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Autore: Lux_daisy    23/10/2013    4 recensioni
Dal capitolo 3:
-- Sei fastidioso, feccia. Ti conosco a malapena e già mi verrebbe voglia di massacrarti fino a farti urlare pietà, perciò ti avverto: non continuare a provocarmi --. La sua voce si era ridotta a un sussurro: si insinuò nella pelle di Squalo, strisciando come un serpente e scavò fino a raggiungere la carne e i muscoli e le ossa per poi incidersi nell’anima e mozzargli il respiro. Squalo sgranò gli occhi e per la prima volta in vita sua si accorse di provare paura di fronte a un avversario.
In una prestigiosa Accademia si incrociano le vite di due ragazzi dal passato difficile. Xanxus e Squalo si odiano e si scontrano, si respingono e si attraggono, come le falena di fronte alle fiamme, senza capire quant'è grande il pericolo di bruciarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Superbi Squalo, Xanxus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sentimenti contrastanti



 
La prima sensazione che provò, ancora prima di capire di essere sveglio, fu un’emicrania lancinante che minacciava di fargli esplodere il cervello. Provò ad aprire gli occhi e ringraziò mentalmente la semioscurità che regnava nella stanza.
“Dove mi trovo?” si chiese spaesato e confuso, sbattendo le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco l’ambiente circostante. Si accorse di essere per tre quarti sdraiato su un divano, con una gamba che penzolava fuori e l’altra poggiata su…
“Bel??”. Squalo sgranò gli occhi, sorpreso: il biondo era seduto sul lato opposto del divano, la spalla poggiata su Viper, la quale a sua volta era schiacciata tra il ragazzo e il bracciolo. Entrambi dormivano profondamente, nonostante la scomoda posizione. Cercando di fare attenzione, Squalo tolse il piede e la mezza gamba che erano poggiati sulle cosce di Belphegor e si mise seduto. Una dolorosa fitta alla testa e un conato di vomito lo investirono contemporaneamente, costringendolo a chiudere gli occhi e a fare respiri profondi.
“Che diavolo è successo? Non mi ricordo niente…”. Frugò nella sua memoria, ma le uniche immagini che tornarono a galla furono quelle di lui e i Varia che festeggiavano a modo loro, bevendo e facendo casino. Dopo di che il nulla.
“Cazzo! Devo essermi ubriacato” concluse, rassegnato all’idea di ricordare qualcosa. Diede una rapida occhiata e viste le condizioni degli altri, dedusse che non era stato l’unico a esagerare con l’alcol. Oltre ai due vicini di divano, Levi dormiva sul pavimento e russava profondamente, mentre Lussuria era rannicchiato in posizione fetale su una delle poltrone e stringeva al petto un piccolo cuscino ricamato, sottratto di sicuro alla suddetta poltrona. All’appello mancava solo Xanxus.
“Sarà andato a dormire nella sua stanza, lasciandoci qua…” ipotizzò, guardandosi ancora attorno, “il solito menefreghista del cazzo!”. Si alzò in piedi e nonostante le vertigini, riuscì a mantenersi stabile e si accorse solo allora di essere a piedi scalzi.
“Dove sono le mie scarpe?” si chiese sorpreso. Le cercò nella stanza, ma si arrese dopo il primo minuto, troppo provato dal dopo-sbronza per compiere gesti che andassero oltre lo stare in piedi e il camminare. Così lasciò perdere e uscì a passi lenti e pesanti.
Una volta raggiunta la sua camera, si diresse in bagno, desideroso di farsi una bella doccia rigenerante, ma proprio nel momento in cui si tolse la camicia, si paralizzò davanti allo specchio.
Il collo e il petto erano ricoperti di segni di morsi e succhiotti che spiccavano ancora di più in contrasto con la pelle diafana e il suo labbro riportava una crosta di sangue scuro e rappreso nel punto in cui era stato ferito.
“Ma che diavolo…”. Sempre più incredulo e confuso, si avvicinò allo specchio e si osservò con attenzione, nella speranza di dare un senso a quello che i suoi occhi stavano vedendo. Speranza che si infranse quando, ancora una volta, si rese conto di non ricordare niente della notte passata. Che cosa era successo?
Chi l’aveva marchiato in quel modo?
Sentì un brivido di paura corrergli lungo la schiena al solo pensiero che qualcuno dei Varia gli avesse fatto una cosa del genere. Perché era ovvio che poteva essere stato solo uno di loro, ma chi?
“No! Non lo voglio sapere!” si disse spaventato e si allontanò dallo specchio con uno scatto, per poi fiondarsi sotto la doccia.

