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Autore: sibley    23/10/2013    1 recensioni
Piccola FF sulla storia che potrebbe aver avuto Darkrai, prima di diventare il Pokèmon più temibile di Sinnoh.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Ero piccolo.
Ero.

E' passato moltissimo tempo da quando sono nato.
Un piccolo Uovo.
E nessun Allenatore disposto a covarlo.

Piccolo, ed ero già una grossa nube nera.
La mia testolina bianca, con i miei occhioni azzurri si stava ancora formando.

Il mio collo rosso, pian piano faceva spuntare le prime parti visibili di ciò che sarebbero stati il mio cervello e i miei occhi.
Le mie braccine cominciavano già a muoversi delicatamente.

Ma purtroppo, il candore della mia infanzia mi venne strappato non appena mi fui completato.
Era passata una settimana circa, da quando avevo iniziato a sferrare i miei primi attacchi: Funestovento ed Inibitore.

C'erano pochi animaletti in giro per quel piccolo angolo di Paradiso.
Non sapevo il nome...

Ma sapevo che ogni volta che colpivo con le mie mosse quegli animaletti, loro cadevano.
Cadevano a dir poco stecchiti.

Così, decisi di cercare dei Pokémon, come me.
Sapevo cos'ero, sapevo qual era la mia specie.

Ma non sapevo perché ero lì.
E nemmeno perché tutti i Magikarp che incontravo, solo utilizzando Funestovento, morivano sul colpo.

Forse, c'era qualcosa in me che non andava.
Li colpivo per diventare forte, però non mi aspettavo di lottare senza alcun intralcio.

Provai ad uccidermi, gettandomi in mare, ma qualcosa dentro di me, mi spinse a fluttuare sopra l'acqua, impedendomi di morire.
Perché tutto questo?

Perché a me?
Non capivo.

Ma ormai, era una settimana che ero nato, ed un altra settimana che avevo imparato i miei primi attacchi.
Dentro di me, qualcosa di sconosciuto albergava: la paura.

Da giorni, una nave era ancorata ai confini di quell'Isoletta che io chiamavo Casa.
E sapevo cosa volevano.

Difatti, pochi giorni dopo, una giovane Allenatrice, dall'aria cattiva scese dalla nave.
Con sé teneva delle strane sfere, non sapevo cos'erano.

Ora ho imparato a riconoscerle, e a temerle come la peste.
Quelle cose orribili, non immaginate quando male facciano ai Pokèmon.

Ma tornando al punto...
Quella ragazza, si addentrò nel bosco, verso il luogo dov'ero nato.

Voleva me.
E non capivo ancora il perché.

Ero forse unico?
Avevo sbagliato qualcosa?

Forse uno di quei Magikarp era il suo Pokèmon?
Non capivo.

Ad un tratto, la voce di quella ragazza riecheggiò per il bosco.

"Darkraiii..."

Mi stava chiamando.
Avevo paura, ma non ero un codardo.

Mi presentai davanti a lei.
La vidi sobbalzare, e forse mi resi conto solo allora di quanto timore incutevo.

Lei afferrò una di quelle sfere, e me la lanciò contro.
Mi scansai, istintivamente e da quella palla uscì un Pokèmon.

Sapevo, nel profondo di me, che quello era uno della specie dei Luxio.
Così come gli Umani imparano a dire "mamma", istintivamente..

Così come i Pokémon imparano le loro mosse, istintivamente...
Anche io sapevo ciò che dovevo fare.

Quando quel Luxio mi si scagliò contro, capii che quella mossa andava evitata.
Potevo provare dolore, lo sapevo benissimo. 

E quella scossa che uscì dal suo corpo mi fece capire che avrebbe potuto ridurre ogni mia speranza di fuga.
Provai a scappare nel bosco, anche se sapevo che sarebbe stata dura.

Quella ragazza e il suo Pokémon mi rincorsero.
Il bosco era fitto di alberi neri e verdi scuro, ma lo conoscevo come le mie tasche ormai.

Quella ragazzina non sapeva come prendermi, ma dentro di me capivo che non potevo fermarmi a chiederle cosa volesse da me.
Avrei dato dei punti esperienza al suo Luxio?

Avrei forse fatto evolvere il suo Pokémon in un Luxray?
Non sapevo se volesse sfinirmi, fino a costringermi a trascinarmi alla civiltà, per curarmi.

Ma quello che aveva in serbo per me era molto peggio.
Mi cercava, ero nel fitto bosco ormai. 

Lei si era persa, ed ora piangeva.
Piangeva fortissimo, ed io, da inguaribile brava persona, andai da lei.

Ma non appena misi piede nella radura, lei mi lanciò contro una sfera.
Era viola, con due grossi pallini rossi.

La sfera mi colpì in pieno. 
Ed io entrai dentro.

Non capivo cosa fosse tutto questo...
Non capivo perché volesse me...

Non capivo.
Ero lì dentro, le pareti bianche mi davano la nausea.

Mi sembrava quasi di morire lì dentro.
Perché a me?

Forse era arrabbiata per tutto quello che avevo fatto inconsapevolmente.
Ma io adesso volevo uscire.

Mi addormentai.
Un sonno durato ore ed ore, fin quando non mi resi conto di essere stato liberato in uno strano posto.

Un grande campo d'acciaio, dove c'era la ragazzina, ed un uomo di fronte a lei.
Davanti a lui c'era un piccolo Pokèmon, molto carino, che squittiva allegro.

Un Pachirisu. 
Mi sentivo in colpa, diamine!

Come potevo sconfiggere un Pachirisu, e avere ancora il cuore leggero?
Dovevo. La ragazzina mi fissava.

Mi lanciò uno sguardo penetrante.
Poi, premette un tasto su un telecomando nero.

Avevo un collare al collo, e non me ne ero reso conto.
Dovevo sconfiggere il Pachirisu.

Vuototetro, per iniziare.
Mangiasogni, per concludere.

E il Pachirisu era ufficialmente stecchito.
L'uomo era sbiancato. 

L'aveva guardato con odio, e la ragazzina aveva annuito, sadicamente.
L'aveva rinchiuso nella sua ball. 

Perché nessuno mi vuole bene?
Perché mi considerano tutti solo un arma da guerra?...

E su questi tristi pensieri, Darkrai si addormentò.
  
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