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Autore: Lady Moonlight    24/10/2013    11 recensioni
Freya è un'arma, una guerriera creata e plasmata per conquistare Asgard.
Il suo destino sembra tracciato, ma il fato prende una piega diversa la notte in cui i suoi genitori vengono uccisi.
Sfuggita alla morte, viene accolta da Odino e cresciuta insieme ai suoi figli.
Mille anni dopo, conclusosi l'attacco a New York, Loki è condotto su Asgard in catene, in attesa di conoscere il giudizio del Padre degli Dei.
Privato dei suoi poteri, è costretto a osservare mentre un nuovo nemico minaccia la sua vita e quella di Odino.
Freya e Loki.
Diversi, quanto simili, si troveranno a condividere insieme più tempo di quanto entrambi desiderino e il loro passato segnerà in modo indelebile il futuro di Asgard.
[…]"Tu sei come queste farfalle, figlia" le aveva detto un giorno suo padre.
"Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e, come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati, diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."

[Post Avengers] Loki/Nuovo Personaggio
Possibili accenni Loki/Sigyn
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 6: Vanadis
 
 
 

"Sapevo che saresti venuta. Immagino che tu ti stia chiedendo per quale ragione io abbia mentito a mio marito." Frigga incrocia le mani sul ventre e la invita a seguirla in giardino.
"Me lo sono chiesta." risponde Freya, scostando il ramo di un albero per farsi strada.
"Per salvare Loki, prima di tutto, ma anche per te. Il futuro ha in previsione altro... per entrambi." mormora la regina.
"Voi sapevate." Non è un'accusa, ma una verità che Freya ha sempre preferito evitare. Non può sapere quanto la regina conosca e ciò è l'unica cosa che riesce a confortarla in quelle circostanze.
"Il futuro muta in continuazione. Non commettere l'errore di credere che la mia vista sia infallibile." le dice Frigga. "Tuttavia, nel tempo, ci sono sempre dei punti fermi, eventi inevitabili che accadranno indipendentemente dalla scelta dei singoli."
Freya non è certa di comprendere, ma è lieta che Frigga voglia condividere con lei quelle informazioni.
"Come facevo a sapere della capacità che possiedi sul dominio del Seiðr?" prosegue la regina di Asgard. "Tua madre era un'abile seiðkona[1], quel genere di dono in genere si trasmette ai figli."
Freya vorrebbe ribattere che Thor non è per niente abile nella manipolazione del Seiðr e che Loki non è realmente figlio dei regnanti di Asgard, ma tace.
"Ma questo era solo un sospetto. Non avevo prove sulla tua abilità. Gli anni che hai trascorso a corte non mostrarono alcuna stranezza, nessun segno che la magia si piegasse al tuo comando."
"Non riesco a capire." interviene Freya, sfiorando i petali di un fiore.
"Il giorno che Loki è tornato, ho sognato. Non ti dirò ciò che ho visto, ma è così che ho capito. Ciò che non capisco è il motivo che ti ha spinto a salvare Loki."
Freya chiude un istante gli occhi.
"Non lo so..." sussurra. "Qualcuno doveva risolvere quella situazione. Ho pensato che affidandomi al Seiðr e alla scaltrezza di Loki avrei potuto ingannare i nemici."
"Sono stati condotti nelle prigioni. Verranno interrogati finché non sveleranno dove si trova l'uomo con la maschera." spiega Frigga, sistemandosi una ciocca di capelli.
"Aster..." mormora Freya, fermandosi davanti al labirinto in cui da ragazzini lei e Loki si erano nascosti. Si chiede se da qualche parte esistano ancora le farfalle create dal dio degli inganni.
"Il futuro mi è oscuro. C'è una minaccia che nemmeno i miei occhi sanno vedere. E tu s-"
"Madre!"
Frigga sobbalza, mentre Thor le raggiunge. Freya si chiede se sia merito della liberazione di Loki se il dio del tuono appare tanto sollevato.
"Siete stata straordinaria! Creare un'illusione di Loki! Le vostra gesta saranno cantate dai bardi in ogni angolo dei Nove Regni!"
Freya scuote appena la testa e Frigga guarda il figlio con una strana dolcezza nello sguardo. Thor esagera sempre con i complimenti e lei si domanda se in gioventù anche Odino o Víli assomigliassero al dio del tuono.
"Dov'è tuo fratello?" Frigga interrompe il figlio con un movimento della mano.
Thor alza le spalle in un gesto che Freya trova irritante visto che è di Loki che stanno parlando.
"Nelle sue stanze, sta ammirando l'arazzo che avete tessuto per lui, madre."
 