Una volta che ebbe finito di lavarsi e rivestirsi, uscì fuori dalla stanza e dopo pochi passi si imbatté nel Nono che gli sorrise gentile e gli diede il buongiorno.
Squalo si sentì subito a disagio, pensando al fatto che lui e gli altri avevano abbandonato la festa e si erano rintanati in una stanza ad ubriacarsi, ma il Boss sembrò quasi anticiparlo perché, senza smettere di sorridere, disse: << Non preoccuparti per ieri sera: sapevo che mio figlio non avrebbe resistito a lungo in mezzo a tutte quelle persone. Non è proprio il tipo a cui piace stare in compagnia >>.
Squalo sgranò leggermente gli occhi, sorpreso, ma si sforzò di abbozzare un sorriso. << Già >> si limitò a rispondere, scrollando le spalle.
<< Beh, sono contento che almeno riesca a stare con voi >>.
“Quando non ci picchia o ci ignora del tutto” concluse nella sua mente, ma ritenne che sarebbe stato più corretto non divulgare certe informazioni, dato che non sapeva che tipo di rapporto ci fosse tra Xanxus e il padre.
<< Sai, >> ricominciò subito dopo, come se si fosse appena ricordato di un argomento importante, << sono rimasto sorpreso quando mio figlio mi ha parlato di te >>.
“COOOSAAAA? Ch-che ha fatto?” Squalo dischiuse la bocca, più per l’incredulità che non perché volesse dire qualcosa, ma il Nono continuò, senza attendere una risposta.
<< Mi dispiace molto per la tua perdita >>. Il tono e l’espressione del vecchio erano sinceramente addolorati e questo portò Squalo a sgranare ancora di più gli occhi, che sembrarono volergli schizzare fuori dalle orbite. Xanxus aveva raccontato al padre dei suoi genitori?
<< Ah… io… Lei come fa a…. >> iniziò a farfugliare, ma l’altro riprese a parlare.
<< È la prima volta che mio figlio vuole fare qualcosa per qualcun altro >> disse semplicemente, le labbra curvate in un piccolo sorriso.
“Di… di che cazzo sta parlando?”. L’espressione di Squalo rimase immutata, mentre gli ingranaggi del suo cervello si mettevano in moto alla ricerca di una spiegazione logica.
Che cosa c’entravano i Vongola in tutta quella faccenda?
Il Nono gli mise una mano sulla spalla e lo fissò serio. << Dato che gli assassini dei tuoi genitori facevano parte dei Sorrenti, una famiglia nemica, abbiamo pensato che toglierli di mezzo sarebbe stata la cosa migliore per tutti noi >>. Dopodiché lo lasciò andare e si allontanò per il corridoio.
Squalo rimase immobile sul posto, lo sguardo fisso nel vuoto, mentre una risposta a tutta quella confusione cominciava a delinearsi, ma era talmente inverosimile che non riusciva davvero a crederci. D’un tratto la notizia che aveva letto sul giornale poco tempo prima gli balenò in mente e gli effetti della sbornia lo investirono nuovamente con violenza.
Xanxus aveva raccontato a suo padre dell’omicidio della sua famiglia e i Vongola si erano mossi immediatamente, regolando i conti a modo loro.
“Non… non ci credo… Xanxus ha fatto questo per me?”. Non poteva essere vero. Doveva esserci un’altra spiegazione.
Forse la discussione era venuta fuori per caso e il Nono aveva deciso di indagare per conto suo: quando aveva scoperto che nella morte dei suoi genitori era implicata una famiglia rivale, aveva mandato qualcuno dei suoi ad occuparsene.
“Sì, dev’essere per forza così. Xanxus non ha niente a che vedere con tutta questa storia” si ripeté più volte come fosse un mantra da cui trarre forza, ma ad ogni secondo in cui cercava di convincersi delle sue stesse parole, il dubbio si insinuava in lui, silenzioso e letale e distruggeva le sue già deboli certezze.
 
