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Autore: Shainareth    12/04/2008    4 recensioni
[Mai HiME - anime] Il cosiddetto HiME Sentai si era infatti riunito alla stazione ferroviaria, pronto per una trasferta, o per meglio dire, per una piccola gita di due giorni in un paesino di montagna. Insomma, cosa c’era di meglio di un weekend da passare tutte insieme alle terme per cementare la loro neonata amicizia?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Note
Inizio a mettere le mani avanti su alcune questioni:
1. si tratta di una fanfiction nata a fini di svago, pertanto non aspettatevi un capolavoro;
2. si tratta del mio primo tentativo di caratterizzare più o meno approfonditamente buona parte dei personaggi presenti all'interno della serie;
3. questo primo capitolo ha come unico scopo quello di essere una sorta di prologo al cuore della storia vera e propria;
4. mi riprometto di alzare il rating nel qual caso la storia dovesse sfuggirmi di mano;
5. colloco la presente fra le fanfic "What if?" per svariati motivi di carattere temporale (dopo la serata al karaoke dell'HiME Sentai, le ragazze apprendono la verità sul Carnival, mentre qui non ne sono ancora a conoscenza; Shiho è ancora in grado di camminare e correre; Takumi sa già che Akira è una ragazza).
Tenendo conto di queste piccole avvertenze, vi auguro una piacevole, quanto leggera, lettura. ^^





HiME Sentai

 

 

CAPITOLO PRIMO

 

«E così l’HiME Sentai si riunisce ancora!» annunciò trionfante Midori, portando con uno scatto improvviso le braccia verso l’alto; gesto che le causò un ballonzolamento del generoso petto e che ovviamente attirò l’attenzione di numerosi passanti.

   Il cosiddetto HiME Sentai si era infatti riunito alla stazione ferroviaria, pronto per una trasferta, o per meglio dire, per una piccola gita di due giorni in un paesino di montagna. Insomma, cosa c’era di meglio di un weekend da passare tutte insieme alle terme per cementare la loro neonata amicizia?

   «Che fortuna…» biascicò Nao che, tanto per appoggiare l’entusiasmo della sua insegnante, se ne rimaneva con le braccia conserte ed un’espressione in viso che era in perfetta antitesi con quella allegra ed apparentemente spensierata di “Miss Giustizia”, come era solita chiamarla lei.

   La rossa, così come la sua “amica” Kuga, erano le uniche due membri del gruppo ad aver opposto una strenua resistenza a quel raduno. O, per usare le loro parole, “a quella follia”. Sì, perché fare un viaggio insieme a quella che non si può esattamente definire la propria migliore amica, per le due fanciulle non era affatto un evento piacevole, considerato anche che per quei due giorni di vacanza entrambe avevano in mente tutt’altri progetti. Ma tant’è che ora si ritrovavano lì, e tutto perché Midori Sugiura, la loro docente di Storia Giapponese, aveva minacciato di ricorrere alle maniere forti se non si fossero unite al gruppo. Per carità, questo di certo non era servito a spaventare le due balde fanciulle; tuttavia Midori aveva giurato che: «Se non verrete, distribuirò in giro foto che vi ritraggono nude da capo a piedi.» E quando quelle le avevano riso in faccia, dicendole che non avevano mai posato per foto di quel genere, la loro giunonica insegnante aveva sorriso non poco, mostrando loro due ritratti in cui, effettivamente, le ragazze risultavano completamente svestite. E mentre Nao e Natsuki urlavano, rosse di vergogna, scippandole dalle mani le foto e stracciandole in mille pezzi per evitare che capitassero in mani sbagliate, Midori aveva precisato che una buona ricercatrice sa sempre dove sistemare gli strumenti adatti al fine di raccogliere più dati possibili sui propri studi o, come in questo caso, per i propri scopi; per cui… perché non usare le proprie abilità anche per aiutare i membri dell’HiME Sentai a solidificare i loro legami?

   Inutile dire che, dinanzi alla cruda realtà, e cioè che quella matta fosse in possesso dei negativi di quelle foto, alla fine le due ribelli si erano dovute arrendere ed unire alle gitanti, anche se con umore a dir poco nero.

