Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: SmartieMiz    24/10/2013    2 recensioni
Sebastian, papà single a New York. Sua figlia è il suo tutto, eppure avverte che nella sua vita manca qualcosa.
Thad, intrappolato in Ohio, ha perso la sua strada, ma vuole una svolta.
Le loro strade si incroceranno, e non dimenticheranno i dissapori del liceo.
Non dimenticheranno assolutamente niente. E il problema sarà quello, ovvero il non dimenticare.
Ma si sa che certe persone vengono nella nostra vita per una ragione.
La bambina prese il foglio tra le sue mani; quasi lo abbracciò come se fosse un peluche. «Hai trovato il mio disegno! Grazie mille!».
«Prego, signorina», sorrise il ragazzo, finché non alzò il capo e incrociò gli occhi di Sebastian Smythe, restando quasi sbalordito.
Chanel assistette alla scena, incuriosita. «Già vi conoscete?», chiese.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: People come into our lives for a reason
Rating: arancione
Genere: angst/fluff/romantico

 



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

 

People come into our lives for a reason


~


       

 

Capitolo 4

Another time



«Levántate, hermanito!».
Deborah spalancò le finestre, facendo entrare i deboli raggi del sole nella stanza.
Thad rimase ancorato al cuscino, borbottando qualcosa.
«Come ti senti, hermanito?».
«Bene, prima di sentire la tua voce».
«Ma come sei acido stamattina!».
Thad non rispose e si girò dall’altra parte del letto.
«Pigrone, devi svegliarti», Deborah quasi si fiondò nel letto: «A New York nessuno è pigro! Devi essere vivo, come lo è la città».
«Deb, non è proprio il momento di fare questi ragionamenti», mugugnò Thad: «Lasciami dormire».
«Sempre così dolce la mattina», Deborah ridacchiò.
«Non devi andare a lavoro?».
«Ora ci vado, ma tu devi svegliarti, poltrone. Alza quel bel culo che ti ritrovi e vatti a fare un giro».
«Da solo? Non conosco New York».
«New York è da scoprire da soli, infatti», Deborah ammiccò, per poi dargli un bacio sulla guancia: «Io vado, ciao! E alzati, mi raccomando».
«Ciao, buon lavoro».
Deborah sparì, e Thad si alzò pigramente dal letto. Si affacciò alla finestra.
New York era lì, davanti ai suoi occhi, tutta da scoprire.
 
Per quanto riguardava la scuola, novembre era un mese abbastanza difficile: gli studenti erano sottoposti a diversi test e Sebastian, proprio come loro, era perennemente sotto pressione.
Quel giorno maledì la collega di spagnolo che, a letto con l’influenza, gli aveva chiesto di stampare delle cose per conto suo.
“Sono soltanto due paginette”.
Era mezzogiorno e un quarto e Sebastian era ancora nella biblioteca della scuola a stampare una cinquantina di fogli. Sbuffò, sonoramente: non poteva sprecare il suo tempo prezioso per fare quelle dannate fotocopie.
Quando ebbe finito, uscì da quella scuola per giovare della pausa pranzo tanto meritata: il suo nervosismo era così forte da sopraffare la fame. Aveva bisogno di un caffè, assolutamente, se non due.
 
Thad era uscito di casa per le dieci. Alla mezza era ancora in città.
New York poteva essere grandiosa, ma era abbastanza dispersiva. Thad si sentì leggermente smarrito. Alla fine decise di andare un po’ in giro per i negozi ed entrò in un negozio di musica.
Stava dando uno sguardo ai cd dei Beatles quando la voce di un commesso lo fermò.
«Mi scusi, ma stiamo per chiudere, pausa pranzo. Riapriamo per le cinque».
Thad si voltò. «Oh, non lo sapevo, mi scus…».
Il ragazzo si interruppe: quella chioma scura, quegli occhi chiari, quel volto. Lo aveva già visto.
«Thad?», chiese il commesso, meravigliato.
«Liam», rispose Thad, semplicemente.
«Che ci fai qui?», Liam gli si avvicinò, e in un attimo l’espressione di sorpresa si trasformò in un sorriso caloroso che confuse Thad.
«Questa volta sono io a stare da mia sorella», sorrise leggermente il ragazzo: «E tu?».
«Io abito qui», rispose il ragazzo, sorridente: «Se non hai da fare, ci prendiamo un caffè».
Thad avrebbe detto di no, ma gli occhi di Liam erano quasi speranzosi e si lasciò persuadere. «Va bene», disse.
 