 
 
Il viaggio di ritorno verso la Galilei fu più lungo e silenzioso di quanto Squalo avrebbe mai pensato. Tutti gli occupanti della limousine stavano ancora smaltendo i postumi della sbronza e nessuno di loro si dimostrò minimamente intenzionato ad intavolare una qualsiasi discussione. Persino Lussuria e Belphegor, di solito i più casinisti, se ne stettero calmi e taciturni, di sicuro desiderosi di evitare ogni rumore o fastidio che potesse peggiorare le loro emicranie.
Non volendo trascorrere altre cinque ore accanto a Xanxus, Squalo si era seduto vicino a Viper e aveva ringraziato mentalmente ogni divinità conosciuta per il semplice fatto che il moro era rimasto in una sorta di dormiveglia per tutta la durata del percorso.
Aveva paura di incrociare il suo sguardo e si detestò profondamento per questo sentimento che non riusciva a contrastare. La sua testa era talmente confusa e ingarbugliata che non sapeva se gli doleva per la sbornia o per i pensieri che si attorcigliavano l’uno sull’altro, rendendogli impossibile fare chiarezza.
Sapeva solo di non essere più sicuro di niente. Tra la sbronza, la perdita di memoria, i segni sul suo corpo e le parole del Nono gli sembrava di stare per impazzire. Per questo non voleva incontrare gli occhi del moro: la possibilità di poterci scorgere dentro una terribile verità lo terrorizzava fin nel profondo.
“Non voglio sapere! Non voglio sapere! NON VOGLIO SAPERE!”
 
 
 
 
Quando i Varia tornarono all’Accademia era da poco passata l’ora di pranzo, ma data l’influenza di Xanxus, riuscirono a rimediare un pasto, nonostante la mensa fosse chiusa. Mangiarono rapidi e in silenzio e Squalo tenne per tutto il tempo gli occhi fissi sul piatto; quando ebbe terminato, tornò subito in camera, dicendo di voler riposare. Cosa che però non riuscì a fare, nonostante Dino non fosse neanche presente.
“Chissà dov’è…”.
Si accosciò sul letto e si portò le cuffie alle orecchie, convinto che la musica l’avrebbe distratto e gli avrebbe impedito di pensare.
 
 
 
 
Caldo.
Il mio corpo sta andando a fuoco. Mi sembra di sentire le fiamme invadermi…
Cos’è questa sensazione?
C’è… dell’acqua? Sto affogando?
No. È… piacevole.
Maledettamente piacevole.
Delle labbra… e una lingua… sulla schiena… chi mi sta toccando?
Una mano… sul petto… sull’addome…
Anche questa mano sta bruciando, eppure allo stesso tempo riesco a sentire il fresco dell’acqua…
Dolore!
Morsi sulla pelle? Qualcuno mi sta mordendo?
Quella mano che brucia scende sempre più… mi tocca e mi accarezza… è sensuale… dissoluta… oscena.
Il piacere mi invade.
È dappertutto: non solo il mio corpo, ma anche la mia mente ne è piena.
Non riesco a fermare i tremiti.
Sento il battito di un cuore e un respiro pesante, ma non sono i miei.
Un corpo caldo incollato al mio.
Un sussurro roco. Una voce.
La sua voce.
E adesso? Hai paura?
Un paio di occhi rossi, erotici e affamati.
 