   «Si va alle terme, si va alle terme!» saltellava frattanto Mikoto, l’unica che, insieme a Midori, risultava essere carica di energie sin dalle prime ore del mattino – a patto che prima avesse fatto una più che abbondante colazione, si intende.

   «Mi chiedo se era proprio necessario che venissi anch’io…» mormorava invece con aria preoccupata Sister Yukariko, gli occhi bassi, una mano al viso, l’altra al petto. Sebbene non avesse che vent’anni appena, non era abituata a stare in mezzo ad altre ragazze per un evento così mondano.

   «Ma sicuro che è necessario!» la incoraggiò Midori, alla quale era bastato usare le parole “giustizia”, “amore” e “lealtà” affinché la giovane suona si lasciasse convincere ad unirsi a loro. «Dobbiamo sempre restare unite, noialtre!»

   Natsuki le rivolse un’occhiata non proprio felice, visto il modo in cui era stata trattata: erano piombate in casa sua alle cinque del mattino, prendendola di peso e trascinandola letteralmente fino alla stazione. «E allora perché Kikukawa non è venuta con noi?»

   L’insegnante dovette ammettere di non aver potuto fare nulla perché questo non accadesse. «Purtroppo Yukino-chan è stata sequestrata dai membri del Consiglio Studentesco prima che potessi avvertirla della nostra gita…» mormorò, grattandosi la nuca con fare seccato. «Ma questo non ci scoraggerà dal trarre il massimo vantaggio da questo nostro viaggio, non è così?» si riprese subito, levando un pugno in aria per dare la carica alle sue compagne.

   La sola Mikoto imitò quel gesto, gridando felice: «Ed io potrò mangiare a volontà le specialità del posto!»

   «Ehi, ehi… Quanta energia…» rise allegra Mai, raggiungendole. Essendo loro un gruppo di sei persone, si era precedentemente offerta di andare a fare la fila per tutte quante per non dover intasare la biglietteria.

   «Hai fatto i biglietti?» le domandò Midori, voltandosi nella sua direzione. La ragazza annuì. «Bene, allora! Si parte!»

   «Che il Signore ci protegga durante il viaggio!» si premurò di aggiungere Yukariko, le mani giunte, gli occhi chiari al cielo.

 

«Yukino!» chiamò imperiosa il Direttore Esecutivo del Consiglio Studentesco, scendendo dal taxi assieme alla sua aiutante e all’elegante Fujino. Si portò i lunghi capelli biondi dietro le spalle con un gesto veloce e continuò: «Occupati tu del conto.»

   «Subito, Haruka-chan» scattò immediatamente la ragazza, mettendo mano ai fondi che la sua amica le aveva affidato prima della partenza. A dire il vero un po’ le spiaceva di non essersi potuta unire alle altre HiME sue compagne, ma era comunque contenta di esser stata precedentemente “rapita”, per così dire, da Haruka e dai suoi mille progetti. Questa volta si trattava di una sorta di viaggio di piacere che il Direttore Esecutivo, appoggiata una volta tanto dalla Presidentessa, aveva voluto organizzare come ringraziamento per il lavoro svolto da tutto il Consiglio Studentesco.

   E così, ora, loro due, la Presidentessa, il Vicepresidente e quello che Mai Tokiha amava definire il loro schiavetto, accompagnati da tre ospiti, si trovavano di fronte ad un grande edificio in stile tradizionale presso il quale avrebbero alloggiato per l’intero weekend.

   «Sicuri che possiamo disturbare?» domandò a bassa voce Yuuichi, affiancandosi al suo senpai Reito che proprio in quel momento scendeva dall’auto insieme a due kohai, invitati perché avevano reso impeccabile servizio nei preparativi del precedente festival scolastico.

   Kanzaki sorrise. «Ma certamente, sta’ tranquillo, Tate-kun.» Spostò lo sguardo sul Direttore Esecutivo e continuò: «Suzushiro-san è molto generosa. E’ per questo che ha voluto che tutti noi venissimo qui, per goderci le terme in tutto relax.»

