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Autore: Peppermint93    24/10/2013    7 recensioni
"Hai avuto una marea di occasioni e di opportunità per manifestare i sentimenti che provi per lui. Non cercare scuse. Tu provavi qualcosa per lui già da prima che conoscesse Kalel. Non mentire a te stesso”
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Anthony Padilla, Ian Hecox
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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4. Never coming home

4. Never coming home

 

 

 

Pioveva a dirotto al punto che Anthony dovette chiudere la porta perché l’acqua stava incominciando ad entrare dentro casa. Anthony era sotto shock, quelle parole che aveva letto, le condizioni generali della casa.. Si fece d’animo e decise di ispezionare l'abitazione, alla ricerca di indizi. Si guardò lentamente intorno, erano accese solo poche luci ed alcuni mobili erano spostati. Sembrava il set di un film horror. C’erano vodka, whisky, gin e tante altre bottiglie sparse in giro. Incominciò a raccoglierle. Tremava. Erano parecchie quelle bottiglie. Camminando sentì degli scricchiolii per terra, spostò lo sguardo sulla moquette: era pieno di pezzi di vetri, probabilmente erano i resti di qualche bottiglia rotta. Decise di andare verso la camera da letto. La porta della camera era chiusa, la aprì lentamente e appena entrò, sentì un cattivo odore, proveniva dal cestino: c’era del vomito. Poi si avvicinò vicino alla finestra e vide una loro foto ma con la cornice rotta.

- Questa è di diversi anni fa… - Scrollò via dei pezzi di vetro rimasti sopra la foto e con le dita sfiorò il viso di Ian. Guardò i suoi occhi blu. Scese lentamente una lacrima dai suoi occhi. Appoggiò la foto sul letto e continuò ad ispezionare la casa. Ogni passo che faceva era una preghiera: implorava Dio di non trovare il cadavere dell’amico. Si diresse verso il bagno dove trovò lo sportello del mobiletto semiaperto, lo aprì completamente. Trovò una marea di farmaci: antidepressivi, ansiolitici, calmanti. La maggior parte di essi erano vuoti. Anthony si passò entrambi le mani nei capelli. Non riusciva a credere a quello che stava vedendo. Successivamente spostò lo sguardo sulla doccia e decise di darci un'occhiata. Scostò la tendina.

- Ma cosa…?! – disse Anthony guardando la vasca. Si udì il rumore di un tuono.

La doccia era ricoperta da chiazze di sangue, alcune erano secche altre erano un po’ fresche. Notò anche che c’erano delle lamette sul fondo della vasca. Erano intrise di sangue.

Anthony indietreggiò. Trasalì. Era esterrefatto.

- Questa non sembra nemmeno casa sua… - continuò ad indietreggiare sconvolto, guardandosi attorno preso dal panico - Non sembra nemmeno lui….- ansimava - Cosa gli è successo?? – disse quasi urlando mentre le lacrime cominciavano a rigare il suo volto.

Cercò di calmarsi, fece diversi respiri profondi e andò a controllare il garage. L’ultima stanza rimasta. Avvicinò lentamente la mano al pomello poi di botto aprì la porta. Un lampo illuminò per brevi istanti il garage. Accese la luce. La sua macchina non c’era. Tirò un piccolo sospiro di sollievo, almeno non si era ammazzato.

“Per ora.” pensò rapidamente “Tu non hai prove, ti stai basando sull’aria fritta ti rendi conto? Non hai la prova che non abbia compiuto quel gesto.” Era vero, stava mentendo a se stesso. Si stava basando solo sul fatto che non c’era la macchina e, dato la condizione generale della casa e delle cose che ha ritrovato, non la si poteva reputare una prova sufficiente per escludere tale possibilità.

Ritornò nel soggiorno. Era senza parole. Si sedette per terra, vicino al muretto che separava l’angolo di cottura dal resto del salotto. Era uno dei pochi punti della casa senza spazzatura e cocci di vetro per terra. Vide il quadernino che aveva letto circa una ventina di minuti fa. Incominciò a sfogliarne le pagine in maniera grossolana. Si accorse che quello non era una specie di diario. Probabilmente Ian lo usava per scrivere quando si doveva sfogare, non seguiva una logica precisa: alcune pagine erano piene di schizzi, disegni o frasi ed altre erano scritte interamente.