 
Squalo si svegliò di soprassalto, il respiro corto e il cuore che correva impazzito.
“Che cazzo…”.
Si mise seduto, cercando di calmarsi e desideroso di dimenticare quel sogno assurdo, ma un fastidioso pulsare al basso ventre lo costrinse a rivalutare i suoi propositi. “Non può essere! Ditemi che è uno scherzo!”.
Aveva avuto un’erezione nel bel mezzo della notte!
Chiuse gli occhi e si sforzò di pensare ad immagini tristi e deprimenti, ma le sensazioni che aveva provato nel sogno erano state così intense e reali che gli sembrava di sentire ancora quella mano scorrere sulla sua pelle.
Quella voce… quegli occhi… non potevano essere i suoi!
“Non posso aver sognato Xanxus!” si disse sull’orlo della disperazione, scuotendo ripetutamente la testa. Per quanto continuasse a ripetersi che quella situazione era spaventosa e incredibile, le sue parti basse non sembravano avere intenzione di tornarsene tranquille.
“Merda! MERDA!”. Si alzò dal letto e si diresse in bagno, attento a non fare rumore per non svegliare Dino che dormiva tranquillo.
Una volta dentro, si spogliò rapidamente e si ficcò sotto il getto dell’acqua, convinto che una doccia fredda l’avrebbe calmato. Rimase perciò scioccato quando la sensazione delle gocce d’acqua che scivolavano sulla sua pelle gli riportò alla mente le immagini del sogno di prima. Non riusciva a spiegarsi il motivo, ma sentiva che quello che stava provando in quel momento era stato reale, come una sorta di strano dejà vu fisico.
La percezione del suo corpo bagnato e immerso nell’acqua e l’umidità che si scontrava con il calore bruciante divennero d’un tratto non solo le reminiscenze del sogno, ma dei veri e propri ricordi. Si fece tutto terribilmente nitido, dalla paura al piacere, dal cuore che gli ringhiava nel petto al respiro pesante, dall’acqua che gli lambiva e accarezzava la pelle al suono dei suoi baci e dei suoi morsi. La sua mente e il suo corpo rivissero tutto: lui se ne sentì travolto e rimase senza fiato.
 
Le labbra morbide che si cercano, le lingue lascive che si scontrano, le mani che toccano dovunque.
 
Sgranò gli occhi, sconvolto, quando si rese conto che l’erezione non era passata e che anzi pulsava più di prima.
“Maledizione!” imprecò dentro di sé, odiandosi per quello che stava per fare. Non che non si fosse mai masturbato, ma la sola idea di farlo pensando a lui gli fece provare disgusto e senso di colpa allo stesso tempo.
Come poteva aver dimenticato di aver fatto quello cose con Xanxus? Era così ubriaco da non rendersi neanche conto di quello che stava succedendo? E perché aveva ricordato solo ora? Ma soprattutto perché Xanxus gli aveva fatto quelle cose?
La sua testa era un tale caos che non riusciva a pensare a nulla, se non al fatto che si stava dando piacere immaginando ciò che aveva condiviso con il moro. Credette che avrebbe avuto un attacco di nausea quando pensò al fatto che la mano del Boss era più grande e calda della sua e che aveva saputo toccarlo meglio di quanto stesse facendo lui stesso.
Si morse le labbra fino a farsi male pur di non emettere un suono, ma alcuni gemiti gli sfuggirono incontrollati e nonostante le emozioni contrastanti che lo stavano attraversando, raggiunse l’apice del piacere, nella mente la sensazione del corpo dell’altro addosso e il suo sensuale respiro.
Chiuse il rubinetto della doccia e rimase immobile alcuni lunghi secondi, gli occhi persi nel vuoto e il petto che si alzava e abbassava. Solo quando comprese realmente quello che era successo tra lui e Xanxus e ciò che lui aveva appena fatto, sentì l’intestino contorcersi e fu costretto a fiondarsi fuori dal box per rimettere la cena dentro il wc.
A contatto con la pelle nuda e bagnata, le mattonelle del pavimento gli parsero più fredde del solito e diversi brividi lo attraversarono dalla testa ai piedi.