   Uno dei suoi ospiti trasecolò, sbiancando di colpo; l’altro, suo compagno di stanza al dormitorio, nonché suo migliore amico, intuì al volo il problema. «Terme?» balbettò, preoccupato, in vece del suo coetaneo. Gli sguardi dei due senpai e quello di Shiho Munakata, la quale, pur non essendo stata di alcun aiuto al Consiglio Studentesco, aveva praticamente imposto la propria presenza nel gruppo perché non voleva saperne di dividersi dal suo “Onii-chan” per un intero fine settimana, si spostarono su di lui.

   «Qualcosa non va, Takumi-kun?»

   Il ragazzino fissò con la coda dell’occhio l’amico – anzi, l’amica, perché, sebbene fosse entrata al Gakuen fingendosi un maschio per evitare di lasciar trapelare la propria identità di HiME, Okuzaki Akira era in realtà una ragazza, e soltanto Takumi era a conoscenza di questo suo segreto – e farfugliò un: «No, no… Tutto bene, davvero…»

   Reito parve crederci, e quando Haruka li richiamò per guidarli all’ingresso della villa che apparteneva alla famiglia Suzushiro da generazioni e che, quando i proprietari non vi sostavano, veniva adibita ad albergo anche perché possedeva delle sorgenti termali private, subito il Vicepresidente la seguì insieme agli altri.

   Rimasti indietro, Akira si aggrappò al braccio dell’amico. «Takumi! Tu lo sapevi?!» sibilò a bassa voce per non farsi udire dal resto del gruppo.

   Quello si volse verso di lei e scosse il capo, seriamente dispiaciuto per il disagio che i loro senpai le avrebbero involontariamente causato. «Se me ne avessero parlato, ti avrei avvertita prima, ti pare?» La ragazzina si morse le labbra, non sapendo come uscire da una situazione tanto scomoda. Takumi le mise la mano libera su una spalla al fine di rincuorarla. «Sta’ tranquilla, sono sicuro che riusciremo a cavarcela anche questa volta.»

   L’amica alzò timidamente gli occhi scuri per incrociare i suoi. «Perché parli al plurale? Dopotutto è un problema mio…»

   Il giovane sorrise dolcemente, come tutte le volte che si rivolgeva a lei. «Sì, ma visto che mantengo il segreto, ormai sono diventato tuo complice, no?»

   Akira arrossì lievemente, a metà fra i sensi di colpa e la gioia di sentirlo parlare in quel modo. «Grazie, Takumi.»

   «Ehi, voi due!» li richiamò Yuuichi, il quale, insieme agli altri, era ormai giunto lontano diverse decine di metri. «Se non vi muovete, rischiate di perdervi! Questo posto è immenso!»

   «A-Arriviamo!» sobbalzarono i due ragazzini, correndo verso di loro.

   «Dico, prima li invitiamo e poi si fanno aspettare» si sentì lamentare confusamente Haruka, alla testa del gruppo. «Saranno anche due validi collaboratori, ma sono di sicuro mezzi addormentati.»

 

Un ritiro in montagna per un intero fine settimana era quello che ci voleva per allenare la mente. Il torneo di kendo si stava avvicinando e la squadra del Fuka Gakuen non poteva non approfittare di quell’occasione per rafforzare il proprio spirito. Cosa c’era di meglio di un viaggio in un posto così isolato per poter scacciare i pensieri mondani e concentrarsi unicamente sulla vittoria del torneo?

   Forte di questa convinzione, il capitano della squadra guidò gli altri verso l’entrata dell’edificio che li avrebbe ospitati in quell’occasione, ma non appena furono accolti da un’anziana signora in kimono, accorsa per dare loro il benvenuto, un’esclamazione si levò alle loro spalle.

   «Takeda?!»