“Non uscirò da qui finché non leggerò tutto il quaderno. Fosse l’ultima cosa che farò” pensò Anthony

Così prese la prima pagina ed incominciò a leggere.

Giorno 1

E’ l’ennesima volta che mi ritrovo a bere. Ancora la vodka. Una bella vodka liscia e fresca oppure quella aromatizzata al melone. L’ ultima si che è bastarda: è dolce e paradisiaca, ne trangugi a litri senza accorgertene e poi “sbam”… Ti ritrovi con una bella sbornia pesante.. E’ il giusto antidoto per dimenticare tutta questa situazione di merda.. Quasi quasi ne vado a bere un altro po’.. Questi fottuti pensieri mi perseguitano..

 

Anthony continuò a sfogliare e a leggere con attenzione il quaderno. Con una mano lo reggeva con l’altra si coprì la bocca.

Giorno 8

Abbiamo girato insieme il video per il venerdì.. Non è più la stessa cosa.. Non c’è più voglia di stare insieme, la nostra non è voglia di vedersi, è solo un misero appuntamento sull’agenda. Lunedì questo, giovedì quello.. Dov’è andata a finire la nostra amicizia? Il nostro volersi bene sincero? Sembra tutta una farsa.. Come la mia vita. Una grande e colossale presa per il culo. Dall’inizio alla fine.. La parte peggiore è che sembra che solo io mi sto accorgendo della situazione.. Non so se a lui sta bene come sta andando o se a lui non gli importa più di me..

 

Anthony non si capacitava di come tutto gli fosse successo sotto gli occhi. Lesse un’altra pagina.

Giorno 17

“Mi sembrava di aver vissuto felice proprio perché ho vissuto i miei attimi più belli con Anthony” 

Le lacrime scendevano senza sosta. Ogni parola era come una coltellata, ma non si fermò dalla lettura.

Giorno 32

“Ho rovinato tutto, come al solito. Ora lui non c’è. E’ andato via. Mi odio...Dio quanto mi odio. Se solo mi fossi stato zitto, magari non saremo arrivati a questo.. Cosa ho fatto, cosa cazzo ho fatto..”

Sentì una fitta al cuore. Comprese che in effetti era stato troppo duro con lui. Capì che alla fine c’era un motivo per cui ha reagito così, del perché ha detto queste cose seppur in una maniera non molto appropriata.

Infine arrivò alle ultime due pagine di cui lui aveva letto solo le due righe.

Giorno 48

Ne i farmaci, ne l’alcool, ne i tagli bastano a placare i miei pensieri che sono fissi e radicati in me. Sono un fottuto veleno che mi stanno succhiando la vita… Vita.. Ormai questa parola non ha più senso per me. Non sento di avere uno scopo, la casa è vuota e a soqquadro come me e Anthony non c’è più. Per lui equivalgo ad un cadavere, ad un essere immondo. Io lo amo, lo amo così tanto da sentirmi male, ma di un male buono perché è dovuto all’amore. Però mi sono stancato di questo vuoto. Tutto quello che volevo era perdermi tra le sue braccia. Volevo che mi stringesse forte e mi dicesse che è tutto okay, che prendesse la mia tristezza e la gettasse via. Volevo che prendesse il mio freddo e stupido cuore e lo riscaldasse quanto il sole. Ma lui non c’è. Non c’è più. Percepisco la sua assenza in ogni angolo di questa casa. Mi manca tutto di lui, i suoi sguardi, il suo sorriso e soprattutto il suono della sua voce. Non faccio altro che guardare l’ultimo lunchtime. I nostri ultimi momenti insieme. Ormai vivo solo nei ricordi..  Lui ha ragione, sono un coglione, non potevo pensare che con l’arrivo di Kalel tutto sarebbe rimasto nella normalità.. Non potevo pensare che ci saremmo visti con la stessa regolarità.. Mi illudevo, riempivo la mia testa di cose che in realtà non stavano ne in cielo ne in terra.. Continuavo a sognare con gli occhi aperti come se fosse una fiaba.. Dopo giorni e giorni dalla nostra discussione ho realizzato questo che alla fin fine l’amore è solo un’illusione che non dura per sempre. Ci annienta. Lui ora è concentrato su Kalel e il matrimonio.. Per lui sono invisibile. Per lui sto perdendo il lume della ragione. Per lui mi sto distruggendo. Non riesco più a mangiare un boccone. Solo bere e tagliarmi mi davano una breve parentesi di appagamento in tutto questo squallore che mi circonda.. Nella vita cerchiamo sempre di cavarcela da soli, perché ci viene inculcato da ragazzini che “devi essere forte da solo”, che “nella vita puoi solo contare su te stesso” e cazzate varie ma è impossibile. Pensavo che non avevo bisogno di nessuno perché sapevo consolarmi da solo. Ci ho provato fino ad adesso. Pensavo che dovevo solo reprimere quei pensieri, pensavo che potevo farcela eppure mi ritrovo a fare sempre le solite stronzate. Ho realizzato che non posso contare solo su me stesso, perché da solo non sono nulla. Nessuno si salva da solo. Avete mai visto qualcuno che si tira il salvagente da solo? Perché è così che sto. Affogo nella tempesta che c’è in me.
Ma nessuno vede il “salvami” scritto nei miei occhi? Sono davvero così misero ed insignificante che nessuno vede come soffro?