Doveva aver fatto parecchio rumore nel vomitare quasi tutto quello che aveva mangiato, perché d’un tratto sentì la porta del bagno aprirsi e Dino comparve con un’espressione prima assonnata, poi confusa e preoccupata.
In ginocchio, con le braccia poggiate sul bordo del water, Squalo sollevò la testa e si voltò verso di lui. Vide il biondo spalancare gli occhi e un lampo di paura attraversargli il viso: sicuro che la causa fosse l’averlo visto in quelle condizioni, non capì che in realtà l’altro era rimasto sconvolto dallo sguardo vuoto, ma allo stesso tempo spaventato e turbato che aveva letto sul suo volto.
Ripresosi rapidamente dalla sorpresa iniziale, Dino afferrò un’ asciugamano e gliela mise addosso, inginocchiandosi poi accanto a lui.
<< Che diavolo ti è successo? >> gli chiese con tono calmo, fissandolo negli occhi.
Squalo distolse lo sguardo. << Niente di preoccupante >>.
Il biondo emise un piccolo sospiro. << Devi vomitare ancora? >>.
L’altro rimase alcuni secondi in silenzio prima di scuotere la testa. << Non credo che mi sia rimasto altro nello stomaco >>.
<< Allora asciugati e tornatene a letto >> gli disse Dino col tono di un padre che rimprovera il figlio. Tenendolo per le spalle, lo aiutò a rialzarsi e gli sistemò meglio il telo.
Rimasero fermi uno di fronte all’altro nel silenzio del bagno con solo il rumore dei loro respiri e dell’acqua sul corpo di Squalo che gocciolava a terra.
<< Non voglio sembrarti un ficcanaso, ma perché hai deciso di farti una doccia all’una e mezza di notte? >> volle sapere il biondo, squadrandolo dalla testa ai piedi.
<< Avevo caldo >> mentì l’argenteo, abbassando gli occhi.
Dino inarcò un sopracciglio. << Caldo? Il quindici di Novembre? Mentre dormivi rannicchiato sotto le coperte? >>.
<< Io non dormo rannicchiato! >> replicò Squalo con tono offeso, stringendosi di più nell’asciugamano.
Le labbra del biondo si curvarono leggermente verso l’alto. << Sì che lo fai. Da quando ti conosco dormi sempre nella stessa posizione >>.
Squalo sollevò lo sguardo e l’altro ebbe l’impressione di scorgervi un’ombra di sollievo, ma subito dopo la sua espressione tornò come prima. Il biondo strinse i pugni e i suoi occhi si affilarono, arrabbiati, mentre l’argenteo si toglieva l’asciugamano dalle spalle per sistemarsela alla vita, dimentico dei segni rossi che gli ricoprivano il collo e il petto. Fu allora che Dino li vide chiaramente e non riuscì a non sorprendersi.
<< Chi te li ha fatti? >> gli chiese a bruciapelo.
Resosi improvvisamente conto dell’errore commesso, Squalo sgranò gli occhi, consapevole che ormai era troppo tardi per nasconderli. << Non sono affari tuoi >> replicò con tono nervoso, maledicendosi dentro di sé. Perché non gliene andava mai bene una?
Il biondo lo fissò intensamente, soffermandosi poi sui quei marchi talmente evidenti da portarlo a chiedersi come avesse fatto a non notarli prima. << Sembra quasi che un animale ti abbia preso a morsi… neanche fossi stato un semplice pezzo di carne >> insistette, cercando lo sguardo dell’altro che si ostinava invece a sfuggire.
Al sentir pronunciare quelle parole, Squalo si irrigidì e questo non fece altro che far crescere in Dino dei sospetti. Non sapendo cosa rispondere e rifiutandosi persino di pensarci, recuperò i suoi vestiti dallo sgabello sul quale li aveva poggiati e uscì rapido dal bagno.
Sentì Dino seguirlo, ma si costrinse ad ignorarlo. Non aveva nessuna intenzione di discutere con lui dopo tutto quello che era successo. Era sicuro di essere sull’orlo di un attacco di panico e di una crisi esistenziale insieme: l’ultima cosa di cui aveva bisogno era una litigata col suo compagno di stanza.
<< Per quanto tempo ancora hai intenzione di andare avanti con questa farsa? >> esclamò Dino dall’uscio del bagno.
Squalo continuò a dargli le spalle, mentre una marea di pensieri diversi e confusi gli attraversava la mente. Se all’inizio era stato convinto della riuscita del suo piano, in quel momento non era neanche più in grado di riconoscere se stesso. Sapeva bene che la situazione gli era ormai sfuggita di mano e altrettanto bene sapeva che l’altro aveva ragione.
L’aveva sempre avuta.
Tutta quella faccenda era sempre e solo stata uno stupido capriccio dettato dal suo gigantesco orgoglio e adesso si era trasformata in qualcosa a cui neanche lui sapeva dare un nome.
Una farsa? Probabile.
Un’assurdità? Poco ma sicuro.
Un baratro di confusione e paura? Senza ombra di dubbio.
Sentì l’angoscia arpionargli il petto e provò l’irrefrenabile desiderio di scappare, ma non era un modo di agire che aveva mai fatto parte della sua persona.
Non aveva la più pallida idea di come fare, ma si disse che avrebbe trovato una soluzione.
<< Fino a quando non mi sarò vendicato >> rispose con tono freddo e calmo, anche se dentro di sé non credeva nemmeno alle sue stesse parole.
<< Continuare a ripeterlo non lo farà avverare >> replicò il biondo con tono altrettanto gelido. Raggiunse il suo letto e vi si infilò dentro, lasciandosi seppellire dalle coperte.
Con un grugnito Squalo si asciugò rapidamente, si rivestì e si rimise a letto, sperando di riuscire a dormire.
Dovette fare uno sforzo titanico per non rivivere in mente quelle immagini assurde e sconvolgenti e riuscì a prendere sonno solo quando la stanchezza si fece troppa da sopportare.
 