Era il terzo caffè della giornata che aveva ordinato e il barista l’aveva quasi preso per pazzo. Sebastian se ne stava seduto ad un tavolino, con il caffè in mano e gli occhi stanchi a causa dell’insonnia.
«Buongiorno».
Qualcosa, o meglio qualcuno, lo distrasse, riportandolo in vita.
«Buongiorno! Desidera?».
Sebastian si voltò in direzione di quella voce fin troppo conosciuta: eccolo di nuovo lì, Thad Harwood, questa volta al fianco di un ragazzo alto con capelli scuri e occhi azzurri.
Lo sconosciuto guardava Thad quasi con adorazione e non seppe nemmeno perché, ma Sebastian si sentì infastidito del potere di quello sguardo e della prepotenza e l’intensità che emanava.
 
«Quindi resterai per Natale?», chiese Liam, bevendo il suo decaffeinato.
«Sì».
«E che te ne sembra di New York?».
«Sembra carina».
«Solo?».
«Non l’ho mica vista tutta».
Ci fu un breve silenzio. «Okaaay», fece Liam: «noto che non hai molta voglia di parlare. Giornata no?».
Thad trattenne uno sbuffo. «Persona no», bofonchiò.
Liam quasi rise. «Che cosa ti ho fatto?», chiese, divertito.
«Allora», iniziò Thad: «Io e te non ci conosciamo, okay? L’unico momento trascorso insieme è stato in Ohio per una scopata, parliamoci chiaro. Non mi è mai capitato di uscire con una delle mie avventure notturne, quindi non so come comportarmi e non so nemmeno dove tu voglia arrivare».
Liam si limitò a sorridere. «Beh, nemmeno io lo so, quindi perché non provarci?».
«Non mi interessi».
«Ti lascio il mio numero», disse invece Liam: «Ci conto».
«Non so per chi mi hai preso».
«Non pensarla male».
«E come la devo pensare?».
Liam sbuffò. «Thad, te lo dico un’ultima volta: ti posso lasciare il mio numero?».
«Fa’ come ti pare».
Liam sorrise trionfante, irritando ancor di più Thad. «Ecco fatto», fece Liam: «Ora devo proprio scappare. Pago i caffè e…».
«Paghi il caffè», sottolineò Thad: «Posso fare da solo».
Liam alzò le mani in segno di resa. «Okay, va bene! Che caratterino! Spero di vederti».
«Ciao».
Liam fece un ultimo cenno per poi andare via. Thad, annoiato, stava ancora bevendo il suo caffè quando si ritrovò qualcuno che si era appena seduto di fronte a lui.
 
«Ciao!».
Thad lo guardò, con occhi un po’ sorpresi.
«Ciao», rispose, leggermente.
Silenzio.
«Da quando ti piace il caffè? Non ti è mai piaciuto, ricordo che prendevi sempre il caffelatte».
Avanti, Sebastian, che bel modo per iniziare una conversazione.
«I gusti possono cambiare, no?», rispose Thad, seccato.
«Giusto», fece Sebastian, per poi accavallare le gambe e chiedere: «Harwood, quello era il tuo ragazzo?».
Thad sgranò gli occhi. «No!», rispose immediatamente, poi disse: «Cioè, no, chi lo conosce?».
«Boh, forse tu dato che ci parlavi».
«Smythe», Thad prese un piccolo respiro: «Non ci vediamo da, uhm, quasi dieci anni? E tu mi chiedi se quello è il mio fidanzato?».
«No, non è come pensi».
«Tranquillo, non ho pensato proprio niente, piuttosto, non sarebbe stato più carino un “come va?, tutto bene?”? Non credi?».
«No, dal momento che non va tutto bene», fece Sebastian, secco, spiazzando Thad: «Dico bene? Non mi sono mica dimenticato di averti incontrato al Forbidden».
«C’eri anche tu lì», si limitò a dire l’altro.
«Non importa di me ora, okay? Piuttosto tu. Thad Harwood in un locale come lo Scandals! Non è tipo un’eresia? È piuttosto insolito».
«Il tuo sarcasmo idiota non è cambiato in questi anni».
«Nemmeno la tua simpatia».
«Senti chi parla».
«Sei ancor più insopportabile del normale».
«Oh, ma guarda! La cosa è reciproca».
«Non mi piaci».
«Nemmeno tu».
«Non mi piace la persona che sei diventato»
«Non sono diventato proprio nessuno».
«Sì, invece».
«Comunque non ti riguarda».
«Cosa ti è successo?».
«Che t’interessa?».
«Voglio saperlo e basta».
Thad sospirò, scocciato da quel battibecco. «Non è successo niente», fece.
«Okay, scusami per l’interrogatorio. Davvero», si scusò Sebastian: «Non volevo intimidirti».
«È tutto okay».
Il silenzio cadde nuovamente, un silenzio così religioso da infastidire il francese.
«Mi fa strano vederti dopo nove anni così da vicino, di fronte a me», Sebastian cercò di rompere il ghiaccio: «Non… non credevo di incontrarti nuovamente».
«Lo stesso vale per me», fece Thad sbrigativo, poi si alzò e disse: «Ora devo andare».
«Ciao, allora».
«Ciao».
Thad pagò la propria ordinazione per poi sparire. Sebastian si chiese cosa gli fosse accaduto: ricordava Thad come un ragazzo sempre gentile e disponibile.
Quello che aveva già incontrato per ben due volte a New York non era il Thad Harwood della Dalton.
Era un Thad diverso, quasi spaventoso, e Sebastian non sapeva nemmeno perché, ma in cuor suo sentiva che non doveva lasciar irrisolta quella questione, ma che doveva approfondire e soprattutto capire cosa fosse successo.
 
