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Autore: rosa_bianca    24/10/2013    1 recensioni
E se la madre del temuto Fantasma dell'Opera, invece di consegnarlo ad un circo di zingari, avesse deciso di affidarlo ad un convento parigino?
E se, il caso volesse, quest'ultimo fosse proprio il Petit Picpus, rifugio di Valjean e Cosette?
Cosa succederebbe se, quello che sarebbe in un'altra vita un futuro Fantasma, venisse accudito dal nostro ladro di pane preferito?
Come si evolverebbero i fatti? Cosa accadrebbe nel noto 1832, anno della Ribellione di Giugno?
Leggete e scoprirete.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Cosette, Jean Valjean, Marius Pontmercy
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5 Giugno 1832, Mattina
 
 
La piccola figura alla porta aveva osservato tutto.
Ogni piccolo dettaglio.
Aveva notato ogni sguardo carico di stucchevole affetto, ogni parola pietosamente mielosa, la carezza fin troppo dolce di lui, il pudico rossore di lei.
Umph.
L’unico ad esserle simpatico, nell’amorevole quadretto, era il bambino, quello magro con la maschera. Sapeva come si chiamava, almeno glielo avevano detto. Ma lei aveva cose ben più importanti da pensare.
 Con un soffio indirizzato, fece volare in su qualche capello fuori posto, cercando di darsi un’aria più dura possibile. Ma a che pro? Nessuno la stava guardando.
Il suo istinto le suggerì che si sarebbe forse dovuta preoccupare per il suo fratellino, che stava combattendo alla barricata come tutti gli Amici.
Si disse che era proprio il tipo di ragionamento che avrebbe potuto fare ‘balze e nastri per capelli’, il nome a cui rispondeva, nella sua testa, Cosette.
Cambiò idea immediatamente e si disse che non aveva nulla da spartire con quella.
 Che poi, Ursule e Cosette sono due nomi che fanno veramente schifo.
Si strinse nella sua rudimentale casacca, appoggiando un piede al muro. Doveva sembrare il più virile possibile.
Ad un tratto, un rumore la distolse dai suoi pensieri amari.
“Li hanno presi! Li hanno presi!”
Eponine spalancò gli occhi e si lanciò in un’ istintiva corsa verso la barricata.
E se si fosse trattato di Marius? Come poteva essere stata così stupida?! Dopotutto era venuta per proteggerlo, e…
“Provuaire! Hanno preso Prouvaire e Bahorel!”
Si sentì un essere  veramente infimo ma, per un breve attimo, sospirò di sollievo.
Era ormai giunta dagli Amici. Il panico regnava sovrano; persino negli occhi solitamente fermi del capo.
“Enjolras, li hanno catturati!” gridò concitatamente Courfeyrac in sua direzione, il volto contratto in una smorfia di sgomento terrore. Combeferre rimaneva muto, con un’espressione pensosa ed addolorata.
Eponine iniziò ad agitarsi. Cercò di alzarsi in punta di piedi, per cercare di capire qualcosa in quella situazione così confusa.
Vide degli uomini che avevano legato due giovani per i polsi. Uno sarebbe parso completamente apatico, se  non fosse per i suoi occhi: piccoli pozzi di ansia che non facevano che lanciare sguardi preoccupati all’altro prigioniero. Quest’ultimo stava sferrando calci alla cieca tentando di colpire uno dei soldati. Quando questi tirò fuori una rivoltella, si costrinse a rimanere immobile.
Eponine rabbrividì. Cercò rapidamente con gli occhi Marius. Saperlo al sicuro l’avrebbe normalmente consolata, ma come poteva essere cieca davanti a quella che, ne era certa, sarebbe stata un’esecuzione?
Da tutti e due i lati della barricata la tensione era palpabile.
Non si udiva un rumore, se non quello delle menti di decine e centinaia di uomini, tutte concentrate su uno stesso punto.
“In piedi.”
Bahorel e Prouvaire si alzarono, il primo con una rabbia infuocata negli occhi, il secondo con meditata rassegnazione.
“Dovete fermarli!” provò a protestare la giovane, lanciando uno sguardo disperato agli Amici. Loro non ricambiarono l’occhiata, solo uno di loro le fece un cenno come a dire ‘Non si può far più nulla’.
Stava piangendo.
“Che tutti guardino!”
Eponine, il cui corpo teso si era spinto verso l’alto, cadde a terra al rumore dello sparo. Si accasciò ad un vecchio cassettone tarlato, non osando guardare dietro di sé. Fu scossa da dei violenti colpi di tosse che la portarono alle lacrime.
La seconda detonazione risuonò meno forte, probabilmente perché il suono dei singhiozzi dei giovani l’aveva attutita.
“Volete un ostaggio?...”
Decine di volti piangenti di voltarono verso una vocina stridula, da infante, che aveva appena parlato.
Eponine per prima, poiché l’aveva riconosciuta.
“Gavroche!”
Si alzò in piedi, cercandolo con gli occhi.
“…Be’, eccomi qui.”
“Gavroche, no!”