 
Loki sfiora con una certa malinconia la superficie del letto che per centinaia d'anni è stato un rifugio sicuro in cui tornare. C'erano sempre state le braccia di Frigga ad accoglierlo, allora, e un buon libro con cui trascorrere le serate più buie.
L'ultimo volume che ha letto è ancora appoggiato sul comodino, una foglia a tre punte incastrata tra le pagine per rammentargli il punto in cui era arrivato con la lettura.
Nulla è cambiato ad Asgard se non lui.
Loki si chiede come sia possibile per qualcuno amare e detestare tanto se stessi allo stesso tempo.
Si cambia gli abiti della prigione, indossandone di altri più adatti al suo rango e osserva l'ultimo dono di sua madre; un arazzo che è stato appeso alla parete della stanza solo poche ore prima.
C'è un cervo che cammina in una tormenta di neve e una farfalla di fuoco che vola sopra di lui.
Loki sa che deve esserci un significato nascosto in quella rappresentazione, ma non è mai stato in grado di decifrare gli enigmi di Frigga e decide che non gli importa. Se è un avvertimento teme che non potrà essergli di grande aiuto.
Ciò che ora gli importa è parlare con Freya. Vuole scoprire qualsiasi cosa la riguardi e per farlo deve vederla.
 
 
Thor ha insistito a lungo per accompagnarla nelle scuderie e Freya non ha potuto negare al dio dl tuono quel capriccio infantile.
"...e Hulk ha sconfitto Loki." le spiega Thor. Suo cugino le ha raccontato così tanto e così a lungo di Midgard e del gruppo degli Avengers che Freya crede che sarebbe in grado di riconoscere perfino Hulk se le comparisse davanti all'improvviso.
"E tu lo hai riportato ad Asgard." considera Freya, varcando la porta della scuderia. "Credi che potrebbero attaccarci, questi Chitauri, un giorno?"
"Padre afferma che hanno bisogno di tempo per ricostruire la loro armata. Asgard dista molto dal punto di universo in cui stavano quando hanno attaccato la Terra. Per ora sono altri i nemici che minacciano il regno e per qualche motivo anche la vita di Loki." afferma, con una nota preoccupata nella voce. "Oh, e ti ho raccontato di come l'uomo di metallo, Tony Sta..."
...Stark, ha sconfitto l'esercito dei Chitauri lanciando una strana arma midgardiana…
"...midgardiana nel varco interdimensionale?" conclude Thor.
Freya sorride accondiscendente, poggiando una mano sul braccio di Thor come in passato era solita fare a cerimonie ufficiali. Il principe le rivolge uno sguardo malinconico e lo sente sospirare.
"E di Jane Foster cosa mi dici?" chiede, nella speranza di rasserenargli l'umore.
"Si stanno prendendo cura di lei. Mi sarebbe piaciuto poterla incontrare, ma forse è stato meglio così." le confida il dio del tuono. "Un giorno ci rivedremo."
Freya annuisce, non fa alcun commento sulla brevità della vita mortale.
"Deve essere bella, Midgard." dice pensierosa.
Thor sembra dover riflettere sulla risposta. "Lo è a suo modo."
Freya rafforza la presa sul suo braccio, mentre si fermano per ammirare il destriero di Odino. Il manto nero di Sleipnir è stato lucidato da poco e il cavallo nitrisce quando Thor allunga la mano per accarezzarlo.
"Sei certa di non volere che ti accompagni?" le domanda.
"È solo una cavalcata nei boschi, Thor. E poi tu hai molto a cui pensare. Tornerò prima di sera." gli promette, allontanandosi.
"Oggi anche Loki sarà presente al banchetto. Madre ha insistito molto per avere una cena in... famiglia. Forse potresti venire anche tu."
È davvero imbarazzo ciò che coglie sul volto arrossato di Thor? "Odino avrà sicuramente molto da dire, non credo sia una buona idea." Osserva Freya.
"Se ci sarai tu, Loki potrebbe sentirsi meno a disagio." la prega Thor, porgendole le briglie del suo cavallo.
Freya non può che ammirare lo spirito fraterno che Thor manifesta da quando Loki è tornato. Forse è stata la paura di aver creduto perso per sempre un fratello, o forse si tratta di semplici sensi di colpa, ma il dio del tuono appare intenzionato a non commettere due volte lo stesso errore.
Freya salta in sella all'animale, dandogli una leggera carezza al collo e fissa Thor con più attenzione del solito. Ha sempre amato quegli occhi celesti, più scuri, ma più limpidi di quelli di Skaði. Non c'è menzogna in quello sguardo, non ci sono segreti.
"Non ti prometto nulla, ma cercherò di soddisfare la richiesta del futuro sovrano di Asgard." lo prende in giro. "Ho sentito dire che non è piacevole avere un re come nemico."
Freya affonda i talloni nel costato del destriero e si allontana prima di sentire la replica di Thor.
 
