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Autore: Clira    23/10/2013    1 recensioni
Dal testo:
"Tum tum tum tum tum". Era come se fosse un macabro battito cardiaco.
Possibile che quei sotterranei dovessero essere così inquietanti?
Era di nuovo quel rumore che, ormai da qualche sera, le faceva perdere il sonno.
Clary si alzò. Stare sotto terra non le era mai piaciuto e quando, finalmente, era quasi riuscita ad abituarsi a quel dormitorio, erano cominciati quei rumori.
"Tamburi?", aveva pensato la prima volta.
Ma quel che trovò, fu ben diverso. Davanti a sé non aveva tamburi, ma una scatola, una strana scatola con su scritto "Your Mortal Journey".
Il tuo viaggio mortale.
"Ma dove diavolo sono finita?!"
Spero di avervi incuriosito! :)
[Crossover Sahdowhunter/Harry Potter; prendo anche l'idea del gioco Jumanji dall'omonimo film!]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3: GIOCHI PERICOLOSI

 

Durante il pranzo, Clary si trovò improvvisamente isolata. Dopo quello che era accaduto con Malfoy, ogni Serpeverde la guardava con circospezione e si teneva ben distante.

Sembrava invece che avesse acquisito popolarità in tutte le altre Case; specialmente tra gli studenti di Grifondoro.

Dopotutto però, come lei stessa si era aspettata, quel suo gesto impulsivo non poteva passare inosservato, e proprio durante il pranzo, il professor Piton le si avvicinò con il suo solito passo spedito, dicendole di seguirlo.

A Clary balzò il cuore in gola; quell’uomo la intimoriva e lei non sapeva cosa diavolo avesse in mente; non poteva certo mettere a tappeto anche lui, anche avrebbe tanto voluto farlo.

Certo, il professore avrebbe potuto tramutarla in una lucertola prima che lei potesse anche solo accorgersene, dopotutto lei era una Shadowhunter alle prime armi e lui un insegnante navigato e molto abile nel suo lavoro.

Lo seguì a testa bassa senza opporre alcun tipo di resistenza.

Mentre si allontanava, Clary vide Jace, i Lightwood ed Harry e il suo gruppo di amici guardarla in modo preoccupato.

Non stavano sicuramente andando a fare una bella chiacchierata davanti ad una tazza di thè fumante.

La ragazza seguì il professore di Pozioni lungo i corridoi fino ad arrivare nei sotterranei, nel suo ufficio.

«Prego, si sieda signorina Morgenstern», disse lui senza alcuna inflessione nella voce.

Clary obbedì senza fiatare e poi prese dei profondi respiri.

Si comportava sempre così quando sua madre era in quello stato che lei era solita chiamare “spaventocalma”.

Solo che in fin dei conti, sua madre non avrebbe mai fatto nulla che poteva nuocerle; di quel Piton non poteva dire altrettanto.

«Sono venuto a sapere del, come chiamarlo… incidente, avvenuto nei giardini della scuola con il signor Malfoy. Ha qualcosa da dire?».

Clary inghiottì il vuoto.

«Lui mi stava facendo male… ».

Non era proprio una bugia; Malfoy le stava stritolando il gomito.

«Questo non giustifica il suo comportamento, Morgenstern».

Nel pronunciare il suo cognome, a Clary parve che Piton sputasse veleno puro, tanto che lei rimase raggelata.

«Pensi che non sappia chi sono tuo padre e tuo fratello? Pensi che non sappia da quale brutale e violenta famiglia tu vieni? Perché credi di essere stata smistata nella mia Casa? Da Serpeverde sono usciti i peggiori maghi oscuri di tutti i tempi e tu puoi andare in giro con quell’aria innocente finché vuoi, ma io non ci casco, Morgenstern. Fa solo un altro passo falso e ti farò buttare fuori da qui! Non credere che convincere il resto del corpo insegnanti sarà difficile, tu che sei la figlia di un assassino traditore!».

Clary pensò che per un momento il cuore le si fermasse. Va bene, quell’uomo non le aveva fatto una buona impressione fin da subito, ma parlarle così era come… ricevere uno schiaffo in pieno viso. Dovette ricacciare a forza indietro le lacrime, poi il professore continuò: «Non so com’eri abituata a casa tua in America, se andavi in giro ad uccidere qualunque cosa ti passava sotto mano e quella feccia che voi chiamate Nascosti, ma… ».