Una cosa è certa:  mi pento di non averglielo confessato prima.. Io lo amo da sempre, è la mia fottuta droga.. ma adesso lui non c’è, non vuole avere più niente a che fare con me, l’ho perso per sempre per colpa mia ma poi anche se non fosse così, sarebbe già troppo tardi.. Fra diversi mesi si sposeranno.. Tutto sta andando a puttane e non reggo più.

Non riesco a reggere più quest’agonia. 

Niente ha più senso adesso.

 

Le lacrime di Anthony incominciarono a bagnare il quadernino. Piangeva come un bambino. Con le mani si coprì il viso. Si sentiva uno stupido. Era sconvolto, non poteva immaginare tutto questo retroscena. Si sentiva terribilmente in colpa, era il suo migliore amico e non aveva fatto nulla per aiutarlo anzi non aveva capito proprio un cazzo. In quel momento realizzò che Ian sembrava essere diventato quasi un estraneo per lui. Non aveva parole. Non riusciva a capacitarsene. Poggiò la testa sul muretto. Le parole di Ian tormentavano costantemente i suoi pensieri. Lanciò un urlo disperato e da quel momento ebbe un attacco di panico, uno tra i più forti che abbia mai avuto.

Dopo circa tre quarti d’ora si calmò. Cominciò a respirare profondamente.

“Chissà dov’è adesso.. Come sta.. Se è vivo..” pensò Anthony tremante “Adesso che cosa devo dire alla madre.. Cosa gli racconto.. Gli farò venire un colpo al cuore.. Credo che forse è meglio che non la chiamo… ” Era confuso. La sua mente era bombardata da possibili scenari atroci su cosa potesse essere capitato ad Ian. Uno era peggio dell’altro. Non riusciva a neanche ad elaborare un pensiero.

Dopo un po’ Anthony si alzò in piedi, si asciugò le lacrime e mise il quadernino nel borsello che aveva con sè.

- Adesso basta! – disse con voce ferma – Bisogna agire, prima che sia troppo tardi.. – Camminò avanti ed indietro per la casa alla ricerca su una possibile illuminazione. Era senza indizi, cercò di spremersi le meningi alla ricerca di una possibile pista.. Dopo pochi minuti il suo viso si illuminò.. Prese rapidamente il quadernino e lo sfogliò con velocità ad un certo punto si bloccò su una pagina in particolare.  Ebbe un'idea. Corse immediatamente verso la macchina e sfrecciò via, a tutta velocità, alla ricerca dell’amico.

 

*qualche giorno prima*

 

Erano le dieci di sera e Ian poggiò la penna per terra e chiuse il quadernino rosso, aveva appena finito di sfogarsi..

