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Autore: ChiiCat92    24/10/2013    4 recensioni
"- Bene Sora, hai appena ottenuto un buono per una cerimonia di benvenuto offerta dalla Vanitas Incorporated. - Riku e il biondo ridacchiarono sommessamente, scuotendo la testa - In realtà, dovrei essere io a ringraziarti, sai? Mi stavo annoiando, e sono mesi che non vediamo una matricola. Sembra che il destino ti abbia voluto portare da me. - Vanitas poggiò le mani sulle spalle di Sora, e si abbassò un poco, in modo che i loro occhi fossero allo stesso livello - Nessuno ti ha accolto nel giusto modo, vero? -" dal cap. 1
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è la prima FF che scrivo su KH, volevo un po' sperimentare!
mi sono chiesta cosa succederebbe se i personaggi di KH fossero studenti di un istituto prestigioso...e questo è il risultato!
Il raiting in alcuni capitoli oscilla verso l'arancione con sfumature di rosso, cercherò di avvertire prima nel qual caso dovesse succedere.
probabilmente la pubblicazione sarà settimanale, il giovedì :3
leggete e, se vi va, lasciatemi un commento!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
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21

Una questione biologica

 

Il tempo di reazione di Saïx fu più insulso e più deludente di quanto Terra si sarebbe aspettato.

Nella sua immaginazione il Vicepreside avrebbe dovuto sgranare gli occhi, spalancare la bocca, assumere tutte quelle espressioni facciali tipici dello sgomento; poi avrebbe dovuto chiedere come fosse possibile, se per caso Vexen non avesse preso un granchio, se fosse veramente certo di quello che stesse dicendo perché era una cosa davvero grave, molto più di quanto potesse pensare.

Invece no.

Il massimo di espressività raggiunta dal Saïx fu una faccia piatta che non esprimeva assolutamente nulla.

Qualunque cosa stesse provando, ammesso che provasse qualcosa, era ben nascosta dentro il grande petto, sotto strati e strati di autocontrollo.

Per Terra sarebbe andata bene quella spiegazione, ossia che era tanto sconvolto dalla rivelazione che la sua unica reazione era stata quella di non reagire affatto.

Passarono una manciata di minuti, che il Vicepreside passò elaborando chissà quali pensieri che passavano come flash nei suoi occhi giallo miele, poi esordì, tanto all'improvviso che Terra sobbalzò lievemente, con:

- Quanti sono a conoscenza dell'accaduto? -

Il giovane professore non capì subito che quella domanda era molto pericolosa, e che nascondeva diversi trabocchetti. Pensò solo che fosse lecito che fosse posta, e non si preoccupò quando Vexen rispose.

- Io, il professor Terra e il ragazzino seduto nell'altra stanza. -

- Nessun altro? -

Si accertò l'uomo, come fosse una questione di principio.

- Nessuno. -

Annuì Vexen, sempre troppo servile per i gusti di Terra.

- Benissimo. - Saïx si alzò. Recuperò la cartelletta che aveva lasciato sul tavolo e se la mise sottobraccio - Per il momento, è necessario che la notizia non trapeli assolutamente. Riferirò personalmente al Superiore ciò che è accaduto. Ma in quanto suo facente veci sono obbligato a chiedervi di evitare un fuggi fuggi di informazioni. -

Gli occhi azzurri di Terra si sgranarono.

- Come prego? -

Chiese. Forse una qualche strana interferenza magnetica gli aveva impedito di sentire quello che realmente il Vicepreside aveva detto. Perché non poteva essere che voleva tenere nascosto un atto violento di quella portata all'interno della scuola.

Saïx lo guardò come fosse impossibile che non avesse capito.

Torse leggermente il busto nella direzione di Terra, in un atteggiamento che di per sé sembrava minaccioso.

- C'è qualcosa che ho detto che non le è sembrato chiaro, professore? -

Sottolineò la parola “professore” come fosse un dispregiativo più che un titolo.

- In realtà, Vicepreside - Terra lo ricambiò con la stessa moneta - tutto quello che ha detto non mi è sembrato chiaro. -
Gli occhi di Saïx si assottigliarono leggermente, chiudendosi come due fessure di un giallo brillante.

