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Autore: xCyanide    23/10/2013    6 recensioni
La prima volta che l’avevo visto, però, la ricordavo.
Ve l’ho detto, era semplicemente apparso, non lo conoscevo. Non lo avevo mai visto prima di allora.
E quindi come ha fatto uno sconosciuto a sembrarmi così familiare, proprio come se fosse casa mia? [dal primo capitolo]
-Ti stai innamorando di me, Frank? – chiese, con così tanta tranquillità e naturalezza che mi sembrò quasi strano sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. [dal sesto capitolo]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 4 - Di migliori amici e persone vere.


I miei non la smettevano di litigare, litigare e litigare. Mai. Non c’era un momento di pace in casa da.. mesi? Io avrei chiesto il divorzio se fossi stato nei panni di mia madre. Quel gentiluomo delicatissimo di mio padre le diceva in continuazione che da quando l’aveva incontrata, da quando ero nato, la sua vita era completamente andata a puttane.
Appoggiai la guancia sulla spalla di Brian che mi cinse il fianco con il braccio e mi baciò delicatamente la fronte. Nascosi piano il viso nell’incavo del suo collo, continuando a piangere sommessamente per colpa di quello che si stavano urlando contro i miei genitori, e lui sospirò pesantemente. Perché non la smettevano?
-Non ce la faccio più… - sussurrai contro la sua pelle pallida e profumata e lui annuì lentamente, stringendomi leggermente di più. Era il mio unico amico e ringraziavo il destino per aver fatto in modo che lo incontrassi. Senza di lui sarei probabilmente morto da tempo. Era più grande di me di due anni, infatti frequentava il quarto superiore nella mia stessa scuola e spesso ci vedevamo a ricreazione. Credo fosse uno tra i tanti motivi per i quali tutti quei bulli se la prendevano con me.
Brian Kinney era gay. Era l’essere più gay che avessi mai conosciuto, ma non importava. Almeno per me. Secondo la mia dolcissima testolina, non aveva difetti. Ma non era come Geràrd. Lui si che era perfetto, cavolo, in tutto e per tutto. Brian era più un tipo… scontroso? Altezzoso, volgare, vanitoso, troppo legato all’aspetto fisico per essere effettivamente vero.
Ecco il suo unico difetto: era legatissimo al suo aspetto fisico. In confronto a me era un fottuto don Giovanni, anche perché era al penultimo anno e quindi frequentava anche i più grandi. Credo fosse l’unico omosessuale che girava per scuola al quale nessuno aveva scritto “frocio” sull’armadietto o rotto la serratura in modo che non potesse aprirlo più per prendere i libri. Lo rispettavano tutti, anzi alcuni lo temevano anche, ma non sapevo davvero come avesse fatto a crearsi una reputazione così.
Lo avevo conosciuto l’anno prima, ma ci eravamo trovati subito benissimo insieme. Io non lo invidiavo come facevano tutti per le sue conquiste e lui non mi faceva sentire inferiore. Io rispettavo lui e lui rispettava me, nessuno dei due pativa l’influenza dell’altro e soprattutto avevo potuto capire che era una delle persone più apprensive di questo mondo.
Lo faceva vedere con poche persone, ma con me si lasciava sempre andare.
C’era stato solo un momento di tensione tra noi, nel quale ero venuto a sapere della sua cotta mega galattica nei miei confronti, ma che fortunatamente era stata una cosa passeggera.
Era un bellissimo ragazzo, questo non lo negava nessuno. Semplicemente, non mi sentivo attratto da lui per niente. Qualsiasi ragazza del mio istituto avrebbe venduto un rene per stare con un ragazzo come lui. Alto, fisico magro ma con muscoli asciutti, pelle liscia e perfetta, labbra a cuore e due occhi ipnotici che avrebbero conquistato chiunque. Tranne me, questo si. Non avevo gusti semplici, c’era da aggiungerlo.
E Geràrd non era per niente semplice. Era il contrario della semplicità, anche solamente nei tratti.
Era venuto a trovarmi spesso, in quei giorni. Lo vedevo sempre entrare dalla finestra senza che mi avvertisse per niente, non aveva nemmeno un cellulare su cui poter chiamare. Era una persona strana, avevo scoperto che non possedeva nemmeno un computer.
Avevo provato spesso a passare davanti alle classi quinte quando andavo in bagno ma di lui nemmeno una piccola traccia. Nemmeno minuscola.
Era una situazione particolare, ma mi aveva chiesto di non chiedere di lui a nessuno, così non lo facevo.