   Il capitano, spaesato al pensiero che ci fosse qualcuno, lì, che lo conoscesse, si volse indietro e la sua mascella quasi toccò terra. «Kuga?!» riuscì a boccheggiare dopo svariati tentativi andati a vuoto. Con Natsuki Kuga nei paraggi, la fanciulla per cui il giovane spasimava da tempo, la concentrazione sarebbe senza dubbio andata a farsi benedire. Soprattutto per via di alcuni precedenti fra loro che avevano rischiato di uccidere il poveretto a causa di forti emorragie nasali. «C-C-Che ci fai tu qui?!» annaspò ancora, additandola terrorizzato.

   Natsuki, che invece non faceva altro che innervosirsi quando Masashi Takeda le si trovava fra i piedi, aggrottò la fronte. E sia detto che non la innervosiva il fatto che lui provasse qualcosa per lei, dal momento che la ragazza neanche si era resa conto dei sentimenti che il giovane nutriva nei suoi confronti… Semplicemente, non sopportava che un qualunque ragazzo le girasse attorno; stessa cosa dicasi per le amicizie femminili. Insomma, Natsuki era quella che potremmo definire un tipo asociale. «La cosa non ti riguarda!» ribatté, stizzita.

   Alle sue spalle qualcuno rise con fare divertito. «Potevi dircelo che ti eri data appuntamento qui con il tuo ragazzo. Avremmo fatto a meno di venire a disturbarvi.»

   Takeda andò in fibrillazione, la mora invece si voltò verso Nao decisamente inferocita, il viso paonazzo per quelle insinuazioni. «Non dire assurdità, idiota!»

   Da buona insegnante, Midori intervenne finalmente a calmare gli animi. «Su, su, ragazzi, fate i bravi» li richiamò, battendo le mani. «Se possiamo avere compagnia, non è affatto una tragedia, anzi» sorrise furbetta.

   «Mi-Midori-chan!» esclamò Mai, incredula che una loro professoressa potesse parlare in modo tanto sfacciato, mentre Mikoto e Yukariko rimanevano a guardare la scena con aria ingenua, evidentemente non consce del significato della frase della giovane docente.

   Nao lasciò scorrere lo sguardo sui vari membri della squadra di kendo e sorrise maliziosa. «Credo proprio che ci sarà da divertirsi…» concordò quindi con Midori, forse per la prima volta in vita sua.

   Un moto d’orgoglio impose a Takeda di reagire e di difendere la propria posizione di capitano. «N-Noi siamo venuti qui in ritiro!» annunciò, impettito, cercando con tutte le sue forze di non guardare la sua Musa della Distrazione, alias Natsuki. «Quindi preferiremmo evitare di essere deconcentrati, grazie!»

   «Ma sì, ma sì…» sospirò l’insegnante, le mani ai fianchi. «Stavamo scherzando, sta’ tranquillo.»

   Nao ruotò gli occhi al cielo e scrollò le spalle. «Parla per te» ribatté a mezza voce, intrecciando le braccia al petto.

   «Ehi, Midori. Quando si mangia?» domandò lecitamente la piccola Mikoto, alla quale le chiacchiere degli altri interessavano ben poco e preferiva molto più inoltrarsi in argomenti che potessero riempirle lo stomaco.

   In risposta non vennero le parole della donna, ma una serie di esclamazioni che annunciarono l’arrivo di un terzo gruppo di ospiti.

   «Onee-chan!»

   «Takumi?!»

   «Capitano?!»

   «Tate…»

   «Shizuru?»

   «Buongiorno, Natsuki.»

   «Mai-san, che sorpresa vederti qui.» Reito si diresse verso il gruppo fermo all’entrata. Le sorrise gentilmente, facendola sentire non poco in imbarazzo, ed aggiunse. «Ma ne sono immensamente felice.»

   La ragazza chinò lo sguardo con fare impacciato. «Ah… ehm… grazie…»

   «Yukino!» saltò su Mikoto, precipitandosi verso l’amica.

   Lei sorrise, felice. «Mikoto-chan! Che bella sorpresa!»

