-Posso?- chiese Gaetano entrando
timidamente nella stanza di Camilla.. Il vicequestore interpretò il silenzio
della donna come un assenso alla sua presenza ma per precauzione rimase in
silenzio qualche secondo prima di continuare. -Tua madre e Amedeo hanno
preferito prenotare una stanza in un albergo qui vicino, mentre Livietta è con
Greg e Tommy nel mio appartamento. Torre è con loro.
A questo punto Camilla si volse
verso Gaetano con un debole sorriso di ringraziamento sul volto, segnato dalle
lacrime per quanto era appena accaduto.
-Camilla…mi dispiace tanto! È tutta
colpa mia! Se io non avessi così tanto insistito con te, se ti avessi tenuta
fuori da ogni indagine di questi ultimi mesi...non ci saremmo mai riavvicinati.
Tu volevi vivere in pace ed io avrei dovuto rispettare questo tuo desiderio.
Scusami. Mi sento terribilmente in colpa e…
Il discorso di Gaetano venne
interrotto dalla professoressa che lo zittì poggiando l’indice destro sulle sue
labbra.
-Vuoi stare un po’ zitto? Non è
colpa tua, d’accordo? Non sei stato tu a venirmi a cercare! Ok, qualche volta
sei stato tu, ma io avrei potuto rifiutare e starti lontano. Non l’ho fatto.
Non volevo farlo. Ma non sei tu il motivo di tutto questo- disse la donna
mentre si asciugava le ultime lacrime che le solcavano il viso.
-No?- il tono di Gaetano era un
divertente mix di delusione e sollievo.
-No. Il matrimonio con Renzo è
finito anni fa…con o senza il tuo intervento. Credo sia finito il giorno in cui
ho ricevuto quella cartolina da New York…
-Ok…adesso non ti capisco, Camilla.
La professoressa si ritrovò a
raccontare di quell’evento capitato anni prima, l’evento che per primo aveva
fatto vacillare la sua fiducia in Renzo. Solo ora si era resa conto che da quel
giorno in poi una parte di lei non aveva mai più prestato fede ad una sola
delle giustificazioni di Renzo per ogni ritardo la sera o per ogni messaggio
ricevuto ad orari insoliti. E poi era arrivata Carmen. L’aveva quasi percepito
come un sollievo: finalmente poteva smettere di preoccuparsi che dietro i
comportamenti del marito ci fosse un altro significato perché era
effettivamente così.
-Sai chi era la donna della
cartolina?
-Ho le mie ipotesi, vicequestore-
rispose Camilla con il suo sorriso sibillino. –E poi….sei arrivato tu. O meglio
c’eri già e ora sei di nuovo qui. E non hai fatto altro che scombinare i
tasselli di un puzzle che era già andato in pezzi. Perciò…
-Perciò non devo sentirmi in colpa.
-No. A dirla tutta nemmeno io mi
sento in colpa. Sento di aver preso la sola decisione possibile per me oggi. E
anche per Renzo…credo che un giorno lo capirà, quando sarà passata la rabbia.
-Beh, mentirei se ti dicessi che
non sono felice per questa tua decisione, Camilla. Anche se so che non vuol
dire che noi…beh, ecco…che noi…
Camilla rise davanti alla adorabile
timidezza di Gaetano, ma tornò seria non appena si rese conto che le parole del
vicequestore richiedevano una risposta adeguata e soprattutto sincera:
-Gaetano, tu sai che mi piaci. Più di quanto io sia stata disposta ad ammettere
fino ad oggi. Ma…
-…è troppo presto ora. Vuoi i tuoi
tempi, i tuoi spazi. Vuoi parlare con Livietta e con tua madre probabilmente.
Lo capisco. Però vorrei che tu sapessi che io sono disposto ad aspettare, un
giorno, una settimana, un mese, un anno. Quello che ritieni. Ma non scappare
ancora da me, ok? Quando sarai pronta, io sarò dall’altra parte del cortile ad
aspettarti…con Tommy.
Camilla passò una mano sul viso di
Gaetano, che prontamente la bloccò all’altezza della guancia, incatenando il
suo sguardo a quello della donna. –Io ti amo, Camilla.
La serietà e la verità di quelle
ultime parole fecero salire le lacrime agli occhi della prof che per prima si
sporse verso Gaetano fino ad incontrare le sue labbra con le proprio nel loro
primo vero bacio. L’uomo, dopo lo smarrimento iniziale, rispose al bacio
affondando una mano nei capelli di Camilla ed appoggiando l’altra sul suo
fianco per attirarla più a sé. Sentire il suo profumo e il suo sapore era più
di quanto si sarebbe aspettato quando aveva messo piede nella stanza della
professoressa, ma ora erano lì, legati l’uno all’altra da qualcosa di
assolutamente perfetto che avevano cercato di costruire per anni. Erano lì e
niente e nessuno avrebbe più potuto togliere loro la consapevolezza della
profondità dei loro sentimenti così a lungo repressi.
-A cosa devo tutto questo?- chiese
Gaetano quando Camilla si separò da lui per riprendere fiato.
-Sei tu il poliziotto…segui gli
indizi e vedi dove ti portano- ripose prontamente la donna. –Ora sarà meglio
che chiami Livietta e le dica di tornare a casa. Non vorrei pensasse che ho
cacciato anche lei oltre al padre stasera.