«Oh, cielo, no! Così potrei davvero sentirmi profondamente offeso!».

Una voce familiare alle spalle di Clary interruppe la tetra litania di Piton, che rimase raggelato sul posto, apparentemente inorridito da ciò che gli stava di fronte.

Clary si voltò di scatto, sapendo già perfettamente chi si sarebbe ritrovata davanti: stivali di un lucido verde scuro, pantaloni marroni in pelle e una maglietta così gialla che dava fastidio agli occhi.

Capelli sempre a punta e glitter ovunque.

«Magnus!», esclamò Clary esterrefatta.

Cosa diavolo ci faceva lui ad Hogwarts?!

E poi Clary sperava che almeno lì avesse un certo contegno nel vestire; ma a quanto pareva, a Magnus non importava granché. Quello era il suo stile e non sarebbe mai cambiato.

«Sono Magnus Bane!», si presentò l’uomo al professore di Pozioni, che sembrava avesse perso l’uso della parola.

«Sono spiacente, ma temo di doverle portare via Clarissa, ora».

Così, senza aspettare la risposta dell’altro, afferrò Clary per un braccio e la portò via dai sotterranei.

«Zuccherino, si può sapere che cos’hai combinato?», le chiese quando furono sufficientemente lontani dall’ufficio di Piton.

Ma le parole accusatorie del professore continuavano a rimbombarle nelle orecchie come una sentenza di morte e le  lacrime tornarono a farsi sentire nei suoi occhi, appannandole la vista.

«Oh, per favore, capisco che tu sia felice di vedermi, ma niente piagnistei cara, altrimenti me ne torno da dove sono venuto».

«Già, a proposito di questo… come mai sei qui?» gli chiese la ragazza con voce un po’ incrinata, ma dandosi un contegno.

«Ma per il cibo gratis, è ovvio!», esclamò con un sorriso abbagliante.

«Ah, già… di quello ce n’è davvero molto», disse lei con un sorriso triste. «Seriamente, Magnus… perché sei qui?».

«Per te, Clary».

«Per me?».

«Ci sono novità su tua madre… cioè… non proprio novità, ma si è fatta avanti una sua vecchia amica e mi ha detto che c’è un modo per svegliarla. Serve una pozione e gli ingredienti li potrò trovare soltanto da queste parti, quindi… eccomi qui».

Clary non poteva credere alle sue orecchie. Non le importava più delle parole cattive di Piton di poco prima, ora riusciva a pensare solo a sua madre e di slancio abbracciò Magnus, che parve colto alla sprovvista.

Proprio in quel momento arrivarono Jace, Alec ed Isabelle, seguiti da Harry, Ron e Hermione.

Il trio di Hogwarts fissò Magnus con tanto d’occhi; il Sommo Stregone di Brooklyn era probabilmente la persona più egocentrica che esistesse sulla faccia della Terra.

Alec invece era rimasto decisamente impietrito.

«Ciao, sexy!», salutò allegramente Magnus, rivolgendosi proprio al maggiore dei Lightwood.

Clary rimase esterrefatta per un momento, come d’altronde sembravano tutti gli altri, a parte Isabelle, che se la rideva sotto i baffi.

“Sexy”? Che Magnus ed Alec avessero una relazione?! D’altro canto… Clary sapeva per certo delle preferenze sessuali di Alec, ma non sapeva che stesse con Magnus.

«Tranquilli ragazzi, sono solo di passaggio, non mi fermerò per molto!», esclamò l’uomo come se quella fosse la situazione più normale del mondo. «Infatti, ora devo andare a parlare con il vostro preside, quindi… vi auguro una buona giornata!», e detto questo si avviò con passo spedito in cima alle scale, dopo aver rivolto un occhiolino ad Alec.

Clary si chiese se sapesse effettivamente dove stesse andando o se, tra due ore, lo avrebbero ancora ritrovato a vagare per i corridoi che si snodavano all’interno del castello.