 
 
 
 
 
“Non ce la farò mai!” pensò afflitto, mentre con il vassoio in mano si dirigeva al tavolo dei Varia per il pranzo.
Aveva deciso di evitare la colazione in mensa, limitandosi a mangiare alcuni snack che lui e Dino tenevano in stanza per le emergenze; era poi riuscito ad evitare Xanxus per tutta la mattina, dato che il moro, essendo un anno avanti, non frequentava le sue stesse lezioni, ma adesso non poteva più sottrarsi all’inevitabile.
Attraversò la distanza tra il bancone e il tavolo a passi volutamente lenti, pur sapendo quanto fosse inutile e quando, ormai vicino, vide lo sguardo del Boss piantarsi su di lui, abbassò immediatamente gli occhi. Si sedette al suo posto, sforzandosi di trovare interessante oltre ogni dire il suo piatto di pasta alla Carbonara e le uniche volte in cui cambiò la sua posizione fu per lanciare brevi occhiate a Lussuria, quando questi si impegnava per coinvolgerlo nella discussione.
Discussione a cui Squalo però non prestò la minima attenzione, troppo impegnato a fare finta che fosse tutto normale e allo stesso tempo a rimuginare sugli ultimi avvenimenti.
Alla fine del pranzo giunse a due conclusioni: la prima era che non aveva la minima idea di cosa fare o pensare, la seconda era la consapevolezza che Xanxus continuava a fissarlo, ma lui non era in grado di dire se ci fosse qualche altro motivo oltre al suo sadico tentativo di metterlo sotto pressione.
 