- Allora mi dica che cosa devo ripetere affinché lei possa capire. -

Lo disse con tale astio e superiorità che Terra si sentì improvvisamente tornato bambino, quando suo padre lo apostrofava con lo stesso tono. Ma da allora era passato molto tempo, Terra non era più un bambino, ed era difficile che qualcuno riuscisse a trattarlo come tale.

Si diede un contegno, sostenendo gli occhi gialli di Saïx indirizzandogli un'occhiata di un intenso azzurro.

- Perché mai la notizia non dovrebbe trapelare? Bisogna avvertire i genitori del ragazzo, chiamare la polizia, aprire un'inchiesta. Il colpevole deve essere assicurato alla giustizia. -

Saïx sostenne quello sguardo trovando ammirevole il tentativo del giovane di tenergli testa.

- Ci occuperemo noi di questi dettagli burocratici, senza bisogno di sollevare un polverone mediatico. -

- Polverone mediatico? - Terra strinse i pugni - Si rende conto che di là c'è un ragazzo che è stato violentato? Non capisce la gravità della cosa? -

- Lo capisco benissimo, professore, ma lei capisce che cosa succederebbe se ci permettessimo un gesto così impulsivo? - no, Terra non capiva, e il sangue cominciava ad andargli alla testa, pericolosamente - Utilizzeremo i nostri mezzi per trovare il colpevole, senza coinvolgere le forze dell'ordine. -

- E con i genitori del ragazzo come la mette? E se non riusciste a risolvere nulla da soli? E poi quali sarebbero i “nostri mezzi”? -

Saïx sorrise appena. Sollevò solo un angolo delle labbra verso l'alto, e il ghigno che ne uscì fu poco confortante.

- Lei è qui da poco professore, non sa bene come funzionano le cose, ma il mio consiglio è di tenersi al suo posto, e vedrà che le cose si sistemeranno, altrimenti potrebbe mettersi molto male per lei. In ogni caso, telefonerò io ai genitori. - volse la testa verso il medico, che si sentì rabbrividire per la durezza del suo sguardo - Vexen, puoi tenere qui in osservazione il paziente per questa notte? -

- C-certo, senza problemi. -

Si ritrovò a balbettare Vexen, completamente in balia dell'oscuro carisma del Vicepreside.

- E riguardo l'altro ragazzo? -

- Nessun problema neanche per lui. -

- Bene, allora. -

Si avviò verso la porta, dando le spalle a Terra, rimasto a bocca aperta.

- Non ha risposto a nessuna delle mie domande. -

Saïx gli parlò senza degnarsi di guardarlo, come fosse un qualcosa di fastidioso a cui era inutile rivolgere la propria attenzione.

- Professore, se leggerà bene tra le righe si accorgerà che le ho dato tutte le risposte, e anche qualcosa di più. -

- La devo prendere come una minaccia? -

Ringhiò Terra. I tendini delle braccia, tesi come corde di violino, minacciavano di spezzarsi da un momento all'altro, tanta era la forza che stava applicando per trattenersi dal saltare al collo del Vicepreside e aggredirlo.

- Stia al suo posto professore e lasci fare a noi. Lo dico solo per il suo bene. -

Saïx mosse un altro passo in avanti, convinto e forte del fatto di aver avuto l'ultima parola.

- Che cosa mi impedirebbe di andare alla polizia adesso, dopo che lei ha lasciato questa stanza? -

Le parole di Terra lo fermarono sulla soglia. Il Vicepreside strinse appena i pugni.

- Le assicuro che non arriverebbe a farlo. -

Il gelo con cui disse quelle parole ricoprirono il cuore di Terra di oscurità e brividi.

C'era qualcosa di non detto che smosse la parte codarda del suo essere. Si manifestò come una capriola dello stomaco, dolorosa e vergognosa.

Saïx uscì dalla stanza.

Ventus scattò in piedi come una molla quando vide il Vicepreside.

L'uomo gli passò accanto e lo guardò con sufficienza. Trovava estremamente noioso dover avere a che fare con quel ragazzino.