Quando Thad tornò a casa, Deborah stava già in cucina.
«Thaddy, hey!».
«Ciao Deb», rispose Thad, entrando nella stanza: «Tutto bene a lavoro?».
«Sì, non mi posso lamentare», rispose lei, con un sorriso sempre luminoso stampato sul suo bel viso: «E tu che mi racconti?».
Thad prese una sedia e si accomodò. «Niente di che», rispose, semplicemente.
Deborah si voltò verso di lui e le bastò guardarlo negli occhi per dire: «Sei un pessimo bugiardo, fratellino».
Thad sbuffò. «Ho incontrato un vecchio compagno della Dalton, niente di che», fece.
«Nick? Jeff?», chiese Deborah, con un sorriso. Nel sentir pronunciare quei nomi, il cuore di Thad si strinse.
«Ehm… no. Sebastian».
«Ah, quel simpaticone del tuo compagno di stanza», disse Deborah, ironica: «Quello alto alto e molto carino, giusto?».
«Alto sì, hai ragione, carino un po’ meno».
Deborah si voltò verso di lui, con sguardo seccato. «Thad, non puoi negarlo. Parliamoci chiaro… è un figo da paura!».
Thad roteò gli occhi al cielo. «Comunque se ti interessa, Nick e Jeff non abitano molto lontano da qui, tanto è vero che a volte invitano me e Fred la domenica a pranzo o viceversa. Ti posso accompagnare stasera», lo incoraggiò la sorella.
Gli occhi di Thad quasi si illuminarono: Nick e Jeff, i suoi migliori amici del liceo.
E che per anni aveva completamente ignorato.
Come avrebbero reagito quando lo avrebbero visto dopo tutti quegli anni?
 
«Papi!».
Chanel corse verso il suo papà, saltandogli addosso.
«Campionessa!», Sebastian la prese al volo, per poi baciarle una guancia.
La piccola sorrise. «Oggi a scuola ho fatto un bellissimo disegno!».
«Cosa hai disegnato?».
Chanel spiegò il foglietto piegato tra le sue mani e glielo porse. «Siamo noi! Quella con il mantello blu sono io, SuperCoco, il supereroe rosso che mi tiene la mano sei tu e quelli vicino a noi sono Nightbird, Nightbird II e NightKurt! Ci sono anche le super eroine San e Britt».
Sebastian sorrise. «È bellissimo, Coco. Lo attacchiamo al frigo, va bene?».
Chanel annuì, entusiasta. «Ora però dobbiamo andare a fare la spesa, poi torniamo a casa e si fa merenda. Va bene?».
«Sì! Posso sedermi nel carrello?».
«Certo, ma niente scorrazzamenti dopo la figuraccia dell’altra volta! E poi papà è un po’ stanco».
 