 

[…]

 

Harry rimase a fissare quell’uomo mentre si allontanava. Lui di gente strana ne aveva conosciuta nella sua vita, ma quel tipo, li superava di gran lunga tutti quanti!

«Chi cavolo era quello?», fu Ron a rompere il silenzio.

«Quello lì è Magnus Bane: il Sommo Stregone di Brooklyn», spiegò Isabelle con noncuranza.

«Beh… è strano forte».

Harry guardava la Cacciatrice dai lunghi capelli neri, ma poi i suoi occhi si spostarono su Clary.

«Oggi ti ho vista lanciare in aria Malfoy».

La ragazza arrossì di colpo.

«Sai, sei diventata il mio idolo».

«Io… Piton mi ha dato una bella strigliata, forse se non fosse arrivato Magnus, mi avrebbe espulsa»

«Sì, sarebbe tipico da parte sua. Voi venite mandati qui per la vostra sicurezza e lui ti butta fuori. Molto maturo».

«È anche vero che quello che ho fatto non è stato molto corretto».

«E chi se ne importa? Sei stata mitica!», riprese parola Ron.

Lei rise sommessamente.

«Non avrei dovuto, ma mi aveva fatto arrabbiare».

«Oh, Malfoy a quest’innata capacità e direi che è l’unica cosa che gli viene molto bene».

«Ma noi non dovremmo tipo… odiarci per contratto? Insomma… tutta la storia di Serpeverde e Grifondoro… ».

«Io non odio nessuno che mandi gambe all’aria Malfoy in quel modo», riprese Harry con un gran sorriso.

A quel punto Clary rise apertamente e, Harry notò, che Jace osservava la scena a braccia conserte e con un sopracciglio inarcato.

Quel ragazzo era strano. Era come se fosse costantemente teso per qualcosa e girava sempre attorno a Clary.

Poi si ricordò delle parole di Isabelle quella mattina a colazione: “Solo perché tu e la piccola Morgenstern avete avuto dei trascorsi, questo non fa di lei una tua proprietà, mio caro”.

Allora Clary e Jace stavano insieme? O insomma… lo erano stati?

Quegli Shadowhunters lo incuriosivano sempre di più.

«Che lezioni ci sono adesso?», sentì poi dire ad Hermione.

Ron guardò il suo orario: «Storia della Magia con Corvonero e Trasfigurazione doppia con Tassorosso».

«Voi invece? Avete qualcuna delle vostre lezioni?», chiese la strega rivolta agli Shadowhunters.

«Rune», disse Alec con scarso interesse.

Da quando quel Magnus Bane se n’era andato, il ragazzo pareva essere tornato in quel suo stato di noia misto a diffidenza nei confronti di tutti tranne che sua sorella e Jace.

«Anche noi abbiamo una materia che si chiama Rune Antiche», proseguì Hermione.

«Allora infondo non siamo poi così diversi; in fin dei conti… studiamo materie simili, voi avete i maghi oscuri e noi abbiamo i demoni. Per combatterli voi avete gli Auror e noi siamo Shadowhunters e poi… voi avete i doni della morte, mentre noi gli strumenti mortali… », disse Clary.

«E tu come fai a sapere dei doni?», chiese Harry, stupito.

«Già, Clary, come lo sai?» gli occhi di Jace la scrutarono, inquisitori.

Lei parve in imbarazzo e si mise a tormentare una ciocca di capelli, rigirandosela tra le dita e infilandola dietro un orecchio.

«Luke mi ha dato un libro, voleva che fossi preparata».

«Dev’essere un libro molto particolare, è strano che sia sfuggito alla supervisione del Conclave; un manufatto del genere dovrebbe stare nella biblioteca dell’Istituto», continuò il biondo.

«Era nella biblioteca di Valentine, d’accordo!? Nella tenuta dei Wayland, forse dovevi accorgerti tu della sua esistenza, dato che ci hai vissuto per dieci anni!».

Quelle parole uscirono con impeto dalla bocca di Clary, tanto che si portò una mano alla gola, come se fosse improvvisamente sul punto di strozzarsi, e guardò Jace con aria stranita, non credendo lei stessa alle parole che aveva appena  pronunciato.

Il ragazzo, dal canto suo, divenne di colpo rigido e perfino Alec ed Isabelle parevano guardinghi e a disagio.

