nord, circa cinque mesi prima. L’affitto ormai era stato pagato ed in ogni caso c’era uno strano conforto nel sapere che aveva quel piccolo rifugio in cui gli era concesso di tornare.
Aprendo le finestre per far entrare l’aria frizzante, ma sicuramente più mite rispetto a quella della parete nord, Falman si fermò a guardare la città: era bella, Elisa su questo aveva ragione. In qualche strano modo ricordava East City, sebbene qui gli edifici fossero quasi sempre ricoperti da uno strato di neve. Ma era una neve molto più gentile di quella dei monti…
Se ne avesse avuto occasione, Falman avrebbe approfittato di quel finesettimana per uscire e andare alla ricerca di quelle librerie di cui Elisa gli aveva parlato, ma ora gli premeva solo fare delle telefonate.
Portandosi al tavolo, prese l’apparecchio e rimase per un attimo perplesso su quale numero fare per primo.
Ma fu un’esitazione che durò solo un secondo… aveva bisogno di sentirla e tanto di sabato lei non aveva alcun corso da fare.
Compose il numero del suo appartamento di South City e attese.
“Pronto?”
“Ciao, mia bellissima infermiera” sorrise, mentre un’ondata di felicità lo invadeva nel sentire quella voce.
“Vato! Tesoro! Era più di una settimana che non ti sentivo!”
“Scusa, ma lì a Briggs non è che il telefono si possa usare spesso”
“Ora sei a North City?”
“Sì, per il finesettimana, anche se lunedì dovrò di nuovo essere di servizio lì…”
“Ti stai coprendo bene?”
“Certo. Smettila di chiedermelo ogni volta”
“Hm, lo faccio solo perché non sono lì a poterti curare eventuali influenze o geloni. E non voglio che nessun’altra infermiera ti metta le mani addosso”
“Da quando sei così gelosa?” ridacchiò il sottotenente arrossendo
“Da quando mi manchi più del previsto… non lo so, ora che siamo agli angoli opposti del paese mi sembri ancora più lontano. Ah! Non vedo l’ora che tutta questa storia finisca! Ce ne torneremo ad East City, o a Central, se tornerai dal colonnello, e non ci lasceremo più”
“E vissero per sempre felici e contenti… - la prese in giro lui – forse ti ho raccontato troppe favole”
“E così brutto come finale?” sospirò lei
“No, anzi – ammise il sottotenente – non penso esista finale migliore…”
“Va bene… passiamo ad argomenti più immediati. Lo sai che ieri sono andata a cena con Alexis? Tra qualche settimana tornerà a Central: qui sta per terminare il suo incarico”
“Davvero? Sono felice per lui: sono certo che se l’è cavata egregiamente”
“Ma la parte migliore è che la sottoscritta gli ha procurato una fidanzata”
“Ad Alexis Mc Dorian? – si sorprese sinceramente Falman – Non ci posso credere”
“Oh, e allora chiedilo a lui e Laura”
“Laura? La tua amica infermiera?”
Elisa rise con estrema soddisfazione
“Ebbene sì! Anche il nostro tenente che tutti credevamo destinato a restare scapolo si è finalmente arreso all’amore. Come finiremo i corsi, Laura si trasferirà a Central… e credo proprio che abbiano intenzione di mettere presto su famiglia! Che teneri che sono insieme! Dovresti vederli”
“Io più che altro vorrei vedere la faccia del capitano Mc Dorian quando Alexis glielo dirà”
“Ne sarà felice, fidati…”
E rimasero a parlare di questi piccoli fatti di vita quotidiana. Era più che altro lei a raccontare: Falman non aveva molto da dire sulla sua vita a Briggs e certo non poteva parlarle dei disastri che erano successi quando un paio di mesi prima erano approdati i fratelli Elric anche in quell’avamposto del paese.
E come potrei anche solo accennarle del Giorno della Promessa e del pericolo che stiamo correndo tutti noi?
No, nei momenti che gli erano concessi, Falman voleva dimenticare quel dettaglio: voleva continuare a sperare che presto tutta questa storia sarebbe finita, che lui sarebbe tornato a riunirsi con la sua squadra, che Havoc sarebbe guarito e che lui ed Elisa sarebbero tornati assieme per sempre.
Faceva paura avere questi pensieri sapendo che stavano per combattere contro dei mostri… ma bisognava osare sperare.
Altrimenti non ci sarebbe alcun motivo per andare avanti…
 