Chanel amava fare la spesa con il suo papà: non era una di quelle bambine assillanti che pretendevano le caramelle gommose o un giocattolo nuovo; piuttosto aiutava suo padre a prendere le cose da comprare – ovviamente non gli articoli che si trovavano eccessivamente in alto, per quello c’era suo padre –.
«Chanel, mi prendi un pacco di spaghetti? Sta proprio nell’ultimo scaffale».
«Sì!», rispose pronta la piccola, prendendo ciò che le era stato richiesto e mettendolo con cura nel carrello: «Devo prendere qualcos’altro o basta così?».
«Solo questo e basta», rispose Sebastian, prendendo un pacco di biscotti: «Eccoli, i tuoi preferiti!».
Chanel sorrise, poi il suo sorriso svanì.
«Papi».
«Coco, dimmi».
«Il disegno», rispose la bambina, seria.
«Che cosa il disegno?».
«Il disegno non c’è più! Ce l’avevo nella tasca del cappotto! L’ho perso!», spiegò Chanel: «Bisogna trovarlo!».
«Guardiamoci bene intorno, sarà sicuramente a terra…»
Sebastian guardò a terra con attenzione, ma non c’era nessuna traccia del disegno di sua figlia. «Tesoro, mi dispiace… ne faremo uno più bello insieme, va bene?», provò inutilmente a consolarla.
Chanel lo guardò, con sguardo severo. «No, non è la stessa cosa, non verrà mai uguale. Quel disegno era bello e speciale perché era bello e speciale il momento in cui l’avevo fatto».
Sebastian rimase colpito da quelle parole, finché una voce non catturò la sua attenzione. «Credo che questo sia tuo», fece un ragazzo, rivolgendosi alla piccola con un foglio tra le mani.
La bambina prese il foglio tra le sue mani; quasi lo abbracciò come se fosse un peluche. «Hai trovato il mio disegno! Grazie mille!».
«Prego, signorina», sorrise il ragazzo, finché non alzò il capo e incrociò gli occhi di Sebastian Smythe, restando quasi sbalordito.
Chanel assistette alla scena, incuriosita. «Già vi conoscete?», chiese.
Sebastian guardò prima sua figlia, poi il ragazzo. «Ehm… sì, lui è Harwood, un mio compagno del liceo».
«Thad», precisò il ragazzo: «Mi chiamo Thad…».
«Signor Harwood, grazie ancora per aver trovato il mio disegno!», sorrise la piccola: «Sei anche amico di papà, quindi ora sei anche mio amico!».
Sebastian storse il viso. «Non è proprio mio amico…».
Ma Thad non aveva sentito proprio niente, dato che era rimasto ancora bloccato a quel papà.
«È t-tua figlia?», quasi farfugliò, incredulo.
«Se mi ha chiamato papà credo proprio di sì», rispose Sebastian semplicemente: «Allora, Chanel? Dobbiamo andare a casa».
«Può venire anche il signor Harwood?», chiese la piccola con occhietti speranzosi.
Sebastian sgranò gli occhi. «Beh, se vuole…», si limitò a dire.
«Grazie, ma in realtà ho da fare», Thad era ancora più meravigliato di Sebastian: «Non mancherà l’occasione… ora devo andare, ciao».
E andò via.
Un’altra volta.



 

~

Angolo Autrice

Buon pomeriggio! :D
Che dire? Faccio schifo, lo so, ne sono consapevole e mi scuso, ma purtroppo solo oggi ho trovato un momentino libero per finire di scrivere il capitolo e pubblicare! E bisogna considerare che ho avuto anche un periodo di "blocco dello scrittore" non indifferente - anche con le altre storie -, quindi... xD
Anyway, ecco il quarto capitolo! :D Il supereroe rosso... che cosa vi ricorda? :P *-* (Grant, we are so proud of you ♥)
Vengono nominati di nuovo i Niff! Nel prossimo capitolo avremo maggiori informazioni su di loro, se non addirittura la loro entrata in scena!(?) :D
Liam. Do you remember him? E' il tizio del primo capitolo che Thad incontra al Forbidden! Abita a New York e lavora in un negozio di musica. Chissà se ci lieterà ancora della sua presenza! *inserire sarcasmo*
Seb incontra Thad per altre ben due volte. Inizialmente prova ad attaccare bottone - inutilmente -, poi lo incontra una terza volta al supermercato grazie al disegno perduto di Chanel xD
Nel prossimo capitolo Seb avrà un bel discorsetto con Chanel e... e spero di non farvi aspettare altri mesi! *dopo questa, fugge via*
Ah, dimenticavo: ho nominato anche Santana e Brittany che compariranno al più presto e scopriremo il loro ruolo(?) e che cosa hanno a che fare con Sebastian e gli altri! Rivedremo al più presto anche i Klaine <3
Come l'altra volta vi linko la mia pagina https://www.facebook.com/pages/Marta_Gleek-EFP/493176084080290?ref=hl per poter vedere gli aggiornamenti, e quelli del mio Ask http://ask.fm/MartaGleek944 per curiosità, giudizi, critiche e insulti su quanto sia ritardataria xDD c:
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensiscono o che leggono soltanto! xD 
Ora mi eclisso, mi attende Manzoni. ♥ :v
Al prossimo capitolo :)

P.S: Bannerino nuovo nuovo e pronto già da un bel po'! xD Do you like it? :)

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: SmartieMiz