Clary non aspettò un secondo di più e filò via lasciandosi il gruppo alle spalle.

Harry non capiva cosa fosse successo; insomma… si comportavano tutti in modo così strano!

 

[…]

 

Clary era seduta sui gradini di pietra che davano sul giardino, con indosso nient’altro che un paio di jeans vecchi e una felpa. Seduta sullo scalino più in basso, continuava a tormentare l’erba, strappando dal prato dei consistenti ciuffi verdi e buttandoli all’aria.

Respirava a fondo e si sentiva tremendamente in colpa. Aveva sbagliato a rivolgersi in quel modo a Jace.

Dopo diversi minuti di meditazione, sentì una voce chiamarla alle sue spalle. Si voltò, per trovarsi davanti Harry.

«Ciao», disse in tono mesto la ragazza.

«Ciao. Impressione mia o tu e Jace non riuscite ad andare molto d’accordo?».

«Abbiamo alti e bassi».

«E quel Valentine che hai nominato prima c’entra qualcosa?».

«Valentine è il punto della situazione. Lui è il nostro… nemico da combattere; è lui il Cacciatore cattivo che ha costretto il Conclave a mandarci tutti qui. Pensano che questo sia l’unico luogo sufficientemente sicuro. Ed è mio padre».

A quelle parole Harry la guardò stupito.

«Che cosa?».

«Già. Lui mi odia, ma ha cresciuto Jace per i primi dieci anni della sua vita, anche se poi ha cercato di ucciderlo. Mio fratello, Jonathan, ha ucciso il fratellino minore di Alec, Isabelle e Jace».

Clary non sapeva perché stesse dicendo tutte quelle cose a Harry, ma quel ragazzo… in qualche modo le ricordava Simon e Simon le mancava da morire. Aveva bisogno del suo migliore amico, ma lui era troppo lontano.

«Mi dispiace», le disse solo Harry.

«Beh, adesso è il caso di andare in classe; non voglio arrivare in ritardo alla prima lezione di Rune».

«Certo, anch’io devo andare», e detto questo i due rientrarono nel castello.

 

[…]

 

Jace camminava a passo spedito lungo i corridoi della scuola; non capiva come diavolo quella ragazza riuscisse a farlo imbestialire tanto.

Isabelle aveva provato ad inseguirlo, ma Alec l’aveva fermata. Il suo parabatai lo conosceva a fondo e sapeva che in quel momento l’unica cosa di cui Jace aveva bisogno era stare da solo.

Percorreva a grandi passi i corridoi, passando davanti ad aule vuote dalle porte spalancate e altre stanze chiuse a chiave. C’era così tanto da scoprire in quel castello! Ad un certo punto udì delle voci provenire da una rampa di scale alle sue spalle, così tornò indietro e, senza fare alcun rumore, si avvicinò.

Nascosto in un’intercapedine tra la scala ed il muro, distinse chiaramente la voce di Magnus Bane e un’altra, più anziana, che lo ricondusse al professor Silente.

Quando aveva sentito il nome del preside per la prima volta, Jace aveva pensato che si sarebbe trovato di fronte qualcuno di simile ad i Fratelli Silenti; non avrebbe potuto sbagliarsi di più.

Ad ogni modo, riuscì a cogliere un brandello di conversazione.

«Io capisco la sua preoccupazione, signor preside, ma non c’è nulla che la mia magia possa fare per localizzare una cosa talmente intrisa di potere e persa nei secoli. Senza contare il fatto che la sua magnifica scuola non è un posto esattamente… piccolo. Mi servirebbero mesi per setacciarla da cima a fondo e l’oggetto in questione potrebbe trovarsi ovunque. Io ho detto alla ragazza che sono qui per ritrovare gli ingredienti per la pozione che mi aiuterà a risvegliare sua madre, ma non è così semplice mentirle. Clary è sveglia e se si accorgerà che resto qui troppo a lungo, comincerà a farsi domande. A peggiorare le cose, e questo è stato, lo confesso, un mio errore, è stato il fatto che ai ragazzi ho detto che sarei ripartito nel giro di poco e quando noteranno che sono ancora qui, beh… ».

Magnus lasciò in sospeso la frase.

