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Autore: giuliabosca    23/10/2013    0 recensioni
Noelle è una ragazza con un destino che l'ha sempre condizionata .. che ne sarà di lei?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, un mondo che non riesco a comprendere o accettare. Tutto è ignoto per me. Non conosco pù niente di questo paese. Eppure ci sono nata, dovrei provare qualcosa nel trovarmi qui.

Il mio nome è Noelle e ho appena 14 anni. Vivo in un paesino non molto lontano da Dublino. E' l'anno 1953 e la mia nazione è nel pieno di una guerra civile che sta causando da decenni moltissime vittime. Ero appena nata quando iniziò l'incubo. Mia madre subito dopo la mia nascita fu costretta a partire per un luogo molto lontano ed io dovetti stare con mio padre. L'unico punto di riferimento, l'unica protezione che avevo. Mio padre ha sempre provveduto per evitare che io subissi il dramma di questa guerra, ma i miei occhi capivano, la mia mente percepiva ogni cosa, fin dalla tenera età. Capivo che c'era scompiglio, capivo che papà  soffriva. Mamma era lontana, se non era già stata uccisa dai soldati avversari. 
Giunta al compimento dei sei anni, cominciai a frequentare il primo livello di scuola primaria. Mi piaceva parecchio la scuola. Avevo la possibilità di istruirmi e di fare nuove conoscenze con ragazzi della mia stessa et. Qui, conobbi Alisea, la mia migliore amica. Lei mi è stata vicina in momenti in cui nessuno c'era. Papà era sempre impegnato a lottare per portare a casa qualcosa da mangiare. Arrivava sempre molto stanco e nervoso, non potevo annoiarlo con le mie "paranoie". Alisea, invece, è sempre stata un'amica fidata, una persona eccezionale, degna di essere voluta bene da tutti, e così è stato. Passavamo sempre le giornate in compagnia per studiare, chiacchierare e divertirci.
Un giorno, però, mi giunse la notizia che mio era stato arrestato per motivi di Stato, di cui non volevano parlami, poichè ero troppo infantile e piccola per venire a conoscenza di certe situazioni. Mio padre era stato rinchiuso. Ora? Ora, che potevo fare io? Dove vivevo? Non avevo nemmeno abbastanza soldi per mantenere casa e in più ero troppo piccola per farlo da sola. Avevo appena 11 anni.

Lo Stato prese la propria decisione nei miei confronti. Un giorno, bussò qualcuno alla porta. Non volli aprire. Ricordai le "vecchie" parole di mio padre: "Noelle, non si deve mai aprire la porta agli estranei".
Non aprii e feci finta di non sentire per parecchio tempo. Ma non cessarono di battere alla porta così urlai: " Cosa volete? Chi siete?"
"Sono un ufficiale dell'esercito, vieni ad aprire ragazzina" urlò un uomo da fuori.
Andai ad aprire la porta.
"Era ora... Perchè non ci hai aperto subito, si può sapere? Abbiamo l'ordine di portarti via da questa abitazione, in quanto non puoi accopartene da sola visto che tuo padre passerà molto tempo in carcere" esclamò un uomo in uniforme.
"Io non vengo con voi. Non posso allontanermi da casa mia. Almeno fatemi parlare con mio padre prima." esclamai.
"Non c'è  più tempo.. Non può parlare con suo padre ora. Non è possibile." spiegò
" Dove mi portate? Dove volete portarmi? Cos'avete fatto a mio padre?"
Mi presero di forza e mi portarono via con loro. Piangevo, urlavo... Continuavano a rpertermi di stare zitta, che non sarebbe successo niente. Avevo paura. Non volevo lasciare il mio paesino. Mi addormentai.



Mi svegliai di soprassalto. Un rumore proveniva da fuori. Non guardai ecercai di non fiatare. Tutto di un tranno ci fermammo. Scesi dal mezzo e mi trovai davanti ad un cancello enorme.
C'era una grossa scritta nella parte alta del cancello: " CASA D'ACCOGLIENZA PER BAMBINI DISAGIATI"
Chiesi spiegazioni, ma nessuno rispose alle mie richieste. Le enormi porte si aprirono improvvisamente e dopo aver camminata per circa quattrocento metri vidi un edificio enorme davanti a me. Vi entrai insieme all'ufficiale. Ci venne incontro una donna, molto alta, robusta, capelli lunghi ricci e un sorriso sarcastico stampato sulle labbra.
"E tu devi essere Noelle. La nostra nuova arrivata, è un piacere fare la tua conoscenza tesoro." disse
" Piacere mio, signora" dissi tremando leggermente.
"Ecco, la signorina Kate, la nostra accuditrice, ti accompagna nella tua stanza. E' ora di dormire. Domani sarà servita la colazione e ti verranno presentati i programmi d'instruzione che verranno svolti nella nostra aula." spiegò
"Prego signorina, da questa parte!" sclamò Kate
"Piacere Kate, io sono Noelle" dissi. Mi pareva solare e molto aperta al pubblico.
"Il piacere è tutto mio Noelle. Stai molto attenta in questa casa. Fai sempre quello che ti viene detto dalla Signora Brown" disse
"Ah, è così che si chiama... Signora Brown" sussurrai
"Eccoci arrivati. Questa è la tua stanza. Buonanotte Noelle. Per qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno, chiamami, intesi?" si assicurò
"Certo, grazie tante." risposi

La camera era cupa. Non vi era niente, se non qualche mobile in legno e un piccolo armadio per riporvi gli indumenti. un piccolo tavolino con un calamaio e una piccola finestra da cui si potevano vedere le stelle. I muri non erano molto ben curati. rano instabili e leggermente pitturati di un "bianco sporco" che mi dava la nausea solo orrvandolo. Non era lo stile di vita che mi aspettavo. Ero impaurita. Mi mancava mio padre, la mia amica Alisea e in più pensavo a mia madre. Chissà se mi stava pensando. Se era ancora viva. Dove fosse... Non potevo scrivere una lettera a mio padre, non gliel'avrebbero mai fatta arrivare in carcere. Quella notte, decisi di scrivere ad Alisea:

" Cara Alisea,
   spero che tu capisca, che tu sappia che non me ne sono voluta andare. Sono stata obbligata dagli ufficiali militari a farlo. Mi trovo in un posto cupo, strano. E' un centro di accoglienza per bambini che non hanno nessuno che possa accudirli. La nostra "Dirigente" si chiama Brown di cognome ed è una donna piuttosto seria. Spero che tutto vada bene. La ragazza che ci accudisce però sempre aperta al pubblico ed è molto simpatica edè molto buona, per quanto ho potuto capire in questi pochi minuti in cui le ho parlato. Vorrei tornare lì, parlare con te, divertirmi con te, mangiare le fragole del boschetto fino a scoppiare. Sono in questo posto da pochissime ore e già ho la necessità di tornare .
Se vedi mio padre, il chè è molto strano, salutamelo e digli che sto bene e di non preoccuparsi che uscirà presto e potrà finalmente venirmi a prendere. Ora devo scappare, perchè è ora di dormire, sennò la senti la Brown. Ti voglio bene Alisea. Aspetto una tua risposta. Buonanotte."

Il giorno dopo spedii la lettera.
  
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