 
 
<< Dov’è finito Squaletto? >> chiese Lussuria, mentre aspettava che lo smalto appena steso si asciugasse.
<< Ha detto che sarebbe rimasto in camera sua perché non si sentiva bene >> rispose Viper senza distogliere gli occhi dalle carte che teneva in mano. Lei e Belphegor stavano giocando a poker da ben trenta minuti e il biondino stava miseramente perdendo. Un sorrisetto soddisfatto comparve sul volto della ragazza all’ennesima imprecazione del principe.
Lussuria sospirò abbattuto. << È da un po’ che si comporta in modo strano: ci evita sempre, se ne sta per i fatti suoi e non partecipa più ai nostri incontri >>.
<< L’ho sempre detto io che non avremmo dovuto farlo entrare nel gruppo: lui non è uno di noi >> intervenne Levi con tono d’accusa.
Xanxus, disteso sul letto con un manga in mano, sollevò lo sguardo e lanciò un’occhiata all’altro. << Perché vi preoccupate tanto di quell’inutile feccia? >>.
<< Maaaa Boss! >> si lamentò Lussuria, << Squaletto è un tesoro! >>.
<< È solo un’idiota che si permette sempre di rispondere al Boss! >> continuò Levi.
<< Ma perché ce l’hai così tanto con Squaletto? >>.
<< Perché… >> iniziò Levi, ma si interruppe. Guardò Xanxus, ma quello non ci fece caso, impegnato com’era nella lettura di Ichi The Killer*.
<< Ora che ci penso è dal giorno dopo la festa del Nono che Squalo è strano… >> fece notare Lussuria, osservando con cura il risultato della sua manicure.
A quelle parole sia il Boss che Levi sembrarono irrigidirsi per un momento, ma nessun’altro se ne accorse.
<< Ci siamo ubriacati di brutto e abbiamo fatto cose di cui ci siamo pentiti >> dichiarò Viper, guardando Belphegor di sottecchi. Faticava ancora a comprendere come avesse potuto baciare quello psicopatico amante dei coltelli e l’unica cosa che le impediva di prenderlo a pugni era l’immensa soddisfazione di stracciarlo a poker e vincere tutti i suoi soldi. << Forse pure a lui è successa la stessa cosa >>.
A gambe incrociate sul pavimento mostrò all’avversario l’ennesima mano vincente. << Scala reale >> annunciò con un piccolo ghigno.
<< Fanculo! >> imprecò il biondo, gettando le sue carte a terra, << hai barato! >>.
Viper raccolse la sua vincita e prese a contarla. << Non ho bisogno di barare contro un giocatore pessimo come te. Ti saresti dovuto ritirare dopo le prime cinque sconfitte >>.
<< Brutta… >> iniziò Bel, ma venne interrotto dalla voce nervosa del Boss. << Se volete litigare, fatelo fuori dalla mia stanza! >>.
Nessuno osò replicare: il biondo sbuffò e si distese sul tappeto, mentre Viper continuò a contare i soldi vinti.
Ultimata la manicure, Lussuria si alzò in piedi e fissò Xanxus. << Comunque sono preoccupato per Squaletto, Boss. Dovremmo fare qualcosa >>.
<< Non me ne frega un cazzo di quella feccia, come non me ne frega un cazzo di quello che pensate voi! >> sbottò con tono furioso, chiudendo il manga con eccessiva violenza. Si alzò dal letto e uscì a passi rapidi dalla stanza, sbattendo la porta.
<< Ma che ho detto di male? >> domandò Lussuria con aria confusa e infastidita, << e che cavolo hanno tutti oggi? >>.
 
 
 