“Io non riesco a stare qui. Rimuginare mi distrugge ancora di più. Sto una schifezza e qui tutto mi ricorda Anthony. Devo andarmene via” pensò Ian. Fece un sospiro e lanciò a terra il quadernino al centro della stanza. Il suo sguardo si posò su un borsone che era dentro lo sgabuzzino, non ci pensò due volte, voleva agire d' istinto. Lo prese. Corse in camera. Prese al volo i documenti, il portafoglio più tutti i suoi risparmi. Poi andò davanti l’armadio, aprì i cassetti e prese alcuni vestiti. Andò in soggiorno mise dentro al borsone tutte le bottiglie piene rimaste e prese qualcosa da mangiare dalla cucina. Poi corse in bagno prese i farmaci e le lamette pulite che erano rimaste. Anche se tagliarsi ormai non gli dava più sollievo, era diventato un vizio fortemente radicato in lui. Fece un’ispezione generale della casa per vedere se aveva preso tutto il necessario dopodiché andò nel garage. Aprì la macchina e, prima di aprire lo sportello, vide la pila delle fan mail che aveva. Il lunedì dopo quel lunchtime avrebbero dovuto aprire la posta e filmare il mailtime. Ebbe una botta di tristezza che con estrema difficoltà cercò di reprimerla. Entrò dentro la macchina ed uscì fuori dal garage. Guardò per l’ultima volta la casa, la Smosh House. Pianse. Come uno tsunami, i ricordi legati a quella casa tornarono tutti insieme di botto, tutti concatenati.

- Devo andare via da qui! Ogni secondo mi uccide! – urlò Ian che si fece forza, si asciugo le lacrime e sfrecciò via di casa senza ripensamenti.

Si diresse verso la stazione ferroviaria, lasciò la macchina in un parcheggio abbastanza isolato e comprò il biglietto alla biglietteria automatica. Dopodiché si sedette nella sala d’attesa. Guardò il tabellone delle partenze, mancavano venti minuti prima che il treno arrivasse. Durante quell'attesa ripercorse mentalmente tutta la sua amicizia con Anthony: da quando si sono incontrati quella volta da bambini per lavorare insieme a scuola fino ad oggi. Analizzò tutta la loro amicizia nel dettaglio anche se questo lo faceva stare da cani. Nella vita si incontrano molte persone che condividono con noi, per un certo periodo, un cammino. Alcuni rimangono più a lungo altri di meno, alcuni sono una benedizione per la tua vita altri, quelli che tutti definiremo stronzi, servono per insegnarci che la vita è dura e che bisogna essere forti. Tra tutto questo trambusto arriva lei: la persona che ti cattura il cuore e per Ian era Anthony. Per lui Anthony era l’unico che aveva catturato il suo cuore. Non riusciva ad immaginare una vita senza di lui. Ma che avrebbe dovuto fare? Rimanere lì a struggersi? Continuare a consumarsi per lui? I pensieri scorrevano come un fiume impetuoso. Lui voleva fuggire perché in questo vedeva l’unica soluzione possibile: lasciarsi tutto alle spalle, cercare di avere una nuova vita, tagliando i contatti in maniera drastica con tutti. Sentiva la necessità di una svolta, di un cambiamento. Ma sarebbe stata la scelta giusta? Solo il tempo lo avrebbe determinato. Il suo flusso di pensieri venne interrotto dall'annuncio che risuonò all’interno della stazione. Il treno stava per venire. Ian si alzò e con i suoi bagagli andò vicino al binario ed aspettò che il treno arrivasse.

Nel mezzo dell'oscurità, un paio di luci si videro in lontananza:  il treno si avvicinava sempre più. Giunse nel binario ed una volta aperte le porte Ian salì e si sedette in un posto lontano da tutto e da tutti, vicino al finestrino. Voleva rimanere da solo con i suoi tormenti. I suoi occhi di un blu ormai immersi nella tristezza si perdevano nel paesaggio di Sacramento nella notte. Si udì il fischio del capotreno e le porte si chiusero. Ian poggiò la mano sul finestrino come se volesse accarezzare la terra che stava per abbandonare. Una lacrima rigò il suo viso e lentamente il treno avanzò.

Si udiva il rumore delle rotaie mentre la città di Sacramento cominciava a scomparire e a perdersi nel panorama californiano. Ian chiuse gli occhi e si mise ad ascoltare della musica, sperando che una dolce melodia lo potesse cullare in un riposo più sereno.

 

 

 

 

Ciao a tutti! :)

Allora vi chiedo scusa per il ritardo con cui è uscito il capitolo, ma tra l’università che è iniziata (e che già mi fa esaurire) più il brutto vizio di procrastinare… Beh… è stata dura .___.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che mi seguono (su EFP e su Tumblr). Vi ringrazio per tutto il supporto che mi date :)

Come al solito vi voglio esortare a recensire il capitolo. Fatemi sapere se vi è piaciuto, se fa schifo, le perplessità, i punti che non avete capito. Io rispondo tranquillamente. :)

 <(*-*<)  *virtual hug*  vi voglio bene!!

Peppermint93

 

 

   
 
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