Avrei tanto voluto trascorrere la ricreazione con lui, e magari anche con Bri e il suo ragazzo, ma avevo paura di parlare del mio nuovo amico. Brian si sarebbe fatto subito le idee sbagliate e io non riuscivo a vedere Geràrd come una creatura che potesse essere appetibile anche dal punto di vista sessuale. Era così ingenuo e delicato che nessuno avrebbe mai avuto la malsana idea di far del sano sesso con lui.
E poi ero arrivato alla conclusione che volevo fosse il mio piccolo segreto. Solo mio. Volevo che solo io e lui sapessimo dei nostri incontri, delle nostre parole, dei sorrisi che mi dedicava dolcemente quando mi vedeva giù di morale per un qualsiasi motivo.
Mi aveva anche medicato un occhio nero, due giorni prima, che purtroppo ancora campeggiava sul mio occhio sinistro. Era stata colpa di Tyler, un ragazzo che aveva deciso che avrei dovuto essere il suo giocattolino preferito per tutta la giornata.
Mi ero sentito protetto e volevo che nessun altro si sentisse come me in quel momento. Volevo potermi sentire speciale per la prima volta in vita mia, e volevo fosse una situazione privata. Geràrd, d’altronde, non aveva altri amici, non avrebbe potuto raccontarlo a nessun altro.
Cercai di calmare il pianto, invano.
Brian mi strinse ancora di più e prese una mia mano per intrecciare le dita alle sue. –Ti prometto che andrà tutto bene, prima o poi – mi disse solamente, in modo deciso. Come se lo sapesse anche lui.
 
-E quindi loro litigano sempre… -conclusi, voltando poi il viso verso il mio amico, che era sdraiato sul mio letto con la camicia nera sempre a campeggiare sul suo petto magrissimo. Mi chiedevo spesso se mangiasse, gli proponevo  di preparare una tazza di latte da dividere e dei biscotti ma lui rifiutava sempre. Andava bene, anche se effettivamente un po’ di nutrimento avrebbe potuto fargli più che bene.
Lui si lasciò andare ad un lungo sospiro stressato che mi fece allarmare e chiedere se forse lanciargli addosso i miei problemi ogni volta che arrivava nella mia camera non fosse troppo. Osservava il soffitto con gli occhi pressoché spalancati, davvero curioso, come se le crepe dell’intonato fossero la cosa più interessante del mondo in quel momento preciso.
La sua pelle era più pallida del solito, sembrava quasi trasparente. A volte assomigliava davvero molto a un rettile, così sinuoso e dalla consistenza strana. Non l’avevo mai toccato, e nemmeno abbracciato, così spesso mi chiedevo se non fosse stato anche viscido al tocco. Ero curioso, ma come dirgli “ehi voglio toccarti”?
Si passò lentamente le nocche della mano sinistra sotto il nasino perfetto e poi socchiuse gli occhi, nascondendo parzialmente le due gemme che teneva incastonate dentro.
-Tu… come reagisci? – mi chiese a quel punto, come se davvero fosse il mio psicologo.
-Io vorrei solo scomparire e… morire. Non so, non morire, no, è sbagliato. Semplicemente non essere mai nato capisci? I miei avrebbero meno problemi e non sarei pervaso dai sensi di colpa ogni giorno, da quando mi sveglio a quando vado al letto. Vorrei solo che loro due sia amassero davvero e… - deglutii lentamente, quando sentii il leggero rumore del lenzuolo sotto il suo corpo che si spostava piano. Si mise a sedere e mi osservò come se fosse fermo nelle sue convinzioni.