- Informerò i tuoi genitori che rimarrai qui a scuola questa notte. - cercò di rendere il suo tono di voce più gentile, facendo pressioni sulle sue futili emozioni - Immagino che tu voglia stare con il tuo amico. -

A Saïx costò molto del suo famoso autocontrollo dire quella parola, “amico”. Ma per fortuna il ragazzino neanche se ne accorse, stupito com'era da quello che gli stava dicendo.

- Sì! - disse Ventus, con troppo entusiasmo, pensando a cosa lo aspettava dentro le mura di casa e a cosa sarebbe andato incontro se suo padre avesse scoperto dove si trovava - Ma non c'è bisogno di avvisarli, sono fuori città, ero già organizzato per non tornare a casa. -

Messa su in pochi secondi suonava come una buona scusa, e dato che Saïx non aveva neanche intenzione di sapere se fosse o meno la verità perché non voleva perdere tempo per accertarsene, ci credette.

- Perfetto. -

Commentò il Vicepreside. Con la testa era già molto lontano, anche se il suo corpo rimaneva in quella stanza.

Stava per andarsene quando la domanda gli arrivò sottile come la lama di un coltello.

- La polizia troverà chi gli ha fatto questo? -

Saïx attinse ancora dalla sua scorta di autocontrollo. Ne stava usando troppa per i suoi gusti.

- Faremo tutto il possibile per farlo stare meglio. Occupati delle tue cose, ragazzo. -

Lo bollò con freddezza e uscì dall'infermeria, lasciando Ventus estremamente confuso.

Subito dietro di lui, dall'ufficio del medico, uscì Terra.

Ventus riconobbe la sua espressione, e riconobbe il sentimento latente sotto le braci delle sue iridi azzurre.

Era successo qualcosa. Qualcosa che gli sarebbe stato difficile accettare, perché non l'accettava neanche lui.

Prima che l'amico si gettasse fuori dall'infermeria, Ventus lo prese per un braccio, bloccando la sua corsa.

Terra dovette lottare contro se stesso per non scaraventare Ventus da una parte, preso com'era dalla foga e dalla rabbia. Ma le piccole mani del ragazzino, strette intorno al suo braccio, fredde come la paura, lo riportarono alla consapevolezza, e gli impedirono di fare un gesto inconsulto.

- Che cosa è successo? -

Sussurrò Ventus, sapendo perfettamente che dietro la porta aperta dello studio Vexen li stava osservando.

Terra seguì con gli occhi, finché poté, e poi con le orecchie i passi di Saïx che si allontanavano da lui, e dalla possibilità di avere delle spiegazioni e delle soddisfazioni.

Strinse i pugni con rabbia. Tutto aveva una priorità, e adesso gli occhi blu sgranati di Ventus erano l'unica priorità che voleva avere. Al resto poteva pensare dopo.

- Sei riuscito a sentire qualcosa? -

- No. -

Fu la risposta desolante alla sua domanda. Terra sbuffò dal naso. Ventus era un così diligente ragazzo che avrebbe origliato solo se gli avessero chiesto espressamente di farlo. A quel punto, era probabile che non si era neanche avvicinato a Sora per come gli aveva ordinato Vexen.

Però, il fatto che lui fosse così ubbidiente poteva essere un punto a suo favore, in questo caso.

Terra si morse la lingua. Non voleva che quel ragazzino finisse con l'impantanarsi in quel sistema corrotto, né voleva che compisse qualche gesto inconsulto.

Cercò di sorridergli e gli poggiò una mano sulla spalla.

- Ti faccio un riassunto allora. Il Vicepreside ha detto che si sarebbe occupato della questione con il Superiore, e che per ora dobbiamo rimanere buoni in attesa di nuovi sviluppi. -

Qualcosa di strano brillò sul fondo degli occhi di Ventus. Non gli credeva, o meglio gli credeva in parte. E d'altronde lui aveva detto solo una mezza verità.

- Quindi chiameranno la polizia e cercheranno il colpevole? -

- L'unico che possa dirci chi è il colpevole è Sora, questo vuol dire che se non ci prendiamo cura di lui non potremo mai scoprire chi è stato. -

Ventus corrucciò le sopracciglia. Gli stava forse chiedendo di rimanere al fianco di Sora senza fare domande badando solo al suo recupero senza pensare a tutto quello che era successo?