 
Loki continua a ripetersi che non gli importa nulla degli sguardi carichi di sospetto con cui gli asgardiani lo guardano. Dopotutto, non sono molto diversi dagli sguardi che gli rivolgevano prima.
Si dice che può sopportarlo, dovrà semplicemente indossare una delle sue maschere il tempo necessario per recuperare i suoi poteri e fuggire da lì.
Fuggire... se lo facesse sarebbe una fuga eterna. Una fuga da Thor, una fuga da Thanos...
"Siedi con me, Loki."
Non si è accorto di sua madre finché la sua voce non l'ha raggiunto. Frigga è seduta su una panchina, circondata da boccioli di rosa e davanti a lei si trova il labirinto.
Loki, ora, vede sotto un'altra luce ciò che è accaduto tra le siepi di quel monumento naturale quando lui e Freya erano solo ragazzini. Prova una sorda rabbia nel sapere che il motivo per cui Freya non ha detto nulla è che anche lei era una manipolatrice del Seiðr.
"Sto cercando Freya, madre." le dice, scrutando i volti di guerrieri e ancelle senza trovare quello che gli occorre.
"Se ne è andata. Thor l'ha accompagnata alle stalle, voleva cavalcare." gli spiega Frigga, lisciandosi le pieghe della veste. "Siedi, dobbiamo parlare."
Sì, dovevano farlo, ma Loki non crede di essere pronto per affrontare una conversazione con sua madre. Tuttavia, obbedisce a quella richiesta in modo piuttosto docile.
"L'arazzo che avete tessuto è molto bello." commenta Loki, preferendo rimanere su argomenti poco spinosi.
"Sì, lo credo anche io." mormora Frigga con un sorriso. "Ma non è per parlare di questo che ti ho fatto sedere."
"Perché avete mentito a Odino? Perché avete protetto il segreto di Freya?" domanda Loki, reclinando la testa all'indietro e fissando le forme delle nuvole.
Sua madre gli stringe la mano. "Ho protetto entrambi." bisbiglia.
"Da quanto sapevate dell'abilità di Freya? Come ha potuto imparare da sola gli antichi sortilegi?"
"L'ho scoperto il giorno in cui Thor ti ha ricondotto ad Asgard. Tuttavia, è stata sua madre ad insegnarle come dominare il Seiðr. Skaði era una seiðkona eccezionale, ma il modo in cui Freya destreggia la magia è... stupefacente. Ha infranto la legge di tuo padre ed è riuscita a tenere celato ad Heimdall questo segreto."
Loki è convinto di aver visto solo una minima parte di ciò che Freya sarebbe in grado di fare ed è la prima volta che si domanda come potrebbe essere sfidare in combattimento qualcuno abile quanto lui nell'utilizzo del Seiðr.
Non può fare a meno di chiederselo: come sarebbe stato avere qualcuno con cui condividere le idee sulla magia, mentre Thor e i Tre guerrieri si dilettavano nell'uso delle armi?
Loki detesta Freya in questo momento. Non è forse anche lei una traditrice di Asgard? Perché, quindi, non dovrebbe subire anche lei la furia di Odino?
"Avete scrutato il futuro, non è così, madre?"
Madre, madre, madre... Loki non capisce per quale motivo non riesce a chiamare Frigga con il suo nome.
Non è mia madre.
Odia quella debolezza e lui non può permettersi di essere debole. I sentimenti sono una lama a doppio taglio; prima o poi si ritorcono sempre contro colui che gli ha provati, nella maniera più improbabile.
"Ho visto uno dei tanti percorsi possibili. Io e tuo padre sappiamo benissimo che prima o poi te ne andrai. Thor non lo crede, ma tuo fratello è sempre stato cieco su certe questioni. Quando quel giorno arriverà, desidero soltanto che tu sia cauto."
Frigga sospira e lascia andare la sua mano. Loki sente una bruciante sensazione nel petto, come se quelle parole fossero un addio.
"Ma c'è tempo..." aggiunge la regina di Asgard, alzandosi in piedi. "Resta con noi, Loki. Rimani."
Quella frase non sembra veramente essere rivolta a lui. Sembra una supplica, una preghiera che una parte di lui vorrebbe esaudire.
Ma poi si volta e incrocia gli occhi celesti di una dama che lo guardano come se solo quel semplice atto potesse farlo sparire.
No, Loki non può restare ad Asgard. Nulla lo trattiene in quel luogo, se non una vendetta che consumerà lentamente e che ridurrà il Regno Eterno in rovina.
 