-Vieni qui – mi ordinò con voce perentoria e non potei fare a meno di obbedire e dirigermi nella sua direzione, per sistemarmi di fronte a lui. Piantò gli occhi nei miei e mi sentii quasi svenire dalla luce che rilasciavano e contenevano. Erano… irreali. Qualcosa di completamente innaturale e ultraterreno, in qualche modo. Non so come facesse una persona normale ad avere uno sguardo così magnetico e innocente allo stesso tempo ma evitai di riempirmi di domande proprio in quel momento. Volevo solo guardarlo. Osservarlo e morire della sua bellezza. –Devi… - cominciò ma poi sospirò come se stesse cercando le parole giuste. Il suo inglese era migliorato, aveva smesso di mischiare parole della mia lingua con quelle della sua, tranne quando era arrabbiato. O nervoso e agitato. Ma non capitava spesso, aveva un autocontrollo degno di una madre di famiglia con dieci bambini piccoli. –Se non guardi in faccia la vita, se non guardi in alto con sguardo fiero, la vita ti mangerà vivo. Sei tu a dover cambiare la tua esistenza e la visione che hai di essa, non può farlo nessun altro. Nemmeno io, che vorrei davvero. Mi rincresce dirti che se non ti svegli un pochino, se non ti senti fiero di quello che sei, di quello che sicuramente diventerai, nessuno lo sarà. Se non ri ami, se non ami te stesso, non porterai nessuno a farlo. Quello che pensi di te, la gente lo sente. Se pensi di essere una merda, la gente dirà che sei una merda. Dipende tutto da te, Frank, quindi ti prego, cerca di prendere il positivo di questa situazione perché non sei l’unico a soffrirne. Credi che tua mamma non ne soffra, che tuo padre non sia stanco di passare le giornate a litigare con la donna che gli ha donato un figlio così splendido? Io sarei stanco, davvero – scosse lentamente il viso. –Anche i miei genitori hanno avuto dei momenti di crisi, sono stati vicini al divorzio ma mai, mai, ho desiderato sparire. Ho alzato il viso e mi sono detto che era la mia volta. Dovevo lottare. Dovevo lottare per rimanere vivo, per rimanere me stesso nonostante tutto. Per non riempirmi di domande inutili, per essere in pace. Per essere tranquillo, okay?
Rimasi senza fiato, le sue parole erano così forti. Mi fece sentire onnipotente, capace di fare tutto. Mi fece sentire vero per la prima volta nella mia intera vita. Mi fece sentire vivo, senza vincoli, senza costrizioni.
Dovevo solo alzare il viso verso il cielo e non tenerlo ancorato a terra come sempre. Dovevo guardare il cielo, raggiungerlo. E non scavarmi una fossa completamente da solo.
Sentii gli occhi lucidi e lui si affrettò a prendere delicatamente il viso tra le dita per osservarmi preoccupato. Non era viscido come un serpente, era maledettamente liscio e morbido, invece. Così delicato da sembrare porcellana nella mani della persona sbagliata. Quando si rese conto che stavo comunque sorridendo nel pianto, si lasciò andare a un respiro liberatorio e pesante, mentre per la prima volta mi stringeva in un abbraccio leggero.
Non saprei spiegare quale fosse di preciso il suo profumo, ma mi ricordava la brezza marina. Il cielo, le urla di un bambino che felice corre nella neve incurante dei rimproveri della mamma. Mi ricordava l’entusiasmo che provi al tuo primo concerto, la voglia di sentire la pelle delle altre persone contro. Mi ricordava la mia infanzia, la perenne considerazione errata che avevo dell’età adulta, la voglia di crescere che sempre campeggiava i miei pensieri. Mi ricordava tutti i sorrisi che mi aveva dedicato mia nonna prima di morire, le poche volte che mio padre mi aveva preso in spalla e detto “ti voglio bene campione”. Mi ricordava il sudore che scende lungo le tempie quando ti senti una rockstar, con la tua chitarra nuova di zecca in mano, quando sei in un altro mondo e non riesci a rimettere i piedi per terra. Mi ricordava il primo giorno della scuola elementare, il nervosismo, la consapevolezza di camminare sempre avanti.
Mi ricordava la libertà. E i sogni.
-Sii l’unica cosa vera della mia vita, ti prego – riuscii solamente a dire. Lui in risposta mi strinse ancora di più.
 

xCyanide's Corner
SONO PUNTUALE STAVOLTA, AH. Allora, scusate l'inizio così esaltato ma fortunatamente io con la mia classe siamo riusciti a far spostare una verifica chilometrica di storia a sabato, quindi ho più tempo di studiare/scrivere/disegnare/pubblicare. Sono felice, deh. Anche se moralmente per niente, ma okay, tralasciamo.
Se non l'aveste capito, il Brian di cui parlo è quello di QAF, promesso alla mia migliore amica, quindi praticamente simboleggia lei in parte, ed è una cosa carina.
ralasciando questi sentimentalisimi(?), questo capitolo è quello di partenza per la storia in se, che girerà tutta intorno alle parole "vero" e "vivo", sperando di riuscire a farmi capire. Spero come sempre che vi piaccia il mio scritto e ovviamente ringrazio le persone che stanno recensendo, davvero dal profondo del cuore. E ovviamente, fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima,
xCyanide

  
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