Girovagò a lungo per la scuola, senza una meta ben precisa: era dannatamente nervoso e non sapeva neanche il perché.
O meglio, lo sapeva ma non voleva pensarci.
Per quanto all’apparenza Xanxus potesse sembrare menefreghista e indifferente, in verità lui notava tutto e non gli sfuggiva mai niente e lo strano comportamento di Squalo degli ultimi giorni non era di certo passato inosservato ai suoi occhi. Se prima non abbassava mai lo sguardo davanti a lui e anzi lo fissava con palese fastidio, adesso lo evitava costantemente, facendo di tutto pur di non lasciarsi coinvolgere in alcun modo. Il sospetto che avesse ricordato quello che era successo tra di loro alla festa di suo padre si era ormai fatto certezza.
Nonostante anche lui avesse alzato decisamente il gomito, era ben consapevole di essere stato abbastanza lucido da sapere quello che stava facendo e ciò lo faceva sentire più confuso di quanto avrebbe voluto.
Gli era piaciuto e questo era innegabile, per quanto una parte di lui continuasse a rifiutare l’idea. A disorientarlo però era soprattutto il fatto di non capire perché avesse deciso di fare una cosa del genere. Aveva sempre e solo fatto sesso con ragazze di cui non gli era mai importato assolutamente nulla: il suo unico scopo era stato quello di sfogarsi e divertirsi, ma alla fine non aveva mai provato alcuna emozione particolare.
Con Squalo però era stato diverso, anche se erano stati entrambi in preda ai fumi dell’alcol e non erano andati fino in fondo. Eppure l’odiava.
L’aveva odiato dal primo istante in cui l’aveva visto, ma allo stesso tempo era stata la prima persona verso la quale avesse mai mostrato interesse.
Quel ragazzo era sempre stato un enigma: aveva osato sfidarlo, era stato punito ed era tornato; era stato messo alla prova, costretto a tradire il suo amico, ma non era fuggito. Aveva sopportato tutte le umiliazioni che Xanxus gli aveva inflitto nel desiderio di piegarlo, di sottometterlo, di incutergli la paura che non aveva mai mostrato.
Non aveva funzionato.
Sbraitava, rispondeva, lo insultava, ma alla fine obbediva sempre. Tuttavia i suoi occhi continuavano ad essere pieni di astio e disprezzo.
C’era qualcosa in Squalo, o forse anche più di un singolo elemento, contro cui l’indifferenza di Xanxus veniva sconfitta.
Non poteva certo dire che gli piacesse, ma non sapeva neanche come definire lo strano legame che in qualche modo li univa. Di una sola cosa era certo: se Levi non li avesse interrotti, l’avrebbe fatto suo in quella piscina fino a fargli urlare il suo nome.
 
 
 
 
“Merda! Ho dormito troppo! Se non mi sbrigo, non troverò niente da mangiare in mensa!”. Squalo corse per gli ampi e luminosi corridoi della scuola, il respiro veloce e lo stomaco che brontolava affamato. Era quasi arrivato a destinazione quando, subito dopo aver superato i bagni degli studenti, si sentì afferrare per un braccio: una mano gli coprì la bocca per impedirgli di urlare mentre veniva strattonato indietro. Provò a divincolarsi, ma venne trascinato con forza dentro la toilette.
Solo quando si ritrovò sbattuto contro la parete, poté vedere il suo aggressore. Sgranò gli occhi, sorpreso: di fronte a lui, Xanxus lo fissava con sguardo serio e penetrante.
<< Voooi! Che cazzo ti salta in mente, Boss? >> sbraitò Squalo, una volta superata la confusione. << Perché cavolo mi hai trascinato qua? Ti è dato di volta il cervello? >>.
<< Io e te dobbiamo fare due chiacchiere, feccia >> dichiarò il moro con voce autoritaria.
L’argenteo sentì il cuore perdere un battito e deglutì nervosamente.
Questa volta non aveva via di fuga.





  *Ichi the Killer *http://it.wikipedia.org/wiki/Ichi_the_Killer_%28manga%29



Ciaossu a tutti!! E' passato un pò dall'ultimo aggiornamento, lo so, ma spero non troppo :3 non vi siete dimenticati di questa storia, vero? X) vi chiedo comunque scusa e spero che questo capitolo vi sia piaciuto <3 sono successe un pò di cose, eh? Squ-chan ha ricordato, è ricomparso Dino che non si vedeva da qualche cap e persino Xanxus comincia a riflettere su quello che è successo.... come qualcuno aveva sospettato, nella morte degli assassini dei genitori di Squalo c'era lo zampino del Boss... insomma, c'è della carne a fuoco: cosa succederà adesso? ^^ lascio a voi i commenti e le impressioni, quindi fatemi sapere cosa ne pensate ;D
ringrazio come sempre tutti quelli che mi seguono <3 vi adoro tutti. un bacione enorme! spero di poter pubblicare il decimo cap al più presto :D

 
  
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