Le grida strazianti di Eponine non valevano nulla. Il bambino si trovava nel punto in cui la barricata era più alta. La sorella cominciò disperatamente a salire, ad arrampicarsi sui mobili per raggiungerlo.  Le urla disperate rivelarono la sua identità di donna, ma nessuno parve preoccuparsene, in quel momento.
“Ti prego, no!”
Un soldato sorrise con un ghigno sinistro ad un suo commilitone. Mirò precisamente al cuore, voleva evitare troppo dramma.
 Dopotutto, era un bambino.
“NO!”
Gavroche le cadde violentemente tra le braccia. Eponine spalancò gli occhi ed iniziò a piangere.
Marius le si avvicinò.
“Io… ti aiuto con… ecco.” balbettò, sinceramente sconvolto, prendendo in braccio il piccolo cadavere.
Con passi lunghi ed incerti, arrivò all’interno della locanda. Diede uno sguardo a Cosette.
Stava stringendo delle bende al braccio di Bossuet, che era riuscito a ferirsi da solo con un coltellino.
Posò il bambino su un tavolo, accanto al corpo inanime di Mabeuf.
“Grazie.” riuscì a mormorare Eponine, senza smettere di piangere.
Guardò Cosette. Con odio.
Perché, al contrario di lei, aveva saputo proteggere il suo fratellino. Il suo caro, piccolo, dolce fratellino.
Distolse gli occhi dalla giovane sorridente solo quando sentì le mani di Marius sulle proprie.
Il suo viso rigato dalle lacrime s’imporporò.
“Mi dispiace tanto, Eponine.”
Che senso aveva tutto questo? Un attimo prima sarebbe stata al settimo cielo per il tocco di Marius… ma ora –ora- che senso aveva?
Scoppiò in un singhiozzo che spezzava il cuore solo a sentirlo. E si sedette sul pavimento, in un angolo.
“Lasciatemi sola, vi prego.” mormorò distrutta, in direzione del giovane.
Una richiesta che mai aveva pensato di potergli porre.
Lui annuì grave e tornò sui suoi passi, ma lei non lo vide: l’unica cosa che vedeva era il nero, il buio, il vuoto.
Non riusciva a pensare. E perché preoccuparsi, d’altronde? Era rimasta sola. Non che avesse mai avuto o desiderato compagnia. No, questo mai.
 Però, se aveva bisogno di passare una notte fuori dal bugigattolo dei genitori, sapeva di essere la benvenuta nell’enorme elefante cadente.
Se le serviva un consiglio, non era Montparnasse, che pure conosceva da tempo, a cui chiedeva: no. Era ad un bambino, suo fratello. Il suo Gavroche.
Perché lui non era di nessuno, e se ne vantava. La sua non-appartenenza a luoghi o a persone lo rendeva molto orgoglioso, lo faceva sentire grande. Ma Eponine lo sapeva, ne era certa: Gavroche era suo. Il suo unico fratello. Il solo che conoscesse, bisognerebbe precisare, ma comunque il suo unico fratello.
Era tra questi pensieri infausti che la mente della giovane navigava, fin quando non sentì una vocina chiamare il suo nome, da vicino.
“Epon… Eponine? Ho sentito Marius chiamarvi in questo modo.”
La diretta interessata alzò la testa.
“Eponine, vero?”
Si arrese, con un sospiro.
“Sì.”
Cosette si sedette accanto a lei, senza neanche pensare che il suo vestito di uno squisito grigio perla non avrebbe tratto alcun beneficio da quel pavimento lurido e polveroso.
“Eponine, siete molto coraggiosa.” affermò sorridendo dolcemente.
Lo sguardo interrogativo dell’altra la esortò a continuare. “Siete venuta per combattere. Lo ripeto: siete molto coraggiosa.”
L’ultima cosa che volesse era qualcuno che la importunava. Specialmente se si trattava di lei.
“Nessuno mi ha mai dato del voi.” replicò aspra Eponine, dopo aver represso l’ennesimo singhiozzo.
Vide il volto di Cosette illuminarsi in un sorriso. “C’è sempre una prima volta, Eponine.”
Questa rispose con una smorfia amara. “Voi dovete essere sempre perfetta in tutto, vero?”
Cosette, che non capiva la domanda, si limitò a rispondere “Io non sono perfetta; sarebbe impossibile, lo sapete. Nessuno lo è.”
Eponine scosse la testa e si asciugò le lacrime che continuavano a rigarle le guance.
“Ma guardatevi: siete bellissima, un bellissimo uomo vi ama e…” la sua voce si spezzò. “…e avete un fratello a cui volete bene.”
Cosette si morse un labbro, vista la tematica alquanto delicata. “Eponine… questo è un momento terribile. Per tutte e due. Ci troviamo in un posto dove potremmo rischiare la vita da un momento all’altro. Per questo dobbiamo farci forza… Insieme.”
Eponine rimase stupita da quel discorso. Soprattutto, era combattuta tra due reazioni: lasciare che l’odio che aveva sempre provato verso quella borghesotta da due soldi si sfogasse; oppure dimostrarsi grata per quelle parole di conforto. Che, lo possiamo dire, erano tutt’altra cosa rispetto alle due parole biascicate con imbarazzo da Marius.
Si alzò in piedi, ancora tremante. “Grazie.”
Poi prese a camminare speditamente verso la barricata.
Sono venuta qui per una ragione, si ricordò duramente, almeno per quella devo andare avanti.
 
