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Autore: gloria horan    24/10/2013    24 recensioni
Noi siamo chi siamo. Semplici parole, ma molto profonde. Perchè noi ragazze, prima o poi, ci confrontiamo con delle altre e ci sentiamo brutte in confronto a loro.
Questa fanfiction è dedicata a tutte le ragazze che pensano di non essere belle, anche se questa è solo una loro fantasia, in realtà sono bellissime.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jade Thirlwall, Jesy Nelson, Leigh-Anne Pinnock, Perrie Edwards
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riuscivo proprio a capire dove mi fossi cacciata. Mi ero persa.
Tutto era cominciato da quello stupido di mio fratello che mi aveva indotto ad andare all’aeroporto per cercare Niall. Non capivo più nulla, ero super confusa. Probabilmente il mio ex migliore amico aveva già preso il suo volo per allontanarsi da me e dalla mia cattiveria. No, di  certo non l’amavo, però gli volevo bene.
E avrei voluto salutarlo, avrei voluto chiedergli scusa, abbracciarlo per sentire solamente il suo calore e i suoi  capelli sfiorare la mia pelle.  Invece ero stata una sciocca, avevo perso tempo ad auto disperarmi e di conseguenza avevo perso pure lui.
Lui, il ragazzo più gentile e felice sulla faccia della Terra, lui che mi aveva sempre protetto come se fossi rimasta una bambina, semplicemente lui. In quel preciso istante non mi importava minimamente di  Zayn, volevo solo fare pace con Niall perché ne avevo bisogno. Non una semplice voglia, né un capriccio, ne avevo BISOGNO. Come se ogni cellula del mio corpo mi ordinasse categoricamente di andare da lui, come se per la prima volta nella mia vita cervello e cuore fossero collegati tra loro.
“Certo, proprio in questo momento critico doveva accadere?” mi chiesi massaggiandomi le tempie e accasciandomi su una panchina di ferro grigia. Ormai Niall era partito, non c’era nessun dubbio. Non l’avevo salutato, non l’avevo abbracciato, non gli avevo detto che gli volevo bene. Fantastico! Una lacrima scese velocemente  dal mio occhio fino ad arrivare al mento, dove gocciolò sui jeans.
Mentre mi stavo lasciando prendere dalla sconforto e dalla tristezza, sentii qualcuno che picchiettava sulla mia spalla. Mi voltai di scatto e vidi Niall in carne ed ossa davanti a me.
Gli saltai immediatamente al collo scoppiando a piangere come una fontana. Mi era mancato così tanto e non l’avevo visto solo per due giorni! La consapevolezza di aver litigato con lui e di non aver risolto la questione mi aveva ucciso fino a quel momento ma quando sentii le sue braccia  stringersi intorno a me, capii che tutto era superato.
 
‘Non piangere Jesy, altrimenti lo faccio pure io!” Mi ammonì il biondino continuando ad abbracciarmi.
 
‘Ma sono lacrime di felicità, almeno da quando sei venuto qui. Credevo di averti perso senza fare nulla per impedirlo, credevo fossi già sull’aereo per allontanarti da me e credevo che mi odiassi.”
 
‘Io?’ Esclamò con fare teatrale. ‘Odiare te? Questo mai!’ Per tutta la conversazione eravamo restati avvinghiati l’uno all’altro e alla fine ci staccammo per poterci guardare negli occhi. Almeno fu quella la prima cosa che feci io. Restammo muti per qualche secondo e nella mia mente si creò un buco nero che risucchiò tutti i miei pensieri: in quel momento c’era solo lui. Le persone che ci passavano di fianco non esistevano più, erano solo delle lucine che creavano un’atmosfera magica e la voce dell’altoparlante era il suono delle onde che si infrangono tempestose sulla riva.  
 
‘Non partire.’ Sussurrai provandoci per l’ultima volta.
 
‘Non partirò solo se tu mi dirai che mi ami veramente, altrimenti starti vicino diventerà una tortura per me.’ Mi rispose con la sua voce roca e maledettamente sexy . Forse potrei amarti, con il tempo, forse, pensai dentro la mia mente. Sapevo sin dall’inizio che quella risposta non sarebbe andata bene, un forse non era abbastanza.
 
‘Quindi questo è un addio…temporaneo?’ Gli chiesi dando per scontato che non sarei mai riuscita ad amarlo come un fidanzato. A quelle parole, i suoi occhi ebbero come un cedimento, come se per qualche secondo la luce che sprigionavano continuamente mancò di esistere. Eppure si riprese velocemente, ormai ben abituato alle mie delusioni.
 
‘Un addio non è mai temporaneo. O è un vero addio, oppure un saluto.’
‘E il nostro cos’è?’
 
‘Un semplice saluto. Non potrà mai e poi mai essere un addio.’
 
‘Però noi due non saremo più quelli di prima! Dopo quanto tempo riacquisteremo quella scioltezza, quella dolcezza e quell’amicizia indistruttibile che ci ha contraddistinto per tutti questi anni? ’ Lo contestai per la decima volta. Niall fece un profondo e lungo sospiro prima di rispondere, forse per prendere tempo e pensare alla risposta.
 
‘Si vedrà, tutto dipende da noi.’ Disse dopo qualche secondo. Fantastico, pensai, io rovino sempre tutto quindi rovinerò anche questa cosa. Lo fissai di nuovo negli occhi, dove scorsi un barlume di speranza e di felicità. Improvvisamente gli angoli della sua bocca si piegarono in un sorriso e subito dopo la sua risata squillante fuoriuscì. Restai a fissarlo sbalordita mentre si piegava in due appoggiando le mani sulle ginocchia per rimanere in equilibrio.
 