 
Ci sono troppe cose che a Freya non sono chiare: gli spettri che sembrano volere qualcosa da lei, un uomo con la maschera e abile nell'uso del Seiðr che desidera la morte di Loki, Heimdall la cui vista vacilla...
Chi si trova dietro tutti quelli eventi? Chi può essere così potente da esercitare un simile potere?
Freya accarezza il fianco del cavallo, spronandolo a rallentare. C'è una figura in mezzo ad alberi e arbusti, tra le rovine di un vecchio tempo. Le colonne, una volta di lucido marmo, sono abbandonate al suolo e su di esse c'è l'uomo che lei attendeva.
"Hai la spada?" chiede sbrigativa, scendendo da cavallo.
"Quanta fretta. Speravo di ricevere qualche complimento."
"Siryo, hai la spada si o no?"
Freya scuote la testa e guarda sospettosa l'involucro di pezza ammassato tra l'erba.
"Se sono qui, la risposta mi sembra ovvia." replica l'altro con fare annoiato. "Sono o non sono il miglior ladro dei Nove Regni?"
Freya rotea gli occhi al cielo, infastidita. "Risparmiami la commedia. Sono di fretta."
Siryo si stringe nelle spalle e le mostra ciò per cui è stata costretta a ricorrere al suo aiuto. Vanadis, la spada di suo padre, brilla d'argento e polvere di rubini. Freya non vede quell'arma da quando Víli è morto. Credeva quella spada perduta finché non ha saputo che Tyr, il dio della guerra, l'aveva aggiunta alla sua collezione privata tacendo a tutti quel ritrovamento.
 
 
"Vanadis[2] è stata forgiata insieme a Gungnir nel cuore di un vulcano. Non è splendida?" suo padre ruota l'arma, ammirandone i riflessi alla luce delle stelle.
Freya la trova una spada magnifica, ma non intende rivelare quel particolare a Víli. "È da lei che deriva il tuo nome." dice, puntandole la lama alla gola. "Ne sarai all'altezza, si?"
Freya annuisce.
"Meglio per te, figlia. Meglio per te... per noi." sibila compiaciuto.
 