   Stizzita soprattutto da quest’ultimo quadretto, Haruka finalmente esplose. «COSA DIAVOLO CI FATE VOI QUI?!» fu il grazioso quesito che, urlato quasi a pieni polmoni, si premurò di rivolgere a quella folla che le invadeva l’ingresso di casa. Di una delle tante appartenenti alla famiglia Suzushiro, per la precisione.

   «Haruka Oujo-sama!» si profuse in inchini l’anziana signora che attendeva che i suoi ospiti si decidessero a smuoversi da lì. «Avrebbe potuto avvertirci del suo arrivo!»

   La fanciulla ebbe uno scatto nervoso. «Come sarebbe?! Vi ho avvisati la settimana scorsa!»

   La donna la fissò confusa ed alzò le spalle, intimorita. «Ma… non abbiamo ricevuto alcun messaggio da parte sua, Oujo-sama…»

   Haruka stentò a crederci. E pertanto si irritò ulteriormente, battendo un piede a terra e mostrando un pugno. «Ho chiamato personalmente Sawataru per dirgli che io ed alcuni ospiti saremmo arrivati qui proprio oggi!» insistette, per nulla impietosita dall’aria mortificata della sua sottoposta.

   Quest’ultima si morse le labbra per non ridere, si portò una mano alla bocca per fare due colpi di tosse ed infine si ricompose. «Haruka Oujo-sama… Sawataru lavora alla villa di Nagoya, non qui.»

   Calò il silenzio.

   La donna si sentì autorizzata a continuare. «Dal momento che non sapevamo del suo arrivo, ci siamo presi la libertà di lasciare aperto l’albergo anche per un altro sparuto gruppo di persone.»

   «Ma… ma…» non si capacitava Haruka, imbarazzata per l’ennesima gaffe fatta davanti a buona parte dei suoi conoscenti del Gakuen. Si volse poi furente verso Mai, Nao e Natsuki, additandole ed accusandole implicitamente di essere alcune fra le studentesse più indisciplinate della scuola. «Perché proprio voi?!» le aggredì, tanto per scaricare la propria rabbia su qualcuno.

   Midori si parò davanti alle sue protette e rispose gioviale: «Il posto me l’ha consigliato la Presidentessa.»

   Gli occhi di tutti si catapultarono su Shizuru, la quale, rimasta quasi in silenzio fino a quel momento, rivolse loro un dolce sorriso. «Ho solo pensato di aiutare un’amica» affermò, volgendo uno sguardo affettuoso verso Natsuki che, braccia conserte, alzò un sopracciglio.

   «Fujino!» strepitò Haruka, sentendo una voglia matta di metterle le mani al collo.

   A metà fra lo spargere petali di rosa sui piedi della Presidentessa ed un moto d’orgoglio che lo costringesse a rimanere serio, Takeda vociò: «A-Anche noi siamo stati indirizzati qui da Kanzaki!»

   La padrona di casa spostò l’oggetto dei suoi improperi mentali dalla Presidentessa del Consiglio Studentesco al Vicepresidente. «Potevate almeno chiedere il permesso, no?!»

   «H-Haruka-chan…» cercò di calmarla Yukino, nella speranza di evitarle un’embolia.

   «Scusa, ma che ti frega? Tanto tu non dovevi andare a Nagoya?» mormorò Nao che, seccata per tutto quel chiasso, rimaneva in disparte non avendo particolare simpatia per nessuno, lì nei paraggi. Eccetto forse per Mikoto. Forse.

   E mentre Haruka si arrendeva all’idea di avere degli intrusi in casa e, giocata per l’ennesima volta dall’abilità oratoria di Shizuru che aveva presto elogiato la sua generosità, dava loro la garanzia di non dover sborsare un soldo per vitto e alloggio, gli animi finalmente riuscirono a distendersi.

   «Mi avevi detto che Reito-san vi aveva invitati fuori per una gita, ma è stata davvero una sorpresa trovarvi proprio qui» commentò Mai, affiancata dal fratello e da Akira, sempre più terrorizzata dall’idea di dover mascherare la propria identità di donna dinanzi a tanta gente in un luogo in cui sicuramente l’attrazione principale sarebbe risultata quella delle terme.