«Questo potrebbe rappresentare un problema, signor Bane, ma le garantisco che metterò a disposizione tutto il personale di cui dispongo per aiutarla nella ricerca. Quel… gioco, deve essere ritrovato».

«Su questo non potrei essere più d’accordo, professor Silente. Sono dell’opinione che certi giochi pericolosi non dovrebbero essere presi tanto a cuor leggero e un posto come la sua scuola non è certo il posto adatto per custodirlo, in mezzo a tanti ragazzi curiosi e, ahimè, terribilmente inconsapevoli del pericolo che correrebbero affrontando una cosa simile».

A quel punto il preside riprese parola e Jace avrebbe voluto stare ancora ad ascoltarli, ma un rumore di passi lo avvertì che qualcuno si stava avvicinando, così, con la solita grazia che lo contraddistingueva, scivolò via come un’ombra.

 

«Jace, sei sicuro di aver sentito bene?», gli chiese Isabelle quella sera, mentre lei e i due fratelli se ne stavano in disparte nelle sedie della sala comune di Grifondoro.

«Stai forse mettendo in dubbio il mio udito da Cacciatore, Izzy?».

«Non sia mai, vostra maestà il Re dei Fraintendimenti!».

«Ehi!», scattò Jace, piccato.

Alec scosse la testa tra il divertito e l’esasperato.

«Jace, penso che Iz voglia dire che è estremamente improbabile che Magnus e Silente si stessero riferendo ad un vero gioco».

«Ah, adesso prendi pure le sue difese? Alla faccia del parabatai!» esclamò ferito.

«Ehi, Mr-Chioma-Fluente, prima che essere tuo parabatai, lui è mio fratello!».

«Zitta tu, Medusa! Dì un po’, usi una runa per quei capelli? Dove li tieni nascosti i serpenti?».

«Non pensavo di essere così conteso», intervenne Alec in tono conciliante, prima che sua sorella potesse rispondere a tono, cosa che avrebbe fatto senz’ombra di dubbio. Come sempre toccava a lui mediare tra i due fratelli.

Sia Isabelle che Jace avevano degli animi che prendevano fuoco molto facilmente.

«Piuttosto… sbaglio o oggi Magnus ti ha chiamato… “sexy”?».

Alle parole di Jace, Alec rimase di sasso.

«Credo che dovremmo parlare di quello che hai sentito oggi», disse senza affrettandosi a cambiare argomento.

«E di cosa vuoi parlare? Ma sì, forse sarà stato una specie di linguaggio in codice per non farsi capire da eventuali orecchie indiscrete», continuò il biondo.

«Sì, tipo le tue». Isabelle parlò sovrappensiero, girando la pagina di un libro intitolato “Storia di Hogwarts”, che aveva preso in biblioteca quel pomeriggio.

Jace però sapeva che era tutta scena; a Isabelle non piaceva leggere.

«Sarebbe uno strano quadretto. Intendo… Magnus e Silente a fare una partita ad un qualche strambo gioco da tavola magico. Tipo Risiko con i carri armati che si sparano davvero a vicenda».

«Cosa diavolo è Risiko?», chiese Isabelle quasi infastidita.

«Un gioco da tavola dei mondani».

«E da quando tu sei un appassionato?».

«Non è colpa mia, questo è l’influsso negativo di quel Lewis».

«Simon? Ma lui non era più un tipo da videogames?».

«Che differenza fa? Mi immagino Silente con una specie di vestaglia da notte color porpora e Magnus con uno dei suoi soliti completi imbarazzanti che cercano di distruggersi a vicenda».

Alec si mosse a disagio sulla sedia.

«Ma sì… se si tratta di un gioco non sarà nulla di importante», sentenziò infine Isabelle.

 

NOTE:

Ed eccoci arrivati al terzo capitolo! Allora… cosa ne pensate? Le cose cominciano a farsi un po’ più complicate e nei prossimi capitoli vedremo come si svilupperà la trama.

Se passaste a lasciare un commento per sapere cosa ne pensate mi farebbe piacere e per eventuali dubbi/domande, potete scrivermi sia qui che su facebook; il mio nome è Clira Efp!

Alla settimana prossima!

 

 

 

 

 

  
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