Note: Salve, ragassuoli. Pubblico in frettissima perchè ho tanto tanto sonno, ma odio tenere le cose in sospeso e poi non pubblico da un po' di tempo. Come sempre non mi piace la drabble, come sempre a Giulia sì, come sempre lei finisce per dirmi che non capisco niente e io finisco con il dire che ok, chissenefrega, il capitolo lo pubblico e vaffanculo. So, eccomi qua. E' molto fluff, questa (Do you hear the angels sing? [No, aspetta ...]), quindi se soffrite di diabete saltatela direttamente.
Ok, torniamo ad ucciderci di Les Miserables e Hunger Games e Chris Pine. Chris Pinuabuobfueaobaebueaoe.
Alla prossima♥
Dedica: a chibisaru81, quel tesoro che mi recensisce ogni capitolo, a JJNovakDW che l'ha fatto per il secondo e per il terzo e a Sara, che mi ha lasciato una recensione bellissima e poi ha cancellato l'account
#6 Wearing each others' clothes
“Ti dico che non puoi farcela, Castiel” urla Dean dal suo letto “Non hai mai provato, non si diventa cacciatori da un giorno all’altro.”
“Dean, sono un Angelo del Signore. Ho qualche migliaio di anni, penso di sapere come si brucia un corpo.” Dice lui, calmo come sempre. Dio, come se cacciare un fantasma fosse una cosa così difficile.
“Non hai la minima idea di cosa voglia dire! E se poi ti ammazza? Non posso permettermelo, Cass, non posso.” Tossisce e si gira dall’altra parte, imprecando. Proprio oggi che non riesce neanche ad alzarsi dal letto quel maledettissimo figlio di puttana deve mettersi ad ammazzare turisti?
“Dean. Lasciami provare, una volta. Se le cose si mettono male, giuro che ti chiamerò.”
Il cacciatore sbuffa e scalcia via le coperte, ma appena si mette in piedi crolla tra le braccia dell’angelo.
“Ce la posso fare” lo assicura lui, lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra. “Tu torna a letto, ora.”
Indossa un paio di stivali, dei jeans consumati e una maglietta sgualcita dei Kansas, poi si siede sull’angolo del materasso.
“Quelli sono i miei vestiti?” Chiede Dean.
“Può essere”
“Stanno meglio a me” lo spinge lui, sorridendo.
“Mi piacciono” l’angelo si stringe la maglietta sul petto “profumano di te”. Dean non sarà al suo fianco e avere addosso quell’indumento è come un promemoria, un pezzetto di lui stampato nella stoffa scura.
“E di cosa profumo io, moccioso?”
“Di buono” Castiel si abbassa e lo bacia sulla fronte, sul naso, sulla bocca. “Profumi di casa.”
“Ti amo.” Sussurra lui e chiude gli occhi, stanco.
Castiel sorride, lo bacia ancora una volta ed esce, prendendo con sé pistola e sale.
“Anche io.”