-Nami, ridammi il mio haramaki!- tuonò Zoro, affacciandosi dal parapetto sul ponte, senza indossare il solito indumento da samurai.
-Dai, Zoro! Fammelo tenere un altro pochino…- rispose supplichevole la rossa, ansimante per la fuga, dalla parte opposta della nave.
-Ma se l’hai sempre odiato!- sbuffò lui, braccia conserte e sguardo omicida.
Lei si affacciò da dietro i mandarini e gli rivolse una linguaccia.
-Certo che sai essere molto infantile!- le rispose, raggiungendola, veloce, per afferrarla dall’avambraccio.
-La odiavo perché non l’avevo mai provata…- gli spiegò, recuperando il respiro con una mano sul petto -Potevi dirlo prima che la porti perché da’ questa sensazione magnifica! Sembra che ti abbracci senza lasciarti mai!- esclamò ad alta voce, facendolo arrossire per l’imbarazzo.
-Non la porto per questo motivo- sibilò a denti stretti lo Spadaccino, continuando a trattenerla per il polso.
Strattonandola, la tirò a sé e la cinse con le braccia.
-E tu potevi dirlo prima, che volevi essere abbracciata!- le mormorò, sensuale, abbassandosi all’orecchio di lei.
Nami rise, contenta, facendogli le fusa come una gattina: non era difficile ottenere ciò che si desiderava, ogni tanto, pensò, ricambiando il focoso bacio che Zoro le stava dando.