 
 
 
Erik cambiò idea repentinamente.
 Un istante, ed il suo piano così ben architettato sfumò.
Perché vedere il tuo migliore amico, senza vita, steso su un tavolaccio di legno e coperto da un drappo nero incrostato dal sangue è una di quelle cose che ti mozza il respiro dall’orrore. E ti fa cambiare idea.
Mentre la metà bianca del suo volto rimaneva impassibilmente finta, l’altra parte inorridiva così tanto da far sembrare la sua espressione inumana. Ma d’altronde cosa non lo era, in lui?
Si disse che in fondo sgattaiolare alla barricata senza farsi notare dalla sorella poteva non essere più così geniale. Però non gli pareva proprio giusto. Che tutti gli altri, tutti quelli normali non avessero nessuno ad impedirgli di fare questo o quest’altro. Rabbrividì al pensiero che Gavroche aveva qualcuno che avrebbe facilmente potuto, ma che non l’aveva certo fatto.
Si ricompose, più o meno, e mise su un’espressione fredda. I suoi occhi erano come lontani, persi in una tristezza indicibile. Cosette lo notò e gli andò incontro mettendogli un braccio sulle spalle.
“Erik, mi dispiace tanto.” mormorò con la sua vocina di miele rotta dal pianto.
A quella visione lui non poté trattenere le lacrime. Con Cosette sentiva di poterlo fare.
“Lo so, lo so…” continuò a sussurrare lei, come fosse una nenia, cullandolo in un abbraccio caldo. “Tra poco sarà tutto finito…”
Queste parole risvegliarono Erik, che alzò la testa dal petto della sorella. “Sì, ma chiediamoci come finirà.”
Cosette rabbrividì. Quella sua serietà spettrale ogni tanto la sorprendeva e le faceva pensare di non parlare con un bambino, ma con un anziano che avesse partecipato a Waterloo.
“Andrà tutto per il meglio, vedrai. Ora siamo insieme…”
Ma c’era ben poca convinzione nel tono della giovane. Ciò che aveva visto nelle ultime ore non facevano che provare il contrario.
Aveva veduto un vecchio morire, per aver cercato di raddrizzare la bandiera della barricata.
Aveva veduto due ragazzi venir fucilati, davanti a centinaia di uomini che non potevano far altro che guardare.
Aveva veduto un bambino ucciso, solo perché aveva avuto il coraggio di protestare a quell’infamia.
Quale innocente ed ingenuo ottimismo, seppure dei più radicati, poteva essere indifferente a questi crudeli avvenimenti?
“Cosette…”
“Sì?”
“… Farò di tutto per proteggerti. Te, e il tuo Marius.” 
 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
 
Eccoci al nuovo capitolo!
Allora, vediamo di riassumere: la povera ‘Ponine ha come al solito Cosette in mezzo ai piedi. Jehan e Bahorel muoiono, così come Gavroche (mi devo ancora riprendere da questa cosa). Eponine ha ancora Cosette in mezzo ai piedi, ma in modo dolce. Erik/Erik e la sorella mi fanno venire il diabete.
*ta-daaaa*
Detto ciò, spero che abbiate apprezzato il capitolo.
Piccolo avviso: potrebbe esserci un po’ di ritardo nella pubblicazione degli ultimi capitoli (non siamo agli sgoccioli, ma quasi) perché *cough-cough* potrei essere un po’ indietro con lo scrivere… vi prego solo di essere pazienti XD
P.s: Tranquilli, Valjean non è morto. Aspetta solo il prossimo capitolo, per comparire XD
Al prossimo capitolo e grazie a chi legge/recensisce/roba varia,
rosa_bianca
   
 
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