Considerato che per l’altra chiamata avrebbe dovuto aspettare l’ora di pranzo, Falman compose un altro numero, desideroso di sentire anche un’altra persona.
“Qui Emporio Havoc”
“Sottotenente, è un piacere sentirla”
“Ehilà, Falman! Che cosa ti spinge a chiamare dal freddo nord?”
“Giornata libera, signore. E così mi sono preso la briga di chiamare anche lei: non la sento dalla mia partenza”
“E già, solo quel buon cuore di Breda ogni tanto si ricorda di avere un amico ridotto in sedia a rotelle”
“Non dica questo, signore, - disse Falman contrito – tutti noi siamo sinceramente preoccupati…”
“Stavo scherzando, maresciallo, anzi sottotenente! Ho saputo delle novità: adesso sei un pari grado”
“A quanto pare”
“E questa nomina a cosa si deve?”
“Forse un premio di consolazione prima di spedirmi a Briggs…” disse amaramente
“Mah! Per come la vedo io te la meritavi in ogni caso – il tono di voce faceva capire che l’uomo stava fumando – Se poi loro la mettono come un contentino, non sono cazzi nostri, vero Falman?”
“Sì, signore”
“Notizie degli altri? E’ da una ventina di giorni che non sento Breda”
“Lo dovrei sentire tra poco, quando sarà pausa pranzo ad Ovest City”
“Ah, l’hanno rispedito lì dal fronte di Pendleton? Non lo sapevo…”
“Beh, ha avuto quella ferita al braccio che l’ha costretto ad abbandonare il fronte” disse Falman perplesso
“Ferita al braccio? Non ne sapevo nulla! A quando risale il fatto?
“Due mesi fa”
“Che grande testa di cazzo! Certo che avvisare il suo miglior amico che è stato ferito…”
“Sicuramente non voleva farla preoccupare, signore - arrossì Falman, cercando di porre rimedio a quel piccolo disguido che aveva involontariamente causato – Non era niente di grave ed è guarito in poche settimane”
“Lo so… sicuramente pensava che mi sarei fatto tutto il paese in sedia a rotelle per andare a salvarlo… ma se ci credeva davvero, beh è un grandissimo imbecille”
“Se lo dice lei, signore…” sorrise Falman, sapendo che invece Havoc avrebbe fatto di tutto per raggiungere il suo migliore amico
“Altre ferite di cui devo essere messo al corrente? Fury è ancora vivo?”
“Sì, sta bene e anche io… va tutto… va tutto bene”
“Sembra strano dire una cosa simile, vero?”
“Lo ammetto, signore”
“Se ne usciamo fuori tutti, giuro che vi offro da bere per tre settimane di fila”
Falman non poté far a meno di sorridere
“Allora ci metteremo più impegno del previsto signore. Adesso la devo salutare”
“Grazie per la chiamata, Falman… quando vedrai gli altri salutali anche per me”
“Va bene”
 
Quando finalmente giunse l’ora di pranzo, Falman si poté mettere in contatto con il sottotenente Breda.
“In genere non amo essere disturbato quando mangio, – lo salutò l’uomo con la bocca chiaramente piena di cibo – ma per il mio soldato di Briggs preferito farò un’eccezione”
“Le auguro buon appetito, signore” sorrise Falman a quell’accoglienza e pensando che, effettivamente, avrebbe dovuto mangiare qualcosa pure lui.
“Beh, certamente qui il cibo non è male. Mi manca da provare quello del nord, ma chiedere pareri ad uno magro come te non conviene: sei una pessima pubblicità, Falman.”
“Le toccherà venire qui di persona”
“Pare proprio di sì. Allora, tutto bene in quel di Briggs?”
“Escluso il freddo direi di sì, signore”
“Perfetto. Ah, ho sentito il sergente proprio ieri”
“Davvero? E come sta?”
“Sta bene: il nostro soldatino è forte e si sa rialzare. Dopo un primo impatto ha saputo reagire alla trincea: ieri mi è sembrato addirittura allegro, era quasi sul punto di ridere”
“Meno male. Un bel cambiamento rispetto alla prima volta che l’ha sentito dopo che è stato trasferito”
“Già. Ma è un cucciolo intelligente, del resto l’abbiamo allevato noi”
“Vero, signore”
La voce di Breda si fece più bassa
“E così, a Central tu starai con le truppe di Briggs”
“Sì, signore – sospirò Falman – non ne posso fare a meno: hanno bisogno della mia conoscenza del quartier generale per poterlo prendere e…”
“Questo non mi piace, sottotenente… avrei preferito averti con noi”
“Il colonnello…”
“Lui lo sa bene che non ne puoi fare a meno, così come tutti noi. Però, cavolo Falman, ricordati che a Central fa più caldo che a nord… quel cappotto pesante, come finiamo la battaglia, te lo potrai anche levare, non credi?”
“Mi pare un ottimo consiglio” sorrise Falman
“Facciamoglielo vedere, amico… dimostriamo a questi bastardi cosa siamo in grado di combinargli. Pensavano di aver distrutto la squadra mandandoci ai quattro angoli del paese… idioti”
“A proposito del quarto angolo del paese: prima ho sentito anche Havoc. Credo di averla messa in difficoltà, signore: gli ho detto che era stato ferito al fronte”
“Oh, pazienza! Posso sopravvivere tranquillamente ai rimbrotti di quello scemo” rise il rosso
“E sempre parlando di Est, a quanto pare anche il vecchio Grumman è molto interessato a quanto succede”
“Quella vecchia volpe è stato il degno mentore del colonnello. Voglio proprio vedere che sorprese ha in mente”
“Sorprese?”
“Quello ha diversi assi nella manica, Falman, non dimenticarlo. Aspettiamoci qualche colpo di scena da parte sua…”
“Bisognerà fare attenzione anche a questo, allora. Dunque se tutto procede secondo i piani, tra un dieci giorni saremo tutti a Central”
“Almeno ridurremo drasticamente i chilometri che stanno tra di noi… è già qualcosa. L’abbiamo promesso al colonnello: quando avrebbe avuto bisogno di noi, saremo tornati in azione”
“In qualche modo sarò con voi, signore”
“Lo so bene, amico mio. E anche se combatteremo in posti diversi, ti aspettiamo per festeggiare la vittoria assieme, intesi?”
“Intesi”
“A presto, Falman”
“A presto”
 
Chiudendo anche quella telefonata, Falman tornò alla finestra e rimase a guardare il cielo sereno e pulito di North City.
Tra una decina di giorni si sarebbero decise le sorti del paese.
Faceva paura pensa che lui avrebbe preso parte attiva in quel gioco spietato, ma era un dovere a cui non si poteva sottrarre: aveva tutte le motivazioni di questo mondo per combattere con tutta la sua forza e la sua anima.
C’erano il gioco le vite di tutti quanti.
  
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