 
"Vanadis..." mormora Freya, la voce roca.
Quella spada è sua, lo è sempre stata anche quando era Víli ad impugnarla.
Non è un caso se entrambe portano lo stesso nome.
Freya lo ha sentito la prima volta che ha impugnato Vanadis; un legame che rendeva quell'arma sua e solo sua.
È mia.
"Entrare nella casa di Tyr[3] è stato un gioco da ragazzi. Più che un'abitazione sembrava un museo di guerra. Mai visti tanti cimeli militari in vita mia." le racconta Siryo, camminandole intorno con fare meditabondo. "Oh, e dovresti vedere Tyr! Lo credo che è stato nominato dio della guerra, il suo aspetto è quello di un gigante pronto a combattere in ogni momento."
Freya riesce solo a bisbigliare un: "Conosco Tyr..."
"Comunque... uscire dalla casa non è stato altrettanto semplice. Un labirinto sarebbe stato più facile da espugnare, fidati."
Freya alza finalmente lo sguardo, incrociando gli occhi scuri di Siryo. Lo conosce da trecento anni e non l'ha mai delusa una volta. È un ladro piuttosto abile e una spia eccezionale. Gli ha salvato la vita una volta, mentre sfuggiva ad un gruppo di elfi oscuri su Svartálfaheim e da allora ha ottenuto la sua leatà e fiducia. È l'unico che abbia mai conosciuto il segreto di lady Freya Vanadis e lei si era sempre assicurata che tenesse la bocca chiusa ricoprendolo d'oro.
La storia di Siryo è piuttosto comune: soldato al servizio di Odino che dopo la fine della guerra su Niflheimr[4] venne congedato e anziché cercarsi un lavoro onesto, bhe... Freya non è la persona più adatta per giudicare le scelte altrui.
"La vera difficoltà è sorta quando ho dovuto scambiare la falsa copia della spada con quella autentica. Avresti potuto dirmi che quella dannatissima arma era l'oggetto più sorvegliato dell'intera abitazione!"
Freya è sorpresa. "Non lo sapevo."
"Lo so, lo so... Ci tieni troppo alla mia incolumità per rischiare di perdermi." la prende in giro, facendole l'occhiolino.
Freya sospira. Molti anni prima lei e Siryo erano stati amanti, ma all'epoca lui cercava qualcosa che Freya non sarebbe mai stato in grado di dargli. Erano troppo diversi, sono diversi, e lei non è mai riuscita a ricambiare il sentimento che provava Siryo.
"Comunque..." riprende Siryo con un colpo di tosse "...non vorrei allarmarti, no davvero, ma... ecco, potrebbe darsi che Tyr abbia scoperto il tuo incantesimo per rendere quel sasso una spada."
Freya trattiene il respiro e lascia andare Vanadis a terra -rischiare di uccidere Siryo non sarebbe una mossa saggia- e di lui ha ancora bisogno.
"... e le sue urla quando sono finalmente riuscito ad uscire... sembravano quelle di un intero esercito. Ci teneva davvero a quella spada..."
Freya non teme che Tyr possa riuscire a rintracciare Siryo o lei, ma è comunque una scocciatura dove fare attenzione a chi potrebbe riconoscere Vanadis.
"Spero che almeno tu abbia fatto attenzione venendo qui." commenta Freya. Perché se Siryo si fosse fatto spiare da qualcuno... quello si che era un problema.
"Tranquilla. Sono o non sono la migliore spia di tutt-"
"Siryo, non è la giornata adatta..." lo interrompe.
"Oh, oh, oh... siamo nervosetti. Qualcuno ha scoperto cosa fai fuori dal palazzo d'oro?" il tono di Siryo è divertito e Freya gli rivolge un'occhiata glaciale.
"Ah..."
"Già." lo riprende Freya, dirigendosi al suo cavallo per sistemare Vanadis sulla sella. "E prima che me lo chiedi: no, non ho intenzione di darti alcun nome."
"Così mi ferisci!" ridacchia Siryo, ricordandole il motivo per cui lo ha lasciato.
Il cavallo nitrisce e Freya gli sussurra qualcosa all'orecchio per tranquillizzarlo, poi afferra un sacchetto e lo lancia a Siryo che dopo aver fatto tintinnare le monete all'interno fischia compiaciuto.
"È sempre un piacere fare affari con te." dice, nascondendo celere il suo compenso in una tasca dei vestiti.
"A proposito di affari... ho un nuovo lavoro per te." lo avverte.
Siryo si volta di scatto e Freya trova particolarmente fastidioso quell'atteggiamento di morbosità nei confronti del denaro. D'altra parte a lei non è mai mancato nulla e preferisce tacere. Ha visto mondi in cui la gente moriva di fame, dunque non può fare una colpa a Siryo se desidera accumulare sempre più ricchezze. "Hai sentito dei disordini ad Asgard, immagino."
"Sì, un individuo sfuggevole questo Aster."
"Voglio che scopri tutto il possibile su di lui. Chi è? Chi si cela dietro la maschera? Cosa vuole?"
"Sarà complicato." osserva Siryo.
"Tu trovami queste informazioni e stai certo che diventerai il ladro e la spia più ricco di Asgard e Vanheim."
 

 
 
 
 
 
 Capitolo betato da: Jales
 

[1]Seiðkona: maga, incantatrice, dominatrice del Seiðr.
[2] Vanadis: nella mitologia un altro nome con cui è nota la dea Freya. La spada descritta non ha nulla a che fare con il mito, come il fatto che sia stata forgiata in un vulcano insieme a Gungnir, la lancia di Odino. Nella storia, la scelta di dare a Freya il nome che qui in origine apparterrebbe alla spada è stata fatta per sottolineare i piani di tradimento che Víli nutre per la figlia.
[3] Tyr: in mitologia è davvero il dio della guerra. Per descriverlo mi sono presa parecchie libertà, non conoscendo nulla di lui. L’ho immaginato come un patito di armi e reliquie.
[4] Niflheimr: mondo delle nebbie, nominato anche da Loki nel film “Thor”
 
 
Note: Banner iniziale ad opera mia e dell’aiuto di Keiko. Non la ringrazierò mai abbastanza per il bellissimo font che ha trovato!<3
Grazie a tutti quelli che continuano a seguire la storia! :D 


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