‘Ma cosa ridi?’ Gli chiesi con tono da professoressa, leggermente scocciata. Io stavo malissimo mentre lui addirittura scoppiava dalla felicità?
 
‘Rido perché non posso fare altrimenti guardandoti. Sei troppo bella per suscitare in me reazioni negative. Ti amo, ricorda.’  Rimasi sorpresa dalle sue parole, forse più di tutte le altre volte. Mi aveva fatto appena capire che non importa dove sei, come sei, perché sei o quando sei, l’importante è con CHI sei. Perché sono le persone che ci circondano a cambiare la nostra vita, sia in bene che in male.
 
‘Sei speciale, non finirò mai di dirlo. Mi chiedo cosa abbia fatto per meritare di incontrare questo angelo nella mia vita.’ Dissi indicandolo con l’indice e con il cuore in mano.
 
‘Vedo che anche tu hai iniziato a chiedertelo!’ Rispose ironicamente, facendomi sorridere anche in un frangente un po’ triste. Una voce metallica e poco chiara annunciò dall’altoparlante che il volo Londra - Dublino sarebbe partito tra un quarto d’ora. Per me fu come la voce che dice che tra poco dovrai morire, era inconcepibile. Mi sentii cadere dentro una voragine senza fondo e senza fine.
Nessuno dei due aveva il coraggio di iniziare a parlare e salutare l’altro, restammo in un silenzio carico di paura e di aspettazione per parecchio tempo.
 
‘Allora…’ Incominciò Niall con voce tremante. ‘Meglio che salga, se no non riesco a trovare dei buoni posti. Non voglio stare seduto vicino ad un grasso che russa, né tanto meno ad un  moccioso scalpitante ed urlante.’
 
‘Ok’ Riuscii a dire. Ci abbracciammo goffamente per poi lasciarci trasportare dal calore e baciarci sulla guancia. Ogni parola in quel momento risultò superflua. Quando ci staccammo, raccattò la sua valigia lasciato in mezzo al corridoio incurantemente. Ma chi se ne fregava di una stupida valigia dopo aver fatto pace?
 
‘Allora ciao.’ Lo salutai con la manina, avendo chiare in testa le sue frasi “‘Un addio non è mai temporaneo. O è un vero addio, oppure un saluto. Il nostro è un semplice saluto. Non potrà mai e poi mai essere un addio.”
 
‘Ciao’ Fece eco muovendo i primi passi verso la pista di partenza dell’aereo. All’inizio restai a guardarlo ma poi non ce la feci più, faceva troppo male. Mi voltai, alzai la testa al cielo per impedire alle lacrime di scivolare giù ed increspai le labbra fino a farle diventare una linea sottilissima. Mi decisi ad andare via dal quel luogo solitario e mi incamminai verso la macchina ( sì, avevo preso la patente da poco!) con passetti piccoli quanto un centimetro  e mi sentii terribilmente piccola rispetto al mondo. Non riesco ad accendere il motore con la consapevolezza che con gli occhi lucidi non vedrò bene la strada, inoltre non ho la ben che minima voglia di restare concentrata su qualcosa. Allora accesi la radio nella speranza di trovare una bella canzone adatta . E così fu: http://www.youtube.com/watch?v=b-_8um_ZfXM (vi prego di ascoltarla mentre leggete).
 
                    
                       “ Vedo  il tuo viso nella mia mente mentre guido, 
                      perché nessuno di noi pensava che sarebbe finita così.  
                      Ma le persone sono persone e a volte cambiano idea,
                      però mi sta distruggendo vederti andar via dopo tutto questo tempo.
                       La musica inizia a suonare come alla fine di un film triste
                       ed è il tipo di finale che non vuoi proprio vedere,
                      perché è una tragedia e ti farà solo abbattere.
                       Adesso non so cosa essere senza te
                        e sappiamo che non è mai semplice, mai facile
                       mai chiara una rottura.
                       Tu sei la sola cosa che conosco come il palmo della mia mano
                       e non riesco a respirare senza te,
                       ma devo respirare senza te, devo.
                        Non ho mai voluto questo, non ho mai voluto vederti ferito.
                       Ogni piccolo dosso per strada, ho sempre cercato di schivarlo.
                       Ma le persone sono persone, e a volte non funziona,
                       niente di ciò che diciamo adesso ci salverà dall’accaduto.
                      Sono le due di mattina
                      Mi sembra di aver appena perso un amico.
                      Non riesco a respirare senza te, ma devo respirare senza te.”
 
 
Arrivata lentamente a casa, senza sapere bene quanti incidenti aver schivato per poco dalla vista appannata, mi gettai nel divano con tutta la mia forza. Già mi mancava.
Guardai le foto appese nella parete del soggiorno , in una c’eravamo noi due da piccolini. Eravamo molto teneri abbracciati l’uno all’altro. Già mi mancava. I  ricordi delle giornate passate insieme erano ormai indelebili, sarebbero rimasti nella mia memoria per sempre. Ma già mi mancava!
Non sapevo più che fare: da una parte volevo pensare a lui, dall’altra volevo smettere.
Certo, il nostro non era stato uno di quei saluti frettolosi, al contrario ci eravamo parlati con calma e chiarito le cose. Solo che… appena chiudevo gli occhi o mi ritrovavo da sola in una stanza, non potevo  fare a meno di vedere il suo viso. Mi sentivo perseguitata e sapevo che non avrei mai trovato qualcuno come lui. 
  
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