   «Puoi dirlo» annuì Takumi, contento, sistemandosi meglio in spalla la propria borsa da viaggio. «Ma… meglio così. Dopotutto, più siamo, più ci si diverte. Vero, Akira-kun?» sorrise, voltandosi verso la ragazzina che subito lo fulminò con lo sguardo.

   «Tanto è un problema mio…» ci tenne a ripetergli fra i denti. E quando, ricordandosi solo in quel momento del problema dell’amica, il giovane cercò di scusarsi, lei girò il capo dall’altra parte, stizzita.

   «Tutto bene?» chiese Mai, notando che fra i due qualcosa pareva non andare. Incapace di mentire, Takumi si limitò a sorridere, lasciandola tuttavia con il dubbio.

   «Onii-chan!» si sentiva intanto alle loro spalle, tanto che la maggiore dei Tokiha spostò la propria attenzione sui due che li seguivano. «Stanotte dormiamo insieme, vero?»

   Quell’innocentissima domanda – perché stavolta davvero Shiho l’aveva posta con il massimo candore – ebbe il potere di far diventare Yuuichi paonazzo. «S-S-S-S-Shiho?!» uggiolò, messo in difficoltà anche dalla presenza di Mai. I loro occhi si incrociarono e la ragazza dai capelli rossi subito distolse lo sguardo, chinando il capo in avanti e facendosi pensierosa, cosa che non sfuggì a Takumi e alla sua amica.

   «Oggi è l’unica possibilità che abbiamo per starcene un po’ soli soletti!» continuava intanto a gioire Shiho, con espressione sognante in viso. «Mi piacerebbe tanto fare anche una bella passeggiata per il giardino prima di cena!»

   «Questa sì che è un’ottima idea» convenne Reito, intervenendo nel discorso. Si rivolse a Mai e domandò col solito fare galante: «Mai-san, ti andrebbe?»

   Presa in contropiede, la ragazza non ebbe il coraggio di rifiutare in maniera decisa, anche perché, in fin dei conti, il giovane non le era del tutto indifferente, anzi: Kanzaki Reito era senza dubbio molto bello ed affascinante, era gentile e sempre premuroso. Tuttavia… Lo sguardo di Mai scivolò nuovamente nella direzione di Yuuichi che, a sua volta, la fissò con aria spaesata, quasi confuso sul farsi; se comunicarle un disperato “non accettare” o se invece lasciarle fare quel che voleva. Dopotutto, fra loro non c’era niente e per di più i due continuavano ad asserire a gran voce di non sopportarsi.

   Dinanzi ad un aiuto che non arrivava, Mai si lasciò quasi andare ad un sospiro rassegnato: non aveva ragioni per rifiutare l’offerta di Reito. Gli sorrise, seppur senza reale gioia. «Certo.»








Confesso che questa doveva essere un'ennesima shot, ma dal momento che sta venendo piuttosto lunga e che sarà solo dalla prossima scena in poi che la storia entrerà più o meno nel vivo, mi sono dovuta adattare a dividere il tutto in capitoli (non so ancora quanti, sorry). Tuttavia, sono costretta anche a confessarvi che la cosa mi fa parecchia paura e mi imbarazza al contempo... ç_ç
Prometto di trattare più o meno umanamente tutti i personaggi, persino quella bubuzuke di Shizuru che non reggo, così che nessuno possa mettermi alla gogna. XD Come già detto, per quanto già di mio non tolleri l'OOC (specie in una serie con personaggi così meravigliosamente caratterizzati), odio non poco vedere snaturati personaggi unicamente perché l'autore/autrice li ha poco in simpatia (o li adora a dismisura) e li trasforma al punto da renderli irriconoscibili. Per cui, se dovessi macchiarmi di un crimine del genere, correte pure a tirarmi le orecchie, ok? ^^
Che altro dire? Beh, ringrazio ovviamente quanti leggono e commentano: mi rende davvero felice il sapere che c'è qualcuno che si interessa alle cavolate che scrivo anche solo per ammazzare il tempo. ♥
Shainareth



  
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