- Ma la polizia può farlo, e può farlo solo adesso, subito. Sora avrà addosso... - deglutì a vuoto con la gola improvvisamente secca - ...avrà ancora addosso tracce del colpevole. -

L'intelligenza e la ragione non ti porteranno da nessuna parte.” pensò Terra, con l'amaro in bocca, perché sapeva che le parole di Ventus avevano fondamento ed erano la cosa più giusta che avesse sentito proferire quel giorno su quell'argomento.

Stia al suo posto professore e lasci fare a noi. Lo dico solo per il suo bene.” gli risuonò nelle orecchie come il rintoccò di una campana situata proprio nel mezzo del suo cervello.

Non voleva che il Vicepreside arrivasse a fare lo stesso discorso con Ventus.

- Non preoccuparti Ven, se mi è stato detto così vuol dire che sanno come intervenire. Tu adesso pensa soltanto a Sora, va bene? -

Terra riuscì anche a rivolgergli un sorriso.

- C'è qualcosa che mi nascondi? -

La schietta domanda, posta con quel tono di voce leggero che lasciava intendere che la risposta la conosceva già, spiazzò il giovane professore a sufficienza perché trapelasse qualcosa dai suoi occhi. Per Ventus fu tutto quello di cui aveva bisogno per capire che mentiva.

- No, è solo che... -

- Ragazzino. - sia Terra che Ventus si volsero verso la porta dell'ufficio del medico. Vexen stava sulla soglia con l'espressione più seria sulla faccia del pianeta. - Il Superiore ha appena chiamato. Ti ha convocato per un colloquio domani mattina. Per oggi ha deciso di lasciarti rimanere con il paziente. Mentre lei, professore, deve salire subito nel suo ufficio. -

Terra inghiottì a stento il rospo, rischiando quasi di strozzarsi.

Che cosa voleva dirgli il Superiore che Saïx non gli aveva già detto?

Cominciava a sudare freddo, ma mantenne un atteggiamento rilassato.

- Va bene, vado subito. -

Ventus aveva ancora la mano stretta attorno al suo braccio. Lo tratteneva con una forza gentile.

- Non te ne andare. -

Lo supplicò, con le lacrime nascoste in quel tono di voce lamentoso.

Terra guardò di sottecchi Vexen, colse la sua espressione fredda come il ghiaccio. Aprì lentamente la mano di Ventus e poi accompagnò il braccio per farlo tornare disteso lungo il fianco.

- Ne riparliamo, ok? Domani non ho lezione. -

Quando Terra parlava in quel modo pacato, lento, scandendo bene le parole, Ventus sapeva che cosa voleva dire.

C'erano orecchie indiscrete in ascolto di un discorso che avrebbero dovuto fare da soli.

Il ragazzino annuì, anche se vedere Terra allontanarsi fu quasi un dolore fisico.

Lui gli rivolse un sorriso che doveva essere confortante, salutò Vexen con un lieve cenno del capo, e lasciò l'infermeria.

- Per questa notte puoi dormire nel lettino accanto a quello del paziente. Dovrei avere dei pigiami e delle coperte da qualche parte. -

Gli disse Vexen, per niente premuroso. Era più un obbligo essere accogliente con lui che altro.

Non aveva veramente voglia di farlo sentire a suo agio, e il gelo nella sua voce lo sottolineava benissimo.

Se avesse dormito all'addiaccio o lì per lui sarebbe stato lo stesso.

- Mentre li cerco puoi andare da lui. -

Concesse, come fosse una cosa forzata che non aveva voglia di fare.

Ma gli occhi di Ventus si sgranarono di gratitudine.

- Davvero? Posso? -

Vexen fece una smorfia irritata. Tanto entusiasmo era fuori luogo.

- Sì. Ma è probabile che dorma e che non si sveglierà. -

Non aggiunse altro prima di abbandonare Ventus per dedicarsi alla ricerca delle vettovaglie necessarie per quella notte.

Al ragazzino interessò poco quel suo atteggiamento, l'unica cosa che gli interessava adesso era poter stare al capezzale di Sora.

Cercando di controllare le sue gambe, che mandavano impulsi al cervello pregandolo di farle correre, si avvicinò alla tendina e la scostò un poco.

Sora era appallottolato sul lettino, esattamente nella stessa posizione in cui l'avevano trovato lui e Terra.

Lo stomaco gli si strinse mentre il cuore accelerava i battiti.

Sembrava dormisse, ma non era un sonno sereno.

Avvicinò la sedia al bordo del letto e si sedette, in osservazione del corpo addormentato dell'amico.

Era ancora piccolo, tremante e sofferente. Anche con gli occhi chiusi le lacrime non facevano che scendergli sulle guance.

- Ehi? Sora? Sono io, Vi-chan. Posso prenderti la mano? - Sora non rispose. Ventus ignorava che fosse stato sedato, e credeva semplicemente che il suo sonno fosse un modo per estraniarsi da tutto, ma che in fondo, come prima, la sua voce gli arrivasse. Credendo che fosse un tacito segno di consenso, Ventus gli prese una mano e intrecciò le dita tra le sue. - Vedrai che ti sentirai meglio tra poco. Dovevamo andare insieme in tanti posti, ti ricordi? Appena vorrai andremo a mangiare il gelato al sale marino. Sono stato troppo egoista e non ti ho permesso neanche di assaggiarlo solo per inseguire Axel e Roxas. Sai cosa? Non mi importa di loro, possono fare quello che vogliono! -

Si rese conto di stare parlando a vanvera. Si morse le labbra e buttò gli occhi a terra, lontano dal volto sofferente di Sora.

Gli aveva detto che era stato egoista, ma anche in quel momento lo era, raccontandogli cose a vuoto e senza senso che lo riguardavano invece che pensare a lui.

Si sentì un verme e quasi gli vennero le lacrime agli occhi.

- Ven...tus... -

Il ragazzo sentì un brivido freddo percorrergli la schiena. La voce di Sora era un sussurro, così sottile e debole da lasciargli credere che stesse lottando contro qualcosa pur di parlare, qualcosa che andava oltre un impedimento mentale.

- Sono qui. -
Rispose lui, con il cuore già lanciato a mille.

Sora lottò per aprire gli occhi, senza riuscirci. Il sedativo l'aveva mandato ko. Si sentiva immerso in un sogno pastoso e confuso, i cui bordi sfumavano nella realtà. Non avrebbe saputo dire cosa aveva sognato e cosa invece era reale.

Per quanto ne sapeva, Vanitas era un sogno, Ventus era reale.

Anzi, non voleva neanche lasciare che il pensiero si fermasse su quel sogno, su quell'incubo, perché comunque la mettesse, il suo cervello gli diceva che era tutto fasullo, e che doveva concentrarsi su quel momento, sulla mano di Ventus che stringeva la sua, sull'affetto che sentiva di provare per lui e che l'altro provava a sua volta.

Era tutto quello che voleva sentire o provare.

- Non vado da nessuna parte, ok? - Ventus gli scostò i capelli dal viso, portandoglieli dietro un orecchio - Dormi tranquillo. -

Sora smise di opporre resistenza, e sprofondò nel sonno.

- Ecco qua, il pigiama e le coperte. -

Ventus sobbalzò a sentire la voce del medico alle sue spalle. Si era completamente dimenticato della sua presenza.

Vexen guardò scettico le mani dei due ragazzi intrecciate tra di loro, ma non disse nulla. Si limitò a gettare i vestiti e le coperte sul grembo di Ventus.

- Gli ho dato una medicina per aiutarlo a riposare. È inutile che stai lì al suo capezzale, non può sentirti. -

Ventus incassò il colpo senza avere un fremito.

- Va bene lo stesso, voglio stare accanto a lui anche se, come dice lei, non può sentirmi. - gli occhi verdi di Vexen si riempirono di curiosità scientifica - E poi, poco fa ha detto il mio nome. Sono sicuro che la mia voce gli arriva. -

- No. Può aver parlato nel sonno, ma non ne era consapevole. È una questione biologica. -

- Per lei potrà anche essere una questione biologica, ma i nostri cuori sono connessi. -

- I vostri cuori? - lo scetticismo nella voce di Vexen era palpabile - Quello che tu definisci “cuore” nella realtà è solo un organo cavo presente nella maggior parte degli organismi animali. Negli esseri umani è posto al centro della cavità toracica, più precisamente nel mediastino medio, dietro lo sterno e le cartilagini costali, che lo proteggono come uno scudo, davanti alla colonna vertebrale, da cui è separato dall'esofago e dall'aorta, appoggiato sul diaframma, che lo separa dai visceri sottostanti. Costituito pressoché esclusivamente da tessuto muscolare striato, è protetto da una sacca che prende il nome di pericardio. Questa sacca è una doppia membrana di natura connettivale. - disse quelle parole con la leziosità di un'enciclopedia - Non può essere “connesso” a niente altro che non siano i tessuti che costituiscono il tuo organismo. Le sensazioni che tu attribuisci al cuore, sono frutto di un processo chimico del cervello. - il medico sorrise leggermente, contento dell'espressione piccata del ragazzino - Come ho detto, è solo una questione biologica. -

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Ven's Diary
 

16/11/2009

 

 

 

 

Caro diario, la mamma mi ha mentito.

Tanto tempo fa mi aveva promesso che non se ne sarebbe mai andata e ora non c’è più.. E ha portato via la parte buona di papà e se l’è tenuta tutta per sé. Però mi mancano i suoi pancakes, papà non sa cucinare, brucia tutto e barcolla da un fornello all’altro. Non sa lavare e non sa stirare. Non sa stendere e non ci da più il bacio della buonanotte. Tiene sempre una bottiglia in mano e ci fa male. Si è messo a fumare e la casa è sempre piena di fumo. Alla mamma non piace il fumo, non so perché non gli dica di smetterla né perché se n’è andata. Forse proprio per questo.. per le sigarette che odia tanto. Papà ce le spegne addosso. All’improvviso ci chiama, soprattutto mentre ridiamo, ci alza la maglietta e ce le spegne addosso. E poi dice che non dobbiamo più ridere, perché è colpa nostra se la mamma ora è una parte dell’azzurro.

Ha tirato i capelli a Roxas, ieri, perché non vuole vedere i capelli biondi di lei. Io l’ho spinto via e lui mi ha colpito e mi ha fatto male.

Ho di nuovo paura. Perché papà fa così? Non posso dirlo ai professori, se no papà fa male a Roxas! …Roxas mi sembra così triste, non vuole più giocare con me e non vuole più pranzare a scuola in mia compagnia.

Ho paura. Aiutami.

I miei amici non mi vogliono più vedere, dicono che sono diventato antipatico.

Non è vero! Ho solo paura e voglio che mi aiutino contro papà.

Che posso fare?

Voglio andare via di casa, voglio raggiungere la mamma. Qualcuno ha detto che la mia mamma ora è sulla luna, ma io non ci credo. Lei è l’azzurro! E io devo raggiungerla.

Voglio imparare a volare, così le posso prendere la mano e riportarla giù.

Non è giusto che ci abbia abbandonati così!

La rivoglio indietro…

Oh no, papà arriva!

Devo proprio andare, ma prometto che tornerò a scrivere! Quando recupererò la mamma dall’azzurro!

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The Corner

Ciao a tutti!
ce l'ho fatta ad aggiornare la storia!
spero che il capitolo vi piaccia :3
dato che forse partirò per il week-end di halloween, non so quando verrà pubblicato il capitolo, se mercoledì 30 o giovedì 31 ottobre!
ma c'è una remota possibilità che pubblichi sabato 26...
bhè, uno di questi giorni, non vi resta che controllare! XD
Chii
p.s. grazie ai miei magici cinque, e un grazie speciale questa settimana ad Anima1992 che mi sta facendo sentire come se scrivessi qualcosa di sensato XD e grazie al mio pulcino (lei lo sa u.u) che mi sta insegnando